Ezio Mauro (Repubblica) - Il giudizio sulla "moderata" Letizia Brichetto Arbanoldi Moratti
Giangiacomo Schiavi (Corsera) - "...con la stessa franchezza con cui abbiamo scritto che i manifesti del signor Lassini che equiparavano le Procure alle Br erano una vergogna ( e il sindaco Moratti avrebbe dovuto prenderne subito le distanze) diciamo oggi che questo imbarimento del confronto politico non ci piace. Non ci piace lo stile, il modo, la delegittimazione strumentale, il dito nell’occhio, l’ingiuria, il dossieraggio, la facilità con cui il falso viene scambiato per vero. Milano, se vuole tornare ad essere modello nel Paese, deve distinguersi anche in questo: la regola dell’insulto non paga..."
Sondaggino (quotidiano.net) - Se la Moratti vuole sapere come la pensi la gente sulla sua canagliata, legga questo sondaggino, su un giornale di destra. Persino fra una readership che sta dalla sua parte, il 70% dice che dovrebbe scusarsi, il 30% no.
La Stampa - "...non vedo come la sinistra possa scandalizzarsi perchè la Moratti ha ricordato una condanna di primo grado per il proprio candidato... Quindi, che ci sia stato un ricordo di questo genere da parte della nostra candidata in una campagna elettorale che la sinistra ha segnato con i suoi attacchi e le sue violenze verbali facendone quasi una campagna da guerra civile, ogni tanto è giusto che anche Letizia tiri fuori le unghie. In campagna elettorale si possono capire tanti comportamenti che non saranno poi quelli di quando si dovrà governare insieme..."
Oriano (Il Foglio) - Scusarsi con Pisapia - Che Letizia Moratti sia una di quelle persone per nulla avvezze a usare il fango come arma, che quando provano a tirare un colpo basso s'imbrogliano subito da sole, basterebbe a certificarlo il modo in cui ha provato, dopo, a giustificarsi per l'accusa sparata contro il rivale Giuliano Pisapia, di avere sulle spalle una condanna penale per un furto d'auto finalizzato a un atto di violenza politica: "La mia è stata una valutazione politica che voleva mettere in evidenza come Pisapia abbia una storia diversa dalla mia. Ho inteso dire che la storia di Pisapia non è la storia di una persona moderata".
Zoppicante, ma sincera, basterebbe a spiegare che il suo non è stato "un atto di killeraggio mediatico progettato a tavolino", come ha protestato il diretto interessato, ma un cedimento alle scorciatoie giustizialiste che vanno per la maggiore per fare una constatazione semplicemente, banalmente politica. Ma il fatto è che Pisapia, che ora minaccia querela, era stato prosciolto dalle accuse e contrariamente a quanto affermato dalla Moratti "giudicato e assolto anche per l'accusa di concorso morale in furto", non solo amnistiato.
"Un errore giudiziario, riconosciuto da una sentenza passata in giudicato". Il garantismo è tutto d'un pezzo, o non è. E poiché fa parte della cultura personale, prima che politica, di Letizia Moratti, sarebbe saggio che, per rimediare, evitasse di dire "non entro nel merito del giudizio, ho solo citato una sentenza di primo grado per dare una valutazione politica". Meglio non sventolare sentenze. E c'è differenza tra essere accusati di un atto violento, ed essere stati assolti. Siamo garantisti anche con i condannati, figurarsi con gli assolti.
Dunque ci permettiamo di suggerire al sindaco di Milano, Letizia Moratti, che ieri ha mostrato sul campo dello studio televisivo di avere una cultura di amministrazione che la legittima a continuare a governare, di togliere via, in modo definitivo, la piccola macchia di un gesto che contraddice il suo garantismo. Ripristinerebbe così anche l'immagine di quel che un centrodestra credibile deve essere. Porga le sue scuse a Giuliano Pisapia, riconoscendo di aver ceduto per un attimo a uno Zeitgeist che non le appartiene. (Da "il Foglio")
Giovanni Maria Bellu (l'Unità) - Moratti, che schifo! Seguace di un uomo che ha usato e usa (fino a costruirseli) tutti gli strumenti tecnici per evitare la giustizia, Letizia Moratti "confonde" un'assoluzione piena con un'amnistia per accoltellare alla schiena il suo avversario politico. Poi, subito dopo, mentre in una mano stringe ancora il coltello della diffamazione, tende l'altra - che Giuliano Pisapia giustamente ha respinto - nel gesto della politica ipocrita, che vorrebbe far credere di ritenere il contendente "avversario" anziché "nemico", ma in realtà lo considera solo un fastidioso ostacolo alla conquista del potere. Quei fotogrammi entreranno - come piccolo, misero, ma significativo capitolo - nella lunga storia nazionale dell'infamia. Che schifo.
