Dunque non eravamo pazzi. Quando abbiamo parlato di commissariamento del comune di Adro, o di costi di ripristino della Scuola - da riportare a norme di legge - con spese totalmente a carico di chi la legge aveva violato (Sindaco e consiglieri che hanno approvato le delibere). Ora che si profila "il grande accordo", con sòla incorporata. Possiamo riaffermare, a costo di beccarci una querela, che il sindaco di Adro è un analfaneta istituzionale; che la Gelmini si è rifugiata troppo a lungo dietro un silenzio che sa di vigliaccheria, finchè non ha parlato Napolitano; che il Ministro degli Interni Maroni (braccia rubate alla tastiera), anzichè commissariare un Comune che violava spavaldamente la legge, si trasformava in "fornitore di alibi" al sindaco si Adro, rievocando la presenza di rose camune anche nel varesotto.
Infine, resta il nostro esposto-denuncia (e la correlata raccolta di firme a sostegno) che vede come prima indiziata la prefetta di Brescia, che si è distinta, in queste settimane, per prudenza donnabondiesca, dichiarazioni che non dichiarano, raffazzonate prese di posizione che sono una chiara ammissione di tremebonda impotenza. Un Prefetto è un Prefetto. Deve avere le palle, ed imporre a livello locale il rispetto delle Leggi. E non si "relaziona" al suo donatore di poltrona, il Ministro Maroni, ma ai Codici ed alla Costituzione, che vengono persino prima e sopra di lei e di Maroni. Faremo quindi tutto quanto la legge ci consente di fare per ottenere che tolga il disturbo.
Non eravamo soli quando abbiamo intravisto nell'ineffabile Prefetto di Brescia, la Signora Narcisa Livia Brassesco Pace una sciura assolutamente incapace di assumere decisioni. E' quello il suo compito, non già quello di "mediare", di "auspicare". Siamo capaci anche noi, di auspicare, senza per questo chiedere alla collettività 155.000 euro all'anno. Ho ragione io quando diffido della gente con troppi nomi e troppi cognomi (Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti docet...). In questo caso, poi, il primo nome, Narcisa, mi sembra un nome "programmatico". Omen, nomen? Leggo da qualche parte che la Signora non si perde una inaugurazione neanche con la febbre a 40.
La Sòla delle Alpi
Ed ecco il grande accordo: gli zerbini saranno "arrotolati" (tempo previsto per srotolarli di nuovo: 5 secondi; i "soli" sui banchi andranno coperti da adesivi (tempo previsto "per rimuovere la rimozione": 30 secondi); per il resto, si "cercheranno soluzioni". La Prefetta Senza Fretta.
Qualche giorno fa, Casini si è accorto che la sua ex correligionaria Gelmini ci aveva messo 48 ore prima di parlare, ma Italo Bocchino è stato ben più duro, ipotizzando il commissariamento del comune di Adro. Maroni, invece, da buon tastierista, ha sposato la tesi dei "soli" come simboli non politici. Perchè non rimettiamo anche i "Fasci Littori", che inizialmente non erano simboli politici? Ma ecco le "perle", tratte da "Brescia Oggi", che su questo argomento è una miniera di informazioni:
Bocchino: «Sciogliere il Consiglio»
(BresciaOggi - 3 ottobre)
Anche Pier Ferdinando Casini, il leader dell'Udc, ha parole dure per la vicenda: «Ad Adro mettono i simboli leghisti ovunque, vulnerando quello che è un tempio sacro, l'educazione dei figli, un luogo che dovrebbe essere tenuto al riparo dal condizionamento dell'ideologia - ha commentato Casini - abbiamo un ministro che per 48 ore tace, poi finalmente si decide a dire che bisogna rimuoverli. Ho letto che chiedono i soldi al Provveditorato per la rimozione dei simboli, ma siamo alla follia».
Ben più drastico Italo Bocchino capogruppo di Futuro e Libertà che invita a valutare se ci sono le condizioni per lo sciglimento del Consiglio. Ribatte da Varese il ministro Roberto Maroni: «I Soli delle Alpi? E pensare che sulla facciata dell'asilo del mio paese ci sono decorazioni simili sin dagli anni '30, quando l'edificio fu donato da dei i benefattori: nessuno se ne è mai accorto». A Brescia, infine, Salvatore Palmirani, coordinatore provinciale dell'Italia dei valori chiede che a pagare il conto siano sindaco e consiglieri che hanno condiviso la scelta».
