Ho appena finito di leggere il bellissimo libro dell'amico Alberto Vitali "Oscar A. Romero Pastore di agnelli e lupi". Non sarebbe una notizia se non si desse il caso che è il primo libro di vita di santi che il sottoscritto è riuscito a leggere alla bella età di 68 anni...!
Qualcuno, maliziosamente, potrebbe postillare dicendo che ad una certa età il rincoglionimento è normale. Ebbene, costui si metta l'animo in pace; se così fosse potrei continuare a darmi alla lettura della vita del santo Curato d'Ars, visto che ne ricorre quest'anno non so quale centenario; oppure mettermi a leggere la vita di Padre Pio, tanto in voga presso i feticisti del miracolismo a buon mercato e/o i prosseneti della politica delle "Buone Opere". Oppure dedicarmi alla meditazione sui messaggi quotidiani della Madonna di Medjiugorie (si scrive così?!?), convertitasi, dopo trentatrè anni di silenzio pensoso e millesettecentosettanta anni di silenzio strategico, al vaniloquio terroristico per anime rottamate.
No, amici; non è questione di età, bensì di sentire e di "con-sentire" con quest'uomo che da convertitore di popolo è divenuto un convertito dal suo popolo. Avevo già letto il suo diario, avevo visto il film sulla sua avventura, ho visitato più volte quella terra martoriata di El Salvador, eppure la lettura mi ha preso al punto da risultarmi quasi nuova, comunque inquietante per gli interrogativi che pone.
In un paese cattolico, governato da cattolici, per oltre venti anni la chiesa ha subito persecuzioni, ha sofferto lutti, ha visto ammazzare da cattolici praticanti sacerdoti, suore, catechisti, animatori di comunità e perfino il vescovo primate. A pagina 283 del suo libro, a proposito della mancata canonizzazione di Romero, Alberto scrive: «Quando la persecuzione è dovuta a regimi dichiaratamente atei, è scontata - giustamente - la solidarietà del resto della cattolicità, e anche la palma del martirio... Ma quando avviene per mano dei regimi sedicenti cristiani e persino cattolici, i cui persecutori vanno a messa tutte le domeniche e magari fanno pure la comunione, allora la cosa si complica».
Io alzo il tiro e denuncio l'incapacità quasi genetica della chiesa a riconoscere al suo interno i germi della violenza, gli attori del malaffare, i cultori delle mille schiavitù. A fronte dello scandalo e della condanna e della denuncia massiccia della chiesa e della società occidentale contro i soprusi e le persecuzioni subite dai cristiani per opera della persecuzione comunista non risulta altrettanto scandalo, altrettanta condanna e altrettanta denuncia di fronte alla ancor più violenta persecuzione della chiesa da parte delle dittature occidentali in America Latina, benedette invece dalle gerarchie cattoliche e finanziate dalla democrazia americana!
I dati della persecuzione in Salvador sono spaventosi: oltre 80.000 vittime su una popolazione di appena cinque milioni e mezzo. Una chiesa che ama battersi il petto pubblicamente prima di ogni celebrazione liturgica e che non sa riconoscere il marcio al proprio interno è indiscutibilmente schizofrenica. La stessa schizofrenia che si manifesta sul caso pedofilia e sulle vicissitudini dello Ior. Non mi convince il papa che confessa la sua sorpresa di fronte al fenomeno della pedofilia, quando lui stesso, da cardinale, ha contribuito a mettere sotto segreto i fatti. Non mi convincono le prediche sulla finanza etica quando si mantiene una struttura come lo IOR coinvolta in transazioni sospette, riciclaggi immondi e commerci iniqui. C'è urgente bisogno di un'inversionea 360 gradi, oltre che di conversione.
Meno prediche e più testimonianza.
Meno parole e più fatti.
Meno chiesa e più comunità.
Aldo Antonelli
Oscar Romero, assassinato per il suo impegno civile a El Salvador il 24 Marzo 1980 da un cecchino, mentre celebrava la Messa
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