La questione nucleare: moratoria per evitare il referendum
Nel giorno del 25mo anniversario del disastro della centrale di Chernobyl, il vertice di Villa Madama è anche un'occasione per tornare sul tema del nucleare. Per Berlusconi «il nucleare resta il futuro»: «In Italia l'accadimento giapponese - lo abbiamo visto a seguito dei sondaggi che facciamo - ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini - ha detto il premier - Se fossimo andati a quel referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni a seguire. Per questo il governo ha responsabilmente deciso per la moratoria», per far sì che «si possa tornare a un opinione pubblica consapevole della necessità di avere energia nucleare», che rappresenta «un destino ineluttabile». Sarkozy ha poi aggiunto che sebbene la Francia stia investendo nel settore delle energie rinnovabili, «non si può pensare che il solare e l'eolico saranno sufficienti a compensare il nucleare» e che «il giorno in cui l'Italia deciderà di tornare indietro, la Francia sarà un partner amichevole» [...]
(continua su www.ilsole24ore.com)
Nella sua incommensurabile imbecillità, dopo aver negato e fatto negare dai suoi, a talk-shows unificati, che la "moratoria" sul nucleare fosse solo un éscanotage per fottere gli italiani, disincentivarne il voto referendario, e far mancare così il quorum a ciò che gli sta a cuore (l'amato legittimo impedimento), oggi è riuscito a confessare a reti unificate che la moratoria è una sòla, l'ennesima azione truffaldina da trecartaro. L'Italia è il paese che amo... Menomalechesilviocè. Ora non ci resta altro da fare, qualora la Cassazione dovesse far passare la cancellazione del quesito referendario sul nucleare, che convincere anche i moribomdi ad andare a votare il 12 giugno, anche e specialmente se dovesse rimanere in vita il solo referendum sul legittimo impedimento. Tafanus
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Referendum sul nucleare - Berlusconi ha confessato: è un grande imbroglione, o un piccolo magliaro?
"Se fossimo andati a quel referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni a seguire. Per questo il governo ha responsabilmente deciso per la moratoria". E' quanto ha ribadito oggi Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa a Villa Madama con il Presidente francese Nicolas Sarkozy. L'incidente di Fukushima, a seguito del terremotoe dello tsunami dell'11 marzo in Giappone, ha spaventato troppo gli italiani. La moratoria del referendum è stata quindi per Berlusconi una decisione "responsabile", per permettere ai cittadini di "tranquillizzarsi" e "far sì che si possa tornare ad un'opinione pubblica consapevole della necessità di avere energia nucleare". "Un destino ineluttabile" secondo il presidente del Consiglio.
[La7 - Il filmato della confessione]
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Le condiserazioni di Stefano Rodotà
...ogni giorno ha la sua pena istituzionale. Davvero preoccupante è l'ultima trovata del governo: la fuga dai referendum. Mercoledì si è voluto cancellare quello sul nucleare. Ora si vuole fare lo stesso con i due quesiti che riguardano la privatizzazione dell'acqua...
Le torsioni dell'ordinamento giuridico non finiscono mai, ed hanno sempre la stessa origine. È del tutto evidente la finalità strumentale dell'emendamento approvato dal Senato con il quale si vuole far cadere il referendum sul nucleare. Timoroso dell'"effetto Fukushima", che avrebbe indotto al voto un numero di cittadini sufficiente per raggiungere il quorum, il governo ha fatto approvare una modifica legislativa per azzerare quel referendum nella speranza che a questo punto non vi sarebbe stato il quorum per il temutissimo referendum sul legittimo impedimento e per gli scomodi referendum sull'acqua. Una volta di più si è usata disinvoltamente la legge per mettere il presidente del Consiglio al riparo dai rischi della democrazia. Una ennesima contraddizione, un segno ulteriore dell'irrompere continuo della logica ad personam. L'uomo che ogni giorno invoca l'investitura popolare, come fonte di una sua indiscutibile legittimazione, fugge di fronte ad un voto dei cittadini.
Ma, fatta questa mossa, evidentemente gli strateghi della decostituzionalizzazione permanente devono essersi resi conto che i referendum sull'acqua hanno una autonoma e forte capacità di mobilitazione. Fanno appello a un dato di vita materiale, individuano bisogni, evocano il grande tema dei beni comuni, hanno già avuto un consenso senza precedenti nella storia della Repubblica, visto che quelle due richieste di referendum sono state firmate da 2 milioni di cittadini, senza alcun sostegno di grandi organizzazioni, senza visibilità nel sistema dei media. Pur in assenza del referendum sul nucleare, si devono esser detti i solerti curatori del benessere del presidente del Consiglio, rimane il rischio che il tema dell'acqua porti comunque i cittadini alle urne, renda possibile il raggiungimento del quorum e, quindi, trascini al successo anche il referendum sul legittimo impedimento. Per correre questo rischio? Via, allora, al bis dell'abrogazione, anche se così si fa sempre più sfacciata la manipolazione di un istituto chiave della nostra democrazia.
