La svolta di maggio. Cercansi alleati, disperatamente
(di Marco Damilano - l'Espresso)
La vittoria inattesa. Con candidati e slogan forti. E ora il Pd punta a cavalcare il vento di cambiamento. Bersani vuole un Nuovo Ulivo. Ma D'Alema pensa a un accordo con Casini
La Vittoria, dolcissima sconosciuta, nel centrosinistra arriva come un ospite gradito ma inatteso: i padroni di casa non sono pronti. È già capitato altre volte: nell'ottobre 2005 alle primarie che incoronarono Romano Prodi candidato premier dell'Unione gli sherpa dei partiti avevano fatto stampare una prudente quantità di schede elettorali, ma nei gazebo si presentarono a sorpresa in oltre quattro milioni e l'organizzazione collassò.
Lo stesso è accaduto alla vigilia del voto amministrativo: il Pd lottava per "due vittorie e due ballottaggi", l'obiettivo dichiarato di Pier Luigi Bersani, un onorevole pareggio. E all'indomani delle primarie della Madonnina, che lo scorso novembre avevano eletto candidato sindaco Giuliano Pisapia al posto del favorito Stefano Boeri, i vertici del Pd milanese che ora esultano si erano dimessi in blocco, per lo smacco.
Per non parlare di Napoli, dove il centrosinistra si è lacerato fino al suicidio, aprendo la strada al bulldozer Luigi De Magistris. "Bersani vede nel risultato di Napoli luci e ombre? Beato lui, io le uniche luci che vedo sono i falò della monnezza", commenta feroce il sindaco di Salerno Enzo De Luca, uno che viaggia su percentuali dal 70 in su e che i simboli di partito non li vuole neppure in cartolina.
Il Popolo degli arancioni, dei non invitati, degli elettori non previsti, ha consegnato la vittoria al centrosinistra a Milano e a Napoli, ma anche a Cagliari, dove ha trionfato il sindaco-ragazzino Massimo Zedda (classe 1976) dopo aver stracciato alle primarie un big come il senatore Pd Antonello Cabras, o a Novara, dove nella roccaforte del leghista Roberto Cota ha vinto il quarantenne del Pd Andrea Ballarè.
Un'onda lunga che parte da lontano. Era dal 28 marzo 2010, giorno delle elezioni regionali, che l'Italia non andava al voto. Tredici mesi in cui è successo di tutto: lo scontro Berlusconi-Fini, il ditino alzato, il caso Ruby, le promesse mancate, la crisi economica che fa sentire i suoi costi sociali, dal Piemonte alla Sardegna. E le manifestazioni di protesta, dal Palasharp degli indignati alla impressionante piazza delle donne del 13 febbraio: è lì, nei lunghi mesi invernali, che comincia la disaffezione dell'elettorato berlusconiano e la riscossa del centrosinistra.
"Il mondo è cambiato e la destra non l'ha capito", è la lapidaria analisi di Prodi, il più veloce ad afferrare il significato del voto. Al punto di scherzare perfido sul look anni Novanta del suo ex vice a Palazzo Chigi Walter Veltroni: "Tutto cambia e tu porti ancora la camicia con i bottoncini, aggiornati...". Tutto cambia, e bisogna cavalcare il vento del cambiamento: è il consiglio di Prodi al centrosinistra, e si deve fare in fretta, "altrimenti il vento si trasformerà rapidamente in tempesta". Lo pensa anche Bersani che ha voluto l'ex premier accanto a sé nell'improvvisata festa di piazza del Pantheon a poche ore dai ballottaggi. "Nuovo Ulivo", lo chiama il segretario del Pd. "Lo spirito dell'Ulivo non se n'è mai andato", apprezza il Professore, che si candida a fare da padre nobile con un occhio al Quirinale.
Non facile mettere insieme Vendola, Di Pietro, De Magistris, la risorta federazione della Sinistra e non perdere contatto con l'elettorato di Beppe Grillo. Anche se i nuovi partner hanno voglia di vincere e di governare, non coltivano narcisisticamente la sconfitta come Bertinotti. Ma faceva un certo effetto vedere i due emiliani sul palco e i due romani che hanno egemonizzato gli ultimi vent'anni, zio Massimo e zio Walter, D'Alema e Veltroni, silenziosi e defilati, sostenitori di ipotesi diverse.
