Riportiamo il messaggio in video, tanto atteso, di Gianfranco Fini. Lo abbiamo atteso per tutto il giorno con inutile suspense. Lo abbiamo ascoltato, non possiamo negarlo, sperando che saltasse fuori la pistola fumante che fracassasse il pistola fumato di Santa Lucia. Questo non c'è stato. Non c'è stato nessun uso (rafforzativo o negativo) delle dichiarazioni dell'avvocato ex senatore leghista, che smentiva la lettera farlocca fabbricata da qualche manina nostrana.
C'è invece stato - e non è cosa di poco conto - l'impegno di Fini a dimettersi da Presidente della Camera qualora fosse dimostrati, senza ombra di dubbio, che il proprietario dell'appartamento sia lui, o persino Tulliani. Ci aspetteremmo analogo impegno da parte di Berlusconi: quello di dimettersi - dopo aver cacciato a calci in culo Feltri, Sallusti e Belpietro - qualora invece saltasse fuori la prova contraria, e cioè la prova dell'azione di dossieraggio, scadente come qualità tecnica, inqualificabile come qualità etica.
Niente ha detto Lavitola, che aveva lasciato intendere di avere in mano una bomba atomica da sparare un minuto dopo il comunicato di Fini, e che invece ha sparato una scorreggina piena di condizionali e di cautele.
Ora inizierà il florilegio dei commenti, e noi cercheremo di riportare, in estrema sintesi, i più significativi, in calce a questo post. Saremo grati a coloro che vorranno ascoltare il comunicato, ed esprimere la propria opinione. Grazie. Tafanus
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IL TESTO INTEGRALE
"Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è
semplicemente deprimente. Da settimane non si parla dei tanti problemi
degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al
centrodestra. Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal
Popolo della libertà con accuse risibili, tra cui spicca quella di
essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, è
partita una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi
alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non
è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare. Evidentemente a
qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità,
di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di
riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi
personali".
"In 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio
partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai
ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia. Credo di essere tra i
pochi, se non l'unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno
investito la politica in questi anni".
"È
evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi
sarebbe stato più difficile chiedere alla politica di darsi un codice
etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni. Così
deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo
nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale
della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che
spuntasse qualche dossier - testuale - anche su di me, "perché oggi
tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera".
Profezia o minaccia? Puntualmente, dopo un po', è scoppiato l'affare
Montecarlo. So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre
dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo".
''I
fatti: An, nel tempo, ha ereditato una serie di immobili. Tra questi,
nel 1999, la famosa casa di Montecarlo, che non è una reggia anche se
sta in un Principato, 50-55 metri quadrati, valore stimato circa 230
mila euro. Essendo in condizioni quasi fatiscenti e del tutto
inutilizzabile per l'attività del Partito, l'11 luglio 2008 è stata
venduta alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani.
L'atto è stato firmato dal Segretario amministrativo, senatore Pontone
da me delegato, un autentico galantuomo che per 20 anni ha gestito
impeccabilmente il patrimonio del partito, e dai signori Izelaar e
Walfenzao. Il prezzo della vendita, 300 mila euro, è stato oggetto di
buona parte del tormentone estivo. Dai miei uffici fu considerato
adeguato perché superava del 30 per cento il valore stimato dalla
società immobiliare monegasca che amministra l'intero condominio. Si
poteva spuntare un prezzo più alto? È possibile. È stata una leggerezza?
Forse. In ogni caso, poiché la Procura di Roma ha doverosamente aperto
una indagine contro ignoti, a seguito di una denunzia di due avversari
politici e poiché, a differenza di altri, non strillo contro la
magistratura, attendo con fiducia l'esito delle indagini. Come ho già
avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella
casa viveva il Signor Giancarlo Tulliani. Il fatto mi ha provocato
un'arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un
regolare contratto d'affitto e che aveva sostenuto le spese di
ristrutturazione. Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo
gliel'ho chiesto e con toni tutt'altro che garbati. Spero lo faccia, se
non fosse altro che per restituire un po' di serenità alla mia famiglia.
