6 aprile 2009 - 6 aprile 2011. Ore 3,32. L'Aquila si accartoccia su se stessa. Non risorgerà mai più...
Gli stessi che ne hanno causato la distruzione, costruendo edifici con sabbia di mare, o magari dimenticando di mettere un pilastro portante, si telefonano, pregustando il fiume di soldi in arrivo. Il centro dell'Aquila, che doveva essere "restituito alla piena agibilità, per l'80% degli edifici, in un anno" (parola di Berlusconi ricostruttore), è ancora e sempre più una montagna di macerie in degrado. Il numero degli inquisiti nella cricca delle "Grandi Opere" non si conta più. Nessuna preoccupazione: il nano e il processo breve daranno una mano. Nessuno si farà del male.
Rita Dalla Chiesa potrà scovare un'altra finta aquilana (la "first edition" ormai è bruciata...) alla quale far dire che L'Aquila è risorta, e che quei 32 "sfollati" che si ostinano ad abitare in albergo sulla costa lo fanno perchè hanno la loro convenienza... vitto e alloggio gratis, in quattro in una stanza.
Non crediamo che oggi Berlusconi si presenterà all'Aquila a raccogliere la doverosa standing ovation. A meno che per ovation non si intenda, maccheronicamente, lancio di uova. Andrà a qualche riunione di menomalechesilviocè. C'est plus facile... Magari potrà raccontare qualche barzelletta sul terremoto... Ma ecco cosa scriveva, un anno fa, il sito di tiscali:
Soldi, appalti, donne e champagne: un cocktail caratteristico di un certo sistema ("gelatinoso") made in Italy che continua a coinvolgere imprenditori, amministratori e politici. Un cocktail corrosivo, mistura mefitica per la democrazia che, anche in questa “seconda repubblica”, rischia di veder saltare il coperchio di una pentola che, probabilmente, contiene qualcosa di grosso, come ha sottolineato ad Annozero l’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli.
Ma c’è un altro ingrediente, ancora più nauseante, che le intercettazioni sul caso Bertolaso hanno messo in rilievo: il cinismo senza un briciolo di cuore di chi è disposto a lucrare anche sulla vita delle persone, sulla morte. “Occupati di ‘sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito... non è che c’è un terremoto al giorno”, dice l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell'impresa Opere Pubbliche e Ambiente Spa di Roma, associata al consorzio Novus di Napoli, al cognato Gagliardi, a proposito del triste avvenimento.
Scherzano i due, incuranti delle immagini di disperazione che arrivano dalla città dell’Aquila distrutta dal sisma di quel 6 aprile. E’ confortante tuttavia constatare quanto sdegno abbiano sollevato quelle parole, prive di qualsiasi calore umano, scevre di ogni senso di solidarietà, nella maggioranza della popolazione italiana. A migliaia sono fioriti sui social network i commenti a volte schifati, a volte increduli, su questo stralcio di conversazione emersa dalle intercettazioni dell’inchiesta sugli appalti della Protezione Civile.
I due imprenditori che conversano allegramente al telefono, con il simbolo dell’Euro nelle pupille, sono esponenti dell’élite ristretta ammessa a dividersi l’ambita torta degli appalti gestiti dalla Ferratella e dalla Protezione Civile. Le loro frasi sono state definite dal sindaco dell’Aquila Massimo Cialente “frasi da sciacalli che fanno rabbrividire e fanno schifo”. Ci va giù duro il primo cittadino del capoluogo abruzzese colpito da quelle persone che “ridevano nel loro letto” in quella notte che ad altri lasciava solo le lacrime. E non gli si può dar torto.
Mentre la presidente della provincia Stefania Pezzopane “inorridisce” pensando che quando loro erano lì a scavare perfino con le unghie, sperando di salvare delle vite, c’era chi sghignazzava “fregandosi le mani”. Come si fa a non essere attraversati da almeno un alito di pietà per una tragedia che ha scosso il mondo? Eppure, fino a questo punto acceca la bramosia di denaro. Resta molto da riflettere, dopo episodi simili, sulla società dove viviamo e non si può far altro che affiancarsi al sindaco dell’Aquila quando si augura di incontrare “questi due signori per dire loro di vergognarsi”, aspettandosi solo le loro scuse. “Non a me – precisa Cialente – ma alla mia città”. Come dargli torto?
Si dice turbato il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, come il presidente della regione Abruzzo Gianni Chiodi che parla di “episodio riprovevole”
(...che parole dure, da questo italoforzuto... E che differenza fra le parole di questo berlusclone, che parla - addirittura - di "episodio riprovevole", e le parole di fuoco della Pezzopane e di Cialente... Ma tant'è, gli aquilani hanno scelto: Gianni Chiodi. Quindi se lo tengano, e se lo godano. NdR).
(da tiscali.it)
Quando Berlusconi cercava casa a L'Aquila... (senza trovarla... esattamente come a Lampedusa...)
Aprile 2009: il terremoto ad Annozero
Luglio 2009: Vietato manifestare contro Berlusconi
Settembre 2010 - Ricostruzione, appalti a quelli che "quella notte ridevano"...
Aprile 2010: Un anno dopo le promesse sismiche... già finito l'ammmore...
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