Un diritto negato alle donne cristiane - Certo, è stata una cosa bella e giusta vedere alcune suore alla grande manifestazione del 13 febbraio a Piazza del Popolo. Però non si può fare a meno di riflettere sul fatto che la Chiesa ancora oggi continui a negare proprio a loro, e a tutte le donne, il diritto al sacerdozio. Una discriminazione che contrasta con la ragione e col Vangelo. Il Signore scelse come apostoli solo uomini, per evidenti ragioni pratiche: in quel periodo e in quella società, nessuna donna avrebbe potuto svolgere la loro diffcilissima missione. Si dà il caso, però, che le donne cristiane dei nostri tempi si siano un pochino emancipate rispetto alle donne della Palestina di duemila anni fa, e le difficoltà che avrebbero dovuto incontrare allora gli apostoli, mandati come pecore in mezzo ai lupi (cf Mt 10,16), non sono quelle che devono di norma affrontare i sacerdoti oggi. Cristo "qui e ora", non farebbe distinzioni di sorta, e sono certa che se dovesse scegliere gli apostoli, non esiterebbe a nominare sei donne e sei uomini. Anzi, poiché le donne sono meno egoiste degli uomini, e più inclini al sacrificio, è probabile che sceglierebbe un numero minore di uomini.
Elisa Merlo
Non ci sarebbe stata punizione divina, se si fosse trattato solo di omosessualità - Mario Baudino, su La Stampa del 28 marzo, scrive: "E’ stato un asteroide a distruggere Sodoma e Gomorra, o almeno a dare origine alla storia biblica che riguarda le due città punite per i comportamenti sessuali piuttosto disinibiti degli abitanti". La Chiesa si è sempre servita dell'episodio della Genesi, per demonizzare l'omosessualità. In realtà, "il delitto degli abitanti di Sodoma è di ordine teologico e sociale oltre che sessuale: infatti esso è una violazione della legge sacra e fondamentale dell'ospitalità ed è anche un'esplicita condanna dei culti cananei della fertilità che comprendevano anche l'omosessualità sacra" (Gianfanco Ravasi, La Bibbia, Edizioni Paoline, 1990). Insomma: se si fosse trattato solo di omosessualità, la punizione divina non ci sarebbe stata. Ciò detto, attribuire a Dio azioni punitive è un antropomorfismo. Il teologo lo sa bene, ed infatti più avanti scrive cautamente per non offendere il buon Dio: "Il cataclisma che distrugge Sodoma e Gomorra riflette la particolare situazione geologica della zona a sud del Mar Morto, ma è letto dalla pagina biblica come il giudizio divino sulle aberrazione dell'idolatria cananea". "Letto dalla pagina biblica...".
Miriam Della Croce
La brutta fine dei bravi cristiani italiani - Noi, buoni cristiani italiani, che ci siamo mostrati inospitali verso i migranti provenienti dall'Africa, quando ci troveremo davanti al Signore, ci sentiremo dire: "Andate via da me, o maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi seguaci. Poiché: ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, ero pellegrino e non mi ospitaste, nudo e non mi copriste...In verità vi dico: ciò che non avete fatto a uno di questi più piccoli, non l'avete fatto a me" (Mt 25, 41 - 43; 45). E noi, buoni cristiani italiani, replicheremo: "Signore, ti abbiamo ospitato nelle aule scolastiche, nei tribunali, negli ospedali, non sei contento?". Ed ovviamente faremo una brutta fine.
Francesca Ribeiro
Non tutto il male viene per nuocere - Un buon esempio, come tanti al giorno d'oggi, per i giovani. Una cattiva azione ha dato notorietà ad uno uno sconosciuto che, a quanto si prevede, rimedierà molti voti. Un minus habens (politicamente, ovviamente) offende i magistrati, nonché la memoria di tutte le vittime delle Br, e come compenso sarà eletto a Milano. Daniela Santanché, che santa non è, lo difende, vale a dire difende la cattiva azione del minus (politicamente!) e questo "anché" servirà a portare voti allo sconosciuto dalla faccia intelligentissima. La Moratti critica l'autore della cattiva azione, e questo forse porterà qualche voto in più anche a lei che è buona. E i voti del cattivo e della buona andranno tutti al Pdl. Non tutto il male viene per nuocere...
Veronica Tussi
Strane logiche cattoliche sul “fine-vita” - Una lettrice, su La Stampa del 20 aprile, scrive: "E’ vero che la società odierna predica l’individualismo come valore imperante, ma resta il fatto che io non mi sono fatta da me. Non solo: nessuno di noi può dire di aver deciso quando venire al mondo...Potranno essere argomentazioni banali, ma a me danno questa coscienza: io non sono mia. Certo, si può non aver fede, non credere in alcunché, ma eliminare la dimensione del Mistero che è legata all’esistenza di una vita (e che per me, cattolica, ha la M maiuscola) mi sembra porti alla vittoria dell’irrazionalità". La razionalità, quindi, secondo la lettrice, sarebbe la seguente: poiché non sono stato io a crearmi, io non sono padrone di me stesso. Quindi qualsiasi decisione riguardante la mia vita, come vivere e come morire, è subordinata al volere del mio Creatore. Il Creatore, poiché mi ha creato, è il mio padrone. Ammettendo pure questa strana logica, non si comprende per quale motivo il padrone, riguardo al «fine-vita», diventi lo Stato. O meglio, si comprende: lo Stato s'identifica col Creatore. Poco danno per la lettrice che non si sente "sua": ha solo cambiato padrone. Gravissimo danno per me che mi sento "mio": ho trovato un padrone prepotente ed anche vigliacco, giacché s'impossessa di me quando non sono in condizioni di reagire.
Attilio Doni – Genova
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