Quando ero piccolo la mia maestra elementare (la signorina Angela Riboldi, la ricordo almeno qui con grande affetto) era inflessibile: quando si parlava lo si faceva uno per volta lasciando la parola dopo aver espresso il concetto voluto. E l'importante era esprimerlo in maniera chiara... Nel caso in cui vi fossero diatribe ognuno esprimeva il suo parere, e di solito la stessa maestra poneva fine al confronto cercando di trovare una soluzione equa ma soprattutto che tenesse conto di quanto detto: in definitiva l’insegnamento era quello che l’autorevolezza e gli argomenti dovevano prevalere sul livello della voce. In altri termini, chi si comportava in maniera maleducata veniva redarguito aspramente con l’obiettivo maieutico di formare carattere ma soprattutto educazione.
Certo, la signorina Angela Riboldi era stata staffetta partigiana, ed aveva vissuto sulla propria pelle quali devastanti disastri derivano dal potere dato agli squilibrati che violentano la costituzione: me la ricordo in una appassionata descrizione della Cavalcata delle Walchirie descritta quale emblema della libertà umana.
Per questo motivo proprio non riesco ad immaginare la mia maestra, che oggi sarebbe ben oltre l’ottantina, spettatrice della penosa esibizione di una personalità schizoide quale quella di Silvio Berlusconi ieri sera a “L’infedele”.
Il sistema utilizzato dal troglodita, mutuato dalla più becera tipologia comportamentale da guitto prepotente, è sempre lo stesso: telefonata in studio nelle fasi finali della trasmissione (a cui non si può dire di no, perbacco), monologo a voce altissima, e chiusura della telefonata senza dare diritto di risposta a nessuno degli insolentiti.
Insomma, esplicita conferma della teoria di Isabella De Martini per cui il presidente del consiglio (ed altri…) sarebbero sostanzialmente dei narcisi che difficilmente possono tollerare nel loro piccolo mondo qualcuno che possa civilmente esprimere dissenso. In questi mondi il diritto di affibbiare epiteti è garantito esclusivamente all’unto del signore che, dotato di paranormali capacità, lavora duramente con l’unico obiettivo di garantire il bene della collettività.
Bene. In mancanza di persone che vicino a lei lo possano fare, egregio sig. Berlusconi, le comunico che sfortunatamente le cose non stanno in questi termini. Lei, presidente del consiglio grazie al trucchetto di cambiare le regole elettorali a recinto chiuso ed alla disponibilità di sei TV, dal punto di vista della gestione del Governo è un incapace di dimensioni melodrammatiche.
Della sua potenza sessuale (chimicamente indotta, peraltro) ci interessa poco: quello che effettivamente ci piacerebbe è che qualcuno dei suoi tirapiedi facenti parte di questo sgoverno prendesse come si dice il toro per le corna ed iniziasse finalmente a “fare” qualcosa di tangibile.
Vede, ci sono una serie di azioni obbligatorie da svolgere in Italia che potrebbero portare risultati tangibili sotto forma di miglioramenti della qualità di vita dei cittadini di questa nazione, azioni che non sono state minimamente prese in considerazione dal suo sgoverno.
Mi riferisco per esempio alla semplificazione legislativa (di cui abbiamo anche un ministro, peraltro) clamorosamente fallita, o all’abbassamento della pressione fiscale (invece drammaticamente incrementata) o alla realizzazione di azioni atte all’assunzione dei giovani (la cui disoccupazione tocca punte impressionanti e sconosciute al resto delle nazione europee) o alla devastante diminuzione delle risorse disponibili alle forze dell’ordine, che languono in attesa di carburante per le vetture.
Per non parlare della mancata soluzione del problema della spazzatura a Napoli, Palermo e Roma (guarda caso tre feudi della destra), della fallimentare gestione del terremoto aquilano, dei disastri a Pompei causati dall’incompetenza del ministro oltre che dai tagli indiscriminati a tutti i ministeri (esclusi quelli alla difesa per campagne fallimentari all’estero come quella afgana), alla sovvenzione a pioggia alle città devastate dalla sistematica appropriazione delle risorse (vero Scapagnini?), della fallimentare gestione dell’affaire Alitalia che da una vendita internazionale remunerata ha trasformato la compagnia di bandiera in un disastro economico per la collettività e ad un affare per i soliti noti.
Stendiamo un velo pietoso sui ben noti scandali che hanno toccato la Croce Rossa Italiana, la Protezione Civile, la Consulta avvicinata da un Senatore del suo partito tramite squallidi faccendieri che gestivano una certa magistratura con una sconvolgente scorrettezza, sulla città di Roma che gestisce le partecipate come zone di sistemazione di accoliti, sul comune di Milano che butta dalla finestra 80 milioni di euro in consulenze, sul balletto relativo all’Expò che ad oggi non ha ancora definito come realizzare un progetto faraonico su terreni privati (sempre dei soliti noti), dei sottosegretari in odore di camorra che restano pervicacemente al loro posto e dei ministri che si trovano una casa con vista Colosseo a prezzi stracciati e che sorprendentemente ignorano il valore di un appartamento di pregio, e su un Senatore che, oltretutto, oggi è al centro di una bella storia di evasione fiscale per centinaia di milioni di euro ma che rimane in bella evidenza fra i papaveri del “suo” movimento.
Ai miei tempi la vecchia signorina Riboldi, dopo il suo inqualificabile comportamento di ieri sera, avrebbe provveduto a spedirla dietro la lavagna con il famigerato cappello degli asini in testa, e con la raccomandazione di stare zitto per le prossime sei stagioni, equivalenti a 18 mesi circa. E sinceramente avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo.
Axel
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