Ricevo questa cortese lettera: "A costo di sembrarle malizioso e provocatore, vorrei chiederle il suo parere sul successo elettorale, almeno nelle grandi città, del Movimento 5 Stelle del comico Grillo. Se non vado errato, nessuno aveva previsto un simile successo che l'imbarazzo politico che lo circonda rende ancora più clamoroso. Personalmente condivido moltissime delle sue posizioni ed ammiro le sue capacità di acuto osservatore e di tagliente polemista; per questo mi piacerebbe leggere sul suo Blog un commento. La ringrazio. Cordiali saluti"
Antonio Mastromei
Caro Antonio,
la ringrazio per la fiducia, ma credo che la deluderò. Sul successo di Grillo, sono assolutamente in controtendenza. Non riporterò sul post tutte le tabelle elaborate su Excel, di cui fornisco però il link, affinchè chiunque ne abbia voglia possa controllare ed approvare o contestare. Ho analizzato i dati di 134 comuni superiori ai 15.000 abitanti (inclusi quindi i capoluoghi di provincia e le grandi città). Come molti lettori del blog sanno, mi piace separare i fatti dalle sensazioni. Tafanus
I dati dei comuni superiori ai 15.000 abitanti
Questi rappresentano un bacino elettorale di circa 6.900.000 aventi diritto al voto, quindi, grosso modo, il 53% degli elettori complessivi chiamati a votare, che erano circa 13 milioni. Si è votato anche in altri 1140 piccoli comuni, che complessivamente valgono 6.100.000 elettori, pari ad una media di 5.350 elettori per comune. Non ho potuto esaminare anche questi ma, mi creda, dato che la presenza di liste Grillo cade a picco man mano che diminuisce la grandezza dei centri, credo che sia meglio per i grillini se questi piccoli comuni restano fuori dai calcoli e dalle valutazioni. I dati di dettaglio sono riportati sul file [Analisi del voto dei grillini - 2011]
Dunque, considerando solo i 134 grandi comuni considerati, questi hanno espresso un'affluenza al voto di 4.943.600 elettori su 6.894.650. Ciò significa che c'è stata un'affluenza del 71,7% in media. Sfatiamo quindi un primo luogo comune: l'affluenza non è stata affatto bassa, ma fisiologica.
Su questi 4.943.600 elettori, la lista Grillo ha preso 150.790 voti, pari al 3,1%. Inutile dire che, con queste percentuali, se vogliamo fare un discorso proiettato sulle elezioni politiche, Grillo non avrebbe superato né la soglia di sbarramento per la Camera, né, a maggior ragione, quella per il Senato. Insomma, non avrebbe eletto neanche un parlamentare.
La seconda vulgata è rappresentata dal grande successo della lista Grillo a Milano. Non c'è stato, questo grande successo. La lista ha preso, a Milano, il 3,43% (e, per inciso, il candidato-bambino, come da noi previsto, ha preso ancor meno dei voti di lista. Gli elettori sono stupidi? Può darsi, ma solo entro certi limiti). Dunque, il grande successo dei grillini, sancito dai politologi da talk-show, è fondato sul 9,4% di Bologna, sul 5% di Torino, sul 3,4% di Milano. Ma si da il caso che in molte località Grillo abbia raggiunto percentuali molto più alte di quelle di Milano, e persino di Torino e di Bologna.
I grillini hanno preso più voti che a Bologna, in percentuale, in tre comuni: Cesenatico, Rimini, San Mauro Torinese. Hanno preso più voti che a Torino in 24 comuni. Hanno preso più voti che a Milano in 34 comuni. Perchè tutto questo rumore sul 3,4% di Milano, e non sul 14,5% di Cesenatico, o sull'11,8% di Rimini?
E' appena il caso di rilevare che i grandi numeri (giustamente) strombazzati da Grillo, sono risultati, alla prova dei fatti, assolutamente irrilevanti in tutte le grandi città. A Bologna il centro-sinistra passa al primo turno nonostante il 9,4% di voti andati ai grillini. A Torino Fassino passa al primo turno con un margine superiore al 5% di voti andati ai grillini; a Milano Pisapia passa al ballottaggio con 7 punti di margine, e al ballottaggio il loro 3,4% (dichiaratamente destinato all'astensione) non sposterà di una virgola il problema. A Napoli, infine, hanno preso l'1,75%, e quindi non avranno alcun peso nella probabile vittoria di De Magistris.
