Se si cerca su google "girotondi", si arriva ad una [pagina di Wikipedia] che è una summa di approssimazioni ed imprecisioni... Basti pensare che fa risalire al 2002 il primo "movimento spontaneo" nato in difesa dei continui attacchi di Berlusconi a Borrelli ed alla Procura di Milano.
Eh no, cari estensori! rileggetevi i giornali! La prima manifestazione spontanea in difesa dei giudici, a Milano, è nata - quella si spontaneamente - nell'autunno del '94, con una ribellione spontanea contro la legge "salvaladri" del ministro Biondi. Qualcuno se ne ricorda ancora? Qualcuno si ricorda di un patetico Maroni che affermava di aver firmato il decreto Biondi senza averlo letto? e del precipitoso ritiro di quel decreto? Perchè vedete, quella manifestazione era talmente nata dal basso, che a difesa dei magistrati non c'erano solo bandiere di tutti i partiti di sinistra e di TUTTI i sindacati, ma persino bandiere della Lega e del MSI. Non c'è un nome da ricordare, perchè non c'era un leader.
Wikipedia, sbagliando, fa risalire la nascita del movimentismo al 2002. Otto anni dopo. Ma anche i "rottamatori" del 2002 (sono passati solo otto anni), i maitres-à-penser dei ggiovani, che fine hanno fatto? Quanti nomi, che sono passati senza lasciare traccia di se, dopo aver fatto un sacco di rumore... potrei fare un concorso di indovinelli... chi era Marina Astrologo? e Silvia Bonucci? e Arianna Montanari? e Maria Giordano? Erano tutte delle rottamatrici ante-litteram, dimenticate nello spazio di pochi mesi... Chi si ricorda di Daria Colombo, di Marina Ingrascì, di Luigina Venturelli, di Mauro Orlando, di Claudio Rossoni, di Simone Coggi?
Chi c'era allora, e continua ad esserci oggi - magari con qualche capello grigio - sono quelli che, nel bene o nel male, avevano lana da filare, perseveranza, nessun atteggiamento da "rottamatore" di chiunque avesse più di quarant'anni, forza per fare politica quando ci si diverte, e quando ci si annoia.
Si, perchè in quell'epoca non c'erano solo i ggiovani leoni e le ggiovani leonesse, tutta ggente sparita nel nulla. C'erano anche quelli che intendevano la politica non come una piazzata all'anno (e poi tutti a casa a rivedere il filmino), ma c'erano anche quelli che concepivano la politica come "sangue, sudore e merda", per dirla con Rino Formica. C'era Pancho Pardi, e c'erano Paul Ginsborg, Tana de Zulueta, Patrizia Toia, Cinzia Dato, Giuseppe Ayala, Nando Dalla Chiesa, Paolo Sylos Labini, Massimo Fini...
Poi, arriva il Rottamatore per eccellenza: "...a fine serata prende la parola il regista Nanni Moretti che, a sorpresa, attacca la dirigenza nazionale dell'Ulivo. Il grido disperato di Moretti [con questa dirigenza non vinceremo mai più! NdR] fa il giro d'Italia e trova tanta solidarietà fra i militanti di sinistra. Nel suo grido, Moretti richiama anche la marcia dei professori di Firenze e definisce Pancho Pardi "nuovo leader dell'Ulivo".
Poi, incassato il suo momento di gloria, Nanni Moretti risale sulla sua Vespa, e torna al suo faticoso lavoro di regista, ed occasionalmente d'attore, seguito da un pluriennale, scrosciante applauso. Non scenderà mai in campo. Della cantonata presa come "king maker" di Pancho Pardi non mi risulta che nessun giornalista gli abbia mai chiesto conto.Eppure la parabola di Pancho Pardi è proprio paradigmatica di queste parabole acute. Dal '68 fiorentino a Potere Operaio, ai giornali di sinistra (l'Unità, il Manifesto), ai trionfi di Roma, a quelli del Palavobis a Milano, e dopo tanto correre e girotondare lo ritroviamo entusiasta grillino nel 2007, senatore dipietrista nel 2008, leader incappucciato del Popolo Viola nel 2009. nascosto dietro un angolo insieme a tal Gianfranco Mascia, che da anni ed anni insegue il suo posticino nella castina... Sono pronto a scommettere che lo troveremo, fra non molto, a spellarsi le mani per Beppe Civati, o per Matteo Renzi, o per qualcuno del genere... Lo farà, lo farà... C'è un filo conduttore, nella vita di persone come Pancho Pardi, una sorta di guinzaglio corto che impedisce loro di avvicinarsi, magari per sbaglio, alla politica intesa come sangue, sudore eccetera.
