Lunedì 8 novembre ero a Gubbio per un incontro con la popolazione, organizzato dall’’associazione «informatica» Il Gibbo che ruota attorno ad uno straordinario prete, don Angelo Maria Fanucci, uno dei 36 giusti che tengono in piedi la generazione nostra e di cui narra la tradizione giudaica. Abbiamo parlato dell’amore alla Chiesa, di Dio, degli scenari politici, ecclesiali, dei silenzi colpevoli della gerarchia cattolica, delle strategie di potere civile e religioso, delle prospettive che stanno davanti a noi, della urgenza di alzare le nostre coscienze e di opporle con la dignità di uomini e donne liberi, ma anche con il nostro orgoglio di figli liberi di un Dio liberatore come argine alla deriva dell’immoralità politica e religiosa e dell’illegalità parlamentare e governativa.
Nello stesso momento a pochi chilometri di distanza, ad Assisi, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, aprendo i lavori dell’assemblea generale di autunno, ha detto alcune cose esilaranti. A leggere i resoconti del giornali del giorno dopo (9 novembre 2010) si ricava l’impressione che il cardinale abbia soffiato d’un pelo a Fini il ruolo di «staccare la spina» al governicchio Berlusconi: eutanasia attiva di un governo vegetale, nonostante una maggioranza parlamentare da Korea del nord comunista e debosciata. Non ce lo vedo proprio il cardinale Bagnasco che alza la voce e dire le cose semplici, semplici. Lui deve per forza «alludere». Se non allude, non vive. Vive di allusioni che però inevitabilmente diventano illusioni.
Il cardinale allusivo ed elusivo
Cito testualmente: «Nel nostro animo di sacerdoti siamo angustiati per l’Italia che scorgiamo come inceppata nei suoi meccanismi decisionali, mentre il paese appare attonito e guarda disorientato». Il cardinale non ha soluzioni, «salvo un invito sempre più accorato e pressante a cambiare registri, a fare tutti uno scatto in avanti». Povero cocco! Come è patetico l’eminez! Con i suoi colleghi non pare proprio che sia angosciato, visto che da 20 anni lui e i suoi predecessori sono stati sempre zitti davanti alla causa prima e seconda dell’angoscia ed un solo nome: Silvio Berlusconi; ed ha un solo frutto: il berlusconismo che è il virus più malefico che poteva colpire il popolo italiano. A Gubbio ho detto che l’Italia è un paese maledetto da Dio se invece della siccità e della carestia e della peste (robetta da bambini da asilo nido) gli ha mandato il berlusconismo da cui potrà guarire solo dopo una penitenza e una purificazione esteriore ed interiore di almeno 70 anni: gli anni di un giubileo più 20 per buon peso di riserva.
Non ho visto l’angoscia del cardinale quando nella primavera del 2009 il mondo intero era attonito nell’assistere al mercato di prostituzione che viaggiava sugli aerei di Stato per approdare nelle ville del satrapo narcisista che i cardinali invitavano a pranzo (Ruini) o a cene carbonare, complice Vespa (Bertone). Come mai allora l’angoscia cardinalizia non si manifestò, mentre prevalse il torpore degli eminentissimi che diedero ancora sostegno al depravato etico e politico sapendo di fornicare con un essere immondo, irresponsabile, malato mentale e deviato?
Dove erano Bagnasco e la sua angoscia quando il governo faceva atti di devozione clericale e nello stesso tempo emanava leggi contro gli immigrati, colpevoli solo di essere immigrati, cioè figli di Dio, della fame, della sete, della morte e della guerra? Perché i cardinali non imposero al governo di nutrire e dissetare forzatamente gli affamati e gli assetati che la politica miseranda del trio diabolico Bossi/Berlusconi/Fini (quando era ancora della cricca) generava perché alimentava la ricchezza dei pochi e allargava la povertà/miseria dei molti? Perché non ha messo lo stesso impegno e la stessa dedizione profusi per Eluana Englaro e imporre al governo «amico» l’obbligo di dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati? La vita non va difesa «sempre, dalla culla al suo esito naturale»? Vale solo per i bianchi italiani o vale per tutti?
