Mara Santangelo, professionista da 12 anni, grandissimi successi, ed infortuni troppo frequenti. Ma Mara rappresenta quel tennis non fatto in serie, con lo stampino. Un tennis che ci ha dato gioie ed emozioni, e che speriamo di poter ancora ammirare.
Mara, innanzitutto grazie, anche a nome dei lettori del Tafanus, per aver accettato di buon grado di rilasciarci questa lunga intervista. E cominciamo dal primo “quindici”.
Mara Santangelo, nata a Latina nel 1981, residente a Roma. Un [sito web] molto ricco e molto ben fatto. Inizi a giocare a tennis a 5 anni, nel campo dell’hotel di famiglia. A Latina o dove?
Ho iniziato all’Hotel Regina delle Dolomiti di Panchià in Val di Fiemme. Un hotel di famiglia che i miei gestivano con amore e dedizione. Si trattava di un campo in cemento dove all’età di 5 anni ho iniziato a giocare, grazie ai miei genitori che avevano una gran passione per questo sport.
Come si chiama l’albergo? esiste ancora? Così gli facciamo un po’ di pubblicità...
Esiste ancora...E’ il Park Hotel Regina delle Dolomiti a Panchia'.
Siamo andati a vedere il sito dell'albergo. Delizioso. Diamo le coordinate, ma consigliamo una visita al sito. Merita:
PARK HOTEL REGINA DELLE DOLOMITI
Via Nazionale, 2 - 38030 PANCHIA', IT
Tel: +39(0462)813109 - Fax: +39(0462)812598
[Il sito web]
A cinque anni inizi col tennis: autodidatta, o con maestro?
Ho iniziato con i miei genitori, ma ho subito preso lezioni con il maestro. Mi piaceva la disciplina e sono sempre stata fin da bambina una perfezionista.
Nella tua vita, in ordine sparso, Latina, Cavalese, Bolzano, Verona, Vicenza, Trento, Roma, Genova, Porto Cervo... ci racconti con ordine, in sintesi?
Sono nata a Latina. All’età di 2 anni ci siamo trasferiti a Panchia' in Trentino. A 12 anni mi hanno chiamata a Latina al Centro Tecnico Federale ma, dopo pochi mesi, sentendo la lontananza da casa, sono tornata nel nord Italia, esattamente a Verona, dove la mia famiglia si é trasferita per seguirmi con il tennis. Dopo Verona mi sono trasferita a Latina per due anni, Bolzano per altri tre anni e successivamente a Roma, dove tutt’ora vivo e mi alleno. Tutte le altre città sono solo località dove mi sono tesserata nel corso degli anni, ma non ci ho mai vissuto.
I maestri della tua vita: se fossero tutti in procinto di annegare, e tu disponessi di un solo salvagente, a chi lo daresti?
Ho un bel ricordo di tutti i miei allenatori perchè ognuno di loro mi ha insegnato qualche cosa di importante, e mi ha migliorata sia tecnicamente che come persona.
E se fossi sulla famosa torre, e fossi costretta a buttarne giù uno?
Maaaaaaaa...non saprei dirti! Nessuno credo!
Alta 1,82, che non è poco. Occhi stupendi... senza girarci intorno: una bellissima ragazza. Questo fatto ti ha aiutata, ti ha nuociuto, è stata una faccenda indifferente? Penso alla mia amica Marion Bartoli, che si lamentava di non riuscire a trovare uno sponsor per l’abbigliamento, pur essendo ai vertici del tennis. Scommetto che tu lo sponsor lo trovi anche adesso che sei alquanto sparita dai campi...
La bellezza nello sport, in termini di risultati, fortunatamente non conta. E' logico che aiuta in termini di contratti, sponsors e comunicazione. E’ molto più facile “vendere” la mia immagine puntando anche sull’aspetto fisico e magari “uscire” su una rivista guadagnando un bel servizio fotografico! Insomma coniugare talento e bellezza porta sempre buoni frutti ma credo sia in gran parte il talento e la bravura sia sportiva che professionale a dare le migliori soddisfazioni, e soprattutto a durare nel tempo.
Torniamo al tuo percorso tennistico, alquanto complicato. 1993: vice-campionessa italiana under 12. Com’è, la “prima volta?
Inaspettata, perchè non avevo preso il tennis sul serio. Era per me solo un gioco. Fino a 12 anni facevo tutti gli sport ed ero particolarmente brava con gli sci ai piedi. Come under 12 sono stata vicecampionessa anche nello sci nordico, nella Minimarcialonga e nel Trofeo Topolino. Ho scelto il tennis perchè odiavo e soffro molto il freddo. Mi pesavano parecchio gli allenamenti a 2000 mt.
