PREMESSA - La realtà ha deciso di ribellarsi alle balle. Umiliata e offesa, si è coalizzata col Fato e ha giurato vendetta. L’imperatore inferocito se la prende con la “stampa criminale”. Ma una sequenza di diaboliche coincidenze lo travolge e lo smentisce. Lo spettacolo è spaventoso.
Cronaca di ieri. L’Associazione nazionale magistrati apre il suo congresso e denuncia il tentativo di ridisegnare i rapporti tra politica e magistratura «alterando le attuali divisioni tra poteri dello Stato». Con un gesto automatico il premier impugna il telecomando e mette in funzione Daniele Capezzone che accusa l’Anm di essere “un partito”. Interviene Renato Schifani per assicurare che i progetti di riforma non hanno mai messo in discussione l’autonomia dei giudici. E qua, ai tempi belli, il cerchio di sarebbe chiuso.
Ma ecco il Fato. In quelle stesse ore si viene a sapere che la procura di Roma ha messo sotto inchiesta altissimi dirigenti dell’Enav e anche la moglie del presidente di Finmeccanica. Il premier - rendendo vano il sacrificio dei suoi corifei - deflagra in una dichiarazione sbalorditiva («Mi auguro che queste indagini portino a nulla… Sarebbe suicida se un Paese procedesse contro chi costituisce la forza del Paese») che è la precisa conferma delle preoccupazioni dei magistrati. C’è qualcosa di grande nel ballista che sbugiarda se stesso.
Luigi Cancrini, su queste pagine, per spiegare alcuni dei comportamenti del premier, li ha attribuiti a una forma di narcisismo esasperato, un disturbo della personalità che può essere superato attraverso un adeguato sostegno e l’aiuto delle persone più vicine. Ma ecco di nuovo la sfortuna. I collaboratori più stretti di Silvio Berlusconi, anziché dirgli di tornare coi piedi per terra, lo rafforzano nelle sua manie. È ancora cronaca di ieri.
Nella seduta del Consiglio dei ministri, Franco Frattini, responsabile della nostra politica estera, denuncia l’esistenza di «strategie dirette a colpire l’immagine dell'Italia». E a dimostrazione dell’assunto cita:
1) «l’attacco a Finmeccanica»
2) «la diffusione ripetuta di immagini sui rifiuti di Napoli o sui crolli di Pompei»,
3) «l’annunciata pubblicazione di rapporti riservati concernenti la politica degli Stati Uniti, con possibili ripercussioni negative anche per l’Italia».
Più tardi - forse resosi conto dell’enormità dell’ipotesi - precisa di non aver parlato di “complotto”. Come se la locuzione «strategia internazionale» fosse qualcosa di meno. Sì, c’è qualcosa di grandioso anche nella smentita che si autosmentisce.
E meno male che il giorno ha solo 24 ore. Perché ieri, sul far della sera, arriva una notizia curiosa. Aol, che è il principale provider internet degli Stati Uniti d’America, in occasione del Giorno del Ringraziamento, ha proposto agli utenti un gioco: la scelta del tacchino al quale non vorrebbero somigliare. Il risultato è stato che accanto a una serie di bizzarri personaggi noti solo negli Usa (a parte il reverendo Jones, quello che voleva bruciare il Corano) è stato scelto Silvio Berlusconi. Il nostro premier si è meritato ben quattro tacchini, che sono le stelle Michelin della dabbenaggine e del ridicolo. E ancora non sono arrivati i documenti di Wikileaks. Per fortuna manca poco a Natale.
(l'Unità - 27/11/10)
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La malattia di Berlusconi: “disturbo narcisistico di personalità” (NPD) - La diagnosi dello psichiatra Luigi Cancrini (l'Unità del 7/11/2010)
Proporre una diagnosi psichiatrica a proposito di una persona che non si conosce direttamente è possibile? È lecito? Quella che presento è la lista dei criteri indicati dal DSM IV, il più importante e riconosciuto dei manuali psichiatrici per la diagnosi di “disturbo narcisistico di personalità” (NPD).
I criteri, dunque, sono nove:
(1) Ha un senso grandioso d'importanza (per esempio esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore anche senza un’adeguata motivazione);
(2) è assorbito da fantasie di illimitati successi, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale;
(3) crede di essere “speciale” e unico;
(4) richiede eccessiva ammirazione;
(5) ha la sensazione che tutto gli sia dovuto: cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative;
(6) sfruttamento interpersonale: cioè, si approfitta degli altri per i propri scopi;
(7) manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri;
(8) è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino;
(9) mostra comportamenti e atteggiamenti arroganti o presuntuosi.
Nel caso, poi, in cui qualcuno non sia d’accordo con me, potrebbe spiegarmene il perché? Evitando, se possibile, gli insulti? Le esperienze infantili che preparano l’hardware del disturbo narcisistico sono collegate regolarmente ad un clima familiare in cui il bambino ha ricevuto una adorazione e un amore disinteressati ma fuori misura in quanto non accompagnati da una sufficiente empatia e da una genuina presentazione dei fatti. Il futuro narcisista non è informato circa i sentimenti e i bisogni distinti dei propri genitori. La lezione è che i genitori vogliono solo apparentemente bearsi dello splendore del soggetto: una lezione che interferisce con il processo di apprendimento del soggetto circa il fatto che gli altri hanno bisogni, punti di vista e desideri loro propri. Il modo in cui questa predisposizione si sviluppa nell’età adulta intorno al “successo” viene bene illustrata, d’altra parte, da una delle studiose più importanti dei disturbi di personalità, Lorna Smith Benjamin: la psicoanalisi sostiene che lo sviluppo del carattere viene fissato in tenera età, in genere nella prima infanzia ma Sullivan già nel 1953 osservò che le prime esperienze interpersonali non sono le uniche a formare il carattere. L’aspetto programmabile (il “software”) dell’NPD si può acquistare anche più avanti.
