Il “fenomeno” Spider Truman – aiutato a diventare tale dalla grancassa di Repubblica e del “Fatto”, ha pestato nel mortaio roba ritrita, nascondendo la propria identità dietro un’ipotesi di “ex precario di Montecitorio”, dicendo male cose risapute... Per sapere ciò che è scritto (male) su questa pagina non è necessario essere un insider di Montecitorio. Basta saper usare il web, e neanche troppo bene. Repubblica e Il Fatto si sono entusiasmati per i 350.000 click “mi piace” che la pagina del tizio ha raccolto su facebook, scambiando l’immane fatica di fare un click su una manina con la sudata adesione ad un qualche movimento che fatica e produce poilitica e opinione.
Bene ha fatto pertanto Emiliano Fittipaldi, dell’Espresso, a scovare uno dei tanti peones veri di Montecitorio, con nome e cognome (Carlo Monai), che non passerà alla storia dell’effimero come Spider Truman, e che non sarà gratificato, probabilmente, da 350.000 “mi piace”. Noi riportiamo l’intervista di Fittipaldi, perchè sui piaceri dell’appartenenza alla casta racconta di più e meglio, e senza sentire il bisogno di trincerarsi dietro un anonimato che è l’unica cosa di “precario” che riguardi Spider Truman, vista la facilità con la quale è stato smascherato il “solito noto”. Tafanus
La casta degli intoccabili - Stipendio record, rimborsi a go-go, trasporti gratis. Il mutuo al 3 per cento. E poi teatri, stadi... Un deputato racconta i privilegi della politica. Che sopravvivono ai tagli
(di Emiliano Fittipaldi – l’Espresso)
Carlo Monai è l'unico, dopo sette tentativi andati a vuoto, che ha accettato di raccontare a "l'Espresso" com'è cambiata la sua vita da quando è entrato nella casta. È un avvocato di Cividale del Friuli, ex consigliere regionale e oggi deputato dell'Idv al primo mandato parlamentare. Uno dei peones, a tutti gli effetti. Uno coraggioso, direbbe qualcuno, visto che ha deciso di metterci la faccia e guidarci come novello Virgilio nella bolgia di indennità, vitalizi, doppi incarichi, regali, sconti e privilegi in cui sguazzano politici di ogni risma. Un paradiso per pochi, un inferno per le tasche dei contribuenti italiani, stressati da quattro anni di crisi economica e da una Finanziaria lacrime e sangue che chiederà ulteriori sacrifici. "Per tutti, ma non per noi", chiarisce Monai.
"I costi della politica sono stati ridotti di pochissimo, e alcuni sprechi sono immorali. Non possiamo chiedere rinunce agli elettori se per primi non tagliamo franchigie e sperperi". L'incontro è al bar La Caffettiera, martedì mattina, davanti a Montecitorio. Difficile ottenere un appuntamento di lunedì. "Noi siamo a Roma da martedì al giovedì sera", spiega. "Ma in questa legislatura pare che stiamo facendo peggio che mai: spesso lavoriamo due giorni a settimana, e il mercoledì già torniamo a casa. Nel 2010 e nel 2011 l'aula non è mai stata convocata di venerdì. Le sembra possibile?". Anche in commissione l'assenteismo è da record. "Su una quarantina di membri, se ce ne sono una decina presenti è grasso che cola. Io credo che lo stipendio che prendiamo sia giusto, ma a condizione che l'impegno sia reale. Se il mio studio fosse aperto quanto la Camera, avrei davvero pochi clienti".
La busta paga di Monai è identica a quella dei suoi colleghi: l'indennità netta è di 5.486,58 euro, a cui bisogna aggiungere una diaria di 3.503,11 euro. Per ogni giorno di assenza la voce viene decurtata di 206 euro, ma solo per le sedute in cui si svolgono le votazioni. E se quel giorno hai proprio altro da fare, poco male: basta essere presenti anche a una votazione su tre, e il gettone di presenza è assicurato ugualmente. Lo stipendio è arricchito con il rimborso spese forfettario per garantire il rapporto tra l'eletto e il suo collegio (3.690 euro al mese), e gli emolumenti che coprono le uscite per trasporti, spese di viaggio e telefoni (altri 1.500 all'incirca). In tutto, oltre 14 mila euro al mese netti. Ai quali molti suoi colleghi con galloni possono aggiungere altre indennità di carica.
