...a volte la vita riserva coincidenze difficili da immaginare. Ieri, 29 Novembre 2010, è stata una di quelle giornate nate all'insegna delle coincidenze...
Andava in onda l'ultima puntata di "Vieni via con me", la trasmissione costruita con quattro soldi che ha sbancato l'Auditel, ed ha abrogato per sempre l'idea che solo l'idiozia possa far cassa. Quattro serate di intelligenza televisiva che mi hanno ricordato la grande lezione di Angelo Guglielmi, colui che ha reinventato la TV.
Ieri è stata anche la giornata che ha distrutto la reputazione di tale Mauro Masi, DG della RAI, che sembra essere stato messo alla guida della maggiore azienda "culturale" e di informazione del paese col preciso compito di ammazzare con una strategia unica sia l'informazione che i conti e le potenzialità dell'unico concorrente del Cavaliere, suo donatore di poltrona. Un grande stratega, Masi. E' riuscito a far perdere milioni di spettatori al TgUno, la Corazzata. E' riuscito a favorire gli ascolti da finale del mondiale di calcio di una trasmissione che non si doveva fare, si doveva dimezzare, poi costava troppo, poi, poi, poi... Il geniale Masi è riuscito a creare intorno alla trasmissione quell'effetto "teaser" che, quando eravamo ragazzini, con le prime tempeste ormonali, era prodotto dalla scritta "Vietato ai minori di..."
Masi e i suoi "consigliori" d'amministrazione destrorsi hanno anche dimostrato di essere privi di coglioni e di spina dorsale. Mio padre mi ha lasciato in eredità qualche piccola, grande lezione di vita. Una di queste lezioni, che non ho mai dimenticato, era quella che recitava: "Mai promettere nulla o minacciare nulla che poi tu non abbia la capacità di mantenere". Minaccia una volta sola una punizione, ai tuoi figli, che poi non hai la capacità di mettere in atto, e sei fottuto a vita. Masi e i suoi consigliori avevano imposto a Fazio di dare spazio per una "replica" alla banda "Pro-Vita". Lo avevano fatto nella maniera più ufficiale e formale, con una delibera del CdA. Fazio, secondo i canoni che regolano i rapporti formali in una azienda, avrebbe avuto, in teoria, solo due opzioni: quella di obbedire, o quella di non andare in onda, ed affrontare il rischio di una richiesta milionaria di danni. Ha scelto la "terza via", quella che l'intelligentissimo Masi non aveva neanche messo in conto, dall'alto della sua sconfinata prosopopea: semplicemente, ha disobbedito. Ha rispedito il diktat da MinCulPop al mittente, ed ha annunciato che sarabbe andato in onda senza gli ineffabili Pro-Vita.
Masi è rimasto col cerino in mano. Due sole opzioni: quella di cancellare la trasmissione, con un danno d'immagine ed economico disastroso, o quello di abbozzare, e di incassare una figura di merda distruttiva. E' andato alla guerra con la pistoletta di latta che spara tappi di sughero, e ha perso. E' l'ennesima sconfitta, dopo i tentativi falliti di rompere i coglioni alla Dandini, ad Annozero, a Report.
Scusi, Masi, ci può ricordare qual'è lo stipendiuccio che prende per accumulare questa serie di fallimenti? Vado a memoria: 750.000 euri più fringe-benefits? Ci ricorda anche quanti punti di share (e quanti milioni) ha perso il TgUno targato Scodinzolini? Ci direbbe a che punto è l'istruttoria sulle "spese di rappresentanza" di Minzolini?. Ci piacerebbe anche sapere come procedono, sempre a proposito di Minzolini, le inchieste sulla c.d. "pubblicità occulta" regalata da Minzo a grandi alberghi e navi da crociera... Senza alcuna contropartita, per carità. Un'ultima cosina: di sue dimissioni non se ne parla proprio, vero? In Italia non si dimette mai nessuno. C'è il rischio che qualche volta le dimissioni possano essere accettate...
Ieri, nel tardo pomeriggio, avevo inserito su facebook un thread provocatorio (o profetico?): STASERA TUTTI SU RAI TRE, A NON ASCOLTARE LA REPLICA DEI "PRO-VITA" - Tutti i PRO-MORTE d'Italia esultano.
Ad un commento in difesa dei pro-vita, avevo risposto così:
"...Io non sono contro la vita, sono contro i PRO-VITA, che non hanno alcun rispetto per come vogliono vivere e morire coloro che la pensano diversamente da loro. Se io avessi una malattia invalidante e inguaribile, vorrei essere libero di decidere se vivere o morire. Cosa gliene frega, a loro? Io non mi occupo della loro vita, loro non si occupino della mia morte..."
