Il gioco dei finiani - Lettera aperta di [Lidia Ravera] a Flavia Perina, Direttore del "Secolo d'Italia"
Cara Flavia,
mi rivolgo a te perché mi sei sembrata, quando ti ho intervistata, intellettualmente onesta, aperta e capace di ascoltare: condizioni minime necessarie a un dialogo fra persone che hanno storie politiche divergenti. Vedi, Flavia, ho un piccolo problema di decrittazione che riguarda i tuoi di Futuro e Libertà: ma come diavolo hanno potuto votare quella schifezza del Lodo Alfano in commissione Affari Costituzionali al Senato?
Quando ti ho chiesto quali fossero i vostri valori di riferimento hai recitato: «Il discrimine della politica non passa più attraverso le categorie del comunismo/anticomunismo, fascismo/antifascismo che per un secolo hanno incasellato valori e scelte in modo ciecamente alternativo, ma su un crinale diverso: diritti civili contro diritti di casta, molteplicità contro esclusività, solidarietà contro privilegio, laicità contro confessionalità, riconoscimento dell’altro contro xenofobia e razzismo, integrazione contro separazione, legalità contro arbitrio». Ho pensato: sottoscriverei tutto.
Poi ti ho chiesto, apertis verbis, come potevate stare al governo con un personaggio come Berlusconi e hai detto: «Viviamo una fase di transizione, fra tre, quattro anni Berlusconi sarà sparito». Avevi l’imbarazzo tipico di chi si sta censurando. Qualche mese dopo Fini ha spaccato il fronte del centrodestra. Tu eri con lui. Ti ho pensata con simpatia: sono scesi dal carro del capo-cricca, adesso “diritti civili contro diritti di casta” lo può dire a testa alta, la povera Flavia. Invece no: nel momento in cui il Lodo Berlusconi (Alfano è un prestanome) ripropone l’impunità retrodatata per il Capo del Governo (a quello dello Stato, da sempre persona per bene, non serve), i nostri “camerati del cuore” glielo avallano. Che devo pensare, Flavia? Ci siete o ci fate?
Lidia Ravera
La risposta di [Flavia Perina]: "Ma il Lodo Alfano "ci rende liberi"
Livia Ravera scrive, sull’ultima pagina dell’Unità di ieri, una lettera aperta indirizzata a me nella quale mi chiede conto del voto sul Lodo Alfano (anzi sul “Lodo Berlusconi”, come dice lei) in ragione di una comune sintonia sui valori civili emersa in una lunga conversazione di qualche tempo fa, poi pubblicata su Micromega. La Ravera mi chiese, all’epoca, dopo aver ragionato sull’idea di diritti, solidarietà, legalità, società civile, che il Secolo difende ogni giorno: «come potete pensare tutto ciò e stare al governo con Berlusconi?». Le risposi che vivevamo l’ultimo tratto dell’infinita transizione italiana, e che certe elaborazioni culturali e politiche, certe campagne d’opinione, cercavano di guardare avanti, al dopo-Berlusconi che già all’epoca (i primi mesi del 2009) era corrente argomento di dibattito.
Si sa come è andata. E si sa come si è arrivati al voto di due giorni fa in Commissione al Senato. Ora vorrei dire alla Ravera, e ai tanti che da tutti gli schieramenti politici stanno seguendo con autentica partecipazione “l’avventura finiana”, che mai era stata da noi immaginata, ipotizzata, evocata una crisi sullo "scudo" per il presidente del Consiglio. Anzi, la via maestra della riforma costituzionale l’abbiamo sempre apertamente indicata come la via maestra per chiudere il capitolo dei troppi pasticci legislativi compiuti per salvaguardare il diritto a governare del premier che gli italiani hanno eletto due anni fa, attribuendogli oltretutto una grandissima maggioranza.
Quello “scudo” separerà una volta per tutte la vicenda del premier da tutto il resto. E renderà più libera la politica italiana, a cominciare da Futuro e libertà, di esprimersi sul corposo pacchetto di provvedimenti che compone la riforma della giustizia e che sarà approvato – ha promesso Berlusconi – nel prossimo Consiglio dei ministri.È la lealtà su quel “lodo” che smonta l’accusa politica costantemente rivoltaci dalla maggioranza negli ultimi mesi di parlare di legalità perché, sotto sotto, prepariamo ribaltoni o propugnamo l’eliminazione di Berlusconi per via giudiziaria. Ogni nostra osservazione critica e comportamento è dovuto passare negli ultimi mesi sotto queste forche caudine. «Votano contro Cosentino perché mirano a Berlusconi»; «difendono le Procure perché vogliono vendicarsi del Cav»; «chiedono le dimissioni di Verdini aspettando il momento in cui potranno farlo con Silvio»; «difendono i giudici siciliani perché complottano contro Palazzo Chigi».