Monai inizia il suo viaggio. "Non bisogna essere demagogici. Parliamo solo di fatti. Partiamo dagli assistenti parlamentari: molti non li hanno. Visto che le spese non vanno documentate, preferiscono intascarsi altri 3.690 euro destinati ai portaborse e fare tutto da soli. Altri colleghi per risparmiare si mettono insieme e ne pagano uno che fa il triplo lavoro". Ecco così svelata la sproporzione tra il numero dei deputati (630) e i contratti in corso per i segretari (230). "Non c'è più tanto nero come qualche anno fa. Anche un altro mito va sfatato: la Camera non ci regala cellulari, come molti credono, ma ogni deputato può avere altri 3.098 euro l'anno per pagare le telefonate. La Telecom ci offre poi dei contratti, chiamati "Tim Top Business Class", destinati a deputati e senatori.
Per i computer? Abbiamo un plafond di altri 1.500 euro". Anche quand'era in consiglio regionale del Friuli le telefonate non erano un problema: "La Regione copriva tutto. Se non ti fai scrupoli puoi spendere quanto vuoi. Lo sa che lì c'è pure un indennizzo forfettario per l'utilizzo della propria macchina? Per chi vive fuori Trieste, 1.800 euro in più al mese. Tutti prendevano il treno regionale, e si intascavano la differenza". Portandosi a casa solo grazie a questa voce lo stipendio di un operaio specializzato.
Già. I trasporti gratis sono un must dei politici. Monai elenca i vantaggi di cui può usufruire. "Il precario che su Internet ha svelato gli sconti che ci fa la Peugeot, s'è dimenticato che anche altre case offrono benefit simili: ho ricevuto offerte dalla Fiat, dalla Mercedes, dalla Renault. Dal 10 al 25 per cento in meno. Credo che lo facciano per una questione di marketing". Ogni parlamentare ha una tessera che gli consente di non pagare l'autostrada, i treni e gli aerei (sempre prima classe) e le navi, in modo da potersi spostare liberamente sul territorio nazionale. "Tutto gratis, anche se devo andare al compleanno della nonna", chiosa l'onorevole. "Dovrebbero essere pagati solo i viaggi legati al nostro incarico pubblico". Oltre a questi soldi è previsto un ulteriore rimborso mensile per taxi e varie che va, a secondo della distanza tra l'abitazione e l'aeroporto, da 1.007 a 1.331 euro al mese.
Questa è una cosa nota. Pochi sanno però che quasi tutti i deputati, per comprare i biglietti aerei, fanno riferimento esclusivamente all'agenzia americana (con sede in Minnesota) Carlson Wagonlit. "A loro noi chiediamo sempre di volare con Alitalia, che è la più cara di tutte. Nessuno ci vieterebbe, però, di scegliere compagnie low cost". I politici se ne guardano bene: da un lato il prezzo di un biglietto low cost lo devi anticipare tu (mentre con Alitalia anticipa il Parlamento), dall'altro perderesti i punti per la carta fedeltà "Millemiglia". "I punti li giriamo a mogli e figli, ma in genere i deputati li usano per andare gratis all'estero: perché tranne qualche missione coordinata con il presidente della commissione", ragiona Monai, "i viaggi all'estero dobbiamo pagarceli di tasca nostra".
Vantaggi e privilegi riguardano anche la gestione dell'auto privata del deputato. "Abbiamo un pass per andare ovunque, e se prendiamo una multa per divieto di sosta o eccesso di velocità c'è l'ufficio "Centro servizi" dove possiamo chiedere agli addetti di fare ricorso al prefetto: se ci sono giustificate esigenze di servizio, la multa va a farsi benedire". A Fiumicino un mese al parking silos "E" costa agli italiani 293 euro, ai parlamentari 50. "Anche in Friuli pagavo, grazie al tesserino da consigliere, poco più di 40 euro: se hai la tessera "Fly Very Good" la vita è davvero più facile", aggiunge ironico l'avvocato. Un privilegio, quello del parcheggio gratis o quasi, che riguarda quasi tutti i consiglieri comunali d'Italia: a Milano, per esempio, i neoeletti beneficiano di alcuni posti gratuiti nel parcheggio di Linate, senza dimenticare la convenzione con il posteggio di piazza Meda, dietro Palazzo Marino. Inoltre, come ha ricordato Franco Vanni su "Repubblica Milano", l'Atm ai consiglieri fa uno sconto del 50 per cento sui mezzi pubblici, e dà un pass per mettersi gratis sulle strisce, blu o gialle che siano.
Se i parking a sbafo fanno aggrottare la fronte, è il capitolo "auto blu" quello che fa scandalizzare le masse. In Italia se ne contano 86 mila, secondo i dati del ministro Renato Brunetta, per un costo (tra autisti e parco macchine) superiore ai 3 miliardi di euro l'anno. Assessori, consiglieri, ministri, sottosegretari, funzionari di ogni livello sono i beneficiari principali. In Parlamento sarebbero appannaggio esclusivo dei presidenti dei gruppi, in tutto una ventina. Ma a queste vetture vanno aggiunte quelle dei servizi di scorta: in tutto sono 90, tra parlamentari e uomini di governo, più 21 tra sindaci e governatori regionali. "Alcuni colleghi" racconta Monai "finiscono per avere l'auto blu dopo alcune minacce o presunte tali, arrivate in seguito a decisioni politiche discutibili: penso a Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, ex dell'Idv che sono passati con la maggioranza".
