Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, e legittimo erede di Comunardo Niccolai, re degli autogol, gli ha appuntato l’ultima medaglietta sul petto. Ha scritto Comunardo Sallusti: "Sorprende come una parte della curia milanese e del mondo cattolico meneghino si stia dando da fare per aiutare Pisapia. Matrimoni gay, droga libera, ateismo formale e sostanziale (cose previste nel programma della sinistra) sono così attraenti per il cardinale Tettamanzi?"
“Cantonata gigantesca – ha commentato l’Avvenire – dal punto di vista morale e sul piano politico”. Dionigi Tettamanzi, brianzolo di Renate, si prepara alla pensione, e può essere soddisfatto della reputazione di sovversivo che la destra più sbracata gli ha costruito in questi anni. Gli hanno dato dell’”imam”, del “cattocomunista”, del “compagno”. Hanno urlato che pensa solo ai diritti dei rom e dei no-global. Quando gli toccò succedere a Carlo Maria Martini, nove anni fa, furono in molti a scrutare le differenze fra i due uomini di Chiesa. Perfino quelle fisiche. Martini alto, ieratico, finissimo biblista, bello come un attore. Tettamanzi basso e rotondetto (qualcuno lo ribattezzò “il Teiera”), con un eloquio da prevosto di provincia (ma era già allora, in realtà, una personalità di primissimo piano nella Chiesa).
In questi anni di cattiva e modesta politica, in una Milano che cedeva all’egoismo e alla corruzione, il cardinale ha tenuto fermissima la rotta su cose che parevano rivoluzionarie. Inclusione sociale. Attenzione agli ultimi. Aiuto concreto. Critica dell’ingiustizia. Confronto con le altre fedi. I cattolici milanesi hanno imparato ad amarlo, così come ancora amano Martini. Ora Dionigi Tettamanzi si prepara a lasciare. Ha scritto ancora Comunardo Sallusti: “Non contento di aver quasi distrutto la diocesi, oggi Tettamanzi e compagni cercano di di struggere anche la città, tanto lui, il cardinale, tra pochi mesi andrà (finalmente) in pensione e i cocci saranno tutti nostri”.
E’ evidente che i soli cocci saranno quelli di un centrodestra rozzo e sbracato. Il sovversivo Tettamanzi può andar fiero di queste medaglie, e in Vaticano faranno bene a scegliere con cura un successore che non deluda i milanesi.
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