Ripresosi dal dolore per i guai dell'amico Gheddafi, Silvio Berlusconi è tornato alla sua attività abituale: sottrarsi alla giustizia. Nulla lo ferma. Né guerre, né tsunami. Il lunedì "consente" che il processo Mills vada avanti in sua assenza, il martedì fa votare una norma che quel processo lo disintegra. Ed ecco serviti quanti si erano bevuti la balla della “riforma epocale”. Di epocale c'è solo la faccia di bronzo di un premier che si è chiuso in un bunker dove i sondaggi hanno la stessa funzione dei radar della contraerea.
Il terrore del confronto - giudiziario, parlamentare, elettorale - è il filo che lega le scelte di Silvio Berlusconi. Che ora, unico leader al mondo, ha fatto sapere che non si presenterà alle Camere per parlare della crisi libica. E, nella stessa giornata, si è inventato una “moratoria” di un anno del programma nucleare. Se poi, in prossimità del referendum, si dovesse scoprire che il rischio del quorum è serio, si potrà sempre trasformare la “pausa di riflessione” in legge ed evitare le urne. La “moratoria”, infatti, è arrivata poco dopo un sondaggio che aveva gettato nello sconforto i paladini dell’atomo.
L’agonia del berlusconismo è un leader populista terrorizzato dal popolo.
(di Giovanni Maria Bellu - l'Unità)
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