1994: non pervenuto. Niente risultati, o primo “stop terapeutico”?
Avevo solo 13 anni…!!!??
1995: campionessa a squadre under 14 col TC Genova. Genova mi mancava...
A Genova ero solo tesserata. Giocavo in una bella squadra ed ero già molto forte nel doppio.
1996: non pervenuto.?
Ancora? :)
1997: finalista campionati italiani serie C; campionessa italiana serie C a squadre, con l’AT Verona; partecipazione alla Coppa Europa under 14. Ricordi chi l’ha vinta, quell’anno?
Slovenia, se non ricordo male. Facevo già stabilmente parte della nazionale, dove ho vissuto belle esperienze in ambito internazionale, che mi hanno fatta maturare e crescere in fretta.
1998, hai 17 anni. Primo anno da professionista. Chiudi la stagione al 585° posto. Tanto? Poco? Il passaggio ai tornei dei grandi è stato traumatico? Navigavi già verso i 182 centimetri. Chi erano le tue amiche tenniste di quell’anno, che non sono sparite nel nulla? Con calma...
A 16 anni la morte di mia mamma mi ha dato uno stop con il tennis. Ho trascorso anni bruttissimi che mi hanno bloccata e non mi hanno permesso di esprimermi nel tennis. Si, a 17 anni ero già alta 1 metro e 82. Le mie amiche erano Laura Dell’Angelo che ora fa la maestra in Germania e che in quel periodo era davvero un vero fenomeno. Tra le mie coetanee eravamo in tante a giocare bene ma alla fine solo io sono esplosa. Le altre si sono tutte perse.
1999: vinci i campionati di serie B a squadre col TC Vicenza, chiudi la stagione al 451° posto delle classifiche WTA. Guadagni 134 posti. Non è poco. Però... ti aspettavi di più?
No, non mi aspettavo di più. Quello è stato forse il primo anno del riscatto dopo la morte di mia madre. Ho pensato solo a giocare a tennis.
2000: un buon anno: vinci quattro tornei in doppio, due in singolare. Chiudi la stagione al 263° posto. Quasi 200 posti. Un bel salto, non c’è che dire. Però per i tornei importanti sei ancora costretta a passare per il purgatorio delle qualificazioni. Ti pesa? Ancora: comincia a delinearsi la tua “marchiatura” come doppista? Avevi una compagna abituale di doppio? chi era?
Ho sempre raggiunto buoni risultati in doppio. Il mio “serve and volley” mi ha aiutata tanto a raggiungere ottimi risultati in questa disciplina. Non avevo ancora una compagna fissa ma riuscivo a vincere con compagne diverse. Con ognuna mi trovavo bene per determinate caratteristiche.
2001: hai vent’anni, ed accusi la prima battuta d’arresto. Vinci due tornei ITF, chiudi la stagione arretrando al 301° posto, in una fase della carriera in cui crescere è quasi obbligatorio. Arretramento tecnico, o problemi fisici?
Problemi fisici…Mi diagnosticano una protrusione alla schiena. Sono stata ferma parecchio tempo e questo problema, unito ai soliti dolori ai piedi mi condiziona molto nello svolgimento della mia attività.
2002: pochi tornei ITF, ma buoni: due vittorie, due finali, e bastano per farti risalire al 173° posto WTA, pur avendo giocato solo per metà anno. Poi, a giugno, lo stop. Di nuovo protrusione discale. E' la stessa roba che ti ha condizionato per anni, ancora fino ad oggi?
E’ ancora la protrusione insieme ai dolori ai piedi a condizionarmi molto nei risultati.
2003: un buon anno: vittorie a Ortisei, Denain, Latina, finale a Innsbruck e Bronx, convocazione per la Fed Cup contro la Svezia, qualificazione agli US Open... Chiudi 115° in singolo, e 120° in doppio. Un bel risultato complessivo. Con chi giocavi, in doppio?
Non avevo una compagna fissa.
Avevi già deciso se da grande avresti fatto la singolarista o la doppista? O eri una polivalente, come quasi tutte le nostre ragazze (Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Sara Errani, Robertina Vinci, ma anche la Camerin, Tathiana Garbin)?
Non ho mai preferito una specialità in particolare. Ho sempre cercato di dare il massimo in entrambe.
2004: ancora un anno “giocato a metà”, ma un grande anno: qualificazioni e quarto turno a Camberra; qualificazioni e ottavi di finale agli Australian Open, dove ti ferma solo la n° 1 Justine Henin; un nuovo salto in avanti (fino al 77° posto), poi un nuovo calvario fisico, che pregiudica la seconda metà dell’anno.