Si alternano, fanno la staffetta, e il "popolo dei fichidindia" è sempre pronto a riconoscere il novello Salvatore nell'ultimo che grida, o in quello che grida più forte. Analisi cui CONTENUTI degli urli, zero. Tutto va bene, purchè si urli fortre, e purchè ad urlare sia un ggiovane (come il sessantenne ex comico, oppure un ggiovane, che per il momento è riuscito a dare prova di se solo in un contesto di "nominati": Renzi nominato al Firenze dal Cicoria, la Serracchiani nominata da Franceschini in Friuli, il ggiovane Civati nominato in Lombardia dal PD...)Su Renzi ho scritto un post molto discusso l'anno scorso: [Matteo Renzi - La Scoria siamo Noi]. Ve lo raccomando, perchè spiega come si possano prendere delle cotte per persone che, al primo inciampo, hanno già dimostrato da dove vengono: dalla cultura DC più becera ed integralista. Il ggiovane Renzi, l'anno scorso si è schierato con virulenza contro la concessione della cittadinanza onoraria a Peppino Englaro. Ordini superiori. Ordini del suo "nominatore" Cicoria, convertito al "neo-conismo". Mi dicono che come amministratore ha fatto bene, a Firenze. Il traffico è migliorato. E' tutto merito di Renzi? E' facile far migliorare il traffico se entra in funzione un metrò leggero concepito, finanziato, costruito da altri. Forse riuscirei anch'io. Ebbene, io trovo maggiori slanci giovanili e creativi nel vecchio Eugenio Scalfari, o in Giorgio Bocca, o nel nostro Roberto il Partigiano, che non nel cascame da azione cattolica (nei metodi e nei meriti) Matteo Renzi.
Ora, con grande "ésprit de finesse", il ggiovane Renzi ha proposto di rottamare la casta che lo ha nominato. Da solo, per ora, non ha conquistato neanche uno strapuntino da consigliere di zona. Sarebbe quasi il caso di "rottamare" davvero tutti, e poi lasciare il governo del paese ai Grillo, ai Di Pietro, ai Vendola, ai Renzi, ai Civati, alle Serracchiani, ed a tutto il ghota dei rottamatori, e vedere come se la cavano.... Naturalmente, non essendo nessuno di loro in possesso della maggioranza assoluta, dovranno prima mettersi d'accordo, spartirsi poltrone e strapuntini, tirar fuori dai cassetti un impolverato "Manuale Cencelli"... E 'sò cazzi...
Di fatto, ci sarebbe qualche problemino... Il sodalizio d'acciaio fra i populisti del 2009 è in frantumi. Grillo e Di Pietro hanno finalmente capito che la torta del populisnmo non cresce, e che se qualcuno ne prende una fetta grossa, all'altro resta una fetta piccola, e allora se le danno di santa ragione. I violini annunciano grandi manifestazioni che non ci saranno (in questi giorni gli accessi al loro sito ufficiale sono pari a circa un terzo dei nostri, e dal 16 settembre ad oggi hanno avuto ben 4 commenti). Renzi, solo a pensare al PD (senza il quale sarebbe un capo boy-scout) alterna sbadigli a vomiti. Civati vuole costruire il nuovo che avanza con Monguzzi, consigliere lombardo da ben vent'anni. Vendola vuole andare "al voto, al voto", ma non ci spiega con quale coalizione "possibile" vorrebbe andare al voto subito, col porcellum. Ma a lui forse non interessa. Gli interessa fare le primarie, e tentare di vincerle. Il fatto che il PD sia al 25% ed il suo partito sia al 3% sembra una questione irrilevante. La Serracchiani, nominata a Strasburgo, per il momento è tranquilla.