Queste parole le avevo scritte due ore prima della notizia del suicidio di Mario Monicelli. Ma di Monicelli parleremo più avanti. Adesso vorrei parlare di questa associazione che, approfittando del fatto che Fazio aveva trattato i casi Welby e Englaro, pretendevano diritto di replica. Come se ogni volta che Bianchi dice qualcosa su cui Rossi non è d'accordo, Rossi dovesse avere ipso-facto diritto di replica, come in un faccia a faccia pre-elettorale in regime di par condicio... con la clessidra sul tavolo. Non è così. Vadano ad esprimere le loro idee dove trovano chi li voglia ascoltare.
Sul caso si è lanciato ovviamente in picchiata l'insetto-leccatore, che immediatamente ha pensato di guadagnarsi benemerenze politiche, aziendali e clericali, offrendo spazio nel suo salotto, ormai ridotto a salottino... Fatti suoi.
Un bell'articolo sull'argomento era apparso sul [Fatto Quotidiano]. Un articolo dal titolo "La prepotenza totalitaria del movimento "pro-vita"
Ne riporto un solo passaggio, che sottoscrivo, ma raccomando VIVAMENTE la lettura dell'articolo:
"...Perché allora il movimento cosiddetto “pro-vita” pensa di aver diritto a uno spazio analogo a quello di Englaro e Welby, visto che tutti - tranne il governo - siamo d’accordo nell’esigere ogni genere di cura e assistenza per i malati terminali che ne vogliano fare uso? Perché il movimento cosiddetto “pro-vita” pretende che tali malati ne DEBBANO fare uso anche se non vogliono..."
Ma vediamo chi sono questi signori della vita "altrui" che pretendono una tribuna da 10 milioni di spettatori.
Quando voglio sapere qualcosa di qualcuno, per prima cosa vado a vedere se hanno un sito. I pro-vita ce l'hanno. [provita.it]. Si imparano molte cose, andando per siti. Intanto nella sezione "Chi siamo", troviamo lo stato maggiore del movimento. Presidente: Federico Guzzi; Vice Presidente: Mario Conti; Consiglieri: Angelo Mauri, Bruno Bollato, Daniela Genesini, G.Battista Nodari, Lidia Ghezzi, Massimo Bonanomi.
Fate una ricerca su google, nome per nome. Io l'ho fatta. Un viaggio nel nulla, in assenza di gravità. Tutto ciò che abbiamo trovato (pochissimo) si svolge nella Brianza più brutta, lungo quello stradone che corre da Merate a Robbiate, fiancheggiato da brutti casoni, negozi di informatica chiusi e abbandonati, un supermercato, un discount, un gruppo di villette a schiera in puro stile Auschwitz... Del Presidente abbiamo trovato qualche traccia in riunioni per la prevenzione di incidenti stradali. Cazzo, che uomo! Mica come noi, che disseminiamo le strade di trappole, per favorire gli incidenti stradali, e passiamo il tempo libero lanciando massi dai cavalcavia sull'autostrada! Del Vice abbiamo scoperto solo che è di Robbiate. Non è molto, accontentiamoci. Di Daniela Genesini abbiamo scoperto che è "psicologa in Robbiate". Presidente e Vice Presidente hanno poi guadagnato fama imperitura per l'ospitata "riparatoria" loro offerta dal pro-vita onorario Bruno Vespa.
Hanno puntato in alto, i pro-vita, pretendendo l'ospitata da Fazio, con 10 milioni di spettatori. Sarebbe stato l'EVENTO della vita, da raccontare ai nipoti tutte le sere, negli anni del rincoglionimento... Chi sono, per chiedere tanto? Vado a dare un'occhiata (come faccio spesso) su alexa.com, per avere un'idea della potenza di fuoco del loro sito. Niente da fare. Alexa non lo rileva. E dire che Alexa rileva quasi tutti, persino un sito nato da una costola del Tafanus, che viaggia esattamente a 43 visite al giorno (per confronto, il Tafanus negli ultimi 90 giorni ha avuto una media di 2.745 accessi al giorno). Quindi, nella migliore delle ipotesi, il provita.it ha una vita grama da 30 visitatori al giorno, e pretende - con l'appoggio di tale Masi - una tribuna in una trasmissione da 10 milioni di spettatori.
