Maroni: "la Libia si è scusata. Incidente grave, ma pur sempre un incidente. Immagino lo abbiano scambiato per una nave di clandestini, ma verificheremo"ROMA - "Quello che è successo l'altroieri sera non doveva accadere, e la Libia si è scusata". Lo annuncia il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando la vicenda del motopeschereccio siciliano mitragliato da una motovedetta libica, sulla quale erano presenti anche sei militari italiani come osservatori. Sulla vicenda, il titolare del Viminale ha aperto un'inchiesta. "Io immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave che trasportava clandestini. Ma con l'inchiesta verificheremo ciò che è accaduto".
CAZZO!!! Maroni "immagina" che il peschereccio sia stato scambiato per una nave di clandestini. E con questo il Ministro degli Interni scagiona moralmente gli sparatori. Ne deduco che per questo tastierista del Varesotto sparare ai clandestini - contro tutti i codici etici ed internazionali, sia assolutamente LECITO!!!! Persino peggio di Casini quando proponeva di sparare agli scafisti albanesi! E questi stronzi sono gli stessi che predicano da mattina a sera su Dio - Patria - Famiglia.
La sparatoria è avvenuta domenica sera. L'equipaggio è riuscito a evitare l'abbordaggio e ad allontanarsi. La motovedetta è una di quelle che la Guardia di finanza ha ceduto al governo di Gheddafi. La testimonianza dei pescatori: "E' stato un inferno. I proiettili rimbalzavano ovunque".
Maroni ha poi affermato: "Voglio capire quello che è successo: la motovedetta libica è una delle sei che abbiamo consegnato al paese nordafricano sulla base di un accordo siglato nel 2007 dall'allora ministro Giuliano Amato. A bordo ci sono militari italiani che per un periodo forniscono assistenza tecnica ai libici, ma non hanno funzioni di equipaggio. Ieri abbiamo ricevuto il loro rapporto, non sono stati coinvolti nell'operazione e oggi faremo una riunione al ministero per verificare ciò che è accaduto. Penso che si sia trattato di un incidente grave, ma pur sempre un incidente: studieremo le misure perché non accada più".
...e noi, che siamo buoni, in calce a questo articolo daremo il nostro aiutino a Maroni, per aiutarlo a capire, visto che da solo proprio "ngna fa"... Intanto chiariamo un particolare: questi stronzi sparavano per ammazzare, sparando ad altezza uomo (a meno che le pallottole non siano state deviate da un provvidenziale calcinaccio che incrociava nel Golfo della Sirte [Vedi foto]Le reazioni politiche:
Lumia (Pd): "Non si può liquidare come incidente". Il senatore del Pd Giuseppe Lumia critica le affermazioni del ministro Maroni. "Il fatto che la motovedetta libica abbia sparato perché aveva scambiato il peschereccio italiano per una nave di clandestini non è meno grave. Non si può liquidare quello che è successo al largo delle coste libiche come un mero incidente. Qui è in discussione il rispetto delle norme internazionali e dei diritti fondamentali della persona umana".
Orlando (Idv): "Indegno difendere la Libia". Per Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, è "indegna" la difesa della Libia da parte del governo italiano. "E' vergognoso che i ministri Maroni e Frattini, invece di difendere i nostri pescatori e alzare la voce, continuano a genuflettersi al dittatore libico in nome degli interessi economici del presidente del Consiglio. Il governo venga immediatamente in Parlamento a riferire. L'Italia ha una sua storia e una sua dignità, non è un piéd-à-terre della Libia".
