Che la RAI sia una creatura acefala è un dato di fatto: lasciando perdere infatti gli incredibili contratti firmati per presenze video francamente devastanti (vedi il milione e ottocentomila euro per la Clerici) piuttosto che cachet milionari per comparsate aziendalmente discutibili (come i 100.000 euro al peraltro simpaticissimo Cassano per una serata, sempre a Sanremo) tutta la politica aziendale è improntata alla logica del “tanto peggio, tanto meglio”.
Ora, un direttore generale di un’azienda avrebbe il compito principale di gestire la stessa secondo le logiche di buona amministrazione, cercando per quanto possibile di rendere remunerativa la raccolta pubblicitaria tramite l’enfatizzazione di programmi che garantiscano uno share il più elevato possibile.
Ovviamente la storia recente ci dice che Mauro Masi (che guarda caso rappresenta in perfetto stile Cencelli il PDL in Rai) invece di lavorare in questa direzione si occupa principalmente di affossare le trasmissioni sgradite al padrone, e in seconda battuta di affossare definitivamente il servizio pubblico.
Dite che la seconda parte non è corretta ? Beh, giudicando da quanto emerge oggi la RAI non se la passa affatto bene dal punto di vista economico: potete verificare direttamente da questo articolo del [Corrierer della Sera].
In altri termini, il deficit RAI viaggia allegramente oltre i 600 milioni di euro per la fine del 2012, e considerato il fatto che il capitale sociale ammonterebbe a 550, tecnicamente si dovrebbe definire la RAI come una società fallita o in procinto di farlo.
Masi si presenta come “economista”. Della sua parentesi governativa quale Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e Capo di Gabinetto del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri durante i governi Berlusconi II e Berlusconi III nulla è dato sapere, mentre la sua ineffabile competenza televisiva si incarna nelle innumerevoli lamentele nei confronti di Santoro e della Gabanelli e nella resistenza passiva relativa ai programmi sgraditi dal padrone (in particolare quelli dove potrebbe essere presente il noto mestatore Roberto Saviano).
Considerato che Masi dovrebbe fare gli interessi dell’azienda che dirige, appare alquanto sospetto che tutti i programmi più visti della televisione nazionale siano regolarmente affossati, ma tant’è, a quanto pare il nostro uomo si muove con sprezzo del pericolo in acque tumultuose, senza paura. Acque tumultuose che divengono oltremodo critiche al momento di chiudere i bilanci: guarda caso la concessionaria unica della pubblicità RAI, la SIPRA, garantisce un incremento del gettito pubblicitario pari al 4%, dopo anni in cui il fatturato pubblicitario è sceso di alcuni punti dal 2007 ad oggi. Buone notizie ? assolutamente no, infatti Publitalia 80’ (società omologa per mediaset) fattura un 8% in più dell’anno precedente e circa il 30% più di SIPRA, con share nettamente inferiori e costi mediamente superiori.
Pensate che Masi si sia incazzato per questa performance sinceramente mediocre? Ma quando mai! Nel suo intervento il geniazzo afferma
“…Sipra ha quest’anno migliorato ulteriormente le sue performance garantendo un eccellente +4% nella raccolta pubblicitaria”. Traduzione: siccome ho spedito il vecchio AD (Maurizio Braccialarghe) sostituendolo con il mio fedelissimo Aldo Reali, non posso dire che in effetti le performance sono inferiori alla concorrenza, per cui suono il trombone della “grande prestazione”.
Il fatto è che però mancano i soldi, per cui cosa fa il geniale Masi? Punta tutto su una operazione di restyling che tagli i costi, esternalizzando i servizi oggi interni, così come da lista della spesa che pubblichiamo.
-1) Revisione del modello organizzativo: definizione di un macro-assetto al passo con l'offerta digitale e, nell'area informazione, aggregazione di Rai News 24, Televideo e parte di Rai International.
-2) Assetti societari: fusione per incorporazione nella Rai di Raitrade e Rainet (fine dei Consigli di Amministrazione) e della società di distribuzione 01 in Rai cinema.
-3) Rai International: fine delle attività produttive per Rai Corporation (l'attuale presidente Massimo Magliaro dovrà affrontare un'indagine interna e una esterna della Corte dei Conti per la gestione economica).
-4) Affidamento a società esterne dell'ufficio abbonamenti e dei servizi generali.
-5) Ristrutturazione della produzione: affidamento a società esterne delle riprese, dei trucchi e dei costumi.
-6) Cessione delle 1500 torri di trasmissione di Raiway (con annessi terreni e fabbricati) con un prevedibile incasso di 300 milioni di euro.
-7) Riduzione delle spese per tutti gli uffici di corrispondenza e revisione delle aree «coperte» (leggi: chiusura di alcune sedi).
-8) Questione immobiliare, delicatissima. A Roma si immagina l'accorpamento di tutta la Rai in una sola sede, probabilmente a Saxa Rubra, con la costruzione di una Saxa-2, con la conseguente vendita delle sedi storiche di viale Mazzini, via Teulada, via Asiago (aree pregiatissime nel quartiere Prati). A Torino vendita della storica sede di via Cernaia e accorpamento in corso Giambone. A Venezia vendita del meraviglioso palazzo Labia affrescato dal Tiepolo.
-9) Progetto operativo da sottoporre al governo per il recupero del canone evaso (500 milioni di euro annui) agganciandolo alla bolletta elettrica.
-10) Ridisegno del modello organizzativo e produttivo della radiofonia.
In altri termini: spremiamo il limone, svendiamo (guarda caso a società partecipate da Mediaset) le torri di trasmissione, suicidiamoci svendendo il patrimonio immobiliare, e vedrete che pagando la Clerici e chiedendo a Benigni di venire a fare un programma a titolo gratuito la RAI vincerà questa guerra…
Che dire ? Sappiate che Masi, per il lavoro che sta facendo, riceve uno stipendio di circa 715.000 euro l’anno, oltre a fringe benefits vari.
Caro Masi, vorrebbe spiegarci perché, di fronte a dati di gestione a dir poco fallimentari, lei dovrebbe continuare a percepire questo regale stipendio, fra l’altro ben più alto del tetto definito per legge per i dirigenti di società pubbliche? A pensar male…
Axel
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