Prima i fatti: il 17 novembre 2010 muore, all'età di 28 anni, l'attrice francese Isabelle Caro, anoressica fin da ragazzina. Nel momento di questa foto, pesava 31 chili, per 164 cm. di altezza. Uno scheletro con le ginocchia più grosse delle cosce, usata (ed io proverò a dire perchè penso "abusata") da Oliviero Toscani, per una campagna del 2007, per la marca No-l-ita del solito stilista rampante. Ne conosciamo tanti, che farebbero qualsiasi nefandezza, pur di farsi notare. Magari rivestendola col maskara dei soliti buoni fini sociali.
Oggi apprendiamo del suicidio della madre di Isabelle, Marie. Un giornale per tutti: Il Messaggero - "...la madre di Isabelle Caro, la modella anoressica morta lo scorso novembre e diventata celebre nel 2007 per aver posato in una foto shock di Oliviero Toscani, si è tolta la vita lo scorso 4 gennaio. A dare la notizia è stato il padre della giovane, morta a soli 28 anni, Christian, in un'intervista al giornale online 20 minutes. «Mia moglie Marie e Isabelle erano molto vicine, avevano un rapporto simbiotico», ha detto Christian Caro, secondo il quale la moglie si sarebbe sentita «colpevole» per aver ricoverato la figlia all'ospedale Bichat di Parigi contrariamente alla sua volontà. L'uomo ha inoltre sporto denuncia per omicidio colposo contro l'ospedale parigino..."
Questi i nudi fatti. Si dice che Marie Caro si sia uccisa anche per il rimorso, forse per non aver saputo o potuto aiutare la figlia ad uscire dall'anoressia. Non voglio esprimere giudizi. Davanti a queste tragedie, mi fermo attonito, e non faccio processi a coloro che già hanno pagato prezzi forse non dovuti.
Non giudico la malata Isabelle, non giudico la suicida Marie. Ma mi permetto di giudicare, ancora una volta, Oliviero Toscani, e senza fare sconti. Il mio giudizio su Toscani è assolutamente negativo, da anni. Non mi piace la sua mancanza di etica della professione, non mi piace il suo far pubblicità a se stesso convincendo i clienti di fare pubblicità per loro, non mi piace il suo voler ad ogni costo épater les bourgeois. Quando finalmente ci libereremo dalla "pubblicità" di Oliviero Toscani, nella nostra mente non resterà nulla dei prodotti pubblicizzati, e tutto delle immagini non coerenti con l'obiettivo della comunicazione, ma molto coerenti con l'obiettivo (che Toscani ne sia cosciente o meno) di costruire il proprio mito.
Ho giudicato Toscani, anche pesantemente, nel corso delle mie docenze ai masters post-laurea dell'IPSOA in Comunicazione d'Impresa. Ricordo una lezione di cui oggi mi vergogno (non per la sostanza, ma per la forma). Un giovane rampante, che forse aveva letto un libretto della Franco Angeli sulla comunicazione, con aria da "nato imparato" provava a spiegarmi che si, forse alcune pubblicità di Toscani erano choccanti, che forse non avevano molto a che fare col prodotto, ma intanto "tutti ne parlano". Inutile tentare di spiegargli che "tutti parlavano" (come nel caso di No-l-ita) del manifesto di Toscani, nessuno parlava del prodotto sottostante, alcuni non riuscivano a citare la marca pubblicizzata neanche con un aiutino. Stufo della discussione, ho provato, col mio abituale ésprit de finesse, a spiegarmi con un esempio:
"... amico, se io vado in TV, e nel corso di un dibattito, tiro giù un bel rutto forte come un tuono, il giorno dopo tutti si ricorderanno di me e del mio rutto, tutti parleranno di me, ma intanto non ne parleranno necessariamente bene, e in secondo luogo niente ricorderanno delle tesi che stavo sostenendo. Ricorderanno benissimo solo un gran cafone che ha tirato giù un gran rutto...". Afferrata la differenza fra ricordo del medium (il rutto) e ricordo dell'oggetto? Afferrata la differenza fra "impatto" in genere, ed impatto positivo? No? allora le consiglio con molta sincerità di dedicarsi ad un'altra disciplina...