L'intervista al Comandante dell'Ariete
Gasparre Marrone, comandante dell'Ariete ha smentito nella maniera più categorica che libici e finanzieri italiani possano aver scambiato l'unità per un'imbarcazione di clandestini, visto che ha personalmente parlato al VHF col comandante libico, spiegando chi erano e cosa facevano:
"Non possono averci scambiati per clandestini, gli ho detto chiaramente che eravamo italiani e che stavamo lavorando. Volevano ammazzarci". Inoltre, come spiegheremo in seguito, l'Ariete non è un motopeschereccio "sconosciuto" nè agli italiani, né ao libi. Anzi, tutt'altro... [L'intervisya a Marrone]
La polemica infuria sui frutti dell’accordo Roma -Tripoli per il controllo dell’immigrazione. Sull’episodio indagano ora il Viminale, la procura di Agrigento e anche le autorità libiche. “Il Comandante Generale della Guardia Costiera libica ha espresso le sue scuse alle autorità italiane per l’accaduto” dice il ministro degli Esteri Franco Frattini (...e per Frattini siamo a posto così...)Intervista a Emma Bonino che di acque territoriali e di pesca si intende, visto che è stata ottimo commissario europeo con delega a questa materia: "Quel trattato non ha mai sciolto il nodo delle acque territoriali"
Il ruolo di Cassandra a Emma Bonino, vicepresidente del Senato, proprio non piace: non vuole pronunciare la fatidica frase "noi l'avevamo detto", ma la tentazione è forte.
Presidente Bonino, come valuta quello che è accaduto al largo della Libia?
«È l'ennesimo episodio nefasto di un trattato, quello del 2008, di per sé sciagurato, voluto da destra e da sinistra con poche lodevoli eccezioni. Oltre ai radicali votarono contro solo Furio Colombo e pochi altri. Era stato D'Alema a sostenere che il partenariato con la Libia era "strategico"».
E invece?
«Quell'accordo prevede un partenariato speciale, con implicazioni e conseguenze che si potevano facilmente prevedere. Ma non mi piace il ruolo della Cassandra».
Qual era il punto meno convincente dell'accordo?
«La cessione alla Libia di tre motovedette della Guardia di Finanza- poi seguite da tre pattugliatori - per il controllo dell'emigrazione clandestina prevedeva anche che venisse sciolto il nodo delle acque territoriali. In altre parole, bisognava risolvere la disputa sul Golfo della Sirte, che Tripoli considera territorio libico e la comunità internazionale no. Ma ad affrontare questa disputa la Libia non ci ha pensato neppure».
Come mai l'accordo prevedeva anche la presenza di personale italiano a bordo delle motovedette?
«Era prevista a bordo di quelle navi la presenza di ufficiali italiani come istruttori. Ma adesso con quelle stesse navi ci mitragliano! È una conseguenza paradossale, ma prevedibile e prevista, di un trattato nefasto. Questi mitragliano ad altezza d'uomo».
Secondo lei, avevano riconosciuto la nave?
«Senza dubbio. Sapevano perfettamente di avere di fronte l'Ariete. Sapevano che stava seguendo le leggi del mare, che prevedono la salvezza delle persone prima di tutto. Sapevano che l'Ariete era in acque internazionali».
Come va giudicata l'azione libica?
«Per lo meno come atto ostile. Il trattato di amicizia non impegnava i due paesi a evitare atti ostili? E questo come lo definiamo, un atto di gentilezza?».
Lei vede un legame fra questo episodio e la visita di Gheddafi a Roma?
«Non so proprio se ci siano legami. Ma so che per valutare la visita del colonnello ci si è fermati sugli elementi più kitsch, la presenza delle hostess pagate 80 euro per la comparsata. Fra l'altro, il parterre della visita precedente era composto da ministre, deputate e imprenditrici, non pagate, che ascoltavano religiosamente le lezioni di Gheddafi sul libretto verde».
Ma il problema è la politica sull'immigrazione o gli accordi con una dittatura?
«Tutti e due. Gli accordi con dittatori non sono rari: appena nel luglio scorso noi radicali siamo riusciti a rimandare in commissione un accordo di "partenariato speciale" con il Sudan di Omar al Bashir, ricercato dalle Nazioni Unite. Ma il problema non è la politica di questo governo. L'accordo con la Libia è stato votato entusiasticamente da destra e da sinistra. Ci vogliamo fermare un attimo a pensare?». [Art. di Repubblica, tratto da radicali.it]
Interessante l'articolo tratto da [Nigro.blogautore.repubblica], sulle colpe di Roma.
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Quando un tastierista, un palazzinaro ed un maestro di sci, plebiscitati da un popolo coglione, si ritrovano ad occupare per 16 anni poltrone inadeguate alla loro statura, succede questo.
