Ricevo dal giovanissimo amico Enrico Gori queste riflessioni sulla Resistenza, che pubblico molto volentieri, non solo per la validità dei contenuti, ma perchè fa molto piacere che queste considerazioni vengano, appunto, da un giovane. Ecco lo scritto integrale che mi ha inviato Enrico:
Caro Antonio,
ci ho messo un po' a decidere in cosa sarebbe consistito il mio contributo nelle vesti di studioso della Resistenza (non ufficiale, perché pubblicazioni non ne ho fatte, ma ormai tutta la facoltà di Lettere di Roma Tre ne è al corrente, e il numero di fonti consultate mi qualifica come tale), proprio perché queste vesti impongono degli scrupoli, anche se si è perfettamente sicuri di ciò che si pensa, si dice e si scrive. Ho deciso di rispondere ad alcuni quesiti, supposizioni e affermazioni provocatorie che hanno imperversato per anni e che mirano a screditare la Resistenza, e la nostra democrazia che da essa è nata con la complicità dell'ignoranza delle fonti, che non vengono da troppo tempo pubblicate. In base a quale autorità faccio questo? A quella delle voci dei protagonisti e nessun'altra. Sottolineo che non faccio un'operazione nuova, anzi, molto vecchia, perché di tutti questi argomenti si è parlato molto nel corso degli anni, e doverlo fare ancora per ribattere al "Giornale", a "Libero", a Pansa e ad alcune riviste indipendenti che sono in testa nelle ricerche di Google, è scoraggiante per tutti. Indicherò dunque le fonti, ma non le pagine, per il semplice fatto che non me le ricordo e non le ho a disposizione, non essendo a casa. Mi scuso con tutti voi.
Partigiane con mitra a Milano
-1) La Resistenza è stato un movimento spontaneo e illegale che non fu mai riconosciuto ufficialmente - Falso: il 9 Settembre 1943 si formò a Roma il Comitato di Liberazione Nazionale, presieduto dal Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi (Democrazia del Lavoro). Vi partecipavano sei partiti antifascisti: il PLI (rappresentato da Alessandro Casati), la DC (Alcide De Gasperi), il Partito d'Azione (Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea), il PSI (Pietro Nenni e Giuseppe Romita), il PCI (Giorgio Amendola e Mauro Scoccimarro). Per il Nord Italia venne costituito il CLN Alta Italia (CLNAI), presieduto dal Gen. Alfredo Pizzoni (indipendente) e diretto, dal 1944, dal Triumvirato Insurrezionale formato da Ferruccio Parri (PdA), Luigi Longo (PCI) e il Gen. Raffaele Cadorna (indipendente/DC, dal luglio 1944). Il 16 ottobre, il CLN assunse i poteri di organo statale.
Fonti: tutte, ma in part. A. PIZZONI, 'Alla guida del CLN' (Bologna, 1995), R. CADORNA, 'La Riscossa' (Milano 1948), R. CARLI BALLOLA, 'Storia della Resistenza' (Milano, 1957), R. BATTAGLIA, id. (Torino, 1955). La Resistenza fu un movimento spontaneo ('magmatico', lo definisce GIORGIO BOCCA nel suo "Una Repubblica Partigiana" (Milano, 1964) che fu sempre sottolineato dai suoi dirigenti, ma non fu indisciplinata: le brigate erano emanazioni dei Partiti ed erano sottoposte al controllo di militari (come Cadorna, il Gen. Alessandro Trabucchi, il Gen. Argenton, il Gen. Anders, il Gen. Clark e il Gen. Alexander) o dei dirigenti. Si raccomandava inoltre la presenza di uomini di partiti diversi nelle Brigate, in particolare nelle comuniste Garibaldi, le più numerose. Cfr. ad es. le interviste contenute nel volume "Cattolici, Chiesa, Resistenza", a cura di M. CRIVELLINI (Bologna, 1997), molte delle quali di sacerdoti inquadrati nelle Garibaldi. Si veda anche l'esperienza dell'Ossola, in cui i comunisti Vincenzo Moscatelli e Pippo Coppo collaborano con i cattolici Alfredo Di Dio, Antonio Di Dio e Dionigi Superti. Fonti: C. MOSCATELLI/P. SECCHIA, "Il Monte Rosa è sceso a Milano" (Einaudi 1948); AA.VV. "Guerriglia nell'Ossola" (Feltrinelli, 1975). Vi furono delle fucilazioni di liberali del Gen. Martini Mauri da parte di garibaldini e viceversa (G. BOCCA, "Storia dell'Italia partigiana", Milano 1964) e dei dissapori anche nel C.V.L. (si veda la lettera di Parri a Longo dove si rimprovera ai comunisti la falsa accusa di attendismo, contenuta in "Atti Generali del C.V.L." a cura di GIORGIO ROCHAT, Milano 1972), ma le tensioni erano puntualmente soggette a reprimende e sanzioni, poiché il CNL era un organismo militare a tutti gli effetti.