Ma torniamo a Toscani. La sua vita professionale è costellata da "incidenti di percorso", anche in campi diversi dalla comunicazione, che sono degli scivoloni di carattere etico. Per esempio, sembra che nel '71 abbia firmato la lettera aperta a l'Espresso sul caso Pinelli, nota come "appello contro il commissario Calabresi". Nulla quaestio. Io non ho mai avuto in gran simpatia il commissario Calabresi, in rapporto al "suicidio" di Pinelli. Ma non avevo simpatia allora, e non ne ho adesso (fatta salva la pietas dovuta ad ogni morto ammazzato). Invece Toscani, durante la trasmissione su Calabresi di Antonello Piroso del 5 dicembre 2010, "non ricorda" di aver mai firmato quella lettera. Può darsi, gli anni passano per tutti, anche per i geni.
Anch'io ho scritto una lettera aperta: a Piroso, su una sua ignobile trasmissione su Calabresi del 31 agosto 2007. Per chi volesse leggerla (o rileggerla), questo è [il link].
Ci ricorda wikipedia che "...Toscani fu criticato ripetutamente per i metodi pubblicitari di shockvertising, tanto che finora è stato citato in giudizio più di una volta. Negli anni novanta, la Corte Federale di Francoforte sentenziò che la sua rappresentazione fotografica delle disgrazie e delle svariate forme di miseria presenti al mondo era mirata a destare nel pubblico un sentimento di solidarietà nei confronti dell'impresa committente, la Benetton. Secondo il tribunale tedesco, chi fa pubblicità in questo modo sfrutterebbe a scopi di notorietà i sentimenti di sgomento o costernazione provocati nell'osservatore.
Nel 2000 venne accusato dallo Stato del Missouri di falso fraudolento per aver ritratto con l'inganno dei condannati a morte. Secondo l'accusa, chiedendo il permesso di scattare le fotografie dei candidati alla sedia elettrica, Toscani non avrebbe specificato ai responsabili lo scopo per cui voleva ritrarre i condannati, cioè quello di realizzare una campagna pubblicitaria. Toscani si giustificò negando il fatto che si trattasse di vera pubblicità, tematizzando invece la problematica dei valori umani e della pena di morte..."
Esticazzi... se fai pubblicità ai maglioni di Benetton fai quello e basta, non quello mascherato da campagna educational... Benetton decise di scusarsi con i parenti dei condannati, finendo per attirare su di sé la disapprovazione di Toscani.
Nel 2007, ci ricasca, con la sconvolgente gigantografia di Isabelle Caro, per la griffe No-l-ita. E' una griffe storicamente impegnata in battaglie sociali? Niente di tutto questo. E' uno dei tanti stilisti, e neanche fra i più noti. Uno stilista che fino a quel momento ha prodotto pubblicità che sembravano il catalogo della Vestro buonanima. Una foto sconcertante, che non combatte l'anoressia, e non aggiunge niente ai vestitini della No-l-ita. Però è, tanto per cambiare, un monumento ad Oliviero Toscani, costruito coi soldi di un'azienda qualsiasi.
E' tanto un monumento a Toscani, che esce persino un docufilm. Su No-l-ita? No, sulla foto di Toscani
La notorietà è assicurata. Per il prodotto? No, per il fotografo autocertificato pubblicitario. Scoppia l'abituale polemica, che non giova alla marca, ma alla notorietà di Toscani: apprendiamo dal Corsera che "...durante la 61ª edizione del Festival del Film di Locarno è stato presentato il film Anorexia. Storia di un'immagine, del regista argentino Leandro Manuel Emede, documento che narra la storia della fotografia No Anorexia che Toscani ha realizzato nel 2007 per la marca No-l-ita, e che è stata lanciata durante la settimana della moda milanese. La fotografia, che causò molto scalpore, è stata presa di mira dai media mondiali: il documentario narra infatti non solo la concezione della foto, ma illustra in modo travolgente tutto ciò che successe dopo la sua uscita, mixando in retroscena non solo rassegne stampa ma anche interviste a critici e giornalisti [...]
