Renzi è un vero uomo "de sinistra". Non per niente piace tanto, ma proprio tanto, non solo a Silvio e a Barbara, ma anche a Bonanni, alla Cancellieri, alla efficientissima signora Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti Waka-Waka Viendalmare, e persino all'On. Toccafondi (in che senso, scusi?), coordinatore fiorentino degli italoforzuti.
In questi giorni Matteo Renzi si è prodotto in una serie di idee e parole intelligenti che non ha precedenti, nella sua vita pur così densa di eventi (soprattutto televisivi...). Matteo, si sa, appartiene al genere degli innovatori-rottamatori. Anzi, per essere precisi, dei rottamatori-innovatori: perchè per innovare, si deve prima rottamare (lo sanno anche i bambini). Solo qualche sprovveduto conservatore della mia generazione è ancora erroneamente convinto che esistano anche alternative come il restauro, la riparazione, l'adeguamento, la messa a norma... Macchè! Renzino è uno "de successo"... Si rottama, poi si vede. Per ora l'unica idea innovativa che ha tirato fuori è "avanti i ggiovani". A prescindere. Persino se i ggiovani dovessero essere tutti come lui, o come quell'altro innovatore del Ciwati, che finora ha prodotto due idee (entrambe magnifiche).
La prima è un'idea che non aveva mai avanzato nessuno: "meno parlamentari, e pagati meno". Caspita! Ditemi voi se non siamo di fronte ad una enorme carica di innovazzzzione!
Poi è arrivata l'altra idea brillante: cercare di capire cosa vogliano i grillini. Pippo, non è difficile! Basta prendere una pillola anti-vomito, un'altra anti-diarrea, e poi fare un lungo giro fra i commentatori del blog di Grillo o, meglio ancora, fra i meeuttuppini. Se si resiste, può essere persino uno spasso. Esattamente come vedere ben tre interventi di Grillo in una sola trasmissione di Annozero. Sembrava Sai Baba ubbriaco, e con la febbre a 40°.
Ma ecco un pot-pourri delle idee ggiovani di Renzino:
"No a quelli che governano le aziende" - Renzi parla alla radio e spiega che tutto è partito dalle polemiche sul Primo maggio. "...L'idea che Firenze sia in mano a dei sindacalisti a me ha già divertito abbastanza..." - "...No a quelli che governano le aziende... (i sindacati - NdR)" - "...Se i sindacati di Firenze hanno voglia di fare un ragionamento con noi sul futuro della città sono i benvenuti, ma se pensano di poter continuare a governare pezzi delle aziende si sappia che siamo pronti al confronto totale..." - "...se i sindacati contano di continuare a governare le aziende di questa città è finita..." - "...siamo in un momento di crisi economica, e quindi credo sia giusto lasciare la libertà ai negozianti di tenere aperti i loro negozi. Se questa è la libertà della sinistra, credo che in questa città non siamo messi bene..."
Dite la verità, non vi sembra che, anzichè le frasi di un solo ggiovane, si tratti di brani di conversazione al Bar dello Sport fra i ggiovani Gasparri, Buttiglione e Bonanni?
Narrano i retroscenisti che Maurizio Sacconi si sia gustato il Renzino da casa sua, ingozzandosi di pilloline blu, e masturbandosi ripetutamente davanti ad una foto di Matteo in abiti da lavoro. La signora Viendalmare Brichetto etc. etc. ascoltava rabbiosa, per non aver avuto lei la "brillante idea ggiovane". Oltretutto, è in campagna elettorale... Schiumava di rabbia, ma si è prontamente allineata:
27 Aprile - "...Il sindaco di Milano, Letizia Moratti (eccetera) si dice "molto meravigliata" per le polemiche nate dopo la decisione dell'assessore al Commercio, Giovanni Terzi, di concedere una deroga a quei commercianti che intendono aprire i loro negozi il 1° Maggio, spiegando che molte altre città "hanno applicato la nostra stessa volontà (sic!) senza problemi mentre da noi si minaccia adirittura lo sciopero".
