Anche se l'altro giorno Silvio, di fronte al fiorire di cene di correnti e correntine che in ciò che resta del PdL stanno prendendo posizione in vista della suddivisione delle spoglie, ha minacciato per l'ennesima volta il ricorso anticipato alle urne - qualora non vi fosse un pronto e totale ritorno all'obbedienza assoluta al sovrano - tutti sanno che le elezioni anticipate non sono esattamente ciò che in questo momento Silvio vuole. Non può permettersele. Anche se dice che le amministrative di maggio non hanno valore poilitico, il suo schierarsi come capolista a Milano indica che pensa esattamente il contrario. Con l'aggravante di mostrare di non aver capito che forse non è più un elemento di traino per chicchessia, quanto piuttosto un elemento respingente (si vedano gli ultimi sondaggi della [Ipr Marketing]
L'arma della minaccia di non-ricandidatura ai peones diventa sempre più spuntata, nel momento in cui sembra che un centro-sinistra guidato da Bersani abbia consolidato un vantaggio di 4/5 punti su un centro-destra guidato da Mr. Bunga Bunga.
Ma torniamo alle amministrative nelle maggiori città: a Torino e Bologna sembra ormai acquisita una vittoria al primo turno dei candidati del centro-sinistra; a Napoli sembra acquisito un ballottaggio, con vittoria al secondo turno del centro sinistra; infine a Milano, città simbolo anche perchè Silvio è sceso in campo di persona, la Moratti conserva al primo turno un esiguo vantaggio su Pisapia, lontano però dal consentire una vittoria al primo turno; al secondo turno, i sondaggisti davano già per vincente Pisapia con 4/5 punti di scarto, prima dell'incidente di percorso del manifesto "BR = Magistratura". Questo, checchè ne pensi Silvio, non aiuterà... Scrive Marco Conti sul [Messaggero] di oggi:
La paura di Berlusconi per il duello di Milano: Moratti inchiodata al 42-44% - "...Alza la voce, gesticola, batte i piedi, attacca a testa bassa toghe e comunisti. Tutto per sollevare quelle percentuali che, propaganda a parte, inchiodano Letizia Moratti al 42-44%. Un dato da ballottaggio che terrorizza Silvio Berlusconi e che a Milano assume il sapore dell’ultima sfida, con l’elettorato moderato che normalmente fatica a tornare alle urne dopo quindici giorni e con i leghisti che non hanno mai amato troppo la Sciura dei manifesti con i quali ha incartato Milano, e dei Cento Progetti descritti in un libretto di 160 pagine e 500 mila copie, spedito a tutte le famiglie milanesi [...] Andare al ballottaggio a Milano sarebbe per il Cavaliere già una prima sconfitta, anche perché - sondaggi alla mano - anche a Napoli si va al secondo turno, mentre il centrosinistra la sera del 16 maggio porterà subito a casa Torino e Bologna.
Se poi il Cavaliere dovesse mancare l’en plein, lasciando all’avvocato Pisapia palazzo Marino, la legislatura tornerebbe in salita e la decisione di far slittare il varo del processo breve a dopo le elezioni amministrative, potrebbe trasformarsi in un boomerang. Ovviamente il Cavaliere non ha nessuna voglia di andare ad elezioni anticipate e la linea degli acquisti di singoli deputati anche in questi giorni, lo conferma. Resta però forte la preoccupazione per un elettorato moderato che, sondaggi alla mano, sta ingrossando le fila degli astensionisti-consapevoli. Ovvero di coloro che alle urne non si recano per scelta.
Il tentativo di scuotere il tradizionale blocco elettorale di riferimento, spinge il premier ad alzare i toni, ma l’effetto che alla lunga rischia di provocare come segnalano i sondaggisti, è proprio quello del rigetto dell’ennesima rissa che Berlusconi ingaggia sperando di trovare adeguati avversari e non la solita Associazione Nazionale Magistrati [...]
Il clima è destinato quindi a surriscaldarsi, ma non sono solo gli affondi del Cavaliere ad accendere gli animi. Lo scandalo delle firme false sollevato dai Radicali di Cappato e i manifesti «via le Br dalla Procura» del pidiellino Lassini, hanno di fatto cambiato il clima elettorale e Milano potrebbe trasformarsi nell’occasione per l’ennesimo cortocircuito tra politica e giustizia.
«Se continuiamo a fare un altro paio di manifestazioni sotto il tribunale di Milano, ci sarà chi aprirà fascicoli per nuove inchieste e ce ne sarà per le giunte di tutta la Lombardia», profetizzava ieri un parlamentare milanese del Pdl. Le spalle robuste e sperimentate del premier, potrebbero rivelarsi non altrettanto grandi per deputati e consiglieri regionali e comunali milanesi che con forza e adeguato sdegno hanno preso le distanze dal manifesto. La vicenda ha accentuato ancor più lo scontro dentro al Pdl tra l’anima forzista del coordinatore Mantovani e l’ala ex An dei La Russa che con difficoltà nei giorni scorsi ha contribuito ad affollare i gazebo pro-Silvio davanti al tribunale di Milano.