Il cardinale celioso
Il cardinale è in vena di celiare quando invita «tutti a fare uno scatto in avanti». Qui si sente il piglio militare del generale di corpo d’armata davanti alla coorte a testuggine. Dove crede di essere alla corsa dei 500 metri piani? Chi sono «tutti»? Non sa l’eminentissimo che dicendo «tutti» in questo «contesto» di fisichelliana memoria i veri tutti leggeno «nessuno»? Se tutti devono fare un balzo in vanti, vuol dire che nessuno è escluso e quindi che ognuno ha la stessa responsabilità: è la delinquenza della maggioranza: tutti ladri nessun ladro; tutti delinquenti, nessun delinquente; tutti puttanieri, Berlusconi santo con qualche debolezza che basta contestualizzare per assolvere anche senza penitenza (così per non sottrarre tempo agli affari). Diluire, diluire fino a fare scomparire. Perché non dice che è Berlusconi che deve andarsene perché delegittimato, punto?
Il cardinale, spremuto nella sua angoscia, continua: «I cattolici devono partecipare alla vita della società e della politica, esercitando la propria autonomia di coscienza e senza cedere alle lusinghe e a costo di essere scomodi». Sottolineo perché è il vertice del sarcasmo puro. Immagino che il cardinale «per cattolici» non intenda il partito di Casini che è pieno di delinquenti targati con codice a fuoco, mafiosi compresi; e spero che non si riferisca ai cattolici alla Maurizio Lupi del Pdl o del suo compagno di merenda, Formigoni, ambedue di Comunione e Liberazione (per fare solo due nomi tra i più noti) che hanno fatto fortuna con l’illegalità e immoralità di Berlusconi e del suo governo, di cui fanno parte attiva e complice e che continuano a sostenere come se niente fosse.
Il cardinale allupato
Dice Lupi che frequentare minorenni è un fatto privato e che il governo deve essere giudicato per quello che fa. Ora anche il cardinale afono dice che il governo «non fa», anzi «galleggia». Sua eminenza deve spiegare come sia possibile che un cattolico sostenga il governo di Berlusconi che è la negazione «in terminis» non solo della Dottrina sociale della Chiesa, ma anche dei suoi principi non negoziabili come l’onestà, la dignità, la responsabilità di governare un paese, i principi di democrazia che confliggono con l’indegnità di trasformare le sedi ufficiali del governo in lupanari all’aperto, l’uso indegno e colpevole di minorenni per sgranchirsi le stanche membra dopo ore e ore passate a camuffarsi come un ringiovanito sempre vecchio visto che a tutti i costi deve nascondere i suoi 74 anni.
Immagino inoltre che il cardinale non voglia strizzare l’occhio a Fini che come Casini ha usato Berlusconi per impossessarsi del potere, approvando ben 39 leggi immorali e tutte contro il bene comune e tutte a favore della corruttela di Silvio Berlusconi. Spero vivamente che non si riferisca ai cattolicucchi di Rutelli, uno che salta fossi a seconda della convenienza pur di fare il gallo di stagione.
Via, Eminenza! lei è un uomo di mondo e non può pensare che noi possiamo credere alla sua buona fede perché fino ad oggi abbiamo solo la convenienza sua e della sua ditta, non il bene della Nazione e quelli che si dichiarano cattolici e sono al governo sono complici e còrrei in materia di furto, di orge, di immoralità, di criminalità organizzata, di corruzione ai danni dello Stato, di vilipendio delle Istituzioni democratiche, di assalto alla Costituzione e al sistema di garanzie della convivenza civile.
Il cardinale esilarante
Il cardinale raggiunge il massimo del sarcasmo quando dichiara che «I cattolici devono partecipare alla vita della società e della politica, esercitando la propria autonomia di coscienza e senza cedere alle lusinghe e a costo di essere scomodi». Esilarante! Nemmeno Fellini sarebbe riuscito a dire tanto in nulla. Il principio vale anche nei confronti della gerarchia cattolica che in materia di politica e di sociale non ha alcun mandato da parte del Signore Gesù? Come spiega che appena il prof. Prodi ebbe l’ardire di affermare di essere un «cristiano adulto» con una coscienza formata, subito venne la scomunica da parte del suo predecessore Ruini che fece di tutto, lecito e illecito, anche mettere in campo il mafiosetto Mastella per farlo cadere, riuscendoci? Allora non valsero i principi del bene comune, ma gli interessi del progetto politico del cardinale che se ne fece un baffo degli interessi del Paese, ma guardò e perseguì solo quelli della lobby ecclesiastica. Come possono essere «autonomi di coscienza» se devono costantemente rendere ragione al clero di riferimento? Per il cardinale i laici impegnati in politica sono donne e uomini liberi, capaci di agire e scegliere in forza della propria coscienza, oppure sono sempre e solo chierichetti mai cresciuti che hanno bisogno costantemente del biberon ecclesiastico?