Come se non ci fossero stati tanti casi, a volte drammatici, di terroristi rossi nati in morigerate famiglie democristiane, o di figli degli anni di piombo cresciuti come cittadini ligi allo Stato. E anche ammesso che moderati si nasca, come diceva Totò per i signori (“e io lo nacqui, modestamente”…), tutti sanno che Pisapia è figlio di Giandomenico, uno dei più insigni giuristi italiani, che non combattè con Fidel Castro sulla Sierra Maestra ma guidò la commissione ministeriale sul nuovo codice di procedura penale varato nel 1989 e tuttora in vigore, non a Cuba ma nella Repubblica italiana. La Moratti si è attribuita persino una “formazione professionale moderata”, dal che si deduce che esistano mestieri in sé estremisti, magari proprio quello che fa Pisapia: l’avvocato.
Stravaganze a parte, Letizia Moratti è davvero una moderata? Sulla scheda elettorale, tra le liste che la sostengono c’è la Destra di Francesco Storace, che sul sito web milanese accoglie i simpatizzanti con citazioni di Julius Evola (noto moderato di corrente antisemita), croci celtiche, utili link a Casa Pound o alla Fondazione Pinochet. In campagna elettorale, la moderata Letizia si è accompagnata (e abbracciata) a Roberto Jonghi Lavarini, politico di riferimento del neofascismo e del movimento naziskin milanese, accolto a braccia aperte nel Pdl due anni fa.
Lo stesso Pdl candida a Palazzo Marino nomi di punta dell’estrema destra cittadina, come Marco Clemente (quello che conversava con Pino Amato, uomo di Forza Nuova arrestato con l’accusa di essere l’estorsore del clan Flachi), protagonista dei raduni più nostalgici e sostenuto anche dagli ultras del calcio, che quanto a moderazione non scherzano.
La grande tradizione moderata di Letizia Moratti si è sposata spesso con gli eredi di Benito Mussolini e Adolf Hitler. Nel 2006, l’allora candidata al primo mandato sfilò alla manifestazione del 25 aprile spingendo la carrozzella del padre, ex partigiano e deportato a Dachau. Fu fischiata e si innescarono polemiche roventi sull’intolleranza della sinistra.
Tre giorni dopo, però, la Moratti presentò il suo programma e annunciò di aver siglato un accordo elettorale con la Fiamma Tricolore e Azione Sociale. Cioè con gli eredi duri e puri dell’Msi e con la santa alleanza tra Alessandra Mussolini, Adriano Tilgher e Roberto Fiore. Nell’ordine: la fiera nipote del Duce che insieme ai nazisti faceva deportare i partigiani; l’ammiratore di Adolf Hitler (incorso soltanto “in alcune storture”) ; l’attuale leader di Forza nuova, condannato negli anni di piombo per banda armata e associazione sovversiva, e fuggito latitante in Inghilterra, che non concesse l’estradizione. Poi arrivò la prescrizione, come racconta lui stesso.
Nella sua moderata gioventù, Letizia Moratti non dev’essersi accorta che gli anni Settanta furono molto movimentati anche a destra, e che diversi suoi attuali compagni di partito erano vicini a gruppi violenti, quando non li dirigevano. Come Ignazio La Russa, attuale dominus del Pdl a Milano, nonché ministro della Difesa. La Russa era un giovane dirigente dell’Msi negli anni in cui i neofascisti scendevano in piazza con catene e coltelli. Fu lui, ha raccontato recentemente a Gianni Barbacetto su Il Fatto Quotidiano il suo vecchio camerata Tommaso Staiti di Cuddia, “a volere più d’ogni altro la manifestazione del 12 aprile 1973 in cui fu ammazzato l’agente Antonio Marino”, poliziotto della Celere colpito da una delle bombe a mano che alcuni giovani di destra si misero a lanciare. “La Russa s’impuntò”, continua Staiti. “Il 12 aprile dovevamo riuscirci. A tutti i costi. Man mano che la data s’avvicinava, diventava chiaro a tutti che sarebbe stato un massacro” [...]
Se non bastassero gli ex camerati, il Pdl di Letizia Moratti non si fa mancare neppure gli ex estremisti di sinistra. Un esempio per tutti, quello di Gaetano Pecorella, vicino al Movimento studentesco milanese in anni piuttosto vivaci, poi avvocato del famigerato “soccorso rosso”, e ancora nel 1990 candidato di Democrazia proletaria.