Il maestro di sci, catapultato alla Farnesina, alterna trasferimenti della sua sala di crisi nel salotto di Bruno Vespa (Baldoni - Iraq), vacanze ai Caraibi durante vertici internazionali che riguardano strettamente l'Italia, a calate di braghe come l'ultima: "La Libia si è scusata". Quindi, senza chiedere perchè sia successo, e senza chiedere di rinegoziare totalmente "l'accordo d'amicizia" e le regole d'ingaggio, per il maestro di sci della famiglia Craxi siamo a posto così.
Maroni è ancora peggio, perchè si lascia scappare (voce dal sen fuggita) la frase terribile: "forse hanno sparato perchè pensavano si trattasse di una nave di clandestini". Come se sparare per uccidere a una nave di clandestini per questi stronzi sia la cosa più naturale e lecita del mondo.
Infine il Numer One, il Cammelliere Nero, quello che per proteggere i suoi affarucci col pecoraio libico, non ha esitato a svendere l'autorevolezza dell'Italia (se mai ne abbiamo avuto una), a regalare flottiglie, a promettere autostrade da 1500 chilometri (quando da trent'anni la Salerno - Reggio Calabria è un percorso minato per gli automobilisti, la fossa delle Bermude dei TIR, e una fonte di arricchimento per camorra e 'ndrangheta. Quello che ha permesso di trasformare Roma in un palcoscenico per le imprese guerresche del pecoraio, per la esibizione della sue casalinghe travestite da "amazzoni", per i suoi "accampamenti" con aria condizionata, per i suoi sproloqui a 500 poveracce pagate (se pagate) 70 euro per un giorno di brutte figure (supplemento speciale per conversione "instant" all'ISLAM. Abbiamo fatto ridere il mondo. Il Paese dei Campanelli.
Ora parliamone. Parliamone in Parlamento, non in TV. Affrontiamo il tema della rinegoziazione degli "accordi d'amicizia" pomposamente celebrati dal Pecoraio e dal Cammelliere. Spieghiamo al Pecoraio che, nonostante i suoi affari col Cammelliere, non può essere lui a decidere dove cominciano e dove finiscono le acque territoriali, che è argomento di Diritto Marittimo Internazionale. E spieghiamo al Cammelliere che se ha da offrire palcoscenici per ridicole esibizioni al suo amico pecoraio, lo faccia a Cologno Monzese, negli studi Fininvest, dove già vanno in onda oscenità come Amici e il Grande Bordello. Pagliacciata in più o in meno, non cambia niente. Ma lasci stare le città italiane. Non le lordi con le sue pagliacciate congiunte. Io e mia mogie siamo stufi di dover parlare inglese o francese, quando siamo all'estero, per non essere commiserati, magari da persone che hanno votato per uno statista come Sarkozy. C'è un limite a tutto.
UNA IPOTESI INQUIETANTE - Il motopeschereccio Ariete non è una barca qualsiasi. E' una barca che ha tratto in salvo, in circostanze successive, decine di disgraziati (li chiamano clandestini) in procinto di annegare, dopo che il loro barconi marci e stracolmi erano andati a fondo. E' una barca che ha dato fastidio. A Maroni e a Gheddafi. Difficile pensare che una barca così in ordine, con una ben visibile bandiera italiana a poppa, con un nome arcinoto fra Lampedusa e la Sirte, e con un comandante che parla e spiega attraverso la radio VHF, possa essere "scambiata" per una nave di disperati.
Ma... ammesso e non concesso: se fosse stata una nave di disperati, ci saremmo sentiti autorizzati a mitragliare i disperati? Aspettiamo dalla Trimurti risposte convincenti. ma sappiamo già che non arriveranno. Tafanus
P.S.:Un'ultima annotazione: cosa diamine ci stanno a fare sei finanzieri italiani su una motovedetta italiana da noi regalata ai libici, affinchè facciamo per conto nostro il lavoro sporco che non abbiamo il coraggio di fare mettendoci la NOSTRA faccia? Perchè se sei finanzieri italiani non sono in grado di impedire ai libici di sparara per ammazzare ad un peschereccio che più italiano di così non si può, delle due l'una: o sono cretini, o sono collusi. Tertium non datur. In un caso come nell'altro, FATELI SBARCARE!
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