Il cardinale sa che non sono tenero con il Pd a cui ascrivo colpe enormi nell’avere permesso con la sua ignavia, le sue intrinseche divisioni, la sua carenza di prospettiva politica e anche ideologica la permanenza al governo di Berlusconi, perché quando poteva dargli il colpo di grazia non lo fece per ignobili interessi di parte e di qualcuno all’interno della parte. Per questo motivo sono abilitato a fare una domanda semplice da prima elementare: «I cristiani che stanno nel Pd o (se esiste ancora qualche barlume), più a sinistra (così per celiare!), sono cristiani con gli stessi diritti e obblighi oppure sono traditori della santa causa di destra? Sono autonomi nella coscienza o l’hanno venduta al diavolo? Sono marchiati di “comunismo indelebile” o sono bravi figlioli con un senso del bene comune, anche se spesso lo dimenticano per strada, non per cattiveria, ma per dabbenaggine?
Il cardinale spregiudicato
Il top della spregiudicatezza cardinalizia però si raggiunge quando il cardinale con piglio dimesso, occhi serrati e muso pronunciato, afferma: «C’è una caduta di qualità ed è necessaria una tensione tra ideali personali, valori oggettivi e la vita vissuta, tra loro profondamente intrecciati». Chiunque legga questa frase e vuole capirne il senso, deve frequentare almeno 18 anni di filologia semantica per arrivare a concludere che non si capisce niente perché dice niente. E’ l’arte sublime ecclesiastica che parla senza dire niente, che usa le parole ineccepibili in analisi logica (soggetto, predicato e complemento), ma insipide e insignificanti e immorali in senso logico. Se noi oggi non sapessimo alcunché della malattia ossessiva di Berlusconi, vecchio bavoso che nonostante l’asportazione della prostata, a forza di iniezioni e forse di droghe, vuole dimostrare di essere ancora virile, anzi di più, capace di fare sesso (più virtuale che reale) con minorenni e prostitute a pagamento perché il seduttore deve pagare per illudersi, noi non capiremo a cosa si riferisce il cardinale.
Il presidente del consiglio, sempre pronto ad inginocchiarsi davanti ad ogni sottana rossa (rosso pallido o cardinalizio) o bianca purché complice, frequenta minorenni, fa sesso con loro, interviene in questura abusando del suo potere, dice il falso in atto pubblico, corrompe, collude, sporca, infanga, distrugge, odia … e il cardinale come chiama tutto questo sfascio? Tranquilli, ragazzi, è solo «una caduta di qualità»; sì, come un paio di scarpe che non sono venute bene perché il pezzo di pelle era di qualità scadente: succede nella vita a tutti, prima o poi. Bravo, eminez! Questa trovata della caduta di qualità bisogna scriverla negli annali del Guinness dei Primati perché fa «pendant» con «il contesto» di fisichelliana memoria. La decadenza morale, la maledizione del berlusconismo che ha ucciso il tessuto antropologico del nostro popolo, il puttaneggiamento costante, la ricchezza sfrenata e ostentata ("mi vogliuono mandare a casa, ma avendo 8 ville non saprei quale scegliere"), la stessa ricchezza arraffata con il furto alla collettività frodando il fisco, manovrando con il riciclaggio di denaro mafioso, di prostituzione e di mercato di stupefacenti, diventano «ideali personali» che il Berlusconi può perseguire tranquillamente, purché li metta in tensione con «i valori oggettivi e la vita vissuta»? Eminenza, ma cosa dice? Dove vive? Chi le ha dato la patente?