Le persone ricche e famose sono particolarmente soggette a sviluppare l’NPD da adulte. Quanti ricevono gratificazioni per il successo raggiunto nell’ambito professionale cominciano a pronunciarsi su questioni ben lontane dalla loro sfera particolare! Stelle del cinema e imprenditori di successo si sentono improvvisamente adatti a concorrere per cariche politiche, che dovrebbero, invece, richiedere particolari capacità nell’unire, mobilitare e adempiere le volontà di persone molto diverse fra loro. Le capacità organizzative richieste per il buon governo sembrano non aver nulla a che fare con l’abilità di recitare o di guidare un’impresa. Si badi, tuttavia. Non sono episodi sporadici di successo (e di consenso entusiasta) a far nascere il disturbo, ma è il loro ripetersi. La gente comune può offrire e offrirà adorazione incondizionata, come pure affetto deferente, ai ricchi e famosi. Se si verificano le condizioni adatte, non è mai troppo tardi per sviluppare l’NPD.
Una delle domande più comuni è quella che riguarda il modo in cui le persone che hanno un disturbo di questo tipo ottengono l’ammirazione incondizionata di tante persone. Scriveva in proposito Freud nel 1914:
«Appare molto chiaro che il narcisismo di una persona esercita un certo fascino su quanti hanno rinunciato a parte del loro stesso narcisismo e che sono alla ricerca dell’oggetto d’amore; il fascino del bambino si basa in larga parte sul suo narcisismo, sulla sua autosufficienza e sulla sua inaccessibilità, proprio come il fascino di certi animali che sembrano non curarsi affatto di noi, come i gatti e i grandi predatori. È come se invidiassimo loro la capacità di serbare uno stato di beatitudine, un’inattaccabile posizione di libido, alla quale noi abbiamo da tempo rinunciato».
Carisma, nel tempo dei media, è sempre più questo e non richiede competenze reali sui problemi. È telegenico?, ci chiediamo, invece di chiederci: è davvero preparato e capace? E il più narcisista spesso vince.
Kernberg (1984) parla di come i narcisisti tendono ad essere promiscui in quanto entrano in relazione solo con delle parti del corpo. I problemi sessuali del maschio con NPD possono essere attribuiti, secondo lui, ad un’invidia inconscia e ad una smania di possesso per le donne. Questo genere di maschio desidera sciupare e svalutare le donne. L’autonomia che così spesso lo caratterizza, non è altro che una difesa. Rappresenta una via d’uscita dalla proiezione della propria smania di possesso nei confronti delle donne. Il narcisista di successo reagisce alle contrarietà con la collera, con la denigrazione dell’altro o con la teoria del complotto.
Entra davvero in crisi solo quando quello che accade è irreparabile, come nel caso della morte di una persona cara, della perdita di un legame importante o dall’incontro, inevitabile, con la vecchiaia del corpo. Il movimento depressivo può debordare, in questi casi, dando luogo ad una esasperazione caricaturale dei suoi comportamenti meno riusciti. Il disprezzo per gli altri (le altre), l’aggressività e la rabbia vengono allora in primo piano insieme ad un bisogno maniacale di rifugiarsi nel proprio mondo personale: un mondo in cui trovano posto solo i complici e gli adulatori, quelli che hanno bisogno di lui e che più o meno autenticamente lo ammirano.
Quando le vicende della vita lo portano ad una terapia, invece, quello che si può tentare di fare è di aiutarlo a diventare consapevole della sua potenza distruttiva. La nuova consapevolezza di nutrire dei sentimenti ostili darà luogo a sensi di colpa e ad una depressione costruttiva. Via via che la terapia continua, verrà, poi, fuori una matura considerazione degli altri e dei loro sentimenti. Voler bene a chi sta male vuol dire stargli vicino, sostenerlo, ascoltarlo ma, anche e a tratti soprattutto, confrontarlo sulle cose sbagliate e autodistruttive che fa.
Amico del tossicodipendente da eroina è chi lo confronta per farlo smettere, non chi gli dà i soldi per comprarla. Amico di una persona che ha problemi di dipendenza dal sesso non è chi gli porta in casa le escort e le ragazzine: silenziosamente suggerendogli che lui è il Capo e può fare quello che vuole. Amico è chi, come fanno a volte le mogli, gli dice che sta sbagliando. Che deve smettere. I guasti che un leader patologico può produrre nella struttura o nelle strutture di cui ha il comando o la responsabilità consistono essenzialmente nell’aumento della conflittualità all’interno di tali strutture, nella diminuzione brutale della loro efficienza e nel peggioramento forte della qualità della vita nelle persone che in esse operano. Si tratta di conseguenza ampiamente descritte nella letteratura specialistica.
Nelle organizzazioni in cui il potere è distribuito fra diverse persone o gruppi quello cui si va incontro in questi casi è una mobilitazione delle parti sane del gruppo che spinge per la deposizione e la sostituzione del leader. L’unificazione nelle sue mani di tutti i poteri può diventare in questa fase l’obiettivo primario del leader patologico. L’esito di questa battaglia può arrivare ad essere, in alcuni casi di cui la storia del ventesimo secolo ci ha dato varie dimostrazioni (in Italia e in Germania, in Spagna e in Unione Sovietica) la scelta fra la tirannide o la democrazia. Prof. Luigi Cancrini
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