Ma un gruppo di trenta sindaci del bresciano si erano accorti della inettitudine di questa "prefetta per caso" già la settimana scorsa. Ecco un estratto di un articolo del prezioso "Brescia Oggi":
(BresciaOggi - Pietro Gorlani - 6 ottobre)
I sindaci al Prefetto: «Sul caso sia dirimente e non abbia indugi»
Che il prefetto di Brescia, in merito alla vicenda di Adro, abbia adottato una versione moderna della tecnica resa famosa dal generale Quinto Fabio Massimo (detto il temporeggiatore) lo dicono diversi sindaci bresciani. Sindaci che chiedono un tempestivo intervento affinché quei simboli vengano rimossi senza più tergiversare né mercanteggiare sui numeri degli stessi, sui costi dell'intervento e su chi debba pagare. Sindaci che chiedono il «doveroso rispetto della Costituzione italiana e delle istituzioni che devono applicarla». I toni della lettera di poche parole inviata ieri alla prefetta Narcisa Livia Brassesco Pace, sono inequivocabili:
«Chiediamo un suo dirimente e tempestivo intervento affinchè vengano rimossi immediatamente i simboli del cosiddetto "Sole delle Alpi" dalla scuola di Adro. La pazienza degli amministratori locali che, come noi, con impegno ogni giorno cercano di onorare le Istituzioni, non tollera più dubbi, titubanze o tentennamenti da parte degli organi preposti, che hanno il dovere di mettere la parola fine a questa vergognosa vicenda». La lettera porta la firma dei sindaci promotori dell'appello: Vincenzo Lanzoni (Sindaco di Mairano), Andrea Ratti (Sindaco di Orzinuovi), Lorenzo Prandelli (Sindaco di Flero), Antonella Rivadossi (Sindaco di Borno). Ma in calce si ricorda che «questo appello è condiviso da numerosi altri amministratori locali».
QUANTI? Risponde il capofila della protesta, Lanzoni, primo cittadino di Mairano: «Ad oggi sono almeno una trentina, trasversali ai partiti. Ma il numero potrebbe aumentare visto che l'iniziativa è di questa mattina». Cosa li ha spinti a scrivere una lettera dai toni così perentori? «Le dichiarazioni rilasciate dal prefetto a nostro giudizio sono inaccettabili. Qui non è questione di "compenetrare gli interessi delle parti" o di "mediare sul numero di simboli"; quei simboli vanno subito rimossi, nel rispetto della Costituzione. Abbiamo aspettato diverse settimane prima di prendere posizione, ma adesso era necessario, altrimenti la pazienza diventa connivenza. Ci dà davvero fastidio che si sia perso tanto tempo e che gli enti preposti non abbiano mosso un dito». Qualora la situazione non si risolvesse a breve, i sindaci promettono un'assemblea e una manifestazione.
Oggi, finalmente, inizia la rimozione. Ma il sindaco-evasore fiscale non è in loco, a difendere col proprio corpo, e con lo spadone di Alberto da Giussano, le sòle delle Alpi:
Via i simboli leghisti dalla scuola di Adro, ma il sindaco promette battaglia - Le operazioni sono iniziate questa mattina dopo la decisione, nella notte, del consiglio di Istituto. Il sindaco: "Prima denuncio e poi chiedo il ripristino".
(BresciaOggi - 12 Ottobre)
È iniziata questa mattina la rimozione dei simboli del Sole delle Alpi che si trovano nella scuola di Adro. Alcuni operai hanno infatti rimosso le lastre di alluminio su cui è inciso il simbolo e che fino a stamani erano collocate sui posaceneri. Sono stati anche tolti dalle aiuole i cartelli con la scritta «vietato calpestare l’erba» dove la "o" era un Sole delle Alpi.