(...Addirittura, signoramia! che banditi! e poi così antichi, nel loro maniacale attaccamento ad una festa ormai obsoleta, visto che va avanti in tutto il mondo ormai da 129 anni... P.S.: Signora Moratti Eccetera, posso sgridarla? "hanno applicato la nostra stessa volontà" è un obbrobrio lessicale, ma anche cronologico. Sa, eventualmente, è chi arriva dopo che "applica" la volontà di chi ha deciso prima... Solo per la precisione...NdR)
Ma non pago, il sindachino ha aggiunto: "...perché se uno fa un'ordinanza a Firenze nelle aziende fiorentine scattano le ripicchine e gli scioperini? (sic). A me, se vogliono, i cittadini possono mandarmi a casa e non quelli che vivono di permessi sindacali. L'idea che Firenze sia in mano a dei sindacalisti a me ha già divertito abbastanza (forse voleva dire "mi ha già divertito abbastanza. NdR). Si sappia che i professionisti del permesso sindacale se vogliono ragionare e discutere con il Comune lo fanno (lo possono fare - NdR); se vogliono invece governare le aziende di questa città o comprano le aziende o si fanno eleggere sindaci e prendono i voti, cosa che solitamente i sindacalisti che vanno in politica prendono raramente". (...mamma mia... qui siamo su un otto volante da brivido... "Abbiamo "preso i voti", e quindi comandiamo... Vieni avanti, Gasparrino!...)
Ma Ritanna Armeni, che non solo scrive meglio di Renzino (non è difficile, oggettivamente...), ma riesce persino a pensare prima di scrivere, non la pensa così, e regala un bignamino di sintassi e di storia al Renzino. Ne ha bisogno.
Perché sto con Camusso, contro Renzi (di Ritanna Armeni)
Consiglierei a chiunque oggi faccia della facile ironia sul Primo Maggio, ne parli con sufficienza, lo indichi come un rito vecchio e stanco, una festa stantia che solo una Cgil conservativa vuole mantenere, di rileggere la storia di questa giornata. Se ne trovano sintesi anche su Internet e i cantori della modernità non avranno alcuna difficoltà a trovarla. Apprenderanno, se l’hanno dimenticato, che il Primo Maggio nasce come giornata di festa e di lotta.
La lotta era quella per le otto ore di lavoro al giorno richiesta dai sindacati di tutto il mondo per porre un limite ad orari di lavoro lunghissimi e ad uno sfruttamento e ad un dominio privo di ogni controllo. In seguito, a sancire quella conquista – le otto ore appunto – e a ricordare una vittoria dei lavoratori, l’occupazione di uno spazio di vita, si fissò il primo maggio come data di festa.
Mi chiedo e chiedo a tutti coloro che ostentano modernità e capacità di capire come davvero va il mondo se i milioni e milioni di lavoratori che subiscono oggi un dominio sui loro tempi di vita e di lavoro diverso, ma altrettanto duro, non hanno motivo di riaffermare il valore di questa giornata. Se la modernità non fornisce amari ma incontestabili motivi per dire che il Primo Maggio ha un senso forte. Ci sono oggi, come e più di ieri, i motivi per celebrarlo. È vero: è anche un rito, ma perché i lavoratori, per quanto precari, flessibili, squassati dalla globalizzazione, sottoposti ogni giorno alla minaccia della disoccupazione, non dovrebbero avere un rito, una giornata simbolica che ricordi la loro forza, che riproponga idealmente un patto di unità?
Susanna Camusso ha ragione. Coloro che la attaccano hanno torto. E la polemica di questi giorni non è se alcuni piccoli negozi di souvenir dei centri storici debbano rimanere o no aperti nel giorno della festa dei lavoratori. Metterla in questi termini, come fa il sindaco di Firenze, è pura ipocrisia. Una ipocrisia che sul Corriere della sera prima Dario Di Vico e poi Antonio Polito hanno svelato dichiarando lo scontro nei suoi termini più veri: fra coloro che ritengono il Primo Maggio una festa ormai inutile, da superare, come i due editorialisti, in nome del mercato e del consumo e chi invece vuole riaffermarne la modernità e il valore permanente. La festa del Primo maggio va difesa perché ha un valore simbolico che non si può buttare alle ortiche. Perché i simboli e i valori hanno grande importanza non solo nei riti religiosi, non solo nelle ricorrenze patriottiche, ma anche nella società, fra i lavoratori, nella loro cultura e nel riconoscersi in quanto tali.
