ATTENZIONE! Questo è un blog dedicato alla politica pornografica, o alla pornografia politica! Aprire con cautela!
lun | mar | mer | gio | ven | sab | dom |
---|---|---|---|---|---|---|
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | |
7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 |
14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 |
21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 |
28 | 29 | 30 | 31 |
« novembre 2010 | Principale | gennaio 2011 »
Scritto il 06 dicembre 2010 alle 15:01 nella Politica | Permalink | Commenti (3)
Reblog
(0)
|
| |
...avremmo potuto stupirvi con effetti speciali.. per esempio titolando "Noi l'avevamo detto", e linkando alcune decine di nostri posts di un anno fa, a dimostrazione dell'assunto.... Abbiamo rinunciato, non solo perchè sarebbe stata una cosa antipatica ed inelegante, Abbiamo utilitaristicamente scelto di far cantare la messa da Requiem a chi il Popolo Viola aveva linkato, promosso, sostenuto, pompato, sopravvalutato: il "Fatto Quotidiano", che ancora oggi, nel cantare la messa in suffragio del PV, non rinuncia, come si fa col "caro estinto", ad esaltare post mortem qualità che il defunto non ha mai avuto in vita. Per esempio riprendendo la fola del movimento "nato dal basso", ampiamente smontata per acta, già dal novembre 2009, da questo blog. Oppure moltiplicando per tre volte e mezza le cifre di partecipazione dell'anno scorso fornite dalla questura, o per due volte e mezza le cifre della Reuter...
Peccati veniali... comprensibili debolezze umane. Ma non è il caso di infierire. Non possiamo pretendere che i "talent scouts" del PV formato 2005 possano, all'improvviso, confessare che un anno fa avevano scambiato dei ronzini per dei purosangue. Diamo ai talent scouts il tempo di metabolizzare l'errore, e intanto incassiamo l'articolo odierno di Federico Mello sul [Fatto Quotidiano], con la stessa malcelata soddisfazione con la quale avevamo già incassato la discesa dal carro di MicroMega, un paio di mesi fa. Cavallo che perde, si cambia... Tafanus
La triste parabola del popolo viola
Un anno fa in piazza San Giovanni a Roma arrivarono 300mila persone (sic). Era il No B. Day, il primo, lanciato all’indomani della bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale.
La richiesta del No Berlusconi Day al governo era chiara: dimissioni. Organizzandosi su Internet, e in particolare su Facebook, semplici cittadini, militanti della sinistra e dei partiti, riempirono Roma del colore viola. Fu una battaglia vinta su più fronti: l’autorganizzazione dal basso senza mezzi economici (sic!); la voglia di essere in piazza contro il governo in un periodo in cui Berlusconi era fortissimo; la scelta stessa del viola che si rivelò vincente: diventò un collante tra persone di età, provenienza geografica e credo politico diverso.
Oggi, 365 giorni dopo, cosa rimane di quell’onda viola? A guardare la “convention” che si è celebrata ieri a Roma per il primo anniversario della manifestazione, rimane molto poco – e quel poco che rimane è molto poco stimolante.
Al Teatro Vittoria, nel cuore del quartiere Testaccio, si sono ritrovati un centinaio di militanti. Ma se sul palco del No B. Day i politici non furono fatti salire – il “mattatore” della giornata fu Salvatore Borsellino – un anno dopo, la convention è tutta per loro, i politici (e molti di questi, con rispetto parlando, non solo sono già visti e stravisti nel panorama nazionale, ma anche in aperta contraddizione gli uni con gli altri).
Al netto di Di Pietro e di Vendola che sono intervenuti via Webcam, e al netto di un ottimo intervento di Beppe Giulietti, il palco di oggi è stato tutto per Marco Ferrando del Partito Comunista dei lavoratori; Angelo Bonelli dei Verdi; Marco Staderini dei Radicali; Oliviero Diliberto del Pdci; Vincenzo Vita del Pd. Si è fatto vedere anche Marco Pannella che ha cazzeggiato tutto il tempo senza spiegare se i suoi radicali sono davvero intenzionati – come ventilato nei giorni scorsi – a votare la fiducia al morente governo Berlusconi. La platea non ha fatto mancare applausi ad ognuno, al diavolo e all’acqua santa, al comunista e al liberista (...quando si dice avere le idee chiare... NdR)
Da sottolineare, infine, come in apertura della mattinata, i viola abbiamo presentato un sondaggio Ipr Marketing sulla loro composizione intera: intorno a questo benedetto sondaggio è ruotata tutta la convention, tutte le domande ai relatori. La fiducia di questo movimento spontaneo in un banale sondaggio, con tanto di slide e torte, come nessun partito politico oggi si sognerebbe di fare, appare un ulteriore segnale di confusione e di mancanza di idee.
Il teatro Vittoria, oggi, ci consegna una proposta viola che appare una poltiglia, anzi, una polpetta, un polpettone non in grado di esprimere né idee né visioni politiche autonome, né tanto meno di farsi bandiera dell’innovazione e di numerose istanze del paese (a cominciare da quelle dei giovani e degli universitari).
In tanti, compreso chi scrive, credono che Internet sia una strumento straordinario per diffondere conoscenza e informazione (e wikileaks lo dimostra). Ma forse è stata eccessiva – e faccio anche un mea culpa – la fiducia cieca in uno strumento reticolare e orizzontale per creare un’alternativa e una politica credibile (...alla buonora...)
Se il protagonismo dei troll vieni trasferito di sana pianta dai siti web ai teatri; se non ci sono spazi per il confronto democratico sulla base di regole comuni; se non ci sono luoghi e riti ufficiali di dibattito e deliberazione, il risultato finale rischia di essere la poltiglia, appunto, il polpettone.
Dovremmo forse capire come usare al meglio Internet per migliorare la politica, non per appiattirla e annacquarla fino a distruggerla. Siamo ancora in tempo per rifletterci. E il contributo generoso dei viola può essere una prima esperienza, ormai al capolinea, per capire gli inevitabili errori commessi e ripartire su basi più solide.
Federico Mello
Scritto il 06 dicembre 2010 alle 10:00 nella Politica | Permalink | Commenti (7)
Reblog
(0)
|
| |
...buon inizio di settimana... e non perdetevi questa chicca sonora...
Lo Zecchino d'Oro degli amanti della vita: ...il tormentone degli antiabortisti: in studio Daniela Santanché, Gnazzzio La Russa, Pierluigi Castagnetti, Mastella, un intonatissimo Bondi e tanti altri...
Scritto il 06 dicembre 2010 alle 08:00 | Permalink | Commenti (27)
Reblog
(0)
|
| |
Un gruppo di collaboratori di alto livello tecnico. Una rete di informatori. Una tattica: colpire e fuggire. E un solo obiettivo: pubblicare tutti gli archivi segreti. Ecco chi ha aiutato Assange a lanciare il suo attacco al potere
(di Stefania Maurizi - l'Espresso)
Il programma della nuova rivoluzione è semplice: "Li fottiamo tutti: renderemo il mondo trasparente, lo cambieremo". Anarchia in chiave cibernetica, proclamata nel 2007 da Julian Assange e dai suoi pirati in una mail interna del gruppo. Allora nessuno poteva immaginare quanta potenza si stesse già accumulando nei suoi computer: "Abbiamo documenti su una mezza dozzina di ministeri stranieri, su decine di partiti politici e consolati, sulla Banca Mondiale, sulle sezioni delle Nazioni Unite ... Non siamo riusciti ancora a leggere neppure un decimo dei file che abbiamo. Abbiamo smesso di immagazzinarli quando siamo arrivati a un terabyte (mille miliardi di byte, ndr.)".
Per tre anni quel forziere di informazioni si è ingigantito mese dopo mese, affidato a una squadra di sostenitori che ha custodito il tesoro proteggendolo dalle incursioni del governo americano e dei colossi privati: una rete di persone senza nome e senza volto che raccolgono i dati e sono il vero motore di Wikileaks. Il capo è lui, Assange, a cui tutti sono devoti. Anche se come in tutte le storie di pirati, anche in questo equipaggio serpeggiano rancori e invidie. Che fino ad ora non sono riusciti a rendere meno agguerriti gli abbordaggi.
Loro colpiscono e spariscono. Hanno adattato alla Rete i classici della guerriglia, mescolando la lezione di Sun Tsu a quella di Che Guevara. Trasformano la forza del nemico nella loro: sfruttano la potenza delle banche dati centrali che garantiscono il controllo planetario e se ne impadroniscono per mettere in crisi quello stesso sistema di potere. Poi dopo ogni imboscata, con ondate di documenti lanciati in tutto il mondo, la banda si disperde tornando a essere invisibile. Hanno studiato una chat protetta da un sistema di cifratura che li unisce e li raduna, per comunicare senza rischi. L'unico punto debole sono i contatti con l'esterno, le relazioni con il pool di giornali che garantisce la diffusione mondiale delle notizie.
