In risposta alla lettera di don Paolo Farinella, "Aboliamo il Natale", ricevo questo scritto da Marco Cicchelli, e in allegato la lettera sul Natale di don Mimmo Battaglia, del "Centro Calabrese di Solidarietà". Pubblico anche lo scritto di don Mimmo che, come quello di Paolo Farinella, offre materia di riflessione... Tafanus
Caro Tafano,
Mi chiamo Marco Cicchelli e abito a Gubbio, sicuramente un bel posto per festeggiare il Natale ..... già, ma quale Natale?
Stiamo allestendo il presepe con le mie due figliole, tutte ansiose che arrivi il Natale: io che cerco di dare loro una chiave di lettura più spirituale e loro in attesa del regalo .... ma sono ragazzine, chi può condannarle?
Ho letto l'articolo di Don Paolo Farinella che come sempre è puntuale e rigoroso, ma la mia domanda è: perchè abolire il Natale? riportiamolo al suo valore originario. E pensando a ciò mi sono ricordato di una bella lettera letta su La Repubblica qualche anno fa: la lettera scritta da Don Mimmo Battaglia, sacerdote in Calabria che presiede il "Centro Calabrese di Solidarietà". Ti mando il testo integrale poi tu fanne quello che vuoi, inseriscilo nel sito, pubblicalo, leggilo, strappalo.....
Comunque continua il tuo lavoro, ti seguo da qualche mese e ormai è un appuntamento quotidiano.
Marco Cicchelli
IL RISVEGLIO DEL PASTORE
Anche quest’anno, risvegliato dal mio sonno nello scatolone di cartone, accanto agli altri miei compagni ed amici, ho sentito rinascere la meraviglia per il mondo che mi si costruiva intorno: la giovane donna disposta a donarsi a Dio e alla storia, il suo compagno falegname, paziente, fedele, aperto all’irrazionalità di sogni più grandi di lui, il piccolo Dio che piange lacrime di freddo e di fame. E poi la stella in cammino, i canti degli angeli, la notte che si risveglia, la gente, la natura.
Ma qualcosa di nuovo nasceva in me, un pensiero mi si insinuava nella mente: è tutto straordinario qui, ma cosa c’è attorno, fuori da quest’angolo di meraviglia? Questo tarlo penetrava sempre più a fondo nella mia testa, ma senza spegnere l’incanto, ed è stato con grande difficoltà che ho deciso di andare via, con difficoltà ma con un insopprimibile bisogno di capire, di vedere.
Fuori dal presepe di legno, fuori dalle case e dalle chiese, sono andato in strada, nei posti che non conoscevo, a misurare il mio stupore su altri scenari, su strade diverse, in altre notti… Abbiamo colto l’essenziale perché eravamo poveri, come lo sono ancora oggi, la maggior parte dei vostri fratelli di questo mondo e di questo tempo.
“Natale della crisi economica”! mi viene quasi da sorridere. L’economia non ha nulla a che vedere con il mio Natale. E nemmeno le vostre strade colorate di luci, i vostri panettoni, i vostri regali. Io non ho niente da darvi, nulla da dare a nessuno, non avevo nulla nemmeno quella notte di tanti anni fa: solo il mio stupore, il mio incanto, il mio silenzio, il mio esserci. Solo la speranza che il mio nulla fosse scritto in una storia infinita.
Il mio Natale uguale a quello di molti di voi oggi, bambini nelle baraccopoli dell’Africa, dell’America del Sud, pensionato nelle case accanto alle vostre senza soldi per una bolletta o per le medicine, immigrati su una nave in fuga dalla disperazione, giovani donne in un carcere a combattere con la propria storia.
Loro come me non hanno regali da portare o canzoni ad intonare. Cercano solo l’essenziale, una risposta, il senso, forse l’incanto…
don Mimmo Battaglia
...Eduardo De Filippo, la forza di un Genio...
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