È stato scritto: ma perché venderla ad una società off shore, cioè
residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione
sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l'eccezione. E
sia ben chiaro, personalmente non ho né denaro, né barche né ville
intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e
usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o
aziendali e per pagare meno tasse''.
''Ho sbagliato? Con il senno
di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità. Ma, sia ben chiaro:
non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun
danno a nessuno. E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è
coinvolta l'amministrazione della cosa pubblica o il denaro del
contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c'è corruzione né
concussione. Tutto qui? Per quel che ne so tutto qui. Certo anche io mi
chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato
scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? È
Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel'ho chiesto con
insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in
privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me.
"E se dovesse
emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona
fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della
Camera. Non per personali responsabilità - che non ci sono - bensì
perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe''.
"Di certo, in
questa brutta storia di pagine oscure ce ne sono tante, troppe. Un
affare privato è diventato un affare di Stato per la ossessiva campagna
politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si
è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate da giornali di
centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati. Non
penso ai nostri servizi di intelligence, la cui lealtà istituzionale è
fuori discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del
Sottosegretario Letta e del Prefetto De Gennaro. Penso alla trama da
film giallo di terz'ordine che ha visto spuntare su siti dominicani la
lettera di un Ministro di Santa Lucia, diffusa da un giornalista
ecuadoregno, rilanciata in Italia da un sito di gossip a seguito delle
improbabili segnalazioni di attenti lettori. Penso a faccendieri
professionisti, a spasso nel Centro America da settimane (a proposito,
chi paga le spese?) per trovare la prova regina della mia presunta
colpa. Penso alla lettera che riservatamente, salvo finire in
mondovisione, il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha scritto al
suo Premier perché preoccupato del buon nome del paese per la presenza
di società off shore coinvolte non in traffici d'armi, di droga, di
valuta, ma di una pericolosissima compravendita di un piccolo
appartamento a Montecarlo".
"Ma, detto con amarezza tutto questo,
torniamo alle cose serie. La libertà di informazione è il caposaldo di
una società aperta e democratica. Ma proprio per questo, giornali e
televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare
notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo
l'avversario politico. Quando si scivola su questa china, le notizie non
sono più il fine ma il mezzo, il manganello. E quando le notizie non
ci sono, le si inventano a proprio uso e consumo. Così, con le
insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad
una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l'avversario si
distrugge la democrazia. Si mette a repentaglio il futuro della
libertà".
"Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al
massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi.
Fermiamoci pensando al futuro del Paese. Riprendiamo il confronto: duro,
come è giusto che sia, ma civile e corretto. Gli italiani si attendano
che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore
la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal Presidente del
Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sarà gli italiani
sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda ho certamente la
coscienza a posto".
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Piero Ostellino, P2: Fini non se ne deve andare per la casa, ma perchè non rappresenta più la maggioranza. Urge regalare una copia della Costituzione Italiana (non di quella di Castiglion Fibocchi) ad Ostellino
Antonio Di Pietro: Fini ha accusato, neanche troppo velatamente, il mandante del dossieraggio. Quindi non può votargli la fiducia.
Storace: abbiamo scoperto oggi che il partito è stato in mano ad un ingenuo sprovveduto.
[L'editoriale di Eugenio Scalfari] [...] la risposta di Fini è comunque tardiva, poteva e doveva arrivare molto prima, subito dopo le notizie pubblicate dal "Giornale" di Feltri [...] l'ingenuità - evidentemente connessa ai sentimenti più che ad un attento esame dei fatti - comporta un prezzo da pagare. Fini si è impegnato a pagarlo con le dimissioni se il fatto della proprietà del cognato (che non è un reato) sarà accertato. Questa posizione è fragile. Ci si aspettava che Fini esibisse la prova che la proprietà non è di Tulliani ma questa prova non è stata data. Lo stesso Fini dice di dubitare della parola di Tulliani. Sarà quindi difficile che resista a lungo in una posizione di evidente difficoltà [...]
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