La rabbia di Vespa, di Vinci, di Infante - La cugina della sventurata quindicenne di Avetrana è accusata d'aver partecipato all'orribile delitto. Possibile che una nuova sensazionale notizia come questa capiti proprio a fine settimana, quando le istruttive trasmissioni televisive di "approfondimento" non vanno in onda? Immagino la rabbia di Bruno Vespa, di Alessio vinci, di Lino Infante. E' vero che così avranno il tempo di prepararne tre o quattro di trasmissioni, con maggiore cura, ma il ferro va battuto quando è caldo. Però a rimediare, a battere il ferro cocente, ci ha pensato La7. Tu quoque, Brute, fili mi! Ieri sera, dopo il Tg, Mentana ha annunciato uno "speciale" con Luca Telese e Luisella Costamagna. Ho immaginato fosse sull'avvenimento più importante della giornata: le centinaia di migliaia di persone alla manifestazione dei metalmeccanici a S.Giovanni. Ed invece no. La notizia sull'arresto della ragazza di Avetrana, era l'avvenimento più importante. Così va il mondo. Questo nostro mondo.
Attilio Doni
La povera Marta s’ingannava: il dolore non proviene da Dio - L'editoriale a pag. 5 del settimanale Tempi, diretto da Luigi Amicone, riporta le parole di Marta Bellavista, morta dopo lunga malattia, all'età di 27 anni, appuntate dal padre al suo capezzale, e lette durante il funerale. Leggo, fra l'altro: "La vita è gioia e dolore ed è così perché l’ha fatta così Gesù, è per questo che dico sì alla mia malattia...Questo succede per grazia...". L'autore dell'articolo, scrive: "Niente da aggiungere e nulla da commentare". Io, in verità, un piccolo commento avrei da farlo. La povera Marta, infatti, s'ingannava. Gesù non ha fatto la vita così. Un'errata interpretazione del Vangelo, ha fatto diffondere la credenza che il dolore degli uomini sia quasi una grazia di Dio. Ma il dolore, la malattia, la morte non possono venire da Dio. Ce lo dicono le Scritture, e lo conferma la ragione. Giovanni Paolo II, nell'Enciclica Evangelium vitae (1, 7), scriveva: "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi...Il Vangelo della vita, risuonato al principio con la creazione dell'uomo a immagine di Dio per un destino di vita piena e perfetta, viene contraddetto dall'esperienza lacerante della morte che entra nel mondo e getta l'ombra del non senso sull'intera esistenza dell'uomo". Del resto, come è possibile attribuire a Dio il dolore immenso dell'umanità, il "non senso", l'ingiustizia, soprattutto, della distribuzione della sofferenza nel mondo? Non significa offenderlo?
Renato Pierri
L’esito del processo canonico è scontato. Natuzza salirà agli onori degli altari. Ma è cristianesimo, questo? Mercoledì sera, 3 novembre, Bruno Vespa ha dedicato la trasmissione alla terza delle sue passioni: miracoli e stimmate. La prima, stando al numero di trasmissioni che vi dedica, è costituita dai fattacci di cronaca nera. La seconda, alla politica. L'altra sera si parlava di Natuzza Evolo. L’immagine che è stata mostrata più di sovente è stata quella piuttosto raccapricciante delle stimmate sul corpo di Natuzza. Tra gli illustri invitati: Luisa Corna e Walter Nudo. C'era poi un vescovo, un giornalista, ed altri, ma, come sempre accade nelle trasmissioni vespine dedicate a temi religiosi, era assolutamente assente una voce cristiana che potesse dimostrare che le stimmate sono teologicamente un assurdo. E' impossibile, infatti, attribuire a Dio un intervento che produca effetti negativi (piaghe dolorose e sanguinolenti) sul corpo delle sue creature. Sarebbe come bestemmiare. La piaghe le producono gli uomini. Ma chi era Natuzza? Era una persona analfabeta che del Vangelo aveva capito assai poco. Analfabeta, ma capace di ricorrere a piccole furbizie: «Io ripeto solo quello che l'angelo mi dice. Ad esempio se una mamma mi chiede: "Di che è morto mio figlio?", e dice questo per provarmi, l'angelo mi risponde: "Lei lo sa già", ed io dico a quella persona: "Voi lo sapete" » (Natuzza Evolo e gli Angeli - don Marcello Stanzione). Oppure furbetto era l'angelo? Ma come descriveva Natuzza gli angeli con i quali aveva tanta familiarità? Diceva che erano "bambini bellissimi, luminosi, sollevati da terra". L'esito del processo canonico è scontato. Natuzza salirà agli onori degli altari. Ma è cristianesimo questo?
Miriam Della Croce
Anche le parole scherzano - Silvio Berlusconi scherza e racconta barzellette infelici e fa battute altrettanto infelici, e qualcuno ride. Ma perché qualcuno ride? Ride per le barzellette infelici e le battute altrettanto infelici di Silvio Berlusconi, oppure ride di Silvio Berlusconi che scherza e racconta barzellette infelici e fa battute altrettanto infelici?
Elisa Merlo
Guardatela bene, guardatela, guardatela. Una buona musica - Per Milo Infante, Lamberto Sposini, Bruno Vespa, Alessio Vinci, omicidi efferati come quello avvenuto diversi mesi or sono ad Avetrana, sono una manna dal cielo, giacché diventano materia per un'infinità di trasmissioni con ascolti da record. Ovviamente questi signori del teleschermo non sono contenti (ci mancherebbe altro, giacché si tratta di galantuomini) quando avviene un disgustoso raccapricciante omicidio, tutt'altro, ne restano addoloratissimi, quasi ci piangono sopra, soprattutto se la vittima è un bambino o un adolescente, e certamente, poiché il solo parlarne li fa patire, farebbero volentieri a meno di dedicare al fatto ore e ore di trasmissioni, ma il loro nobile scopo è duplice: devono aiutare gl'inquirenti, che incespicano nel buio, ad appurare la verità, e poi devono soddisfare il pubblico assetato di notizie dettagliate sull'assassinio. Grazie a Dio, nelle loro preziose trasmissioni usano molto tatto e discrezione. Sono gentiluomini. Ad esempio, in queste dedicate appunto alla vicenda di Avetrana, mentre parlano parlano e formulano mille ipotesi su come possa essere stato perpetrato il delitto e da chi, l'immagine dell'innocente uccisa è proposta ripetutamente, con insistenza, quasi come se fosse un sottofondo musicale. Ecco, sembrano dire, guardatela bene, così minuta, delicata, dallo sguardo dolce, dal sorriso infantile, ignara del suo destino atroce, guardatela bene, guardatela, guardatela, guardatela. Una musica.
Francesca Ribeiro
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