Il 23 Maggio 2008 avevo pubblicato questo post, perchè molti tendono a dimenticare chi sono i magistrati, spesso eroi più dell'eroe Vittorio Mangano. Lo avevo fatto e lo rifaccio perchè vorrei ricordare che nell'attentato a Falcone morirono anche sua moglie Francesca Morvillo, e tre uomini della scorta, di cui spesso ci si dimentica di parlare: Antonio Montinaro, Vito Schisani e Rocco Di Cillo.
Capaci (Palermo): ore 17,58 del 23 Maggio 1992: Il magistrato Giovanni Falcone salta in aria, insieme a sua moglie, Francesca Morvillo, e a tre uomini della sua scorta: Antonio Montinaro, Vito Schisani e Rocco Di Cillo. La mafia si vendica così, con cinquecento chili di tritolo, del protagonista del maxiprocesso: l'uomo simbolo della ribellione istituzionale al potere mafioso non c'è più.
Noi siamo, oggi come allora, con lo stato e contro tutte le mafie. Noi siamo, oggi come allora, convinti che Vittorio Mangano non sia un eroe, ma un mafioso, checché ne pensino Berlusconi e Dell'Utri. Noi siamo dell'idea, oggi come allora, che gli eroi siano Falcone, sua moglie, e gli uomini della sua scorta. E tutti gli altri magistrati morti ammazzati per mano di "eroi" come Vittorio Mangano.
Noi siamo, ora come sempre, scandalizzati da un popolo che, nel segreto della "gabbina", vota Miccichè anzichè Caponnetto, vota Cuffaro anzichè Rita Borsellino, e vota Lombardo anzichè Finocchiaro.
Noi, oggi come allora, continueremo a lottare contro i mulini a vento. Forse non faremo in tempo a vedere noi un paese migliore, ma dobbiamo lottare fin quando saremo in vita affinché almeno i nostri nipoti, se non i nostri figli, possano vivere in un paese di cui non doversi vergognare.
Quando creperemo, vorremo avere la consapevolezza di aver fatto tutto quanto era nelle nostre limitate possibilità, per contribuire a cambiare questo mondo.
_________________________________________________________________________________________
Nell'anno in cui gli gli oncologi Berlusconi e Santanché certificano che i magistrati - specie se operano presso la Procura di Milano, e specie se hanno la gonna e i capelli rossi - sono cancro o metastasi della democrazia, vorrei ricordare agli smemorati alcune note biografiche di uno dei più citati esempi di cancro della democrazia...
Onore ad Ilda Bocassini, che dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio, nel 1992, chiede di essere trasferita a Caltanissetta (sede molto agiata e sicura) dove rimane fino al '94, sulle tracce degli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Collabora nuovamente con Ultimo alla cattura di Riina e scopre, in collaborazione con altri magistrati applicati a quelle indagini, mandanti ed esecutori delle stragi Falcone e Borsellino [Wilipedia].
Vorrei anche ricordare che - pur indossando abitualmente una toga rossa - torna ad operare presso la Procura di Milano, dove si occupa di indagini sulla criminalità mafiosa e sul terrorismo. Ha diretto a partire dal 2004 le indagini della DIGOS che il 12 febbraio 2007 hanno portato all'arresto di 15 sospetti appartenenti all'ala movimentista delle Nuove Brigate Rosse, denominata anche Seconda Posizione.
Vorrei ricordare che per aver contribuito all'arresto di 15 amici suoi affiliati alla sua cellula delle Brigate Rosse, la Bocassini viene premiata dall'attuale governo con la riduzione della scorta, alla quale Ilda La Rossa rinuncia, per non mettere a rischio la vita di una scorta ormai diventata poco più che simbolica, ed estremamente vulnerabile.
Alla vigilia della conclusione di elezioni amministrative caratterizzate da volgarità, diffamazioni, violenza e ritorno al laurismo, vogliamo ricordare chi sono le toghe rosse, e chi sono i Lassini, amici "approved" del puttaniere che ci governa (speriamo per poco). Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus