Sulla casa dell'Ater, su quella dell'Inpdap. E sulle lacune nella sua versione dei fatti. E' il momento in cui il governatore del Lazio deve davvero chiarire
La furbetta del quartierino, s'intitolava l'inchiesta della scorsa settimana che "l'Espresso" ha dedicato a Renata Polverini. L'articolo dimostrava che il governatore del Lazio ha vissuto per 15 anni in una casa popolare dell'Ater a San Saba, e che il marito risiede ancora lì. Per quattro vani più bagno e cucina in uno dei più bei quartieri di Roma la coppia pagava un affitto agevolato (380 euro al mese), senza però averne alcun diritto: le abitazioni di via Bramante sono infatti destinate a persone povere che non possono permettersi un affitto di mercato. La famiglia Polverini-Cavicchioli guadagnava molto di più del limite stabilito dalla legge, tanto che nei registri Ater risultava "occupante abusivo non sanabile". Non solo: l'inchiesta evidenziava che, mentre Renata risparmiava sull'affitto, acquistava altre case in giro per la capitale, comprando a prezzi stracciati immobili della Banca Vaticana e di altri enti pubblici come l'Inpdap. Oggi le sue proprietà valgono milioni di euro.
"Nessun favoritismo, è un attacco personale e strumentale, lasciate stare mio marito", ha replicato sdegnata la Polverini. Il governatore ha rilasciato interviste a pioggia e una lunga nota ufficiale per spiegare la sua versione. Che fa acqua da tutte le parti, tanto che l'opposizione ha chiesto le sue dimissioni e la Procura aperto un'inchiesta.
Alla Polverini "l'Espresso" rivolge ora dieci domande, perché possa davvero chiarire la vicenda della casa popolare e spiegare come ha fatto "un'indigente" a comprarsi cinque appartamenti e una mezza dozzina di box di pregio in quattro anni.
-1) Polverini ha ammesso di essere andata a vivere a via Bramante nel 1989, dopo le nozze, e di esserci rimasta fino al 2004. "Mio marito ha l'ossessione della legalità. Escludo che ci possa essere qualcosa di irregolare", ha però detto al "Messaggero". Allora come mai all'Ater suo marito risulta "occupante abusivo non sanabile", tanto che paga un "canone sanzionatorio"?
-2) "Quella casa fu assegnata legittimamente ai nonni di Cavicchioli negli anni Venti" ha ribadito Polverini al "Corriere". Quando muoiono gli assegnatari con diritto, però, se i familiari guadagnano troppo devono lasciare l'abitazione a chi ne ha più bisogno (oggi nelle liste d'attesa ci sono 20 mila domande inevase). Perché Polverini ha omesso di ricordare che le case dell'Ater non si tramandano per diritto ereditario?
-3) Attualmente il limite di reddito per poter rimanere in una casa Ater è di 40 mila euro lordi. Morta la nonna Clementina a fine anni Ottanta, Massimo e Renata restano soli nell'appartamento. Cumulano un reddito troppo alto, tanto che nel 1996 l'Ater manda a Cavicchioli un primo preavviso di decadenza dall'assegnazione della casa. "Nessuno ci chiese di andar via", ha detto invece la Polverini. Perché, una volta ricevuto l'avviso, lei e il marito hanno continuato a vivere in una casa con affitto agevolato?
-4) Il marito del governatore del Lazio, risulta a "l'Espresso", fa il bancario e guadagna circa 75 mila euro l'anno. La Polverini oggi prende oltre 10 mila euro al mese. In passato ha dichiarato cifre più contenute (in un'intervista a Daria Bignardi confidò di prendere 3.500 euro netti al mese, mentre una dichiarazione dei redditi del 2008 segnalava 140 mila euro l'anno), ma sempre molto alte. Il governatore può dimostrare che dal 1989 al 2004 la somma dei redditi suoi e del marito erano conformi ai limiti stabiliti dalla legge regionale?
-5) "Se noi avevamo i requisiti? Delle questioni burocratiche si è sempre occupato mio marito...", ha sorvolato Renata alla "Repubblica". Dal 1989 al 2004 la Polverini ha fatto carriera nell'Ugl. Responsabile delle relazioni internazionali, poi segretario generale della Federazione del terziario, dal 1999 al 2005 numero due del sindacato. Anche Cavicchioli è stato sindacalista della Cgil: sembra difficile che i due non sapessero che il requisito fondamentale per l'Ater è il reddito. "Ora lo so", ha detto la Polverini. Premettendo che l'ignoranza non è ammessa dalla legge, è normale che il neogovernatore del Lazio, che controlla l'Ater, non conosca le regole base di un'agenzia regionale?
(di Emiliano Fittipaldi - l'Espresso)
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