Questa falla viene colmata con metodi tradizionali: telefonate fatte di monosillabi con il divieto di pronunciare nomi; schede dei cellulari che cambiano in continuazione, con prefissi di nazioni esotiche; inseguimenti in stile spy story attraverso l'Europa. L'ultima volta che "L'espresso" li ha incontrati, poche settimane prima che si aprisse la diga di rivelazioni sull'Iraq, ha dovuto accettare una trafila che sembrava uscita dal copione di Jason Bourne, l'agente creato da Robert Ludlum che combatte da solo contro i servizi segreti. Dopo avere atteso invano per ore, ormai convinti che tutto fosse saltato, Assange si è materializzato a notte fonda con una telefonata dalla hall dell'albergo: "Sono Julian, scendi". Fuori c'è un tempo da lupi e lui sembra un fantasma: la pioggia gli ha impastato i capelli, dandogli un'aria terribilmente stanca. Avrà perso una decina di chili dal giugno scorso, quando nell'aula Anna Politkovskaja del Parlamento europeo difese pubblicamente la scelta di diffondere le immagini dei giornalisti iracheni uccisi da un elicottero americano: il primo scoop che li ha resi famosi. Appare distrutto ma appena si siede davanti a una tazza di tè bollente e attacca a parlare, torna a essere il visionario che punta a cambiare un mondo che non gli piace.
Non crede nei compromessi. La sua idea di libertà di informazione è un concetto totale, senza filtri né condizionamenti: "Ogni giorno gli archivi dei grandi giornali del mondo, come il "Guardian", vengono sventrati", ha raccontato nel suo intervento a Bruxelles, spiegando come gli articoli vengano cancellati anche dagli archivi dei quotidiani anglosassoni sotto varie pressioni. Non aggiunge altro, ma la sua visione è chiarissima: vuole pubblicare l'impubblicabile, sconfiggendo ogni forma di censura, legale e illegale. E lui e la sua banda sono riusciti a farlo, alzando sempre di più il tiro: hanno scardinato il database delle guerre americane in Iraq e Afghanistan, ora stanno mettendo a nudo il Dipartimento di Stato.
Del suo universo si sa pochissimo. Molti gli somigliano: conducono vite randagie, senza preoccuparsi dei soldi, mangiando e vestendo come capita. Qualcuno ha il look antagonista dello squatter, altri la trasandatezza dei nerds smanettoni, tutti condividono la stessa concezione libertaria di Internet. Spesso hanno capacità tecniche di altissimo livello, contese dalle aziende e che loro mettono invece a disposizione della causa, inventando software per proteggere Wikileaks. Ci sono matematici, crittografi, hackers di grande talento, come lo stesso Assange, che a nemmeno vent'anni sguazzava nelle Reti del complesso militare-industriale statunitense, intrufolandosi nell'Us Air Force, nei sistemi della Lochkeed Martin in Texas, nel laboratorio nucleare Lawrence Livermore, nella Nasa, nel gigante dell'acciaio Alcoa e delle telecomunicazioni Bell. Ma i colpi più clamorosi non sembrano frutto di incursioni telematiche, quanto di donazioni: dvd, cd e chiavette colme di files consegnate a Wikileaks.
Impossibile fermare questo flusso che alimenta il carniere dei pirati: uno dei più grandi esperti di sicurezza informatica del mondo, Bruce Schneier, spiega a "L'espresso": "Ogni giorno sulle reti del Pentagono lavorano milioni di persone, che hanno accesso legittimo alle informazioni riservate e il Pentagono, per andare avanti, si deve per forza fidare di loro. Fino a quando ci saranno segreti e persone che hanno accesso legittimo ad essi, ci saranno fughe che arriveranno a Wikileaks".
I numeri confermano il teorema di Schneier: secondo il "New York Times" sono più di 1.200 le agenzie governative americane che lavorano a programmi di intelligence e di sicurezza nazionale, 1.900 quelle private e 854 mila le persone che hanno accesso a notizie top secret. Ma perché queste talpe corrono rischi altissimi per collaborare con Assange? Kristinn Hraffnson, il portavoce di Wikileaks è chiaro: "Mi piace credere che dentro queste organizzazioni ci siano comunque persone perbene, che sono disilluse e che ritengono che l'unica cosa giusta sia far uscire fuori la verità e farla arrivare all'unica entità che è legittimata a conoscerla: l'opinione pubblica". E loro, prosegue, sono riusciti sempre a proteggere i trafugatori: "A oggi, Wikileaks non ha perso una sola fonte". Il soldato americano arrestato in Kuwait sarebbe stato tradito dalla sua ingenuità, confidando in una chat di avere trafugato files segreti: anche in quel caso, le mura di Wikileaks non hanno avuto crepe.
Kristinn è l'unico altro nome noto dell'organizzazione, il resto della schiera resta top secret. Reporter islandese, fisico vichingo, memoria infallibile, è andato sul campo in Iraq per verificare il video dell'elicottero killer. Da due mesi ha preso il posto di Daniel Schmitt, cognome falso per tutelare la vera identità del tedesco Daniel Domscheit-Berg che aveva affiancato il fondatore per tutta la prima parte del cammino. Poi a settembre il divorzio, il primo in un gruppo monolitico. Il giovane tedesco ha detto a "Der Spiegel" di essersene andato in contrasto con Assange e di non essere l'unico "scissionista": "Si comporta come un padre-padrone". Assange invece ha spiegato che nel gruppo c'erano riserve su Daniel, soprattutto dopo la pubblicazione su un altro sito pirata, Cryptome, di informazioni anonime e infamanti provenienti dall'interno di Wikileaks.
Tra i fedelissimi è stato questo divorzio a creare turbolenze maggiori, mentre l'accusa svedese di stupro è stata accolta con amarezza per il comportamento oscillante delle autorità di Stoccolma. Assange è stato informato del mandato di arresto proprio durante l'incontro con "L'espresso": il suo avvocato lo ha contattato su uno dei cinque cellulari che attacca, stacca e manipola continuamente. "Vogliono interrogarmi? Sono stato sei settimane in Svezia, potevano sentirmi quando volevano, perché non l'hanno fatto?". Assange vive sapendo di essere un bersaglio, ma vuole battere gli avversari in velocità: più lo criticano, più la sua banda accumula informazioni scottanti. E presto, annuncia, si passerà dai segreti dei governi a quelli delle grandi banche.
Scritto il 05 dicembre 2010 alle 17:30 nella Media | Permalink | Commenti (1)
Reblog
(0)
|
| |
Vi siete chiesti da dove arrivano le informazioni pubblicate da WikiLeaks che stanno creando il pandemonio generale? Adesso vi do qualche indizio…
Cominciamo ad analizzare i dati che giungono copiosi dal sito WikiLeaks: notiamo che in termini statistici, i leaks relativi ai paesi sono per il 3,4% circa argomenti legati alla repubblica popolare Cinese. I leaks relativi alla Cina sono finora considerati riservati in termini di titolazione per più della metà dei casi, elemento che non si nota in alcun paese cui si fa riferimento, mentre identicamente si nascondono alcuni nomi di riferimento nelle informative.
La stragrande maggioranza delle informazioni, escluse quelle provenienti dalla sede di Beijing, si arrestano ad agosto del 2010, ma la massa maggiore di dati sembrerebbe concentrarsi nel periodo gennaio-inizio aprile 2010.
Altri strane coincidenze si riscontrano sulle ripetute presenze segnalate in Cina del fondatore di Wikileaks Julian Assange, a partire dal 10 gennaio 2010, e fino al 4 aprile 2010.
Il giorno 8 aprile 2010, esattamente alle 03.38 ora di Washington, i server mondiali impazziscono e scaricano migliaia di terabyte sui provider cinesi di China Telecom (vedi [Corriere.it] oppure [oneadsl.it]).
Immediatamente dopo le prime pubblicazioni si evidenzia un aspetto non secondario: il New York Times il giorno 28.11 dichiara che il sito Wikileaks avrebbe pubblicato file che attribuiscono al governo cinese l’attacco a Google sferrato nel periodo che va da dicembre 2009 a gennaio 2010 (vedi [downloadblog.it]. Di questi file non vi è però traccia fra i documenti pubblicati.
In ultimo, svariati codici UNICODE interni ad alcuni files, guarda caso, si riferiscono ad ideogrammi in mandarino… leggere per esempio questo interessante [file PDF], che tratta di codici Formosa Speech Database (ForSDat), utilizzati peraltro spesso per la traslitterazione in mandarino.
Se due fatti sono un indizio e tre diventano una prova, tentiamo di capire come un signore nato nel 1971, senza apparenti risorse economiche, e senza appoggi politici, possa assicurarsi l’accesso a server DAVVERO critici da violare, e soprattutto utilizzanti tecnologie di interscambio dati criptate con logiche altamente complesse.
La possibilità di hackerare un sistema di interscambio simile è unanimemente ritenuta risibile: resta il fatto che non solo i dati sono stati scaricati dalla rete, ma anche acquisiti, decodificati ed infine pubblicati da un sito che fino a pochi mesi fa valeva un decimo del tafanus. Tenete conto che un giochino del genere non solo costa tempo, ma anche che gli esperti di decodifica ed hackering sono fra i professionisti più pagati del pianeta.