Ogni tanto la calcolatrice produce effetti esilaranti... Provate a fare due calcolini... "provita.it" conquista in un anno gli stessi lettori che arrivano sul Tafanus in quattro giorni. Ma la cosa più esilarante è la pretesa di accedere alla trasmissione di Fazio. Sapete in quanto tempo potrebbero raggiungere, col loro sito, i contatti di una sola comparsata da Fazio? Ebbene, la calcolatrice, dividendo 10.000.000 per 30, ci dice: 333.333 giorni, pari a 11.111 mesi, pari a 913 anni. Assicurato il lavoro equivalente del loro sito fino al 2923.
Ma veniamo alla tragedie che i "Masi Chiusi", col loro servilismo bulgaro, hanno rischiato di trasformare in tragicommedia.
La notizia della morte di Monicelli è stata data in trasmissione da Fazio, che con grande delicatezza ha evitato di dire "come" fosse morto Monicelli. Scusate, ma non riesco a rinunciare alla mia abitudine di trovare il lato comico persino nelle tragedie... Quando ho saputo che Monicelli si era suicidato, ho quasi rimpianto che in trasmissione, a ricevere la notizia in diretta, "smentita morente" alle loro teorie, non ci fosse stato il "Gruppo Folcloristico Pro-Vita di Merate con Robbiate"... Provo ad immaginare le loro facce, e le stupidaggini che avrebbero messo in fila per adattare le loro teorie al suicidio di un uomo che ha amato la vita quant'altri mai...
Monicelli già cinque anni fa, al compimento del 90° anno, aveva spiegato, su domanda, che non aveva paura della morte, ma aveva terrore del rincoglionimento, del passaggio ad una vita arborea, della fine degli stimoli culturali, o anche semplicemente della condanna a dipendere da altri persino per un bicchiere d'acqua... Concetti ancora ribaditi appena un mese fa, quando ha detto: "io non ho paura della morte, ho paura del dolore fisico, della dipendenza dagli altri, della inabilità...", e riconfermati col suo coerente gesto di ieri.
La penso esattamente allo stesso modo. Pochi anni fa, messo brutalmente a confronto con un sospetto tumore ai polmoni - che just in case sarebbe stato inoperabile - avevo pranzato con una delle mie figlie, chiedendole, se la diagnosi fosse stata confermata, di aiutarmi a staccare la spina. Ero terrorizzato dall'idea di dover essere consumato un tanto al giorno dalla malattia, consumando al contempo anche il tempo, le lacrime, le speranze dei miei cari... No, ho vissuto abbastanza, e facendo la media fra momenti belli e momenti brutti, mi reputo una persona che ha avuto una buona vita. Reputavo di non avere né la voglia, né il dovere, né il diritto di chiuderla male.
Non critico - come si arroga il diritto di fare l'ineffabile gruppo pro-vita, le scelte altrui, ma la vita è mia, ed esigo il diritto di chiuderla senza infliggere a me e ad altri inutili sofferenze. E pazienza se tale Federico Guzzi, Presidente del Nulla, non è d'accordo. Me ne farò una ragione.
Due parole, per chiudere, su Mario Monicelli regista. Niente paura, non voglio parlare della sua filmografia. Spero che lo faccia per tutti noi Lameduck, se mi sta leggendo, con maggior competenza della mia. Voglio solo dire che chi ha prodotto dei capolavori assoluti come "Amici miei", "I soliti ignoti", "L'Armata Brancaleone", NON PUO' essere uno che non ama la vita. Per il mio metro di giudizio, è uno che la vita l'ha amata tanto, da immaginare cose così. Secondo me le zingarate le ha non solo raccontate, ma anche fatte...
Ricordo di aver visto "Amici miei" a Napoli, al cinema Amedeo, con la gente piegata in due... Io e i miei amici piegati in quattro, perchè ritrovavamo in alcuni episodi pezzi della nostra vita vissuta... "Amici miei" lo avevamo fatto, ante-litteram... Gli schiaffi ai viaggiatori affacciati ai finestrini del treno in partenza non li avevamo dati, ma li avevamo dati ad esterrefatti signori, alle fermate del bus, passando con la colonna di Vespe e Lambrette... Uno guidava, e l'altro seduto dietro, dava il ceffone. E mentre il poveraccio era intanto a smadonnare, arrivava il secondo scooter, e il secondo ceffone...