Nessuno dei detrattori della festa dei lavoratori, credo, si sognerebbe di attaccare come privo di senso il Natale, di fare della facile ironia sul riposo domenicale che la Chiesa cattolica continua a difendere, sullo shabbah ebraico, che viene celebrato con tenace meticolosità, sulla invasione di massa delle moschee per la preghiera del venerdì islamico. Ma non sono solo le religioni ad avere riti e giornate che riaffermano i loro valori e le loro tradizioni.
Anche il mondo laico ne ha bisogno. Ne ha bisogno la storia dei singoli paesi. Perché altrimenti i francesi continuerebbero a festeggiare il 14 e gli americani il 4 luglio? Perché noi continuiamo a celebrare il 25 aprile o il 2 giugno? E perché solo qualche settimana fa gli stessi che oggi criticano la difesa del Primo Maggio hanno ritenuto invece giusto e normale instaurare ex novo la festa del 17 marzo per ricordare i 150 anni dell’unità d’Italia? E hanno tacciato di scarsa sensibilità nazionale coloro che in nome della produzione industriale e della competizione avrebbero preferito evitarla?
I lavoratori invece dovrebbero fare della loro festa. Valori, riti, celebrazioni, e anche memoria, storia, organizzazione sono roba vecchia da buttar via.
Il Primo maggio dà fastidio perché è simbolo di tutto questo. Ma se il lavoratore fa a meno della sua memoria, in nome della modernità che cosa rimane e soprattutto chi è? Si può essere dei soggetti, pensare di contare in una comunità civile, magari di cambiarla rinunciando ai propri valori collettivi, alla propria memoria, riducendo il lavoro a prestazione? Credo proprio di no. Se questi vengono cancellati vengono annullati anche gli uomini e le donne che lavorano. O almeno vengono trasformati in consumatori dei centri commerciali, in merce anonima, in moderni schiavi del dio mercato. Ma forse è proprio questo che i detrattori del Primo maggio vogliono. E la chiamano modernità.
P.S. Immaginiamo il passo successivo. La modifica dell’articolo 1 della Costituzione : non è retrò anche affermare che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro?
(Ritanna Armeni)
Legga, Renzino, legga, e cerchi di afferrare e trattenere almeno i concetti base...
Ma L'On. Toccafondi, coordinatore fiorentino degli italoforzuti, è con Renzino. Senza se, e senza ma:
''Sul 1° maggio io sto con Renzi. Bisogna dirlo, senza disconoscere che su tante cose la pensiamo diversamente, ma Renzi sul 1° maggio ha ragione. A Firenze, cosi come in tante città, poter consentire l'apertura dei negozi non e' un errore ma un'opportunita (quale sia questa opportunità, Toccafondi non spiega - NdR). Il sindaco di Firenze, sta sperimentando, solo in piccola parte, cosa significhi essere odiato dalla sinistra. Renzi sta capendo quello che quotidianamente sperimenta il centrodestra. Il problema è che lui la sinistra ce l'ha in maggioranza. Anche per questo sono solidale con lui''. [libero-news]
Non è commovente, questa solidarietà di Tocca Fondi?
Intanto a Milano, la signora Arnaboldi Waka-Waka eccetera, sorpassa Renzino, ed anche il tocca fondi, fornendo anche il "rational dell'opportunità", che il tocca fondi non aveva toccato a fondo, limitandosi a dire che l'apertura di qualche negozio di magliette, scarpette, sciarpette fosse un'opportunità, ma senza riuscire a concludere con una spiegazione.