La decisione è stata presa dal dirigente del polo scolastico di Adro Gianluigi Cadei nel corso di una riunione del Consiglio di Istituto tenutasi, ieri sera è proseguita fino a notte. Lo stesso consiglio ha deciso di intitolare la scuola ai patrioti risorgimentali Enrico e Emilio Dandolo. Il polo era invece stato intitolato dal sindaco a Gianfranco Miglio. Il consiglio di Istituto, è stato inoltre riferito, ha deliberato di prendere atto della lettera inviata dal provveditore scolastico regionale della Lombardia Giuseppe Colosio al dirigente scolastico di Adro in cui chiedeva la rimozione dei simboli.
E, sempre il consiglio di Istituto, ha preso atto della lettera che nei giorni successivi a quella di Colosio, il sindaco di Adro, Oscar Lancini ha inviato a Cadei, diffidandolo dalla rimozione dei simboli stessi. Il sindaco Oscar Lancini, comunque non demorde: "Se i simboli vengono rimossi dalla scuola, parte prima la denuncia e poi procedo al ripristino immediato. La volontà dell’ amministrazione comunale deve essere rispettata».
Noi aspettiamo con ansia che Lancini denunci e chieda. Nel frattempo, se qualche associazione, o qualche gruppo di privati cittadini di Adro, volesse iniziare un'azione legale contro Lancini e i suoi bravi, affinchè venga risarcito l'evidente danno erariale procurato alla comunità, questo modesto blog si impegna a dare la massima copertura ai prossimi sviluppi della situazione. Tafanus
Come la pensano i bresciani: un sondaggio online di Brescia Oggi fra i suoi lettori dice che solo il 15% dei votanti ha dato ragione al Primo Analfabeta Istituzionale di Adro, ed al suo difensore Maroni: (Sondaggio BresciaOggi)
Pot-pourri: il Meglio delle sgangherate dichiarazioni del perfetto Prefetto Narcisa Livia Brassesco Pace
La dottoressa Livia Brasseco Pace alla domanda su come sia stato possibile mettere 700 simboli nella scuola e a chi spetti farli rimuovere ha ribadito: «Non posso dire che quello che ho già detto. Ai prefetti si richiede riservatezza nelle problematiche e nelle situazioni delicate, e aquesta riservatezza non posso che appellarmi. Non ho commenti da fare: posso dire che sto seguendo il tutto».
Quanto al fatto che gli insegnanti hanno contestato la denominazione, il prefetto ha ribadito che «la scuola è intitolata ai Fratelli Dandolo, il polo scolastico a Gianfranco Miglio e naturalmente ciò è avvenuto al termine di un'istruttoria assolutamente regolare». Questo significa che su diplomi e atti ci sarà la dicitura «Fratelli Dandolo? «È una questione che vedrà il Provveditore, ma certamente potranno continuare in questi termini». E che dice sul fatto che i simboli sono stati installati di notte? «Non intendo rispondere su questo: la procedura per l'intitolazione è stata regolare, ma i miei pareri non li esprimo»
«Non intendo commentare - ha spiegato davanti a chi gli chiedeva un parere sulle richieste di rimozione avanzate dal Pd - ma mi limito a dire che il silenzio non è sempre segno di disattenzione. In questo caso è esattamente il contrario. Ho seguito la questione Adro con grandissimo interesse e sin dal primo momento. Ho fatto tutto quello che mi compete, relazionando ogni aspetto al Ministero dell'Interno»
La reazione dei "sindaci-contro":
«Le dichiarazioni rilasciate dal prefetto a nostro giudizio sono inaccettabili. Qui non è questione di "compenetrare gli interessi delle parti" o di "mediare sul numero di simboli"; quei simboli vanno subito rimossi, nel rispetto della Costituzione. Abbiamo aspettato diverse settimane prima di prendere posizione, ma adesso era necessario, altrimenti la pazienza diventa connivenza. Ci dà davvero fastidio che si sia perso tanto tempo e che gli enti preposti non abbiano mosso un dito».
Ma noi continuiamo a vigilare, e mandiamo avanti la nostra campagna per la rimozione non solo dei simboli leghisti, ma anche del sindaco di Adro (di cui peraltro ci frega poco, data la statura del personaggio), ma anche e soprattutto del Prefetto Narcisa Livia Brassesco Pace, che con la sua inettitudine rappresenta un reale pericolo di vuoto istituzionale in tutta la provincia, e per qualsiasi problema. Tafanus
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