Quella di Veltroni, il Pd maggioritario, è uscita sconfitta dai numeri: non si può fare da soli se si resta intorno al 30 per cento. D'Alema continua a corteggiare il Terzo Polo di Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli. "Modello Macerata", lo definisce con una certa enfasi il presidente del Copasir, la città marchigiana in cui D'Alema e Casini sono andati a fare un comizio insieme (...io lo definirei piuttosto "modello marmellata", ma può darsi che mi sbagli... NdR)
Un modello che richiama il percorso immaginato dal leader ex Ds nei prossimi mesi: accordo con il centro, apertura alla Lega per riscrivere la legge elettorale in senso proporzionale e poi al voto con un sistema simile a quello della Prima Repubblica. "Non mi occupo di tattiche", si disinteressa Prodi. Anche Bersani guarda altrove. Per evitare che abbia ragione il novantenne Ettore Bernabei. Che al ricevimento del Quirinale ha cinicamente constatato: "Berlusconi? Si regge sull'inerzia dell'opposizione". Gli interlocutori non hanno potuto evitare di acconsentire. Ed erano tutti di centrosinistra. Marco Damilano
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Per anni abbiamo ripetuto, come un mantra, che con una coalizione che va da Di Pietro a Vendola si può anche vincere, ma poi non si governa. Al tempo. Le coalizioni si chiamano coalizioni (e non Partito Unico) perchè costituite per definizione da partiti non obbligati istituzionalmente a pensarla su tutto in fotocopia. Le coalizioni funzionano, più o meno bene, in quasi tutti i paesi occidentali. Il problema delle coalizioni è quello di trovare delle regole precise e condivise per la gestione del dissenso su singoli punti, e poi rispettarle. Senza minacce, senza aut-aut, senza "o si fa come dico io, o esco dalla coalizione".
Abbiamo già avuto esperienza di alleanze con non-estremisti: Cicoria Rutelli, la Roccella, la Binetti... Sappiamo come è finita. Sono andati via perchè la coalizione nella sua parte maggioritaria non accettava di fare i comodi loro. Il partito Salvelox di Rutelli si aggira nell'intorno dell1%. La Roccella vaga, inquieta, da una correntina all'altra (non ha trovato l'eldorado, a destra). La Binetti, cilicio-munita, è stata costretta ad ingoiare, senza battere cilicio, persino le superputtane dell'Olgettina.
Poi arrivano delle amministrative che Silvio ha fortemente voluto trasformare in politiche, e il centro-sinistra in formazione non-governabile (secondo il neo-specialista in disastri Massimo d'Alema), stravince dappertutto. Ci saranno dei problemi, a governare coalizioni diverse da città a città? Si, ci saranno. Ci sono sempre state. Ma cosa cambierebbe nel reimbarcare, come suggerisce il leader ex massimo, dei politicanti da quattro soldi come Rutelli e Casini?
Rutelli, nella sua vita politica, è passato dal partito radicale "liberale, liberista, libertario", ad un centro-sinistra plurale e senza estremismi, alla mistica della difesa dello spermatozoo, più vicino alla Binetti che ad Ignazio Marino. Mi ha promesso che, quando deciderà di diventare frate laico, me ne darà notizia in anteprima.
Casini è sempre stato il più becero epigono della andreottiana politica dei due forni, che continua ancora oggi: a-ideologico ed a-morale. Franza o Spagna, purchè se magna. Casini, col suo 5% scarso di consensi, vorrebbe avere in mano la golden share di una coalizione del 50%. Dov'è scritto che sia facile, elettoralmente produttivo ed intelligente fare accordi con Casini e i suoi cari (ricordate? il Cesa, il Cuffaro? Giganti della Politica e dell'Etica). Davvero sarebbe più facile, per il bulk sostanzialmente laico del centro-sinistra, governare senza rotture con questo devoto alla Madonna dal Velo Azzurro, che non tentare un recupero dalla "sinistra di lotta" alla "sinistra di governo" di persone come Salvi, Mussi, Angius?
