Una fornitura per 79 milioni di euro. Che non risulta da nessuna parte. Armi italiane che sono arrivate in Libia via Malta. Lo denunciano Rete disarmo e Tavola della pace.
«Nel 2009 l’Italia ha triangolato attraverso Malta al regime del colonnello Gheddafi oltre 79 milioni di euro di armi leggere ad uso militare della ditta Beretta. È anche con queste armi che l’esercito di Gheddafi sta sparando sulla popolazione». L’atto d’accusa parte da un documento della Rete Italiana per il Disarmo e della Tavola della Pace. "Chiediamo al governo Berlusconi di chiarire urgentemente la questione", aggiungono le due associazioni. Si tratta di armi che, come ha confermato direttamente a Rete Disarmo un funzionario del ministero degli Esteri di Malta, "sono di provenienza italiana, e non hanno mai toccato il suolo maltese”.
Una triangolazione? Lecita o illecita, secondo il nostro ordinamento? Rete Disarmo e la Tavola della Pace hanno verificato e documentato l’accusa: "Il ministero degli Esteri Maltese ha precisato che, come confermato dall’ambasciata italiana a Tripoli, il destinatario finale della consegna era il Governo libico e, siccome nel 2009 non erano attive forme di sanzione verso il regime di Gheddafi, le autorizzazioni alla transazione, comprese quelle doganali, sono state rilasciate senza problemi”.
Un arsenale fantasma - Ma se non c’erano sanzioni o divieti all’esportazione diretta verso Tripoli, perché passare per Malta? Il problema è che dalle Relazioni della Presidenza del Consiglio italiano sull’export di armamenti non risulta alcuna autorizzazione all’esportazione di quelle armi né Malta né alla Libia. Come mai? «La notizia è certa», insiste Giorgio Beretta di Unimondo, analista della Rete Disarmo. «Il Rapporto dell’Unione Europea sull’esportazione di armamenti, pubblicato nel gennaio scorso, riporta per l’anno 2009 autorizzazioni e consegne da Malta verso la Libia di 79.689.691 di euro».
Il documento delle associazioni indica anche di quale materiale bellico si tratta: tra l’altro, «armi della categoria ML-1, cioè armi ad anima liscia di calibro inferiore a 20 millimetri, e armi automatiche di calibro 12,7 millimetri, accessori e componenti appositamente progettati». I dati dell'Istat, per il 2009, quell’anno parlano soltanto di forniture per 390.584 € di armi, munizioni e accessori per Malta, e di soli 8.171.698 € per la Libia.
«I casi sono due», conclude Beretta, «o una ditta italiana ha esportato queste armi senza l’autorizzazione del Governo Italiano (e in quel caso avrebbero dovuto essere bloccate alla dogana maltese) oppure vi è stata un’autorizzazione da parte di qualche ufficio del Governo Italiano che non è stata mai notificata né al Parlamento italiano né all’Unione Europea».
Le nostre armi contro la rivolta - Se confermata, questa ingente fornitura risulterebbe costituita da migliaia di fucili e pistole, nonché da una grande quantità di munizioni e granate. Ossia le armi utilizzate in questi giorni per reprimere la rivolta. Secondo una fonte diplomatica dell’Unione europea il materiale bellico proverrebbe dalla fabbrica d’armi “Pietro Beretta” di Gardone Valtrompia, in provincia di Brescia. Interpellata dalle due associazioni, la ditta italiana «ha rifiutato qualsiasi commento».
«I fatti che oggi denunciamo sono di una gravità inaudita», dice Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace. «Se ancora ieri chiedevamo al Governo e al Parlamento di fare chiarezza e di bloccare la vendita di armi italiane alla Libia, oggi non possiamo che provare un grande senso di vergogna e di dolore. Il Governo deve dare subito delle spiegazioni. Mi auguro che nessun telegiornale, in particolare della Rai, il nostro servizio pubblico, si permetta di censurare questa denuncia», conclude Lotti.
(Famiglia Cristiana - 24/02/2011)
Corvetta Fincantieri alla Libia
Dov'è la sorpresa? Ci sono state corvette italiane regalate alla Libia, con le quali si sparava ai pescherecci italiani senza che i "militari addestratori" italiani imbarcati potessero mettere il naso fuori dalla stiva ed interferire. Ci sono sottomarini libici armati con siluri classe Aspide, di costruzione Finmeccanica. Le imprese italiane più presenti in Libia hanno nomi, per un verso o per l'altro, noti alle cronache giudiziarie (Impregilo, Finmeccanica). La Libia è il maggior singolo azionista della Unicredit. Se ti metti in affari con gente che emana cattivo odore, poi non puoi lamentarti se un po' di cattivo odore ti si appiccica addosso. Qualcuno ricorda tale Bettino Craxi, mèntore di Silvio, che salvà la pellaccia al pecoraio avvertendolo per tempo dell'arrivo delle bombe americane?
Ora il governo italiano ci risparmi la litania dell'Europa brutta sporca e cattiva, nonchè egoista, che non vuole aiutarci a fare la doccia e lo shampoo. Non è stato Silvio, per anni, a respingere sdegnosamente i moniti e i consigli della UE. schiamazzando "ghe pensi mì"? Che ora "ghe pensi lu" - Tafanus
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