Ora, facciamoci una domandina facile facile: alzi la mano chi crede che la sostanziale evidenza dello strapotere degli Stati Uniti nei rapporti diplomatici (ivi compresi comportamenti assolutamente gravi dal punto di vista dei legami fra potenze, quali per esempio lo spionaggio dei plenipotenziari dell’ONU) non avvantaggi chi ad oggi viene emarginato per chiare violazioni dei diritti civili, in particolare per quanto concerne la libertà della rete e la possibilità di controllo della stessa.
Giusto per la cronaca, oggi il NYT riporta che la maggioranza degli americani sarebbe favorevole ad un controllo da parte del governo della rete. Obama si suiciderà direttamente mantenendo la liberta completa del web (jester permettendo, vedi [Huffington Post]) o sarà costretto a bloccare almeno in parte il sistema bruciandosi l’elettorato?
Ai posteri l’ardua sentenza… A pensar male si fa peccato, però di solito si indovina…”
Axel
Scritto il 05 dicembre 2010 alle 13:00 nella Media , Politica | Permalink | Commenti (7)
Reblog
(0)
|
| |
Come primo atto ufficiale, abolirei il Natale, ormai festa frescona per residuati umani: non ha nulla di cristiano, ed è tutto un inganno. La corsa al regalo poi è una vera falsità, nello stile berlusconista: tutti fanno finta di fare regali, ma tutti odiano «quel» regalo natalizio che tutti si sentono obbligati a fare, anche se tutti vorrebbero abolirlo, ma nessuno se la sente. Voglio un WikiLeaks per il regalo di natale che pubblichi i pensieri nascosti di chi va a comprare il regalo per questo, per quello, a quello non si può non farlo, ma come si fa, loro ce lo hanno fatto e dobbiamo ricambiare … et meraviglie simili fino al 24 dicembre. Al pomeriggio del 25 si tira un sospiro di sollievo: è finita anche quest’anno.
PROPOSTA - Gli adulti seri, quelli che non hanno paura di destabilizzare l’Italia che ormai peggio di così non può andare, facciamo una scelta di dignità, e diciamo a tutti gli adulti che quest’anno non facciamo regali a Natale? Perché non deve essere possibile? Abbiamo paura di deludere qualcuno? Lasciamo stare i bambini da parte per un momento e fategli pure il regalo, ma gli adulti, per favore, se vogliamo combattere Berlusconi, dobbiamo essere veri, altrimenti siamo falsi come lui che è la bugia personificata. Non facciamo finta di essere felici (abbracci e baci), mentre dentro quel regalo lo faremmo volare nella stratosfera.
Iniziamo ad essere coerenti e facciamo regali quando essi sono segni del cuore, esprimono un sentimento, muovono emozioni, non abbiamo parole sufficienti per dire l’amore, la riconoscenza, la gratitudine. «Questo» regalo può e deve essere fatto, ma non a Natale, che è il giorno più falso dell’anno; in qualsiasi altro giorno, quando nessuno sbircia e nessuno si aspetta qualcosa perché il regalo del cuore è una sorpresa d’amore, non un dovere obbligato. Se riuscissimo a farlo capire anche ai bambini! Che festa! Che educazione. Attenti! Non dico che dovete fare beneficienza con quello che risparmiate, ma che si cambi mente, testa, cuore e stile di vita. La vera carità che possiamo fare al mondo è di essere noi stessi veri e coerenti, liberi e autentici.
La violenza sessuale? di "lieve entità": praticamente, una violenzina...
Notate bene questi nomi e segnateli nel vostro taccuino: sen. Maurizio Gasparri (Pdl), sen. Gaetano Quagliariello (Pdl), sen. Filippo Berselli (Pdl), sen. Roberto Centaro (Pdl), sen. Federico Bricolo (Lega Nord), sen. Sandro Mazzatorta (Lega Nord) e sen. Sergio Divina (Lega Nord) hanno immesso di nascosto nella legge sulle intercettazioni l’emendamento n. 1.707 «Violenza sessuale di lieve entità» nei confronti di minori con la conseguenza che chi è colto in flagranza, ma si capisce al volo che è la violenza sessuale sul minore è «di lieve entità» non scatta l’arresto immediato. E ti pareva! Sono salvi i preti pedofili, è salvo preventivamente il presidente del consiglio che di minori se ne intende, sono salvi tutti i delinquenti depravati che violano i bambini. Io penso che sia un regalo ulteriore di attenzione al Vaticano: vedete che pensiamo all’immagine dei vostri preti? Non li mandiamo nemmeno in carcere!
Non sapevo che la violenza sessuale potesse pesarsi a chilo; ma ora basta guardare la faccia dei firmatari per rendersi conto che la specie umana sta regredendo in contro evoluzione. Se in parlamento siedono uomini così (da notare: sono tutti uomini e nessuna donna del Pdl o della Lega hanno detto «Boh!») come possiamo volere una democrazia decente, anche al ribasso?
Il merito della scoperta va al Pd che una volta tanto, si è messo a leggere le carte. Ora tutti negano e giurano che le loro intenzioni erano pulite come le loro unte facce di tolla. Tanto per sgranchirsi le idee:
Chi ha votato questa gente non dovrebbe come minimo buttarsi giù da solo dalla mole Antonelliana di Torino? Sono pronto a dare una mano. Beh... voglio strafare, anche due.
Mario Monicelli si è suicidato a 95 anni, buttandosi giù da una finestra di ospedale.
Spero che adesso non inizi il teatro delle opposte fazioni, e sul povero uomo si stabilizzi per settimane la vivisezione delle ragioni del pro e del contro. Spero che in questa Italia discreditata, possa almeno una volta, davanti alla morte, qualunque essa sia, ergersi solenne e maestoso il SILENZIO!
Paolo Farinella, prete
Scritto il 05 dicembre 2010 alle 13:00 nella Politica | Permalink | Commenti (5)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 05 dicembre 2010 alle 08:00 | Permalink | Commenti (5)
Reblog
(0)
|
| |
E' uscito finalmente il sito dei rottamatori, che era dato per funzionante già un mese fa. Si chiama Prossima Fermata Italia (quando si dice la modestia...) Ed è uscito anche il Vocabolario di Firenze", tanto atteso, che racchiude la summa del pensiero emerso dalla "tre giorni" della Leopolda, organizzata dai rottamatori Matteo Renzi e "Pippo" Giuseppe Civati.
Riporto integralmente questo fantastico documento, che racconta meglio di ogni possibile "ragggionamendo" quanto tutti i populisti si rassomiglino. Idee alle quali proprio non si può dire di no, tantissime; raccordo di queste fantastiche idee con concetti noiosi quali "Fattibilità", "Copertura Finanziaria"? prossimo allo zero assoluto.
IL VOCABOLARIO DI FIRENZE
Il Vocabolario è l'elenco dei temi e delle nostre proposte per la Prossima Italia. Ogni voce è il risultato della sintesi di quanto discusso nel corso dei nostri incontri, ed è organizzata secondo lo schema "una parola, uno slogan, una proposta, un'azione, un interprete"
ACQUA - Bene comune, dei comuni e dei cittadini
Ogni sistema territoriale e i Comuni in particolare devono decidere con quali modalità gestire l’acqua, attraverso un percorso di partecipazione dei cittadini. Le società che gestiscono il servizio idrico non debbono essere scalate, né si può trasformare l’acqua in un business, per nessuno. L’acqua del sindaco va promossa tra i cittadini in tutto il territorio nazionale.
AMMORTIZZATORI SOCIALI - Trattamenti uniformi e garantiti, non favori
Nell’attesa di una più ampia riforma, si dovrebbe avviare la progressiva eliminazione della CIG straordinaria e in deroga, ormai largamente abusata. Spesso, la sua concessione finisce col dipendere dal grado di pressione socio-politica che l’impresa riesce ad esercitare nei confronti delle Istituzioni, piuttosto che da una valutazione oggettiva del suo stato di crisi. Meglio, allora, uniformare i criteri di concessione sulla base di parametri predefiniti, con meccanismi autorizzativi il più possibile automatici, estesi a tutte le tipologie di impresa. Con i risparmi eventualmente conseguiti si può sperimentare l’attivazione di un reddito minimo per fasce di popolazione attiva (donne, giovani inoccupati), che costituisca facilitazione e incentivo per un loro ingresso nel mercato del lavoro. Proposta da concertare subito con le parti sociali. (...spunta immediatamente, nei commenti, la solita richiesta del "reddito minimo garantito". Applausi delle folle. Indicazioni circa la copertura: non pervenute - NdR)
ASTENSIONE - Anche chi non vota conta
Il numero dei parlamentari eletti dipende dalla reale partecipazione dei cittadini. Se il numero previsto con un’affluenza dell’80% è 500 parlamentari, in presenza di una diminuzione di partecipanti al voto, diminuiscono anche gli eletti, in proporzione dell’affluenza del territorio che li esprime (...ma va??? e c'era bisogno della Leopolda? NdR)
BENE COMUNE - L’Italia siamo noi
L’idea di bene comune come cornice dell’azione politica della nuova Italia che verrà. La difesa e la promozione del bene comune, inteso come quell’insieme di risorse materiali e immateriali, esauribili e cognitive, sono alla base del nuovo patto sociale che deve essere scritto per il prossimo futuro. Parlare di bene comune è parlare di rispetto, solidarietà, condivisione, crescita: significa riconoscere l’ontologica ed insostituibile necessità di questi beni per tutti, e il loro non essere proprietà esclusiva di nessuno. Energia, acqua, terra, ma anche conoscenza, saperi, lavoro, strutture di comunicazione (il web). Ripartire dall’idea di bene comune per tracciare i binari della “nuova” politica significa arricchire le battaglie politiche e sociali di una dimensione culturale, capace di catalizzare le differenti individualità e identità collettive intorno ad un progetto di attualizzazione e reinvenzione delle pratiche di opposizione e dei processi di definizione delle alternative (...aiuto...)
CONCORSI - Talenti non parenti
È severamente vietato assumere parenti nella Pubblica Amministrazione. Il nepotismo all’italiana si deve rovesciare nel suo contrario (...parenti di chi? NESSUNO che abbia un parente nella Pubblica Amministrazione può entrare nella PA? Chi ha un parente professore a Chioggia può fare il postino a Canicattì?)
CONSUMO DI SUOLO - Una volta qui sarà tutta campagna
In ogni comune si privilegino il recupero e il già edificato, evitando il consumo di suolo e strutturando un percorso di compensazione ecologica. Si utilizzi la formula della . Si chieda un vero federalismo demaniale, in cui si passi dalle caserme alle case, in una gamma di soluzioni che consentano di offrire la casa per tutti. Si neghi l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente (...aiuto! passiamo dalle "caserme" - immagino i palazzoni - alle "case" - immagino ridenti villette a schiera - risparmiando il suolo? Neanche Adriano Celentano...)
COSTO - Ce la possiamo fare da soli
Superamento dell’attuale regime dei rimborsi elettorali, con eliminazione di alcune anomalie. Nessun rimborso ulteriore se la legislatura termina anticipatamente (come invece ora sta accadendo con i rimborsi del 2006, che saranno percepiti dalle forze politiche fino al 2011, anche quelle forze politiche che non ci sono più). Attualmente, solo una minima parte del finanziamento ai partiti è volontario, anche per la scarsa fiducia nei confronti dei partiti. Nella Terza Repubblica, però, i partiti dovranno dimostrare di essere progressivamente capaci di fare da soli, ridimensionando il rimborso elettorale e rendendo pubblici e leggibili i propri bilanci. Chi si candida, si impegni solennemente a seguire questa regola (...qualche idea anche su come "dimostrare" la capacità futura di farcela? Qualche idea sul fatto che la politica sarà così riservata solo a Berlusconi e a Paperon de' Paperoni? Che bisogno c'è, per i candidati, di "impegnarsi", se c'è già una legge da rispettare?...)
CREDITO PUBBLICO - Dalla parte dei promettenti e non dei conoscenti
Si deve dare credito a chi lo merita. La retorica contro il debito serve solo a strangolare energie e a perpetrare un paese in cui può investire solo chi ha soldi o conoscenze. Dobbiamo premiare le competenze con un credito davvero accessibile: mettiamo la burocrazia al servizio di iniziativa e capacità, e cambiamo la giustizia civile. Se questo paese avesse la giustizia civile del Lussemburgo, i mutui costerebbero l’1% in meno all’anno: mille euro risparmiati a famiglia. Poi, lasciamo operare le banche e il mercato del credito: se liberiamo le giuste energie, la crescita del paese si finanzia da sola. Facciamo un’impresa in 30 giorni. Dovunque governiamo noi (...noi chi? con quali strumenti? leggi che cambiano ad ogni cinta daziaria??? Grillo, dove sei?...)
DEBITO PUBBLICO - Il futuro comincia oggi
Non c’è futuro molto diverso dal presente se non si liberano progressivamente le risorse assorbite dal debito pubblico e dalla spesa per i relativi interessi, che tornerà a crescere non appena i tassi risaliranno dai bassi valori imposti dalla crisi. E gli italiani dovranno continuare a risparmiare per garantire la tenuta contabile di un sistema che mantiene tutti (famiglie, imprese, Stato, e anche le banche) in condizione di stallo. Diminuire il debito si deve; quando la proposta della Commissione Europea per il nuovo Patto di Stabilità e di Crescita diventerà operativa, dovremo in ogni caso essere pronti a farlo. Cominciamo con le politiche strutturali: una revisione profonda della spesa dello Stato, che elimini le sacche storiche di spesa inefficiente, incrostatesi nel tempo. E con un programma credibile e sostenibile di rientro dal debito. Chiedere che si faccia fin dalla prossima finanziaria (...grande idea! ridurre il debito "si deve"! e noi che pensavamo che osse un optional! e qualche indicazione sul "come" e "a spese di chi" no?...)
DEMOCRAZIA - Il popolo, non i leader
Le primarie come unico strumento di selezione per le candidature alle elezioni politiche ed amministrative. In particolare, le primarie sono necessarie per scegliere i candidati al Parlamento, a maggior ragione in regime di Porcellum (...a maggior ragione?...) I candidati a responsabilità di partito non devono essere eletti su indicazione dei dirigenti in carica ma votati dagli iscritti sulla base di autocandidature (...col Porcellum?...)
EQUITA' - Sono le regole che fanno il mercato
Le regole non possono essere utilizzate per garantire interessi consolidati i cui portatori sono esentati dal confrontarsi sul mercato. È quello che succede in Italia con l’esercizio delle professioni, largamente sotto il controllo degli Ordini: che, naturalmente, si autotutelano, regolando la quantità di nuovi ingressi, con meccanismi di selezione lunghi, costosi e di dubbia efficacia. Il risultato è il blocco pressoché totale di ogni ascensore sociale. L’impossibilità per tanti giovani meritevoli di spendersi in posizioni chiave per lo sviluppo del paese. L’assenza di incentivi a migliorare le prestazioni professionali che si avrebbe in regime di concorrenza. Chiedere di completare subito la liberalizzazione delle società di professionisti.
ETERNITA' - Non per sempre: tre mandati, poi mandati a casa
Rispetto dello Statuto del Pd, del buon senso e di un’idea della politica che abbia il ricambio tra le sue corde. Ricambio non solo e non tanto generazionale, ma di responsabilità. Vale per il Parlamento, per gli incarichi amministrativi e di partito. Divieto di accumulo delle cariche, anche a livello di partito, non solo delle istituzioni (...grandioso! Grillo docet... iniziamo fra poco da Civati, che compie il terzo mandato? Ma si!!! basta vedere le grandi prove dei Lupi, delle Gelmini... "ggiovane è bbello"...)
FISCO - Dall’immobile al mobile, per crescere
Come evitare a questo paese di diventare un villaggio vacanze e tornare ad essere un luogo per chi vuole fare? Mettiamo il fisco al servizio del paese, invece che il paese al servizio del fisco, favorendo le energie represse senza gravare sul debito pubblico. Ogni euro in meno da tasse sui fattori produttivi – i lavoratori e le imprese – viene da tasse sul patrimonio immobiliare. Questo paese tassa meno gli immobili e i grandi patrimoni di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti Tutto a saldo zero: per chi produce, da chi aspetta. Immobile appunto. Partiamo dalla prossima finanziaria (grande idea! cosa tassiamo, la prima e unica abitazione di chi ci sta ancora pagando un mutuo? Ma c'era già questa cosa... si chiamava ICI...)
IMPRESE - Piccolo è sempre meno bello
Oltre il 90% delle imprese italiane ha meno di dieci dipendenti. Nell’era della globalizzazione avanzata, questo è nanismo. Queste imprese stanno soffrendo molto per la crisi internazionale, per la stagnazione della domanda interna, per le crescenti difficoltà di accesso al credito. L’altro 10%, invece, ha cominciato a riprendersi: e più sono grandi, migliori sono le performance. Allora, basta incentivi a protezione della piccola dimensione delle imprese: sostegno solo a chi investe per crescere, innovare, associarsi. Superando anche il mito del distretto, ormai logorato dalla pressione di una competizione internazionale sempre più vasta. Proposta da concertare subito con le parti sociali (...mi sembra un'idea grandiosa! diamo una bella mazzata a ciò che ha tenuto in piedi l'Italia - la PMI, i distretti - e diamo tutto a ENI, ENEL, Impregilo... senza dimenticare l'ENAV e la Finmeccanica, per piacere...)
ITALIANI - Sì al diritto di suolo, perché l’Italia del futuro è già cominciata
Oggi, in Italia, risiedono 5 milioni di immigrati regolari, ma l’integrazione di italiani e stranieri e la formazione di una nuova (multi)cultura sono ancora lontani. Se vogliamo che la società del futuro non sia formata da isole separate, ma sia coesa in un’armoniosa convivenza, dobbiamo iniziare – da subito – a progettare la cittadinanza del futuro: la nostra. E dobbiamo farlo insieme, Italiani e stranieri, come se già oggi fossimo il futuro che abbiamo in mente. Cittadinanza ai nati in Italia e dopo cinque anni a tutti coloro che ne facciano richiesta, stabilendo un tempo preciso nel quale questa cittadinanza debba essere concessa o rifiutata. Promozione di una campagna di informazione sui dati reali e di una mobilitazione nazionale contro tutte le forme di discriminazione e di razzismo. Spostare la competenza del rilascio dei titoli di soggiorno agli enti locali e non alle questure e riduzione dei tempi di rilascio come (dovrebbe essere) previsto dalla legge. Se si vuole ‘integrare’, come si sente ripetere ogni minuto, bisogna mettere tutti nelle condizioni di farlo, senza perdere tempo. (...gestione dei permessi di soggiorno al sindaco di Adro, a quello di Ponteranica e a quello di Treviso?... Certo, le cose migliorerebbero di colpo. Amico, queste cose le deve regolare una legge nazionale, non un eventuale sindaco scemo. O no?...)