Altra tempra, la signora Brichetto Moratti eccetera. Si spinge, con sprezzo del ridicolo, ad affermare che l'apertura di qualche negozio di magliette, scarpette, sciarpette potrebbe essere addirittura un modo per tutelare il mondo del lavoro. Come testimonial di questa fantastica idea, la signora eccetera cita - niente e popò di meno, che il segretario generale della Cisl. Scusate... per gli smemorati, si tratta di Bonanni, quello che andava a cena di nascosto a palazzo Grazioli passando dal retro, insieme ad Angeletti della UIL... (scusate... mi allontano un attimo. Niente di grave, solo un attacco di riso isterico... Pensavo ad altre "cene di nascosto... Ma eccomi di ritorno). Ecco le parole precise precise, virgolettate, della Signora Eccetera:
Milano, 28 apr. (Adnkronos) - Tenere aperti i negozi in occasione del 1° maggio puo' essere un modo per tutelare il lavoro. La decisione del Comune di Milano e del Comune di Firenze di lasciare liberi i commercianti di tenere i negozi aperti nella giornata del Primo Maggio, domenica, è apparsa subito "sacrilega" a qualcuno (...anche a me, Signora Waka Eccetera . NdR) nonostante neppure tutto il sindacato osteggi tale iniziativa, come testimonia la presa di posizione del segretario generale della Cisl" (la signora, ben educata - contuttiquei cognomi - evita di prinunciare la parolaccia "Bonanni". Si rende conto che l'AdnKronos può capitare in mano ai bambini anche in fascia protetta. NdR)
"E' giusto - si chiede il sindaco - che citta' come Milano e come Firenze, grandi mete turistiche, si offrano chiuse ai turisti in una giornata importante come quella di domenica prossima e preda di venditori abusivi (e "taroccari")? Va davvero incontro all'interesse dei lavoratori impedire alle imprese commerciali non solo un'occasione di affari, ma anche di contribuire alla vitalità delle nostre città e a un autentico servizio a quanti le visitano, che li incoraggi a tornare e a parlare bene di noi nel mondo?. Ridare slancio al territorio e all'economia attraverso politiche nuove, che incentivano e sostengono i consumi e il turismo non significa forse garantire più sviluppo e più occupazione per tutti? Qui sta il senso dell'iniziativa comunale una semplice deroga per permettere a chi vuole di aprire, ma che non impone nulla: nessuno sarà obbligato nè ad alzare né a tenere abbassata la saracinesca". [libero-news]
Commovente, l'idiozia di questa et cetera... Il suo discorso non fa una piega. Pensate... Se restano aperti un paio di negozietti di valigette borsette calzette, i 12 turisti che il 1° Maggio si aggireranno per Milano, diventeranno ambasciatori nel modo della "way of life" meneghina, il turismo raddoppierà, i commerci rifioriranno, e vissero tutti felici e contenti. Ma mi viene un dubbio, signoramia... Perchè non ripetere questa fantastica iniziativa, e non vendiamo cinghiette orologini focaccette anche a Capodanno, a Natale, a Santo Stefano, a Ferragosto, a Sant'Ambrogio? Ci pensi, fra un waka-waka e l'altro. Un'ultima cosa: se un negozietto o un negozione devono restare aperti chi lo decide? la proprietà? i dipendenti? la signora eccetera? si apre una trattativa? E se la proprietà del Carrefour vuole aprire, e i commessi vogliono festeggiare il 1° Maggio che si fa? si gioca la decisione a Risiko, Oriazi e Curiazi? (tre dirigenti contro tre scaricatori del magazzino...)? Ci si gioca la decisione a rubamazetto? Ci dichi, signoramia.
Ma passano 24 ore, e la Signora Basculante Waka-Waka ha già cambiato idea (in fondo ci sono alle viste le elezioni, i sondaggi girano...)...Contrordine, kamerati!
Il primo maggio, festa dei lavoratori, non ci saranno negozi aperti. Retromarcia del comune che vedeva nei negozi aperti un antidoto alla crisi. Qui arriva il bello: i negozi rimarranno chiusi non tanto per il rispetto alla festa dei lavoratori (qualcuno ricorda il primo articolo della nostra Costituzione?), ma per il timore che la parata May Day si trasformi nella caccia allo stacanovista dalla vetrina aperta.
Una scelta di ordine pubblico dunque. Personalmente mi sono interrogato sull’utilità di un sabato di shopping. Siamo sicuri che un giorno di apertura faccia la differenza? In questo modo si accentua il rischio che la festa dei lavoratori si trasformi nella festa dello shopping svuotando di significato una festa (inter)nazionale conquistata con il sangue, già abrogata nel ventennio fascista. Come ebbe a dire sulle pagine di Repubblica il sociologo urbano Guido Martinotti: “Alcune festività hanno valore antropologico, fondamentale, dell’inversione della quotidianità. Lavorare il primo maggio è un controsenso, un po’ come voler essere seri a Carnevale”. [02.blog.it]
Questa frase avrei voluto mandarla al Renzino. Poi l'ho riletta, e mi sono detto: è possibile che riesca ad afferrarne la costruzione sintattica e la semantica? Ho lasciato perdere...
Buon Primo Maggio, in anticipo, a tutti coloro che riusciranno a sopravvivere, domenica, anche se il negozio delle sciarpette Benetton dovesse essere chiuso... Tafanus
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