Ed ecco come il Corsera, tre settimane fa, dopo aver dato la notizia della morte di Isabelle, riporta l'immancabile fiume di dichiarazioni, a volte sinceramente sconcertanti...:
"...Isabelle aveva 28 anni. La sua notorietà è legata alla campagna choc contro l'anoressia di tre anni fa, firmata da Oliviero Toscani. «Purtroppo non ho un bel ricordo di Isabelle Caro - ha detto il fotografo - era una ragazza molto malata, prima nella testa che nel corpo, perché aveva una mente da anoressica, come tutte le persone che soffrono di questo disturbo era anoressica nel cervello» (Toscani, ma allora perchè cazzo l'hai usata? NdR)
Gli scatti di Toscani erano gigantografie di un corpo devastato: i piedi e le mani grandi su un corpo fatto solo di ossa, la pelle chiazzata dalla psoriasi. I cartelloni, 3 metri per 6, amplificavano ogni particolare. Le reazioni non si erano fatte attendere. La prima a prendere posizione a sostegno dell'iniziativa, lanciata per l'apertura della Settimana della moda milanese, era stata Livia Turco, allora ministro della Salute. Pro Toscani, in quella occasione, anche alcuni fra gli stilisti impegnati sulle passerelle meneghine, da Giorgio Armani («Vorrei conoscere questa persona per capire i motivi che l'hanno portata all'anoressia») a Roberto Cavalli («Facile additare la moda per colpe più grandi di quelle che ha»), per finire con la coppia Dolce&Gabbana: «Finalmente qualcuno dice la verità sull'anoressia, cioè che non è un problema della moda ma un problema psichiatrico».
Ma l'effetto choc non era piaciuto a tutti: per l'assessore del Comune di Milano Tiziana Maiolo si trattava di «pornografia», mentre il Codacons attaccava sul piano etico («Le persone malate non dovrebbero mai essere sfruttate a scopo pubblicitario») e la senatrice Mariella Burani Procaccini (Pdl) parlava di «volgare strumentalizzazione». Toscani, dal canto suo, aveva difeso la sua campagna definendola «una sorta di Urlo di Munch» contro la malattia. Nuda, di spalle, per una campagna contro la malattia che da tempo la stava consumando. Il Corriere della Sera aveva rifiutato di pubblicarla. Isabelle Caro era diventata famosa con questa campagna pubblicitaria nel 2007. Allora pesava 31 chili per 1,64 di altezza.
La moda non ha colpe? andiamoci piano... qualcosa di casting ho visto in vita mia... Gli obiettivi ingrassano. Se si prende il metrò a Milano durante le manifestazioni di moda, si vedono decine di poveracce emaciate, con l'aspetto malaticcio, vestite di qualsiasi colore purchè nero, armate dei loro books, della piantina di Milano e di una bottiglietta d'acqua minerale, fare il penoso tour per "case di casting", fra Riccardo Gay e Fashion Models, nella speranza di rimediare qualche giornata. Chi le ha convinte che "magro è bello"? Non certamente la Pizza Catarì o i "Quattro Salti in Padella Findus". E' la moda, bellezza! o pesi 45 chili, o sei fottuta. E Toscani produce "l'urlo di Munch" per vendere No-l-ita, o per vendere, tanto per cambiare, se stesso? Perchè se fai questa campagna per combattere l'anoressia, allora il tuo committente può essere solo il Ministero della Sanità, non uno stilista. Se invece la fai per vendere e rivendere l'immagine di Oliviero Toscani, qualsiasi cosa va bene. Parlate di Toscani, Parlatene pure male, purchè ne parliate.
Infine, la sconvolgente divisione dei pareri dei politici "per colore", e non per convincimento. Già... la sinistra con Toscani, la destra contro. L'anoressia, parafrasando Gaber, è di destra o di sinistra? Non è un cazzo. Semplicemente, Toscani passava per "progressista", per essere stato, mille anni fa, candidato trombato nella lista Pannella, e per essere stato contro Calabresi. Poi è diventato non-si-sa-cosa, assessore a non-so-che nel comune di Salemi (Sicilia) di cui è sindaco Sgarbi, che a sua volta è sempre di destra, di sinistra, ma anche.
Scusate, smetto qui. Questa analisi della intellighentzia nostrana mi ha fatto venire l'emicrania... Continuate voi, e che almeno Toscani taccia, per una volta in vita sua. Tafanus
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