La casta non può fare a meno nemmeno dei voli blu, quelli effettuati con aerei di Stato: nell'ultima legislatura, rispetto a quella del governo Prodi, le ore di volo di ministri e sottosegretari sono cresciute del 154 %. "M'hanno raccontato pure che i deputati chiedono un passaggio a qualche imprenditore che possiede un aereo privato", dice il deputato: "Questa è una delle cose più deprecabili, perché non bisogna mai essere ricattabili".
Ma tant'è, la vita della casta è una vita a scrocco. Ci si fa l'abitudine. Il nostro Virgilio ci mostra la tessera del Coni, che dà accesso a quasi tutte le manifestazioni sportive. "Quando ero consigliere in Friuli, se volevi assistere ai match dell'Udinese o della Triestina bastava segnalare i desiderata alla società, che hanno interesse a mantenere buoni i rapporti con la politica. Il posto è assicurato". In tribuna vip, naturalmente. I parlamentari possono usufruire anche di uno sconto per il Teatro dell'Opera di Roma e in alcuni musei, mentre a Trieste il nostro peone aveva sempre a disposizione un palchetto al Teatro Verdi.
I vantaggi non sono un'esclusiva romana. A Milano i consiglieri comunali possono chiedere il rimborso di pranzi di lavoro (e se mangiano in Consiglio, una cena gli costa 1,81 euro), hanno diritto a biglietti gratis per San Siro (partite o concerti), e due palchi riservati alla Scala per gli appassionati di lirica. Mentre i consiglieri regionali del Piemonte godono ancora dell'autocertificazione per fantomatici impegni durante sabati, domeniche e festivi: si può intascare il gettone di presenza (122,5 euro) anche in quei giorni di riposo, a patto che dicano (senza pezze d'appoggio) di aver partecipato a convegni ed eventi.
In Sicilia e Campania la lista dei privilegi comprende di tutto. All'Ars dell'isola le missioni all'estero sono la norma, non l'eccezione (un deputato regionale, Giuseppe Gennuso, nel 2009 ha trascorso quasi tre giorni su quattro fuori dell'Assemblea), mentre fino a pochi mesi fa anche coloro che avevano finito il mandato continuavano a prendere un "aggiornamento professionale" di 6.400 euro annui. E se un deputato regionale morisse avrebbe diritto a un sussidio di 5 mila euro per le esequie. Anche nella indebitatissima Campania s'è sfiorato il ridicolo. Lo scorso novembre una delibera è stata revocata prima che creasse una rivolta popolare: prevedeva che ogni consigliere potesse avere in ufficio televisione, tre poltrone in pelle, telepass e a scelta un computer fisso, un portatile o l'Ipad. Il frigobar era invece appannaggio solo di presidenti, vice e capogruppo.
Monai ci racconta che a Montecitorio e Palazzo Madama arrivano ogni giorno inviti per mostre, happening vari, sfilate di moda. Il cibo si paga? "Dipende. Il bar della bouvette è in linea con i prezzi di mercato. Il ristorante, invece, no. Ci costa in media 15 euro, ma la tavola è apparecchiata come un tre stelle Michelin, i camerieri sono in livrea, lo chef è bravo e prepara piatti di grande qualità. Io cerco di non appesantirmi, e ci vado raramente. L'unico appunto", chiosa sorridendo, "riguarda la cantina: ci sono ottimi vini, ma nessuna bottiglia friulana". Al Senato si può mangiare uno spaghetto alle alici a 1,60 euro, un carpaccio di filetto a 2,76 euro, un pescespada alla griglia a 3,55 euro. Prezzi ridicoli. "Anche in consiglio regionale c'era un buon self service. Primo, secondo, caffè e frutta a 10 euro". Pure uno shampoo costa poco: la nostra guida è un frequentatore della mitica barberia della Camera, dove un taglio costa 18 euro (al Senato, invece, è gratis). "In questo caso, credo che sia un servizio da conservare: consente al parlamentare di avere sempre un aspetto dignitoso, anche quando arriva il martedì con i capelli spettinati".