Adesso no, tutto questo non si può più dire e non si può più scrivere con un minimo di decenza. Ora nessuno può avanzare dubbi sulla trasparenza delle scelte fatte ieri, dopo un esame dell’ultima bozza della riforma della Giustizia di Alfano: i primi “paletti” che abbiamo messo, dicendo pubblicamente le cose che non ci piacciono e giudichiamo irricevibili, non potranno essere rubricati sotto la voce “attacchi al premier” e dovranno essere presi in considerazione per ciò che sono, richiami a principi costituzionali che conservano un loro valore e che non possono essere modificati in questa maniera. Lo “sganciamento” della polizia giudiziaria dal rapporto con la magistratura, i nuovi poteri conferiti all’azione ministeriale nei confronti degli uffici giudiziari, la trasformazione del Csm in un organismo a maggioranza “laica” (cioè indicata dai partiti), sono sbagliati. Alterano in modo irreparabile gli equilibri tra i poteri senza garantire alcun supplemento di efficienza o di legalità. E se su questo si potrà aprire un libero confronto è anche perché il “dazio” del Lodo Alfano è stato pagato e grazie ad esso Silvio Berlusconi è un premier nella pienezza dei suoi poteri e delle sue responsabilità, contro il quale non si possono più evocare “complotti giudiziari”. Non so se questo ragionamento convince Lidia Ravera, ma io/noi ne siamo assolutamente convinti. E poi, come sempre, parleranno i fatti.
Flavia Perina
Cara Flavia,
vorrà scusarmi se, in questo civilissimo dibattito fra lei e Lidia Ravera mi inserisco anch'io. E tanto per chiarirlo da subito, dico che sono totalmente "sbilanciato" sulle posizioni di Lidia Ravera, e trovo che lei - persona che stimo, e lo dico senza piaggeria - questa volta mi ha deluso profondamente. Mi ha deluso a cominciare da quell'infelice titolo su qualcosa che "rende liberi"... Troppi ricordi. A me ricorda tanto, chissà perchè, quell'ignobile "Arbeit Macht Frei" che campeggia, in durissimo ferro battuto, sull'ingresso del campo di Auschwitz.
No, cara Flavia, il Lodo Berlusconi non "ci rende liberi", LO rende libero. Per sempre. Perchè se è vero che il lodo Alfano era nel vostro osceno programma di governo in combutta con Berlusconi, così non era per la sua retroattività - che avete sempre detto di rifiutare, salvo votarla -, e per la sua estensione al Presidente della Repubblica, che nessuno, salvo Berlusconi, ha mai richiesto. Gli avete regalato una sanatoria per il passato, ed un'assicurazione sulla vita per il futuro.
La "porcheria" che avete votato non ci "macht frei", ci rende schiavi tutti (noi e voi) del berlusconismo per altri dieci anni, e voi ne porterete la responsabilità storica.
Non mi interessano le dietrologie per le quali avete votato per l'immunità a vostri alleati di governo della qualità di un Cosentino o di un Lunardi (per citare solo gli ultimi). Lo avete fatto, e tanto mi basta. E sembra che tanto basti anche ai vostri freschi sostenitori. Due mesi per conquistarli, un giorno per perderli. Basta guardare cosa scrivono in rete.
Poi, per completare l'opera, avete "accontentato" Silvio anche su cose che avete sempre declamato che non avreste mai accettato: l'attacco alla magistratura, che passa anche attraverso la separazione delle carriere, ed attraverso la politicizzazione ulteriore del CSM. E non basta, mi creda, aver messo dei "paletti verbali" contro una cosa tanto importante quanto vaga, come la contrarietà all'accrescimento dei poteri dell'Alfano di turno, e contro la sottrazione della polizia giudiziaria al controllo della magistraturta. Troppo poco, e troppo tardi. E questi paletti non giustificano e non sanano le porcherie che invece avete giulivamente fatto passare.
Indine, cara Flavia, ai vostri "paletti" non crede più neanche buona parte dei vostri entusiasti sostenitori della prima ora. Sono esattamente 16 sanni che mettete "paletti" a parole, e calate le braghe nei fatti. Ora, mi consenta (come direbbe il vostro padrone), sarebbe stato il momento giusto per lasciar perdere le chiacchiere ed i "paletti" verbali (o verbosi)? ed iniziare a votare contro su qualcosa. Almeno su qualcosa di palesemente indecente. Non lo avete fatto, e siete subito stati premiati. Da due giorni, sui media del vostro padrone, non c'è più una sola riga contro Fini (cfr. Il Giornale, Libero, il fiancheggiatore Tempo).
Purtroppo, devo dedurre che siete ancora in vendita. Come sempre.
Con stima decrescente. Tafanus
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