Tra neri e rossi non scampano i verdi. Forse il sindaco di Milano ignora che Mario Borghezio, colonna della Lega nord, alleato fondamentale del Pdl nella corsa elettorale milanese, l’11 luglio 1976 fu fermato dalla polizia vicino a Ventimiglia con la macchina zeppa di volantini di Ordine nuovo, organizzazione neonazista protagonista della strategia della tensione. I volantini auspicavano “uno, dieci, cento, mille Occorsio” (il magistrato Vittorio Occorsio era stato ucciso da Ordine nuovo il giorno prima a Roma), lanciavano minacce al “bastardo Luciano Violante”, con un bel “Viva Hitler” a coronare il tutto. Un episodio di cui Borghezio “non parla volentieri”, scrisse Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, in un’intervista in cui il parlamentare leghista ammetteva comunque di aver fatto parte della Jeune Europe, movimento fondato dall’Ss belga Jean Thiriart.
In quegli stessi anni bui, tra l’altro, un certo Silvio Berlusconi aveva in tasca la tessera della loggia P2, associazione segreta coinvolta in una ragnatela di trame eversive. Altro che il presunto furto di un furgone. Forse Letizia Moratti è nata moderata, come dice lei. Ma crescendo ha cominciato a frequentare cattive compagnie. Mario Portanova
- Spoil-system e abuso d'ufficio nello scandalo "nomine d'oro"
A seguito dell'elezione a sindaco, Moratti licenziò senza giustificato motivo una decina di dirigenti del Comune, affidando quasi contemporaneamente 54 incarichi a consulenti esterni, spesso senza requisiti. Per tale spoyl system, la Moratti è stata condannata dalla Corte dei Conti a risarcire il Comune, e la magistratura ordinaria ha definito "censurabile" il suo comportamento e ravvisato un illecito amministrativo di abuso d'ufficio materiale.
Il 29 novembre 2007 Letizia Moratti è stata iscritta nel registro degli indagati per abuso d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sugli "incarichi d'oro". Le indagini sono state avviate dalla Corte dei Conti e dalla Procura di Milano. L'amministrazione Moratti ha infatti assunto tramite incarichi esterni sessantatré persone, di cui almeno quarantanove hanno qualifica dirigenziale, per una spesa di otto milioni l'anno. In contrasto con l'articolo 110 del Decreto Legislativo 267/2000 (Testo Unico degli enti locali), che prevede che i contratti con dirigenti esterni non dovrebbero superare il 5% del totale. Contando anche i nuovi incarichi, nel Comune di Milano i contratti con dirigenti esterni ammontano al 25% del totale [...]
Fra le persone assunte dall'amministrazione Moratti, c'è Aldo Fumagalli, leghista, ex sindaco di Varese, che si era dimesso dall'incarico di Sindaco dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati per concussione e violazione della legge Bossi-Fini, oltre a vari candidati del centrodestra non eletti, una candidata dell'UDC in Calabria, persone dello staff elettorale del sindaco Moratti, compreso il suo fotografo personale [...]
Il 24 marzo 2009 Letizia Moratti viene condannata dalla Corte dei Conti, assieme a Giampiero Borghini ed altri, per il conferimento di incarichi esterni da parte del Comune di Milano a persone non laureate, e dunque illegittimi, nel 2006. Nella motivazione della sentenza, la corte parla di nomine politiche, che mortificano le professionalità interne, e di sovradimensionamento dell'ufficio stampa, con un numero di giornalisti giustificabile solo per un giornale [...]
- Assenteismo - Letizia Moratti è stata criticata per la scarsa presenza in Consiglio Comunale: 6 presenze nel 2008 e 3 nel 2009, di cui l'ultima il 21 ottobre 2009, per la presentazione di un primo bilancio del mandato. Dei 61 rappresentanti di giunta e consiglio, Letizia Moratti è ultima per presenza alle votazioni, con un totale del 5 [...]
- Ipotizzata discriminazione verso i rom - Nel dicembre 2010, il tribunale civile di Milano ha deliberato secondo sentenza che nell'assegnazione di case popolari vi è stata la mancata assegnazione a 10 famiglie rom con le quali il Comune aveva firmato un progetto di autonomia abitativa. Nell'accogliere il ricorso, presentato contro il Comune di Milano e quindi contro il sindaco Letizia Moratti, il Tribunale ha deliberato che sulla decisione dell'amministrazione comunale potrebbe aver agito "l'origine etnica dei rom", in quanto gli "amministratori e politici hanno ripetutamente dichiarato alla stampa che ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare"
- I vantaggi del figlio per il piano regolatore (la bat-casa) -Il Piano del Governo del Territorio varato dalla giunta Moratti ha dato a Gabriele Moratti, figlio di Letizia, un vantaggio economico stimato in almeno un milione di euro, grazie ad un immobile acquistato da Gabriele Moratti con vincolo di destinazione industriale e trasformato in villa di lusso (Wikipedia)
- Ultimissime sulla bat-casa: sembra che il personale e i vigili del comune, nel fare l'ispezione di rito alla bat-casa del figliolo della moderata, si siano dimenticati di fotografare le parti più chiaramente illeggitime (la mega-cucina, tutto il sotterraneo con palestra e ring,e qualche altre cosina del genere...
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