È stato l’anno che mi ha fatto conoscere al grande pubblico. L’ Australian Open rimarrà sempre nel mio cuore. Forse solo dopo quel torneo ho capito che avrei fatto la professionista. Prima era solo un sogno che da quel momento in poi si è tramutato in realtà.
2005: un anno sulle montagne russe: precipiti intorno al n° 150, risali al n° 52, chiudi all’88° posto. E’ in altalena la tua testa, il tuo piede, o...le due cose insieme?
A fine 2004 cambio allenatore. Con Giampaolo Coppo trovo gli stimoli giusti per risalire ed iniziano i grandi risultati con Costanza.
2006: forse il tuo anno migliore: semifinale a Hobart; terzo turno a Melbourne, fermata dalla campionessa in carica Kuznetsova; il primo successo in un torneo WTA, in India, con una incredibile vittoria in finale contro la Kostanic, che aveva avuto anche dei match-points a suo favore; ottavi a Charleston; dove perdi dalla Schnyder (allora all’apice della carriera, dopo una battaglia di tre ore); In aprile, in Fed Cup, in doppio con Robertina Vinci, contribuisci a far fuori la favoritissima Francia della Mauresmo; quindi i quarti a Istanbul e a Eastbourne; a questo punto sei la n° 35 al mondo, tuo best ranking provvisorio. La vita è più comoda. Buoni guadagni, buoni sponsors, niente qualificazioni... Poi di nuovo, malanni fisici. Sempre gli stessi, o ti piace cambiare?
Ho sempre combattuto per tutta la mia carriera con i malanni fisici. Il tennis mi portava gioie ma anche tanti dolori. A 16 anni i medici mi hanno detto che non avrei mai potuto giocare a tennis. Io sono andata contro tutto e tutti per arrivare in alto. Per lunghi periodi però sono stata costretta a fermarmi per curare il dolore al piede e poi ripartire con più grinta. La mia testardaggine ed il mio amore per il tennis superavano i dolori fisici e le difficoltà.
La "Grande Festa" del Tennis - Le "Sorelle d'Italia - Da sinistra: Francesca Schiavone, Mara Santrangelo, Flavia Pennetta, Roberta Vinci
Eppure, nella seconda parte della stagione, perdi 7/5 – 7/6 contro la Hingis; batti la Miskyna, allora n° 10; e soprattutto contribuisci ad una vittoria storica in Fed Cup, contro il Belgio Stellare...
Bei risultati...bellissimi ricordi.
Chiudi il tuo anno migliore, pur se con qualche malanno, al 31° posto. Nel cassetto dei ricordi, di questo anno, cosa conservi più gelosamente?
Sicuramente la vittoria in Fed Cup e quella del titolo in India. Per ricordare l’evento, a fine anno mi tatuo il simbolo “vittoria” dietro la nuca in sanscrito.
2007: non pervenuto: in singolo, un terzo turno a Pattaya, Miami, Charleston e Varsavia, una finale a Bangalore, e poco altro.... scendi al 135° posto. What’s the problem?
Non mi risulta…Il 2007 é stato forse l’anno migliore in termini di continuità e risultati: terzo turno al Roland Garros, a Wimbledon ed arrivo al best rank, numero 27. A novembre gioco come titolare per il secondo anno consecutivo il singolo in finale in Fed Cup. Questa volta perdiamo contro la Russia.
Corretto, hai ragione. A Wimbledon ti fermi al terzo turno, però ci può stare, visto che perdi contro una certa Amelie Mauresmo, testa di serie numero 4. Come ci può stare la sconfitta al terzo turno al Roland Garros, visto che ti arriva per mano di una certa Justine Henin... E’ che spesso noi appassionati commettiamo l’errore di ricordarci solo dei tornei vinti, e a dimenticare quelli importanti (due slams), nei quali comunque sei entrata nelle “last 32”...
In doppio invece vinci Pattaya, vinci Amelia Island, vinci Roma (dando un dispiacere alla coppia all-italian Garbin Vinci); poi, per non farti mancare niente, vinci al Roland-Garros, e qualche giorno dopo arrivi in finale a Wimbledon. Poi, come contorno, un’altra finale (Los Angeles), e un’altra vittoria (New Haven). Una domanda semiseria: avevi cambiato pusher? Con che ranking chiudi l’anno, in doppio?
La vittoria di Mara Santangelo e Alicia Molik al Roland Garros
In doppio finisco l’anno numero 5 al mondo, battendo con diverse compagne le numero 1 del mondo. Mi sentivo inarrestabile e sapevo di poter battere qualunque avversaria. È stato l’anno migliore in termini di gioco e convinzione nei miei mezzi e nelle mie possibilità. Purtroppo però a fine anno, in concomitanza con la Fed Cup, il mio problema al piede si aggrava e devo fermarmi per nove mesi.
2008: un anno da buttare? Me ne vuoi parlare?
Non del tutto....Torno a metà giugno e, dopo aver perso diverse posizioni nel ranking, riprendo a giocare molto bene. A fine anno, infatti, vinco due tornei da 100.000 $ in singolare, qualche torneo in doppio e partecipo alle Olimpiadi esprimendo un gran tennis.
2009: che anno è stato?
Nel 2009 gioco alla grande soprattutto in doppio. Vinco con Natalie Dechy tanti tornei, disputando la semifinale agli Australian Open. A giugno però devo fermarmi nuovamente per il problema al piede divenuto insostenibile. A settembre devo sottopormi all’intervento chirurgico. Da giugno a settembre mi diletto con il Beach Tennis. Iniziato tutto come un gioco, un divertente passatempo, alla fine mi ha dato molte soddisfazioni e mi ha fatto anche raggiungere importanti titoli. Il più importante? Il titolo europeo in coppia con Laura Olivieri.
Poi, tennisticamente, quasi nulla (dopo il campionato nazionale di beach-tennis dell’anno scorso). Ogni tanto ci dai un segnale positivo (forse rientro, forse rientro solo in doppio), ma poi non succede nulla. Cosa ci possiamo realisticamente aspettare?
Chi vivrà vedrà. Ho dimostrato che posso fare di tutto se realmente lo voglio. Continuate a seguirmi e lo scoprirete....
Attività collaterali: donna-immagine, commentatrice su Sky, testimonial della Bosch alla manifestazione “Guida Sicura” con la Trillini e la Granbassi, un ristorante a Porto Cervo... Attività che preparano l’addio definitivo al tennis giocato, o il tennis giocato sparisce perchè sei, diciamo così, distratta dalle tante attività collaterali?
Le mie attività collaterali possono essere coniugate anche al tennis giocato. Non tralascio mai i miei allenamenti…anche a Porto Cervo!
Il ristorante a Porto Cervo. Come si chiama?
“Prince Le Restaurant” e si trova a Piazza del Principe. Abbiamo inventato anche una specialità: Prince, la pizza all’aragosta...
Il raffinatissimo ristorante di Mara a Porto Cervo
Un parere off-topics: Robertina Vinci, una mia passione. Grande doppista (15 vittorie su 15 incontri di doppio vinti in Fed-Cup. Un record mondiale). Guardare il suo tennis “antico”, da manuale, è un piacere per l’occhio. Roba da intenditori. Concordi? Cosa le manca per entrare nella top-ten del doppio? Adesso ha iniziato a giocare bene anche in singolo. Non poteva decidersi prima?
Roberta ha sempre sfoderato un gran talento. Forse le manca qualche centimetro di altezza ed un pò di potenza, in un tennis dove prevale sempre di più la forza.
Dove hai trovato quel tuo inconfondibile servizio al “ralenti”? vizio di origine, o servizio costruito così di proposito?
Sempre avuto un buon servizio, anche grazie alla mia statura. Ho migliorato il servizio e l’ho costruito ad hoc grazie a tanto lavoro e dedizione.
Qual è il “male oscuro” del tennis dei maschietti? Oggi, sabato, mentre impagino questa intervista, abbiamo la seguente situazione: a Mosca, Flavia Pennetta vince l'ennesimo titolo di doppio, in coppia con la Dulko, in una finale che vede dall'altra parte della rete un'altra italiana, Sara Errani, con la Martinez Sanchez; a Lussemburgo Tathiana Garbin vince la finale del doppio in coppia con la Bacsinsky; sempre a Lussemburgo, Robertina Vinci vince la finale del singolare. Sempre in questa settimana, i maschietti erano già spariti da tutti i tabelloni in ogni angolo del mondo già dal lunedì pomeriggio...
I talenti non mancano di certo. E’ una differenza puramente sessuale. I maschietti maturano più tardi rispetto a noi ragazze che sicuramente siamo anche più determinate e convinte nel raggiungimento dei nostri obiettivi. Ci dedichiamo 100%, anima e corpo, a quello che facciamo, senza distrazioni.
Grazie, Mara, anche a nome degli amici del Tafanus. Il tuo "...chi vivrà, vedrà..." è quello che speravo di sentirmi dire. E spero davvero di essere sorpreso da te. Ci manca il tuo tennis così poco italiano, e ci manca il tuo fair play in campo. Niente pugnetti ad ogni 15 vinto, niente occhiatacce omicide ai giudici di linea... Ti aspettiamo, con tanto affetto.
Tafanus
Credits: le foto sono tratte da Vally Laribi, dal sito WTASonyEricsson, da Internet - Ringrazio anche Silvia Lattanzio, che ha reso possibile, con grande spirito di collaborazione, questa intervista.
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