Oltre 14mila contatti fino alle 16 di domenica per la brutta storia di Forum e decine e decine di commenti, fra cui, alle 12,56, anche quello di Rita Dalla Chiesa che in due righe chiede di scriverle all'indirizzo della trasmissione: "Scrivetemi a [email protected]". Replica del direttore Del Giudice: ci scriva lei e ci spieghi. Cittadini e Associazioni invitano la famosa presentatrice: venga a L'Aquila a vedere le cose come stanno. L'Aquila, l'Abruzzo e l'Italia indignati e offesi da quello che hanno visto e sentito durante una trasmissione che ha dato un esempio di pessima informazione travestita da spettacolo, a 10 giorni dal secondo anniversario del terremoto del 6 aprile 2009. Ricordiamo i fatti raccontati nel servizio di Monica Di Fabio, pubblicato venerdì sera dopo la scoperta. Eccoli.
Da copione dovevano essere aquilani e sposati, con due figli grandi. La prima cosa che li tradisce è l'accento, che di aquilano non ha granché. La loro vicenda di terremotati raccontata a Forum ha fatto sussultare la comunità dei veri aquilani che da ieri su Facebook si trasmettono indignazione e rabbia di profilo in profilo, perché quella coppia ha detto che a L'Aquila tutti hanno le case, che a L'Aquila non c'è più la paura, che solo 300 aquilani sono rimasti fuori e "mangiano e bevono a spese dello Stato", lanciandosi in sperticate descrizioni di una ricostruzione che a L'Aquila non esiste e che, probabilmente, non hanno nemmeno vissuto, come non hanno vissuto la scossa del 6 aprile 2009 a L'Aquila che avrebbe "staccato i termosifoni dalle pareti", come raccontano.
Di lei la rete dice che potrebbe essere originaria di Popoli. Lui di certo vive in un paese del Chietino, con la passione per lo spettacolo. I nomi di battesimo, forse, sono l'unico frammento di verità che loro concedono alla puntata che sull'Aquila e sul suo presente finisce col dipingere un panorama irreale. Peggio, surreale.
La donna chiede a quello che dice ex marito 25.000 euro per rimettere in piedi la sua attività, dice di fare la sarta. Lo fa ringraziando il presidente Berlusconi per le cose fatte alla "sua" città: «Non ci ha fatto mancare niente, ha dato a tutti case con giardini, garage e tutti lavorano. Voglio quei soldi perché tutte le attività hanno riaperto, tranne la mia. L'Aquila è in piena ricostruzione, sta tornando come prima».
Mentre Rita Dalla Chiesa ricorda il valore dell'intervento della protezione civile e di Bertolaso, la sedicente sarta è un fiume in piena: «Sono rimasti fuori solo 300/400 persone, stanno in hotel perché gli fa pure comodo, mangiano, bevono e non pagano nulla, pure io ci vorrei andare». Sono cose pesanti da digerire per un aquilano e anche per chi a L'Aquila non vive, ma vede come vanno le cose. E le mail che ricordano le vittime, Davide Centofanti, uno dei ragazzi della Casa dello studente, gli interventi del pubblico che dicono che la realtà non è esattamente come la descrive la signora, non riescono a restituire un'immagine realistica della situazione aquilana, anche perché l'ultima mail letta in puntata è quella di Anna di Pescara, lavora a L'Aquila e dice che lì la gente è un po' vittimista.
«Ho scritto alla Dalla Chiesa e la inviterò a L'Aquila - annuncia l'assessore all'Assistenza alla Popolazione del Comune dell'Aquila Stefania Pezzopane (lettera in allegato sotto) -questa storia a meno di una settimana dal secondo anniversario del tragico sisma è andata su una trasmissione televisiva a larghissimo pubblico, è uno sgarbo gravissimo agli aquilani. Racconta storie non vere, una fiction con finti aquilani che si spacciano per tali, sono rimasta profondamente meravigliata che tale messaggio sia passato da un programma di Rita Dalla Chiesa, una donna colpita nella sua vita e che dovrebbe sapere cosa significa l'isolamento e quali sono i rischi dell'isolamento, per aver vissuto direttamente una tragica storia d'Italia. La invito a venire a L'Aquila a parlare con aquilani veri, a venire negli alberghi dove vivono ancora circa 40.000 sfollati e fra questi c'è una grossa percentuale che muore, che non rientra ancora nella propria casa».
Colpiti dalla rappresentazione di una tragedia lontana: «Della sartoria della signora a L'Aquila non c'è mai stata ombra - continua la Pezzopane - se avessero voluto raccontare storie vere, qui ne abbiamo tante. Il fatto che si sia voluto rappresentare un dramma con una storia finta la dice lunga sulle intenzioni di certi mezzi di informazione che hanno oscurato L'Aquila per mesi e ora, alla vigilia del secondo anno, quando sono attesi mezzi di informazione da tutta Europa in città, cercano di "ridimensionare" un presente che non è quello raccontato».
«E' la cosa più spiacevole che potesse capitare a un passo dal secondo 6 aprile - dice Stefano Cencioni, uno dei tanti cittadini che la domenica vanno in centro a togliere le macerie - Scriverò a Rita Dalla Chiesa per invitarla a L'Aquila, deve venire a rendersi conto. Non possono passare spot come quello passato ieri. Scriverò anche a Chiodi, perché protesti su quello che è accaduto: non possiamo essere descritti in questo modo da chi non conosce la nostra situazione e non vive giorno per giorno la ricostruzione aquilana».
