Lo chiarisco in anticipo: non è un pezzo razzista. Perlomeno non nei confronti dei profughi in arrivo... Attendo da più di un mese che un qualunque buffone, dei circa 600 comodamente piazzati in parlamento e dei circa 300 occupanti il senato della repubblica, decida graziosamente di comunicarci cosa diavolo intendano fare riguardo alla situazione (chiara da mesi a qualunque essere intelligente, elemento che evidentemente esclude il ministro degli esteri e del consiglio, peraltro chiaramente affaccendato in altre occupazioni) dei continui sbarchi di immigrati sulle coste lampedusane.
Al di là del fatto che una condizione del genere era ampiamente immaginabile, e quindi il fatto che questo governo di buffoni abbia permesso una vergogna come quella per cui 5.000 persone abbiano sofferto fame e freddo ed altre 5.000 siano state lasciate da sole ad affrontare questa emergenza (mi riferisco alla maggior parte dei Lampedusani) è di per sé una vergogna che dovrebbe imporre le immediate dimissioni; i politicanti incapaci lamentano una sostanziale inerzia della Comunità Europea relativa alla mancata accettazione dei “profughi” nelle loro nazioni.
Il ministrello Maroni, evidentemente poco informato delle regole di ingresso determinate nel Trattato di Schengen, nonché delle regole dettate dalla sentenza della Corte di Cassazione Sezione 1 Civile, 20 dicembre 2007, n. 26822, che recita “Presupposti per il riconoscimento dello "status" di rifugiato politico sono la condizione socio politica normativa del Paese di provenienza e la correlazione di questa con la specifica posizione del richiedente, senza che la prima possa fondarsi sul ricorso al notorio e che possa ricavarsi sillogisticamente la seconda dalla prima, rilevando, invece, la situazione persecutoria di chi (per l'appartenenza ad etnia, associazione, credo politico o religioso, ovvero in ragione delle proprie tendenze o stili di vita) rischi verosimilmente specifiche misure sanzionatorie a carico della sua integrità fisica o libertà personale. Nella specie la S.C. ha confermato il decreto di diniego del giudice di merito, motivato sull'inidoneità di indeterminate fonti di stampa e sulla mancanza di documentazione efficace, a costituire la ragionevole prova della discriminazione dei curdi in Turchia e sulla mera asserzione dell'appartenenza del richiedente a tale etnia e del conseguente pericolo.”
In altri termini, viene riconfermato il punto 1 del trattato di Schengen, che prevede la libera circolazione per l’extracomunitario avente le seguenti caratteristiche:
-1) E’ in possesso di uno o più documenti di viaggio validi che consentano di attraversare la frontiera;
-2) E’ in possesso di un visto valido, se necessario in base al paese di provenienza;
-3) Giustifica lo scopo e le condizioni del soggiorno previsto e dispone dei mezzi di sussistenza sufficienti, sia per la durata prevista del soggiorno sia per il ritorno nel paese di origine o per il transito verso un paese terzo nel quale l'ammissione è garantita, ovvero essere in grado di ottenere legalmente detti mezzi. La valutazione dei mezzi di sussistenza si effettua in funzione della durata e dello scopo del soggiorno e con riferimento ai prezzi medi vigenti nello o negli Stati membri interessati di vitto e alloggio in sistemazione economica, moltiplicati per il numero di giorni del soggiorno. Inoltre è indicato che tale valutazione può basarsi sul possesso di contanti, assegni turistici e carte di credito. E' anche previsto e regolamentato il caso di ospitalità (definita come "dichiarazione di presa in carico") fornita da un cittadino del paese in cui l'extracomunitario entra;
-4) Non è segnalato nel SIS (Sistema di Informazioni di Sicurezza) ai fini della non ammissione;
-6) Non è considerato una minaccia per l'ordine pubblico, la sicurezza interna, la salute pubblica o le relazioni internazionali di uno degli Stati membri.
La sentenza della cassazione conferma quindi, quale conditio sine qua non per il riconoscimento dello status di rifugiato, che l'extracomunitario possa certificare la propria nazionalità tramite un documento di riconoscimento.
Ora, domandatevi cosa avviene in qualunque altra parte del mondo se un italiano si presenta senza documenti, senza passaporto e dichiarando che viene maltrattato dal suo governo: io posso dirvi solo che personalmente, giunto a Beijing con un visto di ingresso considerato non valido, sono stato rimesso su un aereo per Hong Kong con tanta gentilezza ed altrettanta decisione.
Provate ad entrare negli accoglientissimi Stati Uniti con un barcone o a piedi: verrete immediatamente arrestati con l’accusa di immigrazione irregolare ed altrettanto velocemente rimpatriati (se disponete del denaro necessario) o condannati entro 24 ore a tre mesi di prigione (che vi farete, chiaramente) e successivamente spediti fuori dagli States.
Provate ad entrare in Spagna attraverso Gibilterra, dove verrete immediatamente bloccati e rispediti al mittente: in effetti nel 2007 alcuni sbarchi sull’isola di Palma de Mallorca sono stati velocemente risolti tramite espulsioni immediate (vedi El Mundo) http://www.elmundo.es/elmundo/2007/06/01/espana/1180686746.html
E vi ricordate gli Australiani ? Qualche anno fa hanno rispedito in mare un barcone di profughi dall’Indonesia, che hanno vagabondato a lungo prima di ottenere viveri ed assistenza medica oltre che una scorta… per tornare sulle coste di provenienza, scortati da un incrociatore Aussie. E vaja con Dios, buena suerte.