LAVORO - Lavoro incerto, sussidio certo
La dualità del nostro mercato del lavoro si fonda sull’incertezza a cui sono soggetti molti dei lavoratori di questo paese. Incertezza sulla durata del rapporto di lavoro, incertezza sul valore della formazione aziendale e, infine, incertezza sull’assegno di disoccupazione che si riceve quando si perde il lavoro. Bisogna ridurre questa incertezza con un percorso chiaro e unico di entrata nel mercato del lavoro e offrire un assegno di disoccupazione al lavoratore temporaneamente disoccupato. Per un tempo limitato, ma per tutti. Così forse la flessibilità farà anche rima con libertà. Facciamo dei fondi integrativi regionali per la disoccupazione. Dovunque governiamo noi (...se vi cresce del tempo, parliamo anche di coperture, di quantum, di durata?...)
LEALTA’ - Non prendiamoci in giro
La concorrenza sleale non è solo quella con chi produce all’estero. La concorrenza sleale avviene anche tra vicini di casa. Il lavoro nero, oltretutto, richiama immigrazione, alla ricerca di manodopera a basso costo, senza diritti e sicurezza. Non ronde, quindi, ma un battaglione di ispettori del lavoro e un protocollo condiviso con la Guardia di Finanza. Un’aggravante in questo senso per chi ‘assume’ manodopera straniera in nero potrebbe disincentivare questo fenomeno. Presentazione di una proposta di legge in questo senso alle Camere.
MERITO E RICAMBIO - Primarie non primari
Nell’assegnazione degli incarichi la priorità è per chi è in possesso di capacità e competenze specifiche. Si deve inoltre sempre garantire una equa rappresentatività a tutti i livelli di donne, di giovani e di migranti. Applicazione di standard di valutazione sull’operato di eletti e nominati ad incarichi pubblici. Pubblicità dei redditi, con i criteri adottati per poter lavorare alla Casa Bianca (...non ci diresti chi nomina i valiutatori?...)
PARTECIPAZIONE - L’efficienza è democratica
Nel XXI secolo e in un Paese economicamente e socialmente avanzato, il superamento del conflitto tra capitale e lavoro non si può tradurre con: “il capitale comanda e il lavoro si contenti di mantenere il posto”. Si può, invece, chiamare il lavoro a condividere responsabilità e rischio di gestione, in vista di un consolidamento della posizione lavorativa e di una redditività futura. Perché, ad esempio, invece di abbassare i salari e aumentare i tempi di lavoro, non si chiede ai lavoratori un investimento in tempo di lavoro anticipato in vista di una partecipazione pro quota alla profittabilità prevista? Le forme partecipative sperimentate sono ormai tante, in USA come in Germania, cioè nei salotti buoni dell’economia di mercato: entriamo anche noi nel club. Proposta da concertare subito con le parti sociali (di quali USA parli? di quelli che abbattono la popolarità di Obama reo di aver varato la riforma sanitaria? o di quelli che hanno messo in ginocchio se stessi e il mondo con la più grande crisi finanziaria dal 1929, grazie alla speculazione tollerata e incentivata? o di quella dell'industria dell'auto, che ha ridotto fin oltre il 50% i salari?... No, grazie!)
RICCHEZZA, NON RENDITE - Incoraggiamo il rischio, scoraggiamo la speculazione
Attraverso il mercato finanziario si finanziano le imprese. Lasciamo dunque invariata l’attuale aliquota sui capital gains di chi compra titoli sul mercato primario, quello cioè dove si finanzia il capitale produttivo delle imprese. Aumentiamo invece l’aliquota, portandola al 20% vigente nel resto d’Europa, sui capital gains di chi compra e vende titoli sul mercato secondario, dove si generano solo rendite finanziarie. Chiedere che si faccia subito.
SOBRIETA’ - Più casti, meno casta
Metà parlamentari a metà prezzo, perché un onorevole guadagni come un amministratore (il sindaco di Firenze attualmente percepisce uno stipendio che è un terzo di quello dei parlamentari). Profonda revisione del sistema pensionistico per i parlamentari, a cominciare dalla prossima legislatura. Chi si candida, si impegni solennemente a seguire questa regola (...questa non l'avevo mai sentita prima,,, non che sia sbagliata... semplicemente non c'era bisogno di stare tre giorni alla Leopolda... E perchè mai chi si candida dovrebbe "impegnarsi" a fare qualcosa che è determinato per legge? Oppure ognuno si fissa da solo il suo stipendiuccio? scusa, ma oggi sono lento di comprendonio...)
TRASPARENZA E ONESTA’ - Il mio nome è mai più.
I condannati per reati gravi e/o di corruzione, concussione o d’abuso di posizione pubblica non devono avere più accesso a incarichi pubblici. Ogni eletto o rappresentante politico e istituzionale presenta annualmente il proprio stato patrimoniale alla commissione di garanzia che verifica l’inesistenza di conflitti d’interessi. Per evitare che il controllato nomini il controllore ogni organizzazione politica e sociale si dota di organismi di controllo amministrativo e ispettivo, esterni, autonomi e mai indicati dagli organi esecutivi. L’aspirante candidato parlamentare deve dichiarare in quale misura, se eletto, intende proseguire con il proprio impegno professionale e, in ogni caso, non può esercitare nessuna altra attività nel tempo previsto per l’impegno parlamentare. Negli enti o società gestite dal pubblico vanno nominati esperti e non politici (...caspita! giustissima, l'incandidabilità dei pregiudicati, ma la sento da quarant'anni... Qual'è l'innovazione ggiovanile? e ancora: chi valuta se uno è un esperto o un politico? Veronesi è un esperto o un politico? e Stanca?, e Ignazio Marino?. Chi nomina i valutatori? Vedi com'è complessa la vita, appena si esce dalla Leopolda?)
UNIONE CIVILE, UNIONE EUROPEA - Modello tedesco o modello francese?
L’importante è che l’Italia si doti di una legislazione di standard europeo per le coppie di fatto (...fantastico! questa è proprio una degna chiusura col botto! Queste si che sono proposte concrete e dettagliate! Grillo starà crepando per l'invidia! NdR)
P.S.: se avrò tempo e voglia, farò l'elenco degli attuali parlamentari che riescono ad essere delle autentiche nullità pur essendo ggiovani, e con meno di tre legislature sulle spalle. A cominciare dalla Gelmini... Tafanus
Scritto il 04 dicembre 2010 alle 16:00 nella Politica | Permalink | Commenti (7)
Reblog
(0)
|
| |
Ringrazio tutti quelli che si sono offerti di dare una mano nelle traduzioni dei files più significativi fra quelli concernenti l'Italia. Oggi Wikileaks ha pubblicato altri 16 files, ma nessuno di questi concerne l'Italia. A coloro che si sono offerti di dare una mano per la traduzione dei files sull'Italia più significativi, fornisco queste informazioni pratiche:
-a) Invio i paragrafi da tradurre su un file word. Le traduzioni devono essere inserite, in rosso, sotto ogni singolo paragrafo. Nessuna formattazione è richiesta, tranne questa, penserò io ad uniformare poi il documento. Dovrà essermi spedito l'intero documento word, con i paragrafi originari in inglese, e gli inserti in italiano.
-b) finora ho spedito un file a Francesca Martin, ed uno a Lorenzo Bellavita. Domani e dopodomani invierò un file ad Elena, ed uno a Vinz.
-c) i files li sto inviando in ordine cronologico inverso rispetto alla data dei documenti, mentre io sto partendo dall'alto. In caso di dubbi su come procedere, date uno sguardo al documento wikileaks scaricabile dal tafanus.
Grazie a tutti, e buon week-end. Tafanus
Scritto il 04 dicembre 2010 alle 13:13 nella Media , Politica | Permalink | Commenti (9)
Reblog
(0)
|
| |
Le nostre primarie, a quota 2500 votanti: cosa cambia
Rispetto a "quota 2000 votanti", le differenze di rilievo sono le seguenti:
Scritto il 04 dicembre 2010 alle 08:00 | Permalink | Commenti (19)
Reblog
(0)
|
| |
Da oggi, col nuovo URL di Wikileaks, ho pensato di raccogliere TUTTI I FILES riguardanti l'Italia, in versione INTEGRALE, man mano che Wikileaks li pubblicherà sul nuovo indirizzo. Se tutti i maggiori bloggers facessero così, per i censori di tutto il mondo sarebbe opera cretina ed inutile cercare di fermare il fiume con un dito.