Sul risultato complessivo di Grillo - limitatamente ai grandi comuni - del 3,1%, conosco l'obiezione dei grillini: "non potevamo prendere voti dove non ci siamo presentati". Lapalissiano, ma non giustificatorio. Perchè il non presentarsi in oltre la metà dei grandi comuni, e nella quasi totalità dei piccoli, non è stata una scelta strategica, bensì l'incapacità di raccogliere liste, firme e candidature. Mi creda ci hanno provato, strenuamente, dappertutto. Ci hanno provato persino nel mio paesello di 9.500 abitanti. Ho pubblicato a suo tempo una email del guru che mi proponeva (quale onore!) di fare non il semplice candidato, ma addirittura il capolista per la sua lista nel mio paesello. Ovviamente non ho neanche risposto, perchè se Grillo "filtra" le candidature come ha filtrato la mia (io di Grillo scrivo peste e corna da anni), vuol dire che non si è preoccupato neanche di mettere a punto un qualsiasi strumento di filtraggio e di selezione.
Basta chiedere, e si è candidati del MoVimento 5 Stelle. Non è magnifico? Eppure, sapere chi sia io, e come la pensi sul grillismo, non sarebbe stata una "mission impossible". Sarebbe bastato digitare su Google Tafanus Grillo, e il ragioniere avrebbe avuto di che divertirsi... Provare per credere.
Dunque, candidature offerte a cani e porci, ragazzini di vent'anni proposti come candidati a sindaco di grandi città, non un progetto che non sia nell'area del puro populismo, qualunquismo spinto fino alla ridicola affermazione che tanto a sinistra o a destra sono tutti la stessa roba. Il mondo applaude estatico, ma persino il ragazzino Calise, a Milano, lo smentisce. Scrive di aver contattato molti militanti, e di aver scoperto (ma va?) che i militanti non pensano che Moratti o Pisapia siano la stessa cosa. Lo stesso messaggio arriva al Rag. da Scanzi, tifoso di Grillo, ma non delle sue teorie. Stessa posizione sui giornali un tempo fiancheggiatori (uno per tutti: MicroMega).
Per quanto mi riguarda, ho già scritto che conservo ancora una certa capacità di distinguere la Bindi dalla Minetti, Franceschini da Dell'Utri, Bersani da Bossi... Lui no? peggio per lui. Non andrà molto lontano. Basta prendersi la briga di leggere i commenti dei suoi ex adoratores sulla teoria del "questo o quello per me pari sono". Purtroppo in Italia dire banalità, e persino scemenze, spesso paga - almeno in una fase iniziale. Poi, con calma, la gente capisce.
Sembra che dopo 17 anni gli italiani si stiano accorgendo di chi sia Berlusconi. Non ci metteranno neanche 17 mesi ad accorgersi di chi sia Grillo. I "voti di pietra" raccolti da Grillo su un bacino elettorale di 13 milioni di aventi diritto non arriva al 2% (esattamente quanto avevano previsto i sondaggisti più seri nelle ricerche sulle eventuali elezioni politiche). E' una moneta non spendibile, esattamente come l'API di Rutelli, i vari partitini "marxisisti-leninisti", La Destra, e cose di questo genere. E poco importa sapere che a Cesenatico Grillo ha preso il 14,5%... Non penserà di organizzare una Woodstock in tutti i villaggi d'Italia, spero...
Riepilogando: ci si eccita di fronte al 9,4% di Bologna, ma si dimentica che nel complesso delle 5 grandi città capoluogo di regione (Milano, Torino, Bologna, Napoli, Cagliari), i girillini hanno avuto il 4,08% dei voti. Un bel risultato, ma in prospettiva "politiche" al limite della soglia di sbarramento più bassa. Soglia del Senato lontana anni luce.
Nei 21 comuni capoluoghi di provincia ha raccolto il 3,34% (non sufficiente a raccattare neanche un parlamentare).
Negli altri comuni superiori a 15.00 abitanti, ha raccattato in media l'1,71%.
In totale, nel terzo d'Italia in cui si è votato, ha raccolto in tutto e per tutto 150.800 voti. Diciamolo... per uno che vanta di avere un blog da 700.000 visite al giorno tutto per lui (non è vero: arriva - forse - a 130/140.000 visite al giorno; tante, ma non sono 700.000), e che è sdraiato tutte le settimane su Annozero, che totalizza 6 milioni di telespettatori, è una miseria.