Non parliamo di Malta: là i profughi sono stati addirittura mitragliati un paio di volte, con il risultato (evidente) che i barconi passano oltre e si fermano a Lampedusa.
Andate a Dubai o ad Abu Dhabi e tentate di introdurvi di nascosto: ammesso che ce la facciate, la media delle permanenze irregolari da quelle parti è pari a tre giorni… In effetti, dopo qualche tempo di sana galera (che non è esattamente identica al Burj Al Arab) verrete spediti al vostro paese di origine. Direttamente, e senza passare dal via.
Al contrario, ottenere un visto in tutti questi paesi è decisamente facile, una volta che si abbiano le caratteristiche richieste: in altri termini, lavorare regolarmente è tutto sommato facile all’estero, come ben sanno molti connazionali sparsi in tutto il mondo. In Italia, no.
In Italia invece si arriva sui barconi per un semplice motivo: l’incapacità del governo e la devastante ignoranza della scrittura della cosiddetta legge “Bossi-Fini” hanno permesso e permettono agli immigrati di sbarcare, ricevere un foglio e successivamente girare in lungo e largo l’Italia senza di fatto trovare alcun controllo sul territorio.
In altri termini, avete mai visto una vera verifica relativa agli immigrati, in Italia ? Dovete sapere che siccome la suddetta legge sull’immigrazione prevede che vi sia un processo per l’immigrazione irregolare (che deve essere contestata al momento della sua realizzazione, sottolineo), un extracomunitario che viene fermato dalle forze di Polizia viene solo identificato (se possibile, ovviamente) e gli viene consegnato un foglio di via obbligatorio.
A chi? Ma naturalmente al nome dichiarato al momento del fermo: quindi se la stessa persona viene fermata dopo tre giorni e dichiara una differente identità… ciccia, altro foglio di via e la giostra ricomincia.
Disponete di uno o più documenti falsi ? Beh, allora il gioco è ancora più semplice: basta consegnare ogni volta un documento diverso, e la permanenza è garantita, in barba alla “identificazione certa” da effettuarsi con la fenomenale e ben nota disponibilità economica garantita dal nostro governucolo alla forze dell’ordine.
Sottolineo che questa serie inenarrabile di scemenze, che non scriverebbe nemmeno un decerebrato con un QI pari a 30, sono invece state messe nero su bianco da due ministri della repubblica, di cui uno è addirittura diventato la terza carica dello stato.
Orbene, vorrei sottolineare che chiaramente il sottoscritto è tutt’altro che dell’avviso di applicare il concetto “föra di ball”, ma semplicemente di tutelare sia il diritto internazionale che la buona convivenza civile. Invece, il “governo del fare”, paladino della legalità, in questa maniera riesce nel difficile salto carpiato di incrementare il già non basso livello di criminalità importando galeotti tunisini che potranno facilmente iniziare un interessante cammino imprenditoriale nel nostro paese, rispettando lo spirito del presidente del consiglio, tutto ciò grazie all’acquisizione dello status di cittadino europeo graziosamente regalato dai decerebrati di cui sopra a chiunque arrivi in Italia, e solo per levarsi il problema.
Ovviamente, e qui Maroni ha dimostrato il suo ineffabile acume da tastierista varesotto (niente contro i tastieristi, ovviamente) il ministrello si lamenta in quanto “noi abbiamo aiutato Grecia e Portogallo” e loro “se ne tirano fuori”. Siccome evidentemente questo giullare non ci arriva, chiariamogli un paio di punti:
-1) Il default della Grecia o del Portogallo avrebbe fatto fallire anche noi. Tremonti, lo spieghi al “ministro”. Chissà se riesce a metterglielo in testa.
-2) Il fatto che si sia derogato ad un controllo di accesso alla comunità europea tramite un permesso di ingresso al buio crea problemi di sicurezza enormi per tutta Europa. E questo perché a nessuno è saltato in mente che il flusso di profughi si arresta con la dimostrazione del rispetto delle regole di ingresso che sconsiglierebbe traversate a chi non dispone delle necessarie caratteristiche. Scommettete che adesso con l’obbligo di rimpatrio per i Tunisini nessuno arriverà più dichiarandosi di quella nazionalità? Quindi altri 200 milioni di euro buttati nel cesso con un accordo che si doveva fare per forza, giusto per evitare una (ennesima) figuraccia al buffone capo…
-3) La comunità Europea applica trattati controfirmati proprio dal Governo Italiano. Il ministro degli esteri (ammesso che li conosca un minimo) dovrebbe spiegare al ministrello che l’accesso in qualunque nazione deve essere controllato strettamente, sennò non siamo noi a pensare di uscire dall’Europa, ma l’Europa che ci sbatte fuori a calci nel sedere per manifesta incapacità.
-4) Esistono procedure ben precise che regolano la procedura di richiesta dello status di rifugiati. Regole che prevedono obbligatoriamente l’identificazione univoca del richiedente, pena l’invalidità della richiesta, e che dovrebbero essere chiarissime al ministro degli interni. Evidentemente non lo sono per il ministrello. Una banda di incapaci.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
Axel
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