Ho trasferito i files in formato word, in modo che possano essere fatte ricerche, all'interno del dossier, per nomi. Il dossier potete aprirlo e scaricarlo dal Tafanus (cliccando sul logo Wikileaks sulla colonna laterale, gruppo "FILES", o su questo post)
Finora sul nuovo sito Wikileaks ha ripubblicato 667 files sui 251.287 che ha a disposizione. Aggiornerò questo documento ogni 24/48 ore. Grazie per l'attenzione. Tafanus
Scritto il 03 dicembre 2010 alle 15:15 nella Media | Permalink | Commenti (36)
Reblog
(0)
|
| |
(AGI) - Roma, 3 dic. - I telespettatori italiani guardano sempre meno i Tg. Lo rivela il 44° Rapporto del Censis sulla "Situazione sociale del Paese - 2010"
"Arrivano i Mostri" - Chi ha massacrato l'informazione in Italia
Il confronto dei dati di ascolto dei telegiornali serali nazionali tra settembre 2009 e giugno 2010 evidenzia un calo da 18.333.000 a 14.968.000 telespettatori, con una perdita di audience superiore a 3 milioni (3.365.000 per l'esattezza). A perdere pubblico sono stati principalmente il Tg1 e il Tg5, con circa un milione di telespettatori in meno rispetto a una anno fa.
Il confronto settembre 2009-settembre 2010 e' altrettanto inesorabile: il Tg1 perde il 3,3% di share e 441.000 telespettatori; anche peggio va al Tg5, che registra una media del 21,1% di share e 4.601.000 telespettatori, arretrando di 5 punti di share e di 813.000 telespettatori. Il Censis cita l'Agcom, secondo cui nel mese di settembre Tg1 e Tg5 hanno concesso molti piu' minuti al Pdl rispetto al'opposizione (il Tg1 il 35,8% del tempo totale contro il 17,3% al Pd, con un'ora e mezza di differenza; il Tg5 il 30,7% contro il 23%, con una differenza di 37 minuti).
Il dato delle reti ammiraglie fa si' che il pendolo dell'informazione si sia inclinato molto più da una parte che dall'altra. Il Censis riporta anche i dati del Tg4 (2 ore in piu' al Pdl: il 58,6% del tempo contro l'11,8% al Pd) e del Tg3 (21% del tempo al Pd e il 27 al Pdl con quasi un'ora di differenza tra i due a favore del Pdl [...]
Una differenza ancora piu' marcata si e' determinata sulle reti Mediaset, con 5 ore e 48 minuti per il Pdl (il 40,5% dei minuti totali) e 2 ore e 38 minuti a favore del Pd (il 18,5%), con un divario di oltre 3 ore. "Lo sbilanciamento nello spazio concesso alle notizie di una parte piuttosto che dell'altra", scrive il Censis, "puo' aver provocato il distacco di una porzione di ascoltatori" [...]
P.S.: l'equivalenza fra censura e idiozia non vale solo per l'Italia. E' di stamattina la notizia che il sito wikileaks.org è stato attaccato e reso irraggiunfgibile (si dice ad opera di hackersa "vicini" al Governo USA). Fermare la rete è altrettanto idiota che tentare di fermare ubo tsunami col colino del latte. Il sito è riapparso in poche ore sotto wikileaks.ch ... E provare, almeno per una volta, ad essere intelligenti? Tafanus
Nuovo indirizzo: [www.wikileaks.ch]
Scritto il 03 dicembre 2010 alle 12:17 nella Media , Politica | Permalink | Commenti (5)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 03 dicembre 2010 alle 08:00 | Permalink | Commenti (13)
Reblog
(0)
|
| |
-1) Silvio Berlusconi, tra una minorenne e una sniffata ha detto: «Invito tutti a senso di responsabilità, sobrietà, rispetto dei nostri militanti e dei nostri elettori che non approvano personalismi ed esibizionismi». Ha detto proprio così: «responsabilità, sobrietà e esibizionismi». In una mano aveva una bottiglia di vodka, in una aveva l’accappatoio e nell’altra il cerone e il mascara pronto-uso.
-) Sentenzia Solone, presidente del consiglio di una piantagione di banane chiamata Italietta: «C’è una strategia per colpire l’Italia» e si riferisce ai documenti dell’ambasciata romana degli Usa che lo definiscono «vanitoso, incapace, festaiolo e affarista» e amico di campioni di democrazia come Gheddafi e Putin. L’ambasciata è stata molto tenera a non sbilanciarsi, ma il vuoto pieno di nulla, mentre visita Gheddafi sentenzia: «Complotto!» Poverino, ancora Bondi non gli ha detto che il nome in codice della strategia è «Berlusconi», nome puramente di fantasia inventato dagli Americani. Quando lo saprà chiamerà la Carfagna perché chiami la Mussolini che chiami la Santanché, facciano un consulto da «vajasse» (come si definiscono nel partito dell’amore) e diano garanzia che la femminilità austera e aggraziata siede davanti allo stratega. Nota del cerimoniere: la seduta è aperta.
-3) Più cauta la reazione di Gianni Letta. «Se questi sono i costumi dell’epoca in cui viviamo c’è da restare atterriti e sconfortati»... e il nobiluomo del papa prosegue imperterrito, senza nemmeno accorgersi che gli manca la sintassi della logica e della morale: «La coincidenza ha voluto che questa cerimonia [consegna dei premi del Coni] che ci invita a leggere cose belle, pulite, utili, avvenisse nel giorno in cui i giornali squadernano una quantità di presunti segreti che riguardano l’universo mondo e anche il nostro paese. Queste cose inducono allo sconforto e allo sconcerto perché se questi sono i costumi della vita politica c’è da essere atterriti» (la Repubblica del 29-11-2010). O è ubriaco, o l’hanno drogato a Guantanamo e poi l’hanno rispedito al Coni: «se questi sono i costumi in cui viviamo», dice lui che apre e chiude le porte alle minorenni che entrano ed escono dalla cene pulite e signorili del capo bastardo e capo-puttaniere. Parla di costumi in cui viviamo lui che ha fatto avere contratti a parentucci suoi anche all’Aquila; lui che è il fulcro di ogni nefandezza del governo, che firma ogni atto di governo e di corruzione, che è al centro della compravendita di senatori e deputati per mantenere la flebo al governo almeno fino al 15 di dicembre; lui che è peggio del suo padrone.
-4) Al peggio non c’è fine. L’Osservatore Romano, il giornale del papa, in riferimento ai documenti pubblicati da Wikileaks non ha altro da commentare che le seguenti nobili parole da conservare per un epitaffio tombale: "le pubblicazioni non sembrano in grado di modificare sostanzialmente i rapporti tra gli Usa e le diverse diplomazie mondiali". Tutto qui. Nulla di nulla. E dire che si presenta come il giornale della verità, quello che pubblica l’enciclica sulla verità, quello cioè che peggio di un giornale pornografico dice solo menzogne. La menzogna non è dire la bugia, ma manipolare la verità così lievemente (v. l’avverbio di modo «sostanzialmente») da impedire che sia riconosciuta. Non una parola sul giudizio americano sul presidente del consiglio: «vanitoso, incapace, affarista e festaiolo». Non una riflessione sulla figura che l’Italia fa coram mundo perché gli italioti hanno mandato al governo un pazzo malato che si gonfia da solo perché è il vuoto pneumatico per definizione. Ancora una volta, il messaggio che arriva dal Vaticano è: non inferiamo sul governo perché ci torna utile: alla faccia la morale, alla peppa l’etica, all’inferno la verità. W il papa, W la banana repubblichina.
-5) I documenti di Wikileaks dimostrano solo che la diplomazia è un bluff , una facciata dietro la quale si nasconde il nulla. Noi ridevamo dei palazzi di Ceausescu che avevano sontuose facciate di cartone e dietro il nulla, come in un set cinematografico; la diplomazia mondiale è peggio, perché tutti lo sanno e tutti fanno finta di non saperlo, perché tutti recitano e mentono. Sotto il vestito niente. Sono questi qua che governano il mondo; costoro non sanno nemmeno dire apertamente quello che pensano e credono di potere governare con la finzione: sfido io che il mondo va in crisi, che l’economia va rotoli, che la disoccupazione aumenta a vista d’occhio, che il precariato è lo stato permanente di un coma civile, perché costoro passano il tempo a fare i «vanitosi e i finti seri». E’ meglio mandarli nella monnezza di Napoli: tanto tonnellata più tonnellata meno non fa differenza.
-6) Il PD non cresce, anzi diminuisce: a forza di dimagrire da solo, quando sarà anoressico, si dividerà ancora di più perché Fioroni e gli ex Margherita non vedono l’ora di ricongiungersi carnalmente con Rutelli, Montezemolo e Fini: erano quelli contro le ammucchiate e anche le coppie di fatto. Dio li perdoni, se può!
