Illustre senatrice Nirenstein,
Dunque, antisemita l’assemblea dell’Onu e le risoluzioni di pace, antisemita la Comunità europea, antisemita Nelson Mandela, antisemiti i pacifisti israeliani e gli ebrei contro l’occupazione, antisemita la limpida antifascista Rossana Rossanda (perfino aggredita da qualche bullo nel ghetto di Roma), antisemiti secondo Lei - neanche a dirlo - i comunisti, fra cui sono stati e sono tanti partigiani che hanno dato la vita per combattere il nazifascismo e l’antisemitismo.
Così Lei, fra un’accusa di antisemitismo e l’altra, è finita senatrice del Pdl di Berlusconi; il fatto che costui fosse grande amico, oltre che di Gheddafi, anche dei governi di Israele era per Lei più che sufficiente. E in Senato Lei ha votato con ex-fascisti non pentiti, con razzisti e mafiosi, per non dire dei razzisti della Lega.
Ma qualche giorno fa sono successe cose che neanche Lei può fingere di non vedere: per la prima volta (a mia memoria) nella storia del Parlamento nato dalla Resistenza sono risuonate parole apertamente antisemite nell’aula del Senato dove Lei siede. Il senatore Ciarrapico, fascista dichiarato e non pentito, nonché membro del Suo stesso gruppo, e dunque politicamente Suo sodale, si è lasciato andare a una vergognosa frase antisemita. Se non bastasse, il Capo Supremo del Suo schieramento, che già aveva raccontato una disgustosa “barzelletta” su Hitler al raduno dei giovani del Pdl (indossando una camicia nera e salutando alla fine col saluto romano) si è ripetuto: ha deriso le vittime della Shoah riprendendo per giunta l’argomento della tirchieria degli ebrei. Siamo, come Lei converrà, nel cuore stesso dell’antisemitismo contemporaneo: le cosiddette “barzellette” antisemite sono in realtà ammiccamenti untuosi al fondo più oscuro e ripugnante del pregiudizio. E’ forse vero che le “barzellette” al contrario di un progrom non uccidono (anche se io non ne sarei così sicuro) ma è certamente vero che senza tali “barzellette”, cioè senza la diffusione molecolare di stati d’animo antisemiti nelle masse, il progrom non sarebbe possibile.
Dunque, egregia Senatrice, non basta dire che quel simpaticone del Suo Capo scherzava, né bastano le ambigue scuse a cui egli ci ha abituato («è colpa della stampa», «sono stato frainteso», etc.) e meno che mai può bastare la tipica argomentazione degli antisemiti presi con le mani nel sacco, «ho tanti amici ebrei», che nel caso del Suo Capo suona «sono amico di Israele». Allora neppure Lei può cavarsela con una semplice protesta verbale; Lei ha il dovere morale, politico, personale di dimettersi da un gruppo che ospita l’antisemita senatore Ciarrapico e di lasciare il partito del narratore di “barzellette” antisemite Silvio Berlusconi. Se non lo fa, e fintanto che non lo farà, Lei, che ha costruito la Sua carriera politica sull’ossessiva accusa di antisemitismo, deve considerarsi fiancheggiatrice, amica e complice dei peggiori antisemiti.
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