Avete fatto un giro sulle tabelle delle alleanze, comune per comune, provincia per provincia, di Pierferdi alle recenti amministrative? Ebbene, fatelo. E' molto istruttivo. Casini segue, nella scelta delle alleanze, una sola logica: quella di ficcarsi (quando può e quando lo accettano) nella coalizione a più elevata probabilità di vittoria. E le ideologie? A prescindere. Qualche esempio:
A Cagliari, dove c'erano buone probabilità di vittoria del CDX, lo troviamo schierato col CDX. Deve ingoiare persino l'alleanza con La Destra. Gli va male ma porta a casa quattro consiglieri.
A Cosenza lo troviamo alleato con la coalizione - vincente - condomino del PdL (che tanto critica nei talk-shows), e con La Destra.
A Grosseto invece, dove la vittoria del CSX è certa, lo troviamo assiso a tavola a sinistra, insieme all'odiata Italia dei Valori (quella che "mai con Di Pietro").
A Crotone, altro giro vittorioso: nella coalizione "progressista" con Dorina Bianchi (la Binetti del Sud), col PdL, con La Destra, e persino con una patetica "Libertas Democrazia Cristiana".
Ad Iglesias si vince col CDX, e tel chi il Casini schierarsi con l'odiato PdL.
A Catanzaro, idem. Casini è nel CDX, alleatoi non solo col PdL, ma persino col la Fiamma Tricolore.
Idem a Reggio Calabria.
A Caserta si vince solo se vuole Cosentino, ed ecco il prode Casini schierato col CDX. Una curiosità... in un'area dove non si muove foglia che Cosentino non voglia, c'è anche, alleata al PdL e a Casini, una patetica lista civica "Stop Camorra". Esilarante. Prenderà 12 voti, pari allo 0,02%...
A Latina, vittoria del CDX certa, Casini c'è!
Stessa cosa a Savona, ma col CSX. Che culo, il Casini! sempre (o quasi) sceglie "ideologicamente" la coalizione vincente!
A Carbonia (rara avis), gli va male: sceglie il cavallo sbagliato, il PdL
Sbaglia anche ad Olbia (nella sede staccata del bunga-bunga è con Berlusconi... Chi poteva prevedere una sconfitta nell'area di Villa Certosa col vulcano finto?)
Ecco, questa è l'analisi condotta in 12 città-capoluogo nelle quali il Casini formato "né di la né di qui-quo-qua" si è invece schierato, tappandosi il naso. Vai dove ti porta il sondaggio. A volte ha sbagliato cavallo, ma spesso ha puntato sul cavallo giusto. Altrimenti che democristiano di lungo corso sarebbe?
Ha azzeccato il cavallo vincente in 10 casi su 12. Roba che se si potesse scommettere online sulle elezioni, Casini potrebbe sbancare il sito "BetAndWin". Inoltre, da notare che gli viene più naturale trovare "concordanze programmatiche" con il Partirto del Libertino e col La Destra fascista, che non con Bersani. E adesso D'Alema vorrebbe che ci alleassimo con questo tizio????? Giuro che se il PD dovesse davvero andare in questa direzione, al prossimo giro voto per Sallusti & Santanché...
Caro Max, da velista a velista: il tuo segnavento non funziona molto bene. Fallo revisionare. Il popolo del centro-sinistra ha ritrovato entusiasmo perchè ha seguito la voce del cuore, e la distinzione inequivoca fra "noi" e "loro", e tu vorresti riportare questo popolo ad assecondare Casini, e la sua squallidissima, andreottiana politica dei due forni? Guarisci alla svelta, Max, o lascia perdere con la politica attiva. Fatti un regalo. Prenditi un decennio sabbatico, e portati dietro anche uolter, e tutti i Calearo e i Casini che sembrano essere penetrati in voi come il bacillo del cetriolo. Tafanus
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