Caduti i referendum sul nucleare e sull'acqua, con le loro immediate visibili motivazioni, e ridotta la consultazione solo a quello sul legittimo impedimento, si spera che diminuisca la spinta al voto e Berlusconi sia salvo. Quest'ultimo espediente ci dice quale prezzo si stia pagando per la salvezza di una persona. Travolto in più di un caso il fondamentale principio di eguaglianza, ora si vogliono espropriare i cittadini di un essenziale strumento di controllo, della loro funzione di "legislatore negativo" [...]
È resistibile questa strategia? In attesa di conoscere i dettagli tecnici riguardanti i quesiti referendari sull'acqua è bene tornare per un momento sull'emendamento con il quale si è voluto cancellare il referendum sul nucleare. Questo è congegnato nel modo seguente: le parti dell'emendamento che prevedono l'abrogazione delle norme oggetto del quesito referendario, sono incastonate tra due commi con i quali il governo si riserva di tornare sulla questione, una volta acquisite "nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell'agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea". E lo farà entro dodici mesi adottando una "Strategia Energetica Nazionale", per la quale furbescamente non si nomina, ma neppure si esclude, il ricorso al nucleare.
Si è giustamente ricordato che, fin dal 1978, la Corte Costituzionale ha detto con chiarezza che, modificando le norme sottoposte a referendum, al Parlamento non è permesso di frustrare "gli intendimenti dei promotori e dei sottoscrittori delle richieste di referendum" e che il referendum non si tiene solo se sono stati del tutto abbandonati "i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente".
Si può ragionevolmente dubitare che, vista la formulazione dell'emendamento sul nucleare, questo sia avvenuto. E questo precedente induce ad essere sospettosi sulla soluzione che sarà adottata per l'acqua. Di questo dovrà occuparsi l'ufficio centrale del referendum che, qualora accerti quella che sembra essere una vera frode del legislatore, trasferirà il referendum sulle nuove norme. La partita, dunque, non è chiusa.
Da questa vicenda può essere tratta una non indifferente morale politica. Alcuni esponenti dell'opposizione avrebbero dovuto manifestare maggiore sobrietà in occasione dell'approvazione dell'emendamento sul nucleare, senza abbandonarsi a grida di vittoria che assomigliano assai a un respiro di sollievo per essere stati liberati dall'obbligo di parlar chiaro su un tema così impegnativo e davvero determinante per il futuro dell'umanità. Dubito che questa sarebbe la reazione dei promotori del referendum sull'acqua qualora si seguisse la stessa strada.
Ma proprio l'aggressione al referendum e ai diritti dei cittadini promotori e votanti, la spregiudicata manipolazione degli istituti costituzionali fanno nascere per l'opposizione un vero e proprio obbligo. Agire attivamente, mobilitarsi perché il quorum sia raggiunto, si voti su uno, due, tre o quattro quesiti. Si tratta di difendere il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce, quale che sia l'opinione di ciascuno. Altrimenti, dovremo malinconicamente registrare l'ennesimo scarto tra parole e comportamenti, che certo non ha giovato alla credibilità delle istituzioni.
(Stefano Rodotà - Repubblica del 22 Aprile 2011)
In assenza di qualsiasi informazione su quale trucco delle tre tavolette si stia preparando per disinnescare il referendum sull'acqua (altro argomento che rischia di far raggiungere il quorum), invito tutti - privati cittadini ed organizzazioni di sinistra - a non deporre le armi, ma anzi ad armarsi di orgoglio, pazienza, attivismo. Questa è una partita da vincere ad ogni costo.
E' una partita da vincere sconfiggendo il nano, sonoramente, alle amministrative, e portanto il 50% + 1 degli aventi diritto al voto in cabina, il 12 Giugno, anche se a restare in vita dovesse essere il solo referendum che davvero interessa a Berlusconi: quello che potrebbe abrogare la legge sul legittimo impedimento.
Per questo imbroglione nucleare, rinnovabili, olio di gomito, sono assolutamente fungibili. Non ci capisce una mazza, e non gliene frega una mazza. A lui interessa che TUTTI i suoi processi cadano in prescrizione. Legittimo impedimento, prescrizione breve, testimonianze lunghe, lavorano tutti nella stessa direzione. A costo di portare a braccia la nonna di 98 anni al seggio. Berlusconi DEVE perdere questa partita. E' un obbligo morale, al quale ognuno di noi, coi propri strumenti più o meno efficaci, deve sentirsi vincolato. Tafanus
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