Leggere 389 pagine di intercettazioni è un esercizio che mai avrei pensato di fare, non essendo né giudice né avvocato. L’ho fatto stanotte e purtroppo mi sono reso conto di quanto siano inoppugnabili le accuse fatte al gruppo Bunga Bunga, checché ne dica l’avvocato Ghedini.
Vi sono trascrizioni devastanti non già legate al gruppo di ragazze che utilizzano il contabile Spinelli come un bancomat, ma soprattutto di un “sistema” esattamente identico a quello organizzato in precedenza da Tarantini e che ruota attorno a gruppi di ragazze che fanno da portata principale ai “wild parties” evocati da wikileaks.
Parties che, per la cronaca, sembrano assorbire completamente i pensieri di questo inetto che ci troviamo quale presidente del consiglio, che trova il tempo di conversare amabilmente con signorine dalla dubbia professionalità ma non con i capi di stato esteri: Angela Merkel, del resto, ha dovuto attendere la fine di una telefonata di Berlusconi per continuare con il programma ufficiale.
Volete vedere che stava parlando con la sua “igienista dentale”?
Ancora più devastanti appaiono le evidenze relative alle telefonate indicanti il falso rapporto di parentela suggerito dalla presidenza del consiglio fra il presidente egiziano e la ormai famigerata Ruby: in qualunque paese civile questa chiamata sarebbe considerata uno scandalo politico di dimensioni devastanti.
Ricordate che negli Stati Uniti un presidente è stato mandato a casa per aver fatto spiare gli avversari politici? cosa sarebbe successo a Nixon se avesse chiamato la polizia di NY per far liberare una minorenne affidandola (per esempio) a Jack Ruby?
Davanti a tutto questo, abbiamo un dittatorello che compare invece in TV senza alcun controllo, ammannendo una verità tutta personale al docile pubblico televisivo, trattato come carne da macello e caricato dalla suggestione della ripetizione del Mantra “non è vero, i giudici vogliono farmi fuori, sono comunisti”.
Al di là delle specifiche valutazioni psichiatriche, che potranno fare molto meglio persone esperte, va segnalato che, come al solito, la spiegazione per tutto questo è e rimane sempre la stessa: con lo strapotere televisivo disponibile un qualsiasi comportamento sanzionabile diviene impunibile stante la disponibilità di sei telegiornali e di una corazzata mediatica che dispone della potenza utile a plasmare direttamente il cervello del telespettatore.
Il dittatorello utilizza scopertamente la tecnica dell’ultima parola: sia usando otto minuti di tutti i TG disponibili, sia tentando la carta (invero ormai prevedibile) della telefonata all’ultimo istante a Ballarò, perfetta per chiudere senza possibilità di risposta alle prevedibili bugie spacciate come verbo.
Ovviamente frasi come “…mi sto divertendo…” e “…non mi presenterò dai giudici, che peraltro non sono competenti...” condiscono la solita salsa trita e ritrita del macho decisionale che deve apparire in pubblico ma che dalle carte messe a disposizione dalla procura di Milano appare come un povero anziano incapace di qualunque tipo di gestione.
E come il Berlusconi privato appare succube di un gruppo di voraci zecche nelle sue ville, quello pubblico appare incapace di qualunque scelta che non sia quella della difesa ad oltranza dello status di intoccabile politico, che obtorto collo è costretto a reclamare anche per i suoi sempre più imbelli tirapiedi: resta il fatto che le prime avvisaglie di un sistema in fase di crollo sono davanti agli occhi di tutti.
Debito pubblico all’esplosione, Roma, Palermo e Napoli sommerse da migliaia di tonnellate di rifiuti, il nord-est sotto metri d’acqua e lasciato disperatamente solo, Pompei che crolla pezzo dopo pezzo, Roma in mano agli amici degli amici che si spartiscono una città come se fosse una torta, L’Aquila in rovine lasciata dopo averla sfruttata sia mediaticamente che economicamente dalla cricca, ministri e dirigenti pubblici che finiscono in indagini giudiziarie per appropriazione indebita e concussione, politici eletti dalla criminalità organizzata, e presidenti del consiglio corruttori che si fabbricano leggi “ad personam” in totale spregio ai devastanti strascichi giudiziari derivanti da queste azioni folli.
In aggiunta, i miliardi dell’otto per mille usati per comprare il silenzio della chiesa, quelli buttati per missioni militari che ad oggi nessuno ha capito a cosa servano, se non a permettere ai bellimbusti del ministero della difesa di farsi belli ai funerali, mentre polizia, carabinieri e guardia di finanza non dispongono del carburante per garantire l’ordine pubblico.
Qui non si sta discutendo dell’onestà o della politica: non stiamo decidendo se Coppi sia più forte di Bartali o Rossi sia più forte di Biaggi.
Qui stiamo decidendo se nei prossimi anni lo stato potrà garantire servizi minimi ai propri cittadini. Qui stiamo decidendo se una classe dirigente imbelle potrà continuare a fare il proprio comodo oppure se con un soprassalto di dignità (cfr. Lameduck) si potrà ancora dire che esiste uno stato Italiano e non una repubblica delle banane.
Parafrasando Manzoni, non ai posteri l’ardua sentenza, ma ai contemporanei.
Axel
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