La prima (e unica) volta del cardinale
Spero che qualcuno che più di me vuole bene al cardinale, glielo dica prima che sia troppo tardi: fare i gargarismi con le parole è un peccato che la storia non perdonerà facilmente e, sono certo, nemmeno Dio. Insegna San Gregorio Magno: «Un discorso imprudente trascina nell’errore, così un silenzio inopportuno lasacia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore degli uomini, non osano dire apertamente ciò che è giusto» (Gregorio Magno, Regola pastorale, Lib 2,4; PL 77,30).
Possiamo giocare come meglio ci pare, ma non accettiamo che un cardinale ci tratti da imbecilli che non sanno leggere e scrivere. Pretendiamo rispetto e non gargarismi con acqua rancida. Se andare con una o due minorenni è una «caduta di qualità» per recuperare questa benedetta qualità e mantenere la tensione cosa bisogna fare? Forse fare una tratta di minorenni dall’est e dall’ovest? Dieci minorenni tutte insieme nel letto di Putin sono sufficienti a garantire la qualità di classe? L’attacco costante, ossessivo alle istituzioni democratiche non sono di competenza della spiritualità di un popolo che chi governa deve servire e non manipolare? Difendere gli istituti di democrazia non dovrebbe essere un dovere anche dei vescovi che vivono la storia e il tempo e la fatica del loro popolo? Oppure visto che il papato è un monarchia assoluta, si preferisce un satrapo anche se debosciato, anche se immorale, anche se delinquente alla democrazia e alla libertà di cosicenza?
L’unica volta che il cardinale Bagnasco ha pronunciato il nome «impronunciabile» di Silvio Berlusconi lo si deve a Tartaglia, il povero malato mentale che per distrarsi dalla malattia fece volteggiare un piccolo duomo di Milano che tra una mossa e l’altra è andato a sbattere contro una faccia finta carica di tre chili di cemento a presa rapida che corrispondeva alla faccia da duomo di Silvio Berlusconi. Nel consiglio della Cei successivo, il primo dopo il fatto, il cardinale Bagnasco espresse la sua solidarietà «al presidente del consiglio Silvio Berlusconi per il vile attacco proditorio». Non una parola per il povero malato mentale Tartaglia che, considerato il «contesto» suo personale intendeva fare un’opera buona per il bene del paese intero. Prima e dopo piombò il silenzio.
Prima, per tutti gli scandali della primavera ed estate scorse, dalla prima minorenne, Noemi da Casoria, e fino alla prostitute nelle residenze ufficiali del governo. Poi, che è oggi: davanti allo sfascio dello Stato, al tentativo abbastanza riuscito di dissolvere i principi fondamentali e non negoziabili della democrazia e della coesione della nazione, silenzio. Dai vescovi e dal Vaticano solo parole vacue, aeree, diluite, annacquate, stratosferiche, inutili, e poiché non sono evangeliche sono immorali, perché, a rigore di analisi linguistica, nessuno può in coscienza affermare che quelle parole sono rivolte al comportamento indecente del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Lui infatti nega che siano parole rivolte a lui, anche se è capace, eccome se lo è, di negare di essere figlio di sua madre.
I cattolici, guardiani della sua immoralità costitutiva, dicono infatti che il presidente della Cei parlava «per tutti» non per Berlusconi in particolare. Il cardinale è servito. Io credo che il cardinale, dopo un consulto con il Vaticano e Fisichella, complemento improprio, è riuscito a dire quelle tre parole con sofferenza perché la caduta di Berlusconi mette in forse alleanze e interessi che valgono più di ogni morale e interesse superiore. Penso che il cardinale abbia belato a malincuore. Stia tranquillo, l’Eminenza, perché anche il governo che verrà dopo sarà un governo devoto e pio, zelante e bacia pantofole pontificie. Accendere cero grande a p. Pio, please!
SMS - La politica "dietro il cespuglio"
Parola autentica del Bossi, padre della Trota: «Io sto dietro il cespuglio». Potrebbe essere la definizione dell’intera maggioranza e del governo: «stanno tutti dietro il cespuglio», in mancanza di «luoghi» deputati alla bisogna, soccorre anche un cespuglio. E’ la foto dell’Italia. Il presidente «ghe pensi mi» e il leghista «ci vuole la quadra» hanno portato l’Italia là dove sono sempre stati: dietro il cespuglio. A fare? Lo lascio immaginare a voi!
Paolo Farinella, prete
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