Parentopoli: Alemanno al capolinea, anche se finge di non saperlo
Reati e colpevoli li accerterà la Procura, ma la posizione del sindaco si va configurando come un autogol politico micidiale. Il racconto - o la narrazione, per usare un termine in voga - di Gianni Alemanno per Roma è finito. Si è concluso nel peggiore dei modi, e verso un inevitabile, infelice epilogo si sta avviando il suo autore, quali che siano le decisioni che assumerà nelle prossime ore o nei prossimi giorni.
Le prime risposte arrivate dall’inquilino del Campidoglio di fronte alla devastazione di immagine provocata dalle notizie sul saccheggio di posti pubblici compiuto da uomini a lui riconducibili sono, se possibile, peggiori delle notizie stesse. Reati e colpevoli li accerterà la Procura che ha aperto i relativi fascicoli di inchiesta. Ma la posizione del sindaco si va configurando come un autogol politico micidiale. Dopo i primi balbettii e le foto che smascheravano goffe dimenticanze, Alemanno ha annunciato ieri in conferenza stampa l’istituzione di una commissione che stabilisca le regole per le assunzioni nelle società controllate e imponga un codice etico ai membri dell’amministrazione; ha aggiunto che se saranno accertate sue responsabilità pagherà (...ma cos'è, un'ammissione che finora le più grandi aziende laziali, a capitale pubblico, facevano assunzioni "senza regole"? NdR).
Ma è già troppo tardi per tutto. E il precipizio nel quale il primo cittadino e la sua amministrazione sono finiti rischia di inghiottire la destra romana e laziale e, in una prospettiva non lontana, anche i futuristi e Gianfranco Fini, che per primo tentò la scalata al Campidoglio nel 1993, candidandosi (e perdendo, incassando però lo sdoganamento nazionale del Msi) contro Rutelli, sconfitto da Alemanno nel 2008. Che la preoccupazione per le conseguenze sia presente in Fli lo dimostra il lungo ed accorato articolo di Flavia Perina sul Secolo d’Italia.
La direttrice dello storico giornale della destra invita il vecchio compagno (o “camerata”) di militanza a «mettere mano a una nuova giunta che dia segnali chiari di discontinuità». Il tentativo è scoperto e persino comprensibile: gettare via l’acqua sporca accreditando Alemanno come il bambino da salvare. «Un grande progetto di cambiamento non può finire per una cubista o una fidanzata», scrive Perina, che rispolvera toni da destra sociale, quando parla di «uomo nuovo, capace di suscitare la speranza delle borgate e non solo dei salotti veltroniani».
In realtà quel progetto non è mai decollato, la Roma di oggi è peggiore di quella di ieri e la patetica contabilità delle irregolarità proposta da Alemanno per sminuire la gravità dei fatti invece di assumerne la responsabilità politica dà la misura dell’inadeguatezza del sindaco che non ha amministrato la capitale. Forse anche perché sperava di sostituirsi a Berlusconi.
SOCIAL
Follow @Tafanus