-2) La Resistenza italiana intralciò l'avanzare degli Alleati; l'Italia fu liberata da questi ultimi, la vera guerra la vinsero loro. - Questo assurdo luogo comune dovette essere presente da subito, poiché Giorgio Bocca lo menziona e chiarisce nell'introduzione del suo "Partigiani della Montagna" (Milano, 1945). Gli Alleati e il CLN agirono a partire da momenti diversi e in modi diversi, per ovvie ragioni logistiche. Non vi fu mai un rapporto di subalternità tra CLN e Alleati, sia perché questo era un organo sovrano, sia perché Churchill faticò a riconoscere l'autorità del CLN (si vedano le numerose perplessità espresse dallo stesso in W. CHURCHILL, "The Second World War", V, London 1952, e quelle italiane nelle lettere del PdA contenute in: AA.VV. "Una lotta nel suo corso", Venezia 1955, ad es. a p. 64 (lettera di Carlo Ludovico Ragghianti a Leo Valiani del 10/03/44); nella n.2 si cita un estratto del Carteggio Roosevelt-Churchill, in cui quest'ultimo giudica i partiti del CLN "privi di base reale nel Paese". Fin troppo noto è il Proclama Alexander del 13/11/44, che invitava i partigiani alla smobilitazione per l'inverno. Alexander, che nelle sue memorie ignora totamente i partigiani, disse poi di essere stato frainteso. Comunque il proclama fu disatteso. Vedi L. LONGO, "Sulla via dell'insurrezione nazionale", Roma, 1955.
-3) Bisogna riconoscere i "ragazzi di Salò" e i loro ideali. - Le lettere dei suddetti (si vedano quelle inserite da CLAUDIO PAVONE nel suo "Una guerra civile", Torino 1991) e in generale i loro resoconti (GIORGIO PISANO', "La generazione che non si è arresa", Milano 1964; VINCENZO COSTA, "L'ultimo federale", Bologna 2005) sono segnati da uno smarrimento che sconfina nella schizofrenia: da chi è lacerato dal dolore di dover combattere degli italiani, chi disprezza i tedeschi come invasori (è il caso del federale milanese Costa) eppure li aiuta e chi continua a consolarsi con l'"onore", combattendo "per la Patria". Ora, la RSI nacque su istruzione di Hitler (lo riferisce il Maggiore OTTO SKORZENY nelle sue memorie, ed. italiana per "Il Borghese", 1970 con il titolo "Vivere pericolosamente" [io però ho consultato la traduzione inglese, la sola che ho]) e quando, il 25 Aprile 1945, Mussolini incontrerà il Gen. Cadorna, Achille Marazza (DC) e Riccardo Lombardi (PSIUP) nell'arcivescovado di Milano, in presenza del Cardinale Ildefonso Schuster, dirà (relazione dell'avv. ACHILLE MARAZZA tenuta nella Sala Congressi di Milano il 9/5/1965, in: "La Resistenza in Lombardia", Ed. Labor 1965), alla notizia dell'inizio delle trattative di resa con i tedeschi, di cui Mussolini era all'oscuro: "...E i nostri ideali? Ci hanno sempre usato come servi!". Poi fuggì. Quale onore ci può essere per chi è strumento di un invasore come quello nazista? Anche la banda di Pietro Koch e quella di Mario Carità obbedivano a degli ideali? Era considerato un onore essere uno strumento? Davvero la "gloria dell'Italia e la vittoria" (così recitava il motto della banda Koch) era essere una colonia nazista? A questo portavano gli ideali di Salò.