L'assessore alla Cultura e alle Politiche sociali Stefania Pezzopane, dopo la puntata della trasmissione “Forum” nella quale due ospiti hanno parlato della situazione all'Aquila, e dopo il dibattito che ne è seguito, ha scritto una lettera alla conduttrice Rita Dalla Chiesa:
“Gentilissima dottoressa Dalla Chiesa, le scrivo, da donna a donna, in ragione della stima che da sempre nutro nei suoi confronti, come persona e come professionista, nella certezza di trovare riscontro e comprensione. Lei, da persona che ha avuto un'esperienza così forte del dolore, potrà comprendere il disagio mio e di tutti i cittadini aquilani, dopo la puntata di “Forum” andata in onda ieri. Durante la trasmissione persone che, mi risulta, nulla hanno a che vedere con L'Aquila, hanno parlato della situazione attuale, facendone un quadro distorto e assolutamente non veritiero. Noi tutti che, a due anni dal sisma, di cui a giorni andremo a commemorare l'anniversario, viviamo quotidianamente il dramma e la desolazione di vedere la nostra città distrutta e abbandonata, ci sentiamo offesi e presi in giro. La nostra, oggi, è un'esistenza precaria, in case provvisorie e scuole promissorie, senza i nostri luoghi, i nostri spazi, la nostra stessa identità di comunità che fatica a ritrovarsi.
Gli anziani giocano a carte sotto le pensiline degli autobus e i bambini hanno, come spazio di gioco, solo i centri commerciali. L'economia è al tracollo, l'occupazione in affanno, e temiamo che i nostri giovani abbandonino la città se non partirà la ricostruzione, non solo quella strutturale, ma anche quella sociale ed economica. Come amministrazione comunale facciamo il possibile e anche di più, ma non è facile senza una vera autonomia, poiché il potere di decidere è nelle mani dei commissari, e senza certezza di fondi, che arrivano con il contagocce anche per l„assistenza alla popolazione. La città che vive quotidianamente tutto questo, con famiglie che hanno perso il lavoro e devono pagare i mutui sulle case crollate, si è sentita ferita e vilipesa. Per questo la invito a venire all'Aquila per vedere con i suoi occhi come si vive qui e che cos'è stato il nostro terremoto. Sono certa che il suo sguardo di giornalista acuta e intelligente e la sua sensibilità di donna sapranno cogliere e comprendere la realtà dei fatti e restituire la giusta verità al nostro dramma”.
Stefania Pezzopane.
Anch'io voglio scrivere a Rita Dalla Chiesa, senza l'obbligo del "paludato rispetto" che ingessa la lettera della Pezzopane. Io non ho obblighi...
Signora Dalla Chiesa,
devo dirle che vederla gigioneggiare per anni nelle reti di Berlusconi, padrone del partito che in Sicilia sbaraglia il campo per 62-0 (in una regione dove non si muove foglia che la mafia non voglia), mi ha sempre creato un forte disagio. Suo padre è crepato, insieme a sua moglie, e all'agente Domenico Russo, per difendere la legalità in questo paese. Lei, senza pudore, flirta con le TV di colui che è sospettato (visti i risultati elettorali) di non essere poi così inviso agli assassini di suo padre. Suo fratello Nando ha fatto altre scelte di campo: più decenti, comprensibili, coerenti. Lei ha fatto una scelta di palcoscenico, più che di campo. Lo confesso... vederla "grazioseggiare" nelle TV del Presidente Bunga-Bunga, il benefattore di Marcello Dell'Utri, il fedele alleato di Totò Vasa Vasa Cuffaro, il datore di lavore dell'assassino di mafia Mangano, suscita sconcerto in TUTTE le persone perbene di questo paese (...ne esistono ancora, sa?...).
Infine, vederla sponsorizzare nella sua trasmissione la ignobile marchetta televisiva di due finti aquilani, che esaltavano una rinascita de L'Aquila che non c'è mai stata, è stata. mi consenta, un'esperienza deprimente e vergognosa. Perchè, signora mia delle due l'una: o lei è consapevolmente corresponsabile della costruzione di questo ignobile falso, e allora dovrebbe cacciarsi da sola da questo mestiere. Oppure lo ha fatto in buona fede, ma allora dovrebbe allontanare se stessa da questo mestiere per conclamanta incapacità di svolgerlo. Mi creda, non è difficile, per un'italiana di media cultura, sapere quale sia la situazione dell'Aquila. Sarebbe bastata una rapida gita, o una visita a due o tre siti, o la lettura di giornali locali online (a richiesta, le posso fornire una lunga lista di siti, ai quali non risulta che ormai L'Aquila sia rifiorita, e che solo trecento fannulloni insistono nel voler vivere a scrocco da terremotati).
Signora, L'Aquila non meritava quest'ultimo sfregio. Non meritava il suo panegirico di quella cricca (di cui parte importante era il dottor Bertolaso), di cui alcuni "soci" la notte del terremoto ridevano, al pensiero dei fiorenti affari, sporchi di sangue, che si prospettavano... Lei, signora, avrebbe il dovere umano, professionale, politico, etico di uscire dalla comune, e di liberarci una volta per tutte dalla sua imbarazzante presenza televisiva. Lo deve a noi, lo deve agli aquilani, lo deve a suo padre, lo deve innanzitutto a se stessa, che lo capisca o no.
Tafanus
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