Ora, ha fatto pubblica confessione di qualunquismo, dichiarando che non darà indicazioni di voto ai suoi adepti, perchè tanto "sinistra e destra sono la stessa cosa". PdL = PD-elle. E' una idiozia insensata, nella forma e nella sostanza, ma gli adoratores adorano, non pretendo che analizzino. Credo che questa confessione (di cui, peraltro, non avevo bisogno) non gli gioverà. Vedremo... Tafanus
P.S.: in appendice, voglio riportare alcuni passaggi di MicroMega di questa settimana. Paolo Flores d'Arcais, che io contrasto con tutte le mie (poche) forze, dal settembre 2007 (da quando, cioè, è salito con entusiasmo prima sul carro del populismo di Grillo, poi di Di Pietro, poi del Popolo Viola e di San Precario - senza neanche chiedersi chi fosse costui), negli ultimi mesi mi ha dato molte soddisfazioni... Prima ha mollato Di Pietro, scoprendo con qualche anno di ritardo che l'IdV ha raccolto, in giro per l'Italia, il peggio dei cascami della politica. Basta leggere il dossier pubblicato da MicroMega stesso, dal titolo [C'è del marcio in IdV], per consentirci di dire a Flores: "bentornato fra di noi".
Poi ha gradualmente messo in naftalina l'inutile Popolo Viola, facendo sparire silenziosamente da MicroMega l'apologia dello sconosciuto "San Precario", e tutti i links alle iniziative, sempre più frequenti e sempre meno frequentate, dell'adorabile Gianfranco Mascia (impiegato di Di Pietro).
Oggi l'ultimo strappo: si è accorto che, contrariamente a quanto predica Grillo, i partiti non sono "tutti uguali". Si è accorto che la Serracchiani non è la Minetti, che la Bindi non è la Ravetto, che Calderoli non è Rodotà. Alla buonora. Tutto arriva a chi sa attendere... Leggere per verificare:
[Caro Grillo, non sono tutti uguali - di Paolo Flores d'Arcais]
Del resto, è scappato detto anche a Beppe Grillo. Aveva appena spiegato perché la protetta di Berlusconi e il candidato del popolo delle primarie sarebbero come zuppa e pan bagnato, ma non è riuscito a trattenersi dall’aggiungere: “Pisapia, non so se ce la farà... io lo spero” [...]
Questa testata non ha mai risparmiato critiche ai partiti del centrosinistra, anzi. In tutte le sue componenti, Sel e Idv comprese. E se faccio il conto di quello che ho scritto in oltre trent’anni, sono assai più le pagine di biasimo radicale che ho dedicato ai dirigenti del Pci (e successive metamorfosi) di quelle con cui ho combattuto il berlusconismo di oggi e il proto-berlusconismo di Craxi. Di più: sono moltissimi i collaboratori e i lettori del Fatto che il centrosinistra, insipiente al governo e insipiente all’opposizione, lo hanno combattuto per i suoi “tradimenti” non solo con la parola ma anche con l’azione, scendendo in piazza infinite volte. Ma se davvero fossero “tutti eguali”, sarebbe indifferente avere al Quirinale Giorgio Napolitano o il compagno di merende di Putin e Gheddafi.
Credo non ci sia un solo italiano a cui l’equazione sembri proponibile, meno che mai tra quelli – noi per primi – che all’attuale Presidente non hanno lesinato le aspre critiche che meritava. Del resto, se davvero fosse indifferente chi vincerà domani a Napoli e Milano e dopodomani alle elezioni politiche sempre più vicine, non avrebbe senso parlare e aver parlato di “regime”, lottare e aver lottato contro il “regime”. Quello di Berlusconi sarebbe semplice malgoverno, non più putrido del Caf di una generazione fa. E invece è un progetto di fascismo postmoderno in piena regola.
Perciò, al centrosinistra non faremo sconti, criticheremo ogni inciucio e ogni omissione di lotta. Ma i loro elettori e i loro militanti non sono affatto eguali ai cloni delle Santanchè e degli Stracquadanio. Uniti alla società civile, potranno contribuire a liberare l’Italia. Paolo Flores d'Arcais
[Grillo sbaglia: Moratti e Pisapia pari non sono - di Andrea Scanzi, grillino confesso]
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