-4) Mussolini fu ammazzato illegalmente e arbitrariamente e ci dovremmo vergognare di questo fatto. - Falso, con buona pace di "Libero", che in occasione dell'impiccagione di Saddam Hussein del 30/12/06, rinfacciava al governo Prodi, che condannava l'esecuzione, questo fatto, senza alcuna logica. La condanna a morte di Benito Mussolini, detenuto in casa dei coniugi De Maria in località Giulino di Mezzegra dal 27 aprile 1945, fu decretata dal CLNAI nella notte dello stesso giorno, presenti Leo Valiani (PdA), Luigi Longo (PCI, triumviro), Emilio Sereni (PCI), Sandro Pertini (PSIUP). Fu inoltre licenziata da Enrico Mattei (DC) e Fermo Solari (PSIUP). Fonte: LEO VALIANI, "Sessant'anni di avventure e di battaglie" (Milano 1983). Come detto, il CLNAI era equiparato a un organo di governo, e aveva quindi il potere di aggiornare le decisioni (l'armistizio di Cassibile prevedeva la consegna di Mussolini agli Alleati).
Chi lo fucilò? Il disinteresse del PCI e degli storici (tra cui De Felice, che ammise di non essersene mai interessato veramente nella sua ultima intervista dal titolo "Rosso e Nero", Roma 1996) ha contribuito a far sì che fiorissero varie versioni: da quella del nobile Pier Bellini delle Stelle "Dongo ultima azione", Milano 1965, a quella ufficiale di Walter Audisio ("In nome del popolo italiano", Teti 1975), quindi all'aggiornamento del resoconto di Delle Stelle ad opera di Urbano Lazzaro del 1972, cui si aggiunge l'inchiesta di Giorgio Pisanò del 1996 ("Gli ultimi cinque secondi di Benito Mussolini") e infine quella di Bruno Lonati, edita da Mursia nel 1993 e ripresentata nel 2009, presente l'autore.
Non formulo qui risposte che non ho, limitandomi a rilevare come Valiani (op. cit.) sia dubbioso sulla versione che vuole Longo esecutore materiale, come vogliono Lazzaro e Pisanò. I fascisti Costa e BRUNO SPAMPANATO ("Contromemoriale", Roma 1952) non lo credono, benché Costa dica che Longo ne fu responsabile perché avrebbe emanato lui solo l'ordine (dicendo che il PCI era autonomo e non riconosciuto!). Quel che è certo è che a catturare Mussolini fu la 52ma Brigata Garibaldi, presenti Urbano Lazzaro (che però non assisté all'esecuzione per sua stessa ammissione), "Bill", Pier Bellini delle Stelle (Pedro), Luigi Canali (Neri) e Michele Moretti. Più tardi giunsero, per conto di Longo, Walter Audisio (Colonnello Valerio) e Aldo Lampredi, (Guido). Probabile la presenza di Bruno Lonati (Giacomo) - che però nessuno cita - e alcune spie inglesi (Mussolini aveva con sé il compromettente carteggio con Churchill). La seguente esposizione a Piazzale Loreto fu voluta da Audisio (è semre Valiani a riferirlo). Parri e Pertini la condannarono subito. Vale forse la pena ricordare che i nazifascisti erigevano forche in continuazione (vedi ad. es. l'apparato fotografico in Col. ANTONIO RICCHEZZA, "La Resistenza dietro le quinte", Milano 1967).
Mussolini e la Petacci, che non doveva morire, furono seviziati - La Petacci non doveva morire, è vero, dice Valiani, ma i resoconti dicono che lei stessa insisté per essere uccisa (o si gettò davanti ai mitra). L'autopsia di Mussolini fu pubblicata da SPAMPANATO in appendice al vol. V del "Contromemoriale"; eseguita il 30-4-1945, non riporta lesioni interne o dell'ano. Le macabre "rivelazioni" di Pisanò sono pertanto da ritenersi false.
L'oro di Dongo - SPAMPANATO (ib.) riporta che questo fu consegnato al Comando Generale, e nega che parte di esso possa essere caduto nel lago, cosa invece asserita dal partigiano friulano AMERIGO CLOCCHIATTI nel suo "Dall'antifascismo al De Profundis per il PCI", (Verona 1991). Al processo di Padova, del 1957 Bellini Delle Stelle testimonia a favore dei garibaldini e il processo si conclude senza accusati.
Numerosi omicidi a causa dell'oro di Dongo - A parte il fatto che chi parla di una "misteriosa catena di sparizioni" in giro per il web non cita mai fonti (e nessuna di quelle contemporanee ne parla mai, neanche SPAMPANATO), i nomi che si fanno più spesso, quelli dei comunisti Luigi Canali (Neri) e Giuseppina Tuissi (Gianna), furono giustiziati per tradimento il 7 maggio 1945 per fatti accaduti in aprile, come narra il detto CLOCCHIATTI (op. cit.) che emise la condanna a morte secondo il Codice Militare (da lui riportato). A chi obietta che il 25 aprile era già passato, si deve ricordare che la guerra finisce il 9 maggio. Il tradimento dei due partigiani consisteva nell'aver parlato con il comandante SS Vernig e aver condotto i fascisti, dopo essere stati torturati da altri partigiani che erano a Milano. Per tutta la vicenda, vedere il detto volume (introvabile e sconosciuto) del Clocchiatti.
Dopo il 25 Aprle vi furono migliaia di vendette - Furono 8.197, non 300.000 o 34.000 come dicono SPAMPANATO e PISANO' (fonte: Nazario Sauro Onofri, "il triangolo rosso: la guerra di liberazione e la sconfitta del fascismo - 1943 -1947") Roma 1994 e 2007, secondo un documento fatto preparare da De Gasperi nel 1946. Oggi sembrano ingiuste e crudeli, e a volte lo furono, ma è bene ricordare che per le maggiori stragi furono istituiti processi e comminati ergastoli e qualche condanna a morte (qui la fonte è Wikipedia, me ne scuso). Non era un clima favorevole ai comunisti, il dopoguerra, si sa. E poi, si pensi a questo: che effetto doveva fare ai partigiani vedere i torturatori e gli alleati di coloro che sventravano le donne incinte e impalavano i bambini (testimonianze incluse da PAVONE nel suo libro "Una guerra civile") nonché quelli che 20 anni prima li avevano bastonati, perseguitati e purgati, a piede libero?
Si provi a considerare i tempi, invece di inscenare piagnistei sul sangue dei vinti. L'Italia non ha avuto la sua Norimberga, e questa svista dei Padri Costituenti la stiamo pagando adesso con gli spregiatori della Costituzione come negli anni '70 con bombe e golpe vari. La Costituzione è nata dalla Resistenza. La Resistenza è antifascista. La costituzione è antifascista. Il fascismo è la negazione della democrazia, e riabilitarlo è una bestemmia contro di essa. Chi insulta la costituzione è autore di un'offesa mortale, perché insulta la democrazia nata dalla vittoria su un nemico feroce con propositi disumani. Contro di essi si ha il DOVERE, formulato già nel XVII secolo da John Locke, di RESISTERE. Infine: la Resistenza egemonizzata dai comunisti? Indubbiamente furono la maggioranza, come partito perseguitato da più tempo, e si attribuì il ruolo di difensore della sua memoria, ma dalle fonti da me citate e consultate non mi risulta che vi sia una "cappa rossa". Già Pietro Secchia ("I comunisti e l'insurrezione", Roma 1955) respingeva tale accusa. La Resistenza è ed è sempre stata di tutti gli antifascisti: il tutto sta nel riconoscerlo.
Enrico Gori
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