Doveva essere una missione di pace; ce l’hanno venduta per una pacifica missione; sono andati armati fino ai denti; in una terra non loro, in un paese che non conoscevano ammazzano a più non posso donne, bambini, anziani e innocenti, a questi sono errori, sbagli umani; pinzillacchere diceva Totò.
Se gli Afghani che sono nella loro terra (anche i Talebani sono afghani) possono o non possono rispondere e/o difendersi dagli attacchi di eserciti stranieri che hanno occupato un paese perché alla ricerca di Bin Laden che però pare che in Afghanistan ci sia solo passato? Se cercano Bin Laden perché non lo vanno a cercare? Siamo sicuri che lo vogliono trovare? Se lo trovano non finirebbe subito la guerra?, scusate “la missione di pace”?).
Ora La Russa-Mefisto vuole armare di bombe aerei e elicotteri: la Nato non aspettava altro e ha dato subito il consenso, segno inequivocabile che la guerra è guerra e lì siamo in guerra. Berlusconi e il suo governo purché faccia scelte scellerate è pronto a tutto anche ad armare il Colosseo. Il PD di Bersani invita alla riflessione: «Riflettiamo!»: una strategia da cardiopalmo perché la riflessione si sa è micidiale: se il Pd riflette, Bin Laden trema e la foresta amazzonica langue.
Nota a margine: i quattro militari che sono stati uccisi sono “martiri” della Patria? Poveretti! Vittime doppiamente: della mancanza di lavoro, del sud (su 4, solo 1 è del centro, nessuno del nord) e vittime della guerra voluta dai signori che si guardano bene dal mandarci i propri figli. Questi militari hanno fatto quattro conti in tasca: vado, li ammazzo, mi diverto, guadagno un sacco, torno, metto su casa e chi se ne frega! Non hanno calcolato la variabile: anche gli altri hanno armi, sparano, ammazzano, non tornano, ma restano, si divertono, guadagnano e chi se ne frega! Peccato che in mezzo c’è la popolazione civile presa tra due fuochi e paga per tutti.
Non si va in guerra per mettere su casa, non si va in guerra per fare soldi, non si va in guerra “per menare le mani”, non si va in guerra “volontariamente”: bisogna essere malati per tutto ciò. Eppure i disoccupati creati da questo governo, i senza lavoro endemici ogni volta ci cascano perché ragionano come pazzi: «A me non succederà nulla, non può succedere nulla; io sono furbo, io!». Ecco quattro morti freschi, gli ultimi 300 solo italiani. No, non sono né possono essere eroi. Sono figli della miseria e vittime della sventurata Italia berlusconiana, vittime di se stessi anche perché hanno accettato di essere vittime della retorica patriottarda di stampo fascista. Lo stesso ministro per alimentare questa assurda ideologia vuole fare corsi di aggiornamento militare nelle scuole, a spese nostre. I soldi per questo scempio, li tira fuori il ministero della difesa, cioè Tremonti, lo stesso che ha tagliato mani, piedi, testa, polmoni, fegato e milza alla scuola pubblica per interposto ministero, quello della scuola, cioè la Gelmini. Mai decadenza fu più decaduta.
Nel giorno del funerale (12 ottobre 2010), il vescovo con le stellette, dopo avere definito i militari morti «profeti del bene comune» ha proseguito: «Tutto il Paese è raccolto simbolicamente in questo luogo. I nostri militari sono coinvolti nel grande compito di dare allo sviluppo e alla pace un senso pienamente umano. Dinanzi a tale responsabilità nessuno può restare neutrale o affidarsi a giochi di sensibilità variabili, che indeboliscono la tenuta di un impegno così delicato per la sicurezza dei popoli». Mi dispiace per il monsignore: sarà pure tutta l’Italia, ma meno uno, il sottoscritto, che non fa parte della combriccola né dello «sviluppo della pace» costruito con le armi e gli assassinii. Solo una mente aberrante poteva definire i militari «profeti» e poi anche «bene comune»: il loro mestiere è ammazzare la gente e la violenza è insita nella loro formazione. Un vescovo che parla così ha perso la grazia del sacramento e diventa un terrorista da strapazzo. Chi parlava non era il vescovo, infatti, ma il generale di corpo d’armata alle dipendenze del ministro La Russa, notoriamente guerrafondaio dalle radici repubblichine. Al monsignore che tanto si sbraca, voglio ricordare solo un brano della Tradizione Apostolica
«Il catecumeno o il fedele che vogliono dedicarsi alla vita militare siano rimandati via perché hanno disprezzato Dio» (Ippolito di Roma, La Tradizione apostolica 16; ed. a cura di Rachele Tateo, Paoline, Milano 2010, 77; cf anche J. Daniélou, La non violence dans l’Ecriture e la Tradition, Paris 1955).
Paolo Farinella, prete.
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