Paolo Farinella, prete
Scritto il 02 dicembre 2010 alle 16:00 nella Berlusconi | Permalink | Commenti (6)
Reblog
(0)
|
| |
A che serve discutere di aria fritta davanti alle macerie? Anni fa si sentiva dire “lasciatelo fare” e vedrete: oggi possiamo tirare qualche conclusione.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo ottenuto che una pivella di trentacinque anni, laureata in legge a Brescia e abilitata a Reggio Calabria, sfiduciata con un voto unanime e bipartisan come presidente del consiglio comunale di Desenzano del Garda per «manifesta incapacità» e con un’esperienza parlamentare di ben due anni, arrivasse a far il ministro.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo distrutto la scuola, l’università e la ricerca pubblica, mentre abbiamo rifornito dei diplomifici privati di scarsissima qualità e di anche minore autorevolezza mondiale.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo incrementato il debito pubblico da 1.663.353 a 1.838.000 milioni di euro, scendendo da 1.571.870 a 1.534.544 milioni di euro di prodotto interno lordo, come dire che siamo passati a spendere per la gestione dello stato dal 105,82% di quello che fatturiamo al 119,77%, con un incremento di 14 punti del disavanzo e il 10,5 punti della spesa: in compenso in questi due anni caliamo del 2,4% in termini di PIL dove gli altri invece (vedi Germania) crescono di almeno un punto percentuale.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo ridotto del 70% le sovvenzioni al ministero dei Beni Cul-turali, garantendo però almeno 1,4 milioni di euro al film “Goddbye Mama” della notissima star internazionale Michelle Bonev (all’anagrafe Dragomira) ma dimenticandosi della manutenzione ordinaria del sito archeologico di Pompei, con i risultati che vediamo.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo ottenuto uno sberleffo internazionale quali elettori di un “…narcisista incapace dedito a festini selvaggi… inaffidabile e bugiardo…”.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo mantenuto una “bad company” chiamata Alitalia che ci costa indicativamente 5 miliardi di euro e 9600 esuberi vendendo la compagnia di bandiera a un manipolo di indagati per turbativa d’asta in luogo di cederla ad Air France (la più grande compagnia al mondo) che l’avrebbe pagata 2,7 miliardi di euro e si sarebbe tenuta tutti i dipendenti. Air France che già oggi ne ha acquisito il 25% spendendo esattamente un decimo della somma precedente e pagandola ai suddetti “capitani coraggiosi”.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo speso finora circa 5 miliardi di euro per la ricostruzione de L’Aquila, che è ancora chiusa ai suoi cittadini. In compenso abbiamo garantito a Bertolaso (ed alla cricca) una serie di fantastici trattamenti gratuiti in sfavillanti centri benessere…
“Lasciandolo fare” - Abbiamo garantito la sostanziale impunità a chiunque abbia rubato a qualunque titolo, poiché le spese correnti per le forze dell’ordine sono state diminuite del 27% all’anno con il notevole risultato di lasciare le volanti a secco. Tutte ovviamente, tranne quelle delle scorte ai politici, lievitate negli ultimi 24 mesi del 240%.
“Lasciandolo fare” - Abbiamo negato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Nicola Cosentino, abbiamo dovuto attendere che il senatore Di Girolamo fosse incriminato solo dopo che le camere hanno negato l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti una volta, e che un bel personaggio come Verdini possa continuare a fare i suoi sporchi affari anche se la Banca d’’Italia lo ha indagato per riciclaggio.
“Lasciandolo fare” - Fini si è trovato esautorato dal partito che aveva fondato, D’Alema trombato nella bicamerale, Veronica Lario con una serie di minorenni in casa e tutti noi con sei televisioni su sette a decantare le lodi di un incapace.
Vogliamo finalmente seguire gli studenti in piazza e smetterla di "lasciarlo fare" ? "
Axel
Caro Axel, credo che dovresti darti da fare per scovare l'indirizzo di posta elettronica di tale Iva Zanicchi, la "vaiassa di Ligonchio", sacerdotessa della Religione del Lasciamolo Fare... Quella che "...lasciamolo lavorare, poi se non siamo soddisfatti, un calcio in culo e via...". Potresti chiedere, visto che è ancora felicemente inserita nel ruolo di amorevole badante di bunga-bunga, COSA, in questi diciassette anni di Berlusconismo, l'abbia maggiormente soddisfatta... Tafanus
Scritto il 02 dicembre 2010 alle 11:30 nella Berlusconi, Economia, Politica | Permalink | Commenti (22)
Reblog
(0)
|
| |
Le mitiche "casette tecnologicamente avanzate de l'Aquila. L'acqua è gratis
I SOGNI, LA REALTA'
Ieri sera da Bruno Vespa c'era l'opinionista D'Agostino, di Dagospia. Ovviamente su imboccata di D'Agostino, Vespa, con occhi sognanti ha sparato "200.000 visite al giorno". Ho controllato su Alexa: la media dell'ultimo mese è stata di 57.900 visite. Tantissime, ma molto lontane dalle 200.000 accampate.
Quando si chiede a Grillo del suo blog, ci spiega che è il primo al mondo, e che riceve 700.000 visite al giorno. Ovviamente è una "cazzarata". La media dell'ultimo mese è stata di 137.500 al giorno. Tantissimo, per carità, ma è meno di un quinto di quello che accampa il tizio.
Ma perchè la ggente deve sempre moltiplicare per quattro o per cinque i suoi meriti? Tafanus
Scritto il 02 dicembre 2010 alle 08:00 | Permalink | Commenti (11)
Reblog
(0)
|
| |
Scritto il 02 dicembre 2010 alle 07:00 nella Politica | Permalink | Commenti (10)
Reblog
(0)
|
| |
L'attrice bulgara Dragomira "Michelle" Bonev a Venezia, per ritirare un premio inventato, con una delegazione di 40 connazionali. Bondi paga le spese: 400mila euro. Tutto a carico dell'erario
(di Paolo Berizzi - Repubblica)
L'attrice-imprenditrice bulgara Michelle Bonev viaggiò dalla Bulgaria all'Italia con un volo pagato dal governo italiano. Poi, arrivata al festival del cinema di Venezia dove il ministro della Cultura Sandro Bondi si era adoperato per farle assegnare un premio - premio effettivamente ritirato dalla Bonev per la non indimenticabile opera prima "Goodbye Mama" - alloggiò e cenò lussuosamente, assieme a una delegazione di 40 connazionali. Sempre e tutto a spese del "paese ricevente". L'Italia. A confermarlo, con tanto di lettere ufficiali, è il ministro della Cultura bulgaro, Vejdi Rashidov. Intervistato dall'emittente Btv-mediagroup, il collega di Bondi racconta che all'attrice - "un'amica molto cara al primo ministro bulgaro e a Berlusconi", già coinvolta nel caso intercettazioni Saccà, con l'ex direttore generale della Rai che la impone al Dopofestival di Sanremo - l'invito per la gita veneziana arrivò con una lettera spedita dal nostro titolare della Cultura al suo omologo di Sofia: la missiva è del 25 agosto 2010.
Ed è quello, di fatto, il trampolino di lancio tanto atteso da Michelle, desiderosa di vedere il suo film consacrato alla Biennale del cinema (riconoscimento assegnato da "Action for Women" della deputata Pdl Debora Bergamini) (...per gli smemorati: Debora Bergamini, ex dipendente Mediaset, catapultata dal nano direttamente ai piani alti della RAI, come Responsabile per il Marketing Strategico. Compito che poi, come da intercettazioni, si è scoperto consistere nel concordare i palinsesti RAI coi responsabili Mediaset. Indovinate a favore di quale delle due aziende... Cacciata dalla RAI a furor di popolo, e risarcita con un seggio a Strasburgo. NdR).
Prima di confermare la presenza al Lido della delegazione bulgara, Rashidov, come prevede la prassi istituzionale, chiede l'autorizzazione al primo ministro, Boyko Borisov. Che ovviamente non ha nulla in contrario, anzi. Purché a sostenere le spese di viaggio sia il "paese ricevente". E infatti andrà così. Tra voli privati, cene al ristorate Cipriani, pernottamento in hotel pluristellato, trasferimenti e spese varie, il tour veneziano della compagnia partita da Sofia sarebbe costato non meno di 400mila euro. Una cifra ragguardevole.
Bondi, già travolto dalle vicende del crollo di Pompei e della parentopoli di famiglia, l'altro giorno ha smentito: "Nessun viaggio pagato". Ma ora a metterlo in fuori gioco è la versione del collega bulgaro. "Pagò l'Italia, certo, ma non ho chiesto lo scontrino", dice Rashidov.
Tira un vento decisamente contrario in questi giorni sul ministro della Cultura. La rivolta del mondo del cinema e del teatro. La figuraccia mondiale dei resti pompeiani venuti giù per l'incuria. L'imbarazzo derivato dalla disinvoltura con cui ha risolto i suoi affanni familiari (un posto al ministero per il figlio della compagna, la deputata pidiellina Emanuela Repetti, e 25 mila euro di fondi Fus per l'ex marito, Roberto Indaco). (...ma di dimissioni, neanche a parlarne?...)
Uno tsunami di cui si avverte la forza anche qui, a Novi Ligure. Il paese della fidanzata dove Bondi ha trasferito la sua residenza e che tanto vorrebbe (o avrebbe voluto) trasformare se non in feudo elettorale (la giunta eletta lo scorso anno è saldamente di centrosinistra) almeno in un suo piccolo regno. Sul modello Scajola-Imperia.