Ma leggeteli, i blogs e le dichiarazioni di questi aspiranti rottamatori! Frasi roboanti, propositi rivoluzionari, ma se cercate uno straccio di progetto, cadete peggio che nel documento di Veltroni. Parole scritte sulla sabbia, ipotesi di coalizioni impossibili, perchè esistono quei piccoli ostacoli che si chiamano "veti incrociati", e che non permettono di sommare qualsiasi cosa a qualsiasi cosa. Casini non si somma con Di Pietro, Di Pietro e Grillo pescano nella stessa vaschetta di gelato, la sinistra non si mischia con Fini e viceversa...
Ma vi lascio alla lettura di tre articoli molto interessanti, perchè preferisco che l'assenza dal mio post di una sintesi affrettata (e magari involontariamente faziosa) vi costringa a leggere gli articoli originali.
Il primo articolo, dal titolo [Il Nuovo Ulivo fa sbadigliare], è un exploit del giovane dell'azione cattolica nominato a Firenze, intervistato da Repubblica.
Infine, il terzo articolo, sempre dell'Espresso (di fine agosto; è brevissimo, e posso proporvelo. Ma metto ugualmente il link perchè è molto interessante leggere i commenti, e magari mettere un vostro commento. E' intitolato ["Rottamare" i leaders PD: ha ragione Matteo Renzi?]:
Il sindaco di Firenze apre l'ultimo dibattito sul futuro del maggior partito d'opposizione. Una sana frustata per i vecchi dirigenti o un'uscita demagogica alla Beppe Grillo? Dite la vostra
L'intervista rilasciata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi a Repubblica è di quelle che non lasciano insensibili il popolo del centrosinistra. Un po' per il linguaggio diretto e lontano dal politichese, un po' per i suoi contenuti fortemente polemici: il "Nuovo Ulivo" vagheggiato da Bersani "fa sbadigliare". Per i vari D'Alema, Veltroni e lo stesso Bersani "è arrivato il momento della rottamazione". (...il giovane Renzi non è curioso di sapere se senza questi vecchietti da rottamare lui oggi sarebbe ugualmente sindaco di una città importante... de minimis non curat praetor... NdR)
Qualcosa di più di una provocazione che il giovane (35 anni) primo cittadino di Firenze ha lanciato nel dibattito sulla leadership del partito, già molto lacerato sul nome da scegliere per la prossima candidatura del centrosinistra alla presidenza del Consiglio. Nessuna reazione ufficiale è arrivata dai tre notabili nominati da Renzi (Veltroni, D'Alema e Bersani), così come hanno taciuto Vendola, Zingaretti e Chiamparino, emersi dall'intervista a Renzi come possibili volti nuovi per la leadership.
Hanno risposto invece a nome dei "vecchi" l'ex ministro Giuseppe Fioroni (...evidentemente c'è una piccola parte del Pd che non vedrebbe l'ora che ce ne andiamo. Noi ci stiamo con la schiena dritta...) e a nome dei "giovani" Debora Serracchiani (...il "tutti a casa" non mi convince, sono i trenta-quarantenni che devono conquistarsi il loro spazio facendosi eleggere...) (...finalmente un pensiero intelligente, che rimette a posto alcuni tasselli, e che fa onore alla Serracchiani. Notare che la Serracchiani dice "facendosi eleggere", non "facendosi nominare". Conosco vecchi cretini e vecchi intelligenti, ma conosco anche giovani intelligenti e giovani cretini. NdR)
Ma una questione di difficoltà di ricambio generazionale nel Pd esiste, se è vero che ancora oggi il partito pare diviso tra veltroniani (l'ex segretario è tornato in campo con una lettera al Corriere) e seguaci di D'Alema (pure riemerso alla ribalta con l'appello a cambiare la legge elettorale) (...mi è consentito dire che D'Alema è riemerso con un progetto che condivido, e Veltroni con una secchiata di parole che non capisco, senza beccarmi del dalemiano? NdR)
C'è tuttavia anche un problema di autorevolezza e notorietà della generazione che sta dietro i leader attuali: nel Pd infatti i trenta-quarantenni sembrano essere pochi, quasi sempre sconosciuti e spesso in lite tra loro. E allora, ha ragione o no il sindaco di Firenze? Che cosa ne pensate?
(Mario Lancisi - l'Espresso).
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