No, non abbiamo raso al suolo un paese, a cominciare dalla Chiesa, per far passare l'autostrada... ma in compenso, arrivando in Sila, a Longobucco, con l'autorevolezza conferitaci da un pulmann dell'Università di Napoli, Isrtituto di Geologia Applicata, abbiamo cominciato a raccogliere campioni di roccia, osservarli con la lente d'ingrandimento, confabulare fra di noi a bassa voce (ma non abbastanza bassa da non essere udita dai curiosi che si tenevano a rispettosa distanza...). Nel giro di poche ore il paese era in subbuglio, e "la voce" di era diffusa a macchia d'olio: a Longobucco i geologi avevano trovato ricchissimi filoni auriferi...
Ho sempre invidiato Monicelli, per questi films... Altro che "commedia all'italiana"... che capolavori! rivedrei questi films fino alla nausea, ma la nausea non arriverebbe mai... 1975, ma sembra ieri... Un geniale giocherellone? ...si, ma anche... perchè non si possono dimenticare capolavori di tutt'altro segno... "La Grande Guerra", "Un Eroe dei nostri tempi"... No, Monicelli non era solo quello delle zingarate... Era anche quello che riusciva a descrivere in maniera magistrale, e senza pleonastiche enfasi, tragedie collettive e tragedie individuali...
Per chiudere, un piccolo ricordo personale. Talvolta il lavoro mi ha portato a Cinecittà, dove andavo a seguire, per conto delle agenzie per le quali ho lavorato, la produzione di filmati pubblicitari. Le case di produzione di films pubblicitari (Aldo Rossi, la Iris Film, la Filmaster, e tante altre) si avvalevano di teatri di posa, attrezzature, tecnici, operai MOLTO specializzati, "affittati" a Cinecittà, ormai sovradimensionata per il cinema classico. Grandi personaggi, che hanno vissuto "from inside" la nascita, lo sviluppo ed il declino del cinema italiano. Cosa dicevano di Monicelli? ma si, diciamolo... perchè lo dicevano con affetto, e con grande rispetto e simpatia. Monicelli era un "rompicoglioni". Un perfezionista. Un pignoletti nelle fasi preparatorie (locations, sceneggiature, movimenti di macchina...), ma poi, quando la macchina era a posto, pronta alla partenza, diventava, per fortuna, più "pigro", e meno rompicoglioni.
Perchè si fidava delle istruzioni che aveva dato, e della capacità degli operatori di eseguire il progetto. E perchè, chicca finale, accettava che a volte la disobbedienza potesse addirittura migliorare il progetto. Questo succedeva spessissimo con un altro mito delle maestranze di Cinecittà: Totò. Raccontavano, con dovizia di particolari, di quella volta che... E giù con l'amarcord, per ore, a raccontare di come spessissimo Totò partiva con la sceneggiatura concordata, ma poi "svariava", e cominciava ad inventare, ad improvvisare, sotto gli occhi di terrorizzate segretarie di produzione... Ma nove volte su dieci Mario Monicelli, il rompicoglioni, faceva un cenno tranquillizzante, e lasciava fare. Poi, alla fine, si incazzava con tutti, ma era solo un gioco della parti... Se Monicelli non faceva rigirare la scena, era l'inequivocabile riconoscimento che "qui comando io, ma in fondo, per errore, avete fatto qualcosa di buono"...
Se ci fosse quell'aldilà in cui non credeva l'ateo Monicelli, sono sicuro che in questi giorni sarebbe seduto davanti alla TV, ad ascoltare le fregnacce che si diranno e si scriveranno su di lui (a cominciare dalle mie...). Non ce ne voglia. Ci ha accompagnati per un lungo tratto della nostra vita, che ha totalmente "sovrapposto" con la sua.
Chissà se è stato un caso che si sia tolto la vita proprio ieri, nell'ora in cui noi del movimento "Contro la Vita" avremmo dovuto sorbirci il pistolotto del Gruppo Folcloristico di Merate con Robbiate... In fondo, una scelta consapevole del momento sarebbe stata come un'ultima, pignolesca scelta di una location. O forse l'ultimo capitolo, l'ultima zingarata di "Amici miei"...Tafanus
I CONTRIBUTI
Lameduck - In morte di Mario Monicelli
El Mundo
L'intervista del 2008 a "El Pais"
The Guardian
The New York Times
La Libre Belgique
Lors de ses dernières apparitions à la télévision, balbutiant et fatigué, il appelait encore les Italiens à combattre Silvio Berlusconi et les étudiants à "se rebeller" contre des coupes dans le budget de la culture : "Vous devez utiliser votre énergie pour subvertir, pour protester, faites-le, vous qui êtes jeunes, moi je n'en ai plus la force." Philippe Ridet [Le Monde]
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