Del clan Bondi, in queste ore, almeno ufficialmente, non vi è traccia. Manuela Repetti è a Roma. Suo padre, il potente immobiliarista Giovanni, ex panettiere detto "Panetto" (e sua figlia "Panetta"), sponsor del Pdl, di questa storia non ne vuole nemmeno sapere. Come fantasmi sono i due parenti - per estensione - beneficiati da "Sandro", il generoso ministro che qui molti considerano una specie di Santo Patrono. Di Fabrizio Indaco, laureando in architettura e figlio di Manuela, essendo stato piazzato alla Direzione generale del cinema in Piazza S. Croce in Gerusalemme, a Roma, si dice sia giustamente nella capitale. Non pervenuto nemmeno il padre, Roberto, che conobbe la Repetti quando da Viterbo venne qui in servizio militare (quando nasce Fabrizio lei ha solo 17 anni). Per lui il buon cuore di Bondi ha prodotto un incarico di consulente dell'Osservatorio dello Spettacolo nell'anno 2009. Per occuparsi genericamente di "Teatro e Moda" gli vengono riconosciuti 25 mila euro.
Sarebbero loro, gli Indaco padre e figlio, i "due casi umani" per i quali Bondi dichiara di essersi speso. Il secondo in particolare sarebbe il protagonista di una "vicenda molto dolorosa, una storia privata", spiega il ministro. Già, risolta però con soldi pubblici. Dai microfoni della Zanzara su Radio 24 Manuela Repetti difende il compagno. "Solo una combinazione", dice a proposito del posticino ricavato da Bondi per il figliastro. "Non è mica vietato, è giovane, è uno studente come tanti altri che ha fatto la sua piccola esperienza di lavoro".
Da quando Bondi è arrivato a Novi, il paese è molto cambiato. I soldi del ministero arrivano a getto continuo. Un decreto dei Beni culturali ha appena stanziato 670 mila euro per i lavori di due chiese (il Duomo, 500 mila, e San Pietro, 170 mila). Prima c'era stata la promessa dei fondi necessari per il restauro del teatro Marenco. E i soldi (550 euro) per la banda del paese. Nel frattempo Bondi aveva già fatto felice la compagnia teatrale di Mariano Anagni, vicina a Fivizzano, il suo paese: 285 mila euro di finanziamenti. Se fosse una commedia s'intitolerebbe lui lei il figlio e l'ex. Tutti insieme a Novi Ligure. Ma la battuta più graffiante è di un anziano all'ora dell'aperitivo: "Bondi prendendosi la Panetta (Repetti, ndr) si è dovuto prendere tutto il pacchetto". (4 - Continua)
Scritto il 01 dicembre 2010 alle 17:00 nella Berlusconi, Politica | Permalink | Commenti (5)
Reblog
(0)
|
| |
Stop ai lavori di Montecitorio. E' ufficiale che la prossima settimana, in attesa della fiducia, la Camera non lavorerà. Il che significa che il ministro Bondi eviterà il voto di sfiducia sul suo operato dopo i crolli di Pompei e le rivelazioni sulla "parentopoli" ministeriale. A stabilirlo è stato la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che ha accolto la richiesta arrivata dal Pdl. "In pendenza della mozione di sfiducia abbiamo ritenuto opportuno che non vi fossero lavori parlamentari su questioni delicate", ha spiegato Fabrizio Cicchitto. La richiesta è stata appoggiata da Lega e Fli. Contrario invece il Pd: "Noi abbiamo fatto presente che sarebbe stato opportuno mantenere il calendario fissato", ha riferito Dario Franceschini. Tra i provvedimenti congelati c'è, appunto, la mozione di sfiducia contro il responsabile dei beni culturali.
Massimo Giannini si chiede: "di Fini ci si può fidare? Ora ha la risposta: NO. Senza il voto di Fini, la conferenza dei capigruppo avrebbe potuto benissimo calendarizzare la mozione di sfiducia del PD nei confronti di Bondi, nel momento in cui emerge un altro imbarazzante regalo (oltre al precedente di 400.000 €) fatto "in conto papi" alla Dragomira Michelle Bonev, e in cui vengono giù altri due muri di contenimento a Pompei. Chi avesse votato la fiducia, si sarebbe schierato, agli occhi dell'opinione pubblica, col Bondi "tengofamiglia", e cassiere del boss. Grazie, Fini! adminora! Tafanus
Scritto il 01 dicembre 2010 alle 15:55 nella Politica | Permalink | Commenti (5)
Reblog
(0)
|
| |
Tra dubbi reciproci, verso il voto anticipato: che faranno il 14 dicembre, quando il Parlamento deciderà di staccare o meno la spina al governo Berlusconi?
Da qualche giorno, sul fronte del centrosinistra, la domanda ricorrente è esattamente questa. Dopo uno sbandamento improvviso di Gianfranco Fini, che sembrava aver virato verso posizioni più concilianti nei confronti del Cavaliere, nelle ultime ore ha ripreso quota l'idea dei una mozione di sfiducia congiunta, tra Fli e Udc. Ma l'incertezza rimane. Il via libera al disegno di legge Gelmini sulla riforma dell'università, benché ampiamente annunciato dal presidente della Camera, ha lasciato sul campo parecchi dubbi, a proposito delle reali intenzioni dei futuristi, e sul "doppio registro" che stanno tenendo nei confronti del Pdl... (continua)
Scritto il 01 dicembre 2010 alle 13:32 | Permalink | Commenti (9)
Reblog
(0)
|
| |
Ieri Fini (colui del quale la sinistra pensa che sia diventato un vero democratico), ha votato la ignobile legge Gelmini. Ha mandato sotto il governo solo su due emendamenti marginali, che non cambiano nulla, ma ha approvato (con estusiasmo?) l'emendamento della stessa Gelmini che restituisce ai baroni almeno la metà del potere di tramandare le cattedre dal padre al figlio, dal figlio alla cognata, e via tramandando. Poi ha completato l'opera elogiando i manganellatori. A questo punto mi va bene anche se farà cadere il nano solo "per fatto personale", ma non facciamoci illusioni che sia diventato un altro. Ha cambiato solo il pelo... Ecco cosa scrive oggi sul suo blog [Giampiero Calapà]:
Una collega che stimo mi dice: “Fini è ritornato quello di sempre”. Si riferisce alla solidarietà del presidente della Camera alle forze dell’ordine che in queste ore non hanno risparmiato cariche contro gli studenti che manifestano contro il ddl Gelmini, definiti dallo stesso Fini solo “estremisti che hanno bloccato Roma”.
E’ questa l’attenzione e la considerazione che la nuova destra vuol concedere alle rivendicazioni, giuste o meno che siano, che vengono da fette importanti della società. Forse Fini non è ritornato quello di sempre, semplicemente non è mai stato altro. E non mi riferisco al passato fascista, post-fascista e berlusconiano. Basta ricordarsi di Genova, G8 del 2001, forse il vero inizio dell’era che stiamo vivendo.
Giuseppe Pericu, sindaco di Genova nel 2001 (eletto nel 1997, riconfermato nel 2002, ha guidato la città per dieci anni), ha sempre chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare su quei giorni drammatici, e lo scorso agosto al Fatto Quotidiano ha spiegato a cosa sarebbe servita: “Per chiarire alcuni aspetti di responsabilità politica sui quali è rimasta una fitta coltre di mistero, come sulla presenza di Gianfranco Fini, vicepresidente del Consiglio, nella sala operativa della Questura di Genova”.
Mi piace ricordare questa richiesta di chiarimenti (altro che la cucina Scavolini), alla quale il capo di Futuro e libertà non ha mai dato risposta, nel giorno in cui Fini esprime solidarietà alle forze dell’ordine che caricano gli studenti. Forse una nuova destra per essere davvero credibile, non più fascista e non più berlusconiana, dovrebbe ripartire proprio da quei giorni, chiarire tutte le responsabilità politiche di Genova 2001. Per eliminare tutti i legittimi dubbi di un semplice riposizionamento, gioco politico delle parti per riempire vuoti, avendo capito che ormai il re è sempre più nudo e che dal carro di Arcore forse conviene scendere.
Giampiero Calapà
Fini se ne faccia una ragione: gran parte della rete democratica negli ultimi tre mesi gli ha dato fiducia, con molta sollecitudine (forse troppa). Ma la rete è rapida sia all'andata che al ritorno. Se ha dei conti personali in sospeso col Berlusconismo, si decida a regolarli, alla svelta e senza i soliti atteggiamenti da signor tentenna. Altrimenti si rassegni alla posizione di eterno numero tre, e ricominci a camminare rispettosamente due passi dietro Berlusconi, ed un passettino dietro Bossi. C'è sempre qualche briciolina che viene giù dalla tavola imbandita per altri. Tafanus
Scritto il 01 dicembre 2010 alle 12:30 nella Politica | Permalink | Commenti (5)
Reblog
(0)
|
| |
Buon giorno a tutti. Questa Milano mi ricorda qualcosa... ed è qualcosa che non mi piace per niente...
Scritto il 01 dicembre 2010 alle 08:00 | Permalink | Commenti (8)
Reblog
(0)
|
| |
SOCIAL
Follow @Tafanus