Silenzio fragoroso da parte della Lega. L’umore dei lumbard non è dei migliori. Ne sa qualcosa il ministro dell’Interno Roberto Maroni che una decina di giorni a Bergamo è stato assediato da una pattuglia qualificata di militanti durante una riunione più o meno riservata. Lo zoccolo duro del Carroccio dà evidenti segnali di impazienza e fatica a comprendere l’utilità di una legislatura tutta segnata dalle emergenze giudiziarie di Berlusconi. Fu più o meno questa considerazione a spingere Umberto Bossi la sera della votazione alla Camera sul processo breve a commentare con un laconico «l’abbiamo votato» a chi gli chiedeva se aveva votato con piacere il ddl.
Resta da vedere se anche stavolta il Cavaliere riuscirà a convincere il Senatùr offrendogli argomenti buoni per tenere a freno la base, attrezzandola per spingerla come un sol uomo ancora una volta contro coloro che mettono in dubbio la costituzionalità della prescrizione breve.
Sostenere che le amministrative di metà maggio non sanciranno «la fine del berlusconismo», è la conferma di come il Cavaliere avverta intorno la tentazione di archiviare con una sconfitta, un’intera stagione politica. Bossi è consapevole dei rischi di un possibile epilogo, ma resta alla finestra evitando persino di tenere aperta la contesa su chi sarà il vicesindaco in caso di vittoria della Moratti [...]
Poi c'è la grana dell'ineffabile Lassini, in lista con la Moratti, che ha ampiamente criticato l'iniziativa dei manifesti anti-magistrati, prima che saltasse fuori CHI li aveva prodotti e fatti affiggere. Una donna dotata di palle, una volta venuto fuori che si trattava di uno dei suoi, avrebbe dovuto coerentemente pretendere le dimissioni di questo magnaccia della politica. E, non ottenendole, avrebbe dovuto porre l'aut-aut: "O Lassini, o io". Fra l'altro, è ufficiale: da oggi Lassini - in lista con la Moratti - è indagato, insieme ad altre due persone, per vilipendio alla magistratura.
Ma la schiena dritta non è una caratteristica somatica della Moratti. Non ha avuto la schiena dritta sul miserabile balletto di candidati alla guida dell'Expò, sulla faccenda degli ecopass, sulla pulizia nel podere ben concimato dei troppi consulenti, ed infine nella calata di mutande davanti a Formigoni, nell'altra oscura faccenda dei terreni per l'Expò. Siamo a meno di quattro anni dall'inaugurazione, con l'arrivo presunto a Milano di 29 milioni di visitatori del fagiolo borlotto (ora già ridotti a 21 milioni), e non solo non si vede l'ombra di una ruspa, ma neanche si sa se, dove e a che condizioni ci saranno i terreni per mettere in moto le ruspe.
Alla fine, per non fare l'ultima, letale figura di merda, strozzata dal tempo che avanza inesorabile, dovrà accedere a qualsiasi richiesta dei veri domini dell'expò: Cabassi, Ligresti e soci.
La grana "migranti" sta diventando esplosiva non tanto per i numeri coinvolti, quanto perchè l'affaire "guerra in Libia" e "gestione dei migranti" stanno certificando l'assenza di qualsiasi peso specifico dell'Italia a livello internazionale. Silvio era convinto che la "politica del cucù" e quella dei baciamano ne avessero fatto un leader mondiale (forse addirittura il più grande). I fatti stanno dimostrando che è solo un poveraccio che ha fatto ridere il mondo.
Infine, i processi di Silvio: il processo breve dovrà tornare al Senato, e non è detto che sia già fuori pericolo, coi "disponibili" scilipotiani scontentissimi per il mancato arrivo delle poltrone promesse e non arrivate, con Napolitano incazzato nero, e con l'opinione pubblica sempre più avvertita su cosa stia effettivamente accadendo. Qualunque cosa accada, al primo ricorso che arriverà in Corte Costizuzionale, l'ultima porcheria prodotta da Berlusconi, e da Angelino Jolie insieme agli altri servitori sarà demolita e rispedita al mittente in cinque minuti.
Last but not least, cresce ogni giorno il numero di aspiranti veline che non vogliono pagare da sole e per tutte il conto d'immagine del bunga-bunga del premier. Il pentitismo, fra le membre (si dice?) di questo famelico harem, potrebbe venire giù come una slavina. E anche se Priapus si dovesse salvare dalla galera, e persino da una condanna in primo grado, troppe brave ragazze a raccontare in aula come tutte le frequentatrici del bunga bunga (escluse loro) fossero delle giovani troie, non aiuterebbero l'immagine del premier a risollevarsi. Tafanus
P.S.: Oggi in un commento Lameduck ha postato un articolo di [slate.fr], che è uno dei siti più diffusi ed autorevoli al mondo. L'articolo, il cui titolo potrebbe essere tradotto con "Le minchiate di Berlusconi", merita di essere letto e diffuso (ognuno coi mezzi di cui dispone: un blog, lettere ai giornali, un account facebook, la propria rubrica email...). Aiutiamo Silvio a raggiungere il Paradiso delle Vergini. Lo ha meritato ampiamente.
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