All’abisso e alla depravazione non c’è fine. Berlusconi scrive al papa con lettera al segretario di Stato Tarcisio Bertone, suo degno compare. Lo spergiuro sulla testa dei suoi figli, scrive: «La Santa Pasqua vede l’Italia impegnata nell’assistenza alle migliaia di persone in fuga dai Paesi del nord Africa. In ossequio al rispetto della dignità e del valore della persona umana sancito - come ha affermato il Santo Padre - dai Popoli della terra nella carta dell'organizzazione delle Nazioni Unite, si sta adoperando al meglio per rispondere con generosità a tanta sofferenza»
Lo scempio operato ad arte dal ministero dell’interno del suo governo, i migranti morti nel mare, i bambini nascosti e abbandonati, uomini e donne lasciati morire di fame e di freddo per giorni e giorni per alimentare nel Paese la sindrome da «esodo biblico» e poi intervenire in maniera forte per fare «ordine e assicurare sicurezza», è ancora davanti agli occhi di tutti e costui, omuncolo senza dignità e senza onore, bugiardo e assassino di Stato, riesce ancora a dire falsità e pur di avere un segno di attestazione da parte del Vaticano, è disposto a vendere anche il papa al primo offerente.
Come può il papa o chi per esso, qualsiasi Bertone, credere a queste bestemmie morali prima che sociali? «In ossequio al rispetto della dignità e del valore della persona umana», lui che, in omaggio a tale principio, induce alla prostituzione minorenni, che ha trasformato la sua casa, in cui riceve anche capi di Stato, in un lupanare, dove lui svolge il ruolo di magnaccia principe che compra donnine e si fa ricattare … non possiamo più tollerare questa offesa degradante che nega la realtà dei fatti ed espone il delirio di un pazzo che, sentendosi perduto, vuole la benedizione papale.
La quale benedizione papale arriverà, perché in Vaticano – se Bertone è il capo, tutto può succedere – hanno gli occhi foderati di prosciutti, mortadella e culatello e non sanno vedere oltre mezzo centimetro. Coloro che avevano avuto lo sguardo della profezia sono diventati miopi e non riescono più a vedere ciò che accade attorno a loro. Per garantirsi il Vaticano, il debosciato garantisce il successo del 1° maggio wojtilaiano (con sottofondo di denaro per le spesucce).
Mi auguro che il papa faccia rispondere con un secco: «Signor lei, si tolga dalle palle pontificie, oppure la sacra pantofola la travolgerà, e a confronto il duomo di Milano era solo un coriandolo!».
Il vero motivo per cui il porco di Arcore, il maiale di Sardegna e il satiro di Grazioli, dice queste baggianate è un altro e si trova a chiusura della lettera:
«Quest’anno l’Italia festeggia i 150 anni della sua Unità ed è con somma riconoscenza che rivolgo il mio ringraziamento alla Chiesa per la partecipazione alle cerimonie celebrative: ciò attesta lo spirito di collaborazione reciproca, come ha esplicitamente riconosciuto il Pontefice, quando ha affermato che “lo Stato italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata».
Non so se sia chiaro il discorso, ma a Berlusconi che ha fatto di tutto per sminuire i festeggiamenti dell’Unità di Italia, interessa dire che la Chiesa ha avuto un ruolo determinante (falso storico e bugia pacchiana) e infine la stilettata, un avvertimento mafioso al papa e a Bertone di stare attenti a come si muovono perché «lo Stato italiano ha offerto e continua ad offrire una collaborazione preziosa, di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata».
In altre parole: visto che il governo vi firma tutto quello che volete e vi concede tutto quello che volete senza battere ciglio, datemi una mano o chiudo i rubinetti: «una collaborazione preziosa di cui la Santa Sede fruisce e di cui è consapevolmente grata». Questa è la frase per cui tutta la lettera si giustifica. Berlusconi passa all’incasso e lo dice fuori dai denti, anzi, nel suo stile mafioso, non aspetta nemmeno che sia il papa a ringraziarlo, si ringrazia da solo a nome della Santa Sede di cui prende atto di essere «consapevolmente grata» al governo.
Ora, se non ci sarà risposta, queste parole passeranno come «accettate» e quindi autentiche. Se ci sarà risposta «istituzionale», il Vaticano metterà qualche punteria a posto, ma il motore collaudato della «reciproca collaborazione» sarà salvo e l’equivoco immorale continuerà a diventare sempre più immondo, aggravato dal tempo pasquale in cui tutto ciò si consuma. L’obiettivo è avere una mano nell’elezione di Milano e fare sì che papa e vescovi si defilino sui referendum, specialmente quella sull’acqua su cui lo stesso papa si è espresso in forma solenne dell’enciclica:
«Il diritto all’alimentazione, così come quello all’acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare, innanzitutto, dal diritto primario alla vita. È necessario, pertanto, che maturi una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni» (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 27).
Il papa ha una sola possibilità: rimandare al mittente la lettera, dicendo che da un ometto senza onore, senza etica e senza senso delle istituzione, non riceve nemmeno una cartolina usata. Visto che c’è, potrebbe aggiungere, motu proprio, che il papa è grato solo a Dio che gli ha dato il collirio giusto per avere aperto gli occhi e vedere la condizione miserevole in cui il suo governo ha ridotto l’Italia. Il papa prega Dio che liberi l’amata Nazione dallo sfacelo berlusconista e dalla schiavitù di un modello di vita che è offesa per chiunque vuole essere donna o uomo di libertà e di decenza. Da Berlusconi, liberaci, o Signore!
Paolo Farinella, prete
Caro Paolo,
consentimi di "aggiungere la mia firma" alle tue considerazioni, che qualcuno - in mala fede - potrebbe considerare "vilipendio", mentre sono semplicemente enunciazioni di verità. Così, se per caso dovessimo finire in galera, potrei chiedere di condividere con te la cella e le arance...
Tafanus
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