Berlusconi?
“Berlusconi deve essere intelligente e purtroppo non lo è!” dice la Prestigiacomo.
Michela Brambilla?
“Una stronza, brutta, mignotta come poche, la più mignotta di tutte” dice Luigi Bisignani.
Daniela Santanché?
“Quella lì? Incredibile che il premier l’abbia potuta mettere lì” dice di lei l’amico/amante Briatore.
Feltri di Berlusconi?
“Ne parla talmente male che se Berlusconi l’avesse sentito sarebbe svenuto…. Cosa non ha detto”.
Il Governo?
“Comandano in quattro, e gli altri fanno da contorno” stigmatizza la Prestigiacomo
Questo è solo una parte di ciò che emerge dalle intercettazioni. E tutto ciò che rimane coperto dal segreto ipocrita di questa gente senza scrupoli e senza coscienza?
Si accoppiano e si mettono le corna allo stesso tempo.
Si odiano mentre si baciano.
Dichiarano fedeltà mentre si tradiscono.
Si amano con disprezzo vicendevole.
Ha fatto bene l’Economist a mettere la foto del nano (nano non solo fisicamente ma soprattutto moralmente) con la scritta: “L’uomo che ha fottuto un intero paese”. Ed elenca gli errori e gli orrori del personaggio: l’immobilismo del governo in fatto di economia, l’ossessione per le proprie vicende giudiziarie, i festini, Ministeri importanti affidati a ragazzotte senza arte né parte, e giù a cascata.
Piero Ottone in un articolo su La Repubblica di ieri aggiunge che, comunque, “la causa prima della catastrofe è la devastazione morale che Berlusconi lascia in eredità”. E continua: «Il primo segnale della sua improntitudine, del suo cinismo, si ebbe quando, non appena eletto, propose come ministro della Giustizia un suo avvocato, in seguito condannato perché aveva corrotto (col denaro di Berlusconi) un magistrato. Capite? Un corruttore di giudici al dicastero della Giustizia, alla testa della magistratura italiana.
Da allora, il suo comportamento totalmente privo di senso morale ha contribuito in un crescendo inarrestabile alla demoralizzazione, al cinismo della nazione. In Italia, abbiamo avuto per vent'anni, o poco meno, un Primo Ministro che, inseguito dai processi, invece di vergognarsi, se l'è presa coi giudici: ce l'hanno con me, diceva e continua a dire. E quanti altri segni di cinismo si sono susseguiti attraverso il tempo: da quando abbiamo visto ministeri importanti affidati a ragazzotte senza arte né parte, fino alle scene penose di questi giorni, di un Primo Ministro che, ormai paralizzato nell'azione politica, come ammettono anche i suoi seguaci, invece di farsi da parte nell' interesse, nazionale persiste imperterrito. Per puntiglio, per scommessa».
A me preme consegnarvi un germe di speranza, così come sembra sbocciare timidamente, ma con forza germinale, dalle cronache altre di questi giorni. E lo faccio prendendo la parole dall’editoriale dell’ultimo numero della rivista di Pax Cristi “Mosaico di Pace”, dopo aver elencato gli errori e gli orrori dell’esecutivo in carica, da questi citato:
«Tra l’esito elettorale nelle grandi città e la preparazione ai referendum, il vuoto politico italiano comincia a sfaldarsi. Rinasce la speranza che un cambiamento sia possibile. Un’interruzione – più che auspicata del resto – dal lungo sonno della democrazia, in cui l’Italia tristemente è calata negli ultimi tempi. Nel torpore delle trasmissioni inutili del sabato sera, nel silenzio dell’informazione sui più importanti temi della vita pubblica, anche la riforma della giustizia è passata, così come il decreto omnibus. Nel dormiveglia in cui ci ritroviamo, quella bella Carta che ci contraddistingue per uguaglianza e democrazia – la Costituzione – è manomessa, spogliata e rivestita a uso e consumo dei potenti di turno.
È sgretolato l’impianto democratico e, leggina dopo leggina, sono minacciati i suoi valori fondativi: il lavoro è sostituito dall’impietosa precarietà che è status permanente per molti; il welfare è affidato, sempre più, alle lobby del settore; la cultura presa di mira dagli artigli della riforma Gelmini; l’uguaglianza è divenuta nostalgico auspicio. E il disarmo, il ripudio della guerra? Armati sino ai denti, combattiamo l’ennesima guerra, oggi in Libia. Nel frattempo, con la spada di Damocle del debito pubblico sulla nostra testa, proviamo a trasformare l’Italia in territorio militare, con i folli investimenti sui cacciabombardieri F35 e con i tentativi di modificare la legge 185/90 sull’import-export di armi. Leggi e decreti dell’ultima ora, insomma, che a suon di fiducia sfaldano l’essenziale. Che sta rinascendo, però, proprio dal cuore delle città. Un filo invisibile lega tra loro gli studenti nelle piazze, gli immigrati sulle gru, i tanti volontari a Lampedusa. Ci porta oggi nelle strade di Napoli come di Milano e di Novara. Possiamo sperare che stia indietreggiando la politica delle spade e dell’intolleranza? Arriverà il giorno in cui lo “straniero” non sarà usato come minaccia?».
Mi piace lasciarvi con questi interrogativi di speranza.
Aldo Antonelli
SOCIAL
Follow @Tafanus