Da almeno un anno il leader dell’Italia dei Valori colpisce ai fianchi il Pd, colpevole di essere troppo morbido con Berlusconi, o addirittura di inciuciare con il nemico. Da alcuni mesi, poi, lo stesso Di Pietro prende di mira Gianfranco Fini, reo di parlare molto e fare pochino in Parlamento, sempre contro il nemico.
Eppure dal Partito democratico, alla vigilia del voto di fiducia del 14, non è uscito ancora nessuno. Mentre dall’Italia dei Valori è già arrivato in extremis un voto in più per il Cavaliere e ce n’è un altro sospeso a metà, che di questi tempi vale oro pure quello.
Forse l’ex pm, piuttosto che autonominarsi con riflesso vagamente berlusconiano “unica opposizione”, dovrebbe fare una riflessione seria sul personale politico che porta in Parlamento. Perché le “uniche opposizioni” sono come gli amici, si vedono al momento del bisogno.
(P.S. Nota giustamente un lettore che Calearo era alcuni mesi fa nel Pd e il 14 si asterrà in aula. Ma il tema del post non sono i Razzi, i Calearo o gli Scilipoti. Quelli ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Il punto è il giochino dell’unica opposizione, al quale Di Pietro gioca da sempre e che all’opposizione - e al Paese – fa solo male)
(dal blog di Marco Bracconi)
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