Ma i servizi dedicati ai politici non finiscono qui. Dentro Montecitorio c'è uno sportello del Banco di Napoli, diventato famoso perché il consigliere Marco Milanese ha movimentato, su un conto dell'agenzia Montecitorio, qualcosa come 1,8 milioni di euro in pochi anni. Non è il solo ad aver aperto un conto lì, visto che gli onorevoli possono approfittare di tassi agevolati per mutui e prestiti. Precisa Monai: "Molti usano la diaria non per affittare la casa a Roma, ma per comprarla. L'importante è essere rieletti. Per un mutuo di 150.000 € a 5 anni il tasso fisso è appena del 2,99 %, uno o due punti sotto quello di mercato. Idem per un prestito: possiamo avere un tasso agevolato al 2-3 %".
Anche le prestazioni sanitarie sono rimborsate: Monai dopo un incidente in cui ha distrutto una Mercedes ha ottenuto il rimborso di 580 euro di massaggi, e ammette che il Parlamento gli paga cinque giorni di cure termali l'anno. I radicali hanno scoperto altri benefit: occhiali gratis, psicoterapia pagata, massaggi shiatsu, balneoterapia. Tutti servizi destinati a oltre 5.500 persone, tra deputati e familiari. Alla Camera, poi, non si chiama mai il 118: ci sono anche alcuni infermieri nascosti tra gli scranni dell'Aula adibiti a "rianimare" il deputato nel caso si sentisse male. Costano al contribuente 650 mila euro l'anno.
Dopo una vita da nababbo, l'ex parlamentare o il consigliere non viene abbandonato dalla casta. L'assegno di fine mandato non si nega a nessuno, e il vitalizio scatta per tutti. Per prendere una pensione bastano cinque anni di mandato alla Camera o al Senato, (in media 6 mila euro a testa al mese), per una spesa che nel 2013 toccherà i 143,2 milioni di euro l'anno. Tra le Regioni solo l'Emilia-Romagna ha abolito il vitalizio, tutte le altre non ci pensano nemmeno: così nel Lazio può accadere che gli ex e i trombati si prendano 4 mila euro al mese ad appena 55 anni. Non male, in tempo di crisi.
Più trasparenza in Europa, inglesi supercontrollati (di Alberto D'Argenzio)
Aumenti di stipendio alla faccia della crisi, familiari reclutati come portaborse, carte di credito usate a fini privati. A prima vista tutta l'Europa può sembrare paese. Ma solo a prima vista: in Italia c'è minor trasparenza, i contribuenti hanno pochi strumenti per informarsi su quanto spendono i loro parlamentari. Di più: altrove fa scandalo quello che in Italia passa per normale. Nel 1995 la vicepremier socialdemocratica svedese Mona Sahlin fu costretta a dimettersi perché usava la carta di credito ministeriale per i pannolini del figlio. Uno scandalo spinse nel 2009 il Parlamento britannico a creare un organismo ad hoc sulle spese dei deputati, l'Ipsa. Tutto finisce online, a disposizione dei contribuenti.
GRAN BRETAGNA. Un deputato britannico guadagna 6.223 euro al mese, cifra congelata per due anni. Oltre allo stipendio, riceve 1.880 euro al mese per il soggiorno a Londra (esclusi gli eletti nella capitale), mille per l'affitto di un ufficio nella propria circoscrizione e un migliaio per le spese generiche di amministrazione. Per assistenti e portaborse ha a disposizione 10.890 al mese con la possibilità di assumere un familiare. Regime pensionistico a parte e liquidazione niente male: fino ad un massimo di 52 mila euro.
GERMANIA. I tedeschi non ammettono familiari in ufficio, hanno uno stipendio di 7.668 euro al mese (fermo dal 2009); 13.660 euro per lo staff (che viene pagato dal Bundestag, non dal deputato) e la possibilità di scegliere tra la pensione e l'assicurazione medica privata o quella del Congresso. Niente auto blu, se non per andare dal Bundestag all'aeroporto, spese di viaggio illimitate, ma solo se inerenti al mandato e previo via libera del presidente del Parlamento e scarse possibilità di avere la scorta. Multe per chi non si presenta alle sedute plenarie senza giustificazione.
FRANCIA. Un membro dell'Assemblea nazionale si porta a casa, al netto, 5.246,81 euro, ma riceve 6.412 euro per le spese di ufficio e 9.138 per i portaborse (al massimo 3), che sceglie, paga e licenzia. Può viaggiare gratis in treno in prima classe, può usare a Parigi una delle venti auto blu a disposizione dell'Assemblea e se non ci sono, prendere il taxi. Per chi non è di Parigi 80 voli aerei per la capitale e 12 per altre destinazioni in Francia, regime speciale per i deputati d'oltremare. Telefono pagato, fino a un massimo di 5 numeri, e cassa malattia e pensione speciali e obbligatorie.
SPAGNA. In questo quadro dei grandi Paesi occidentali, la figura dei peones la fanno gli spagnoli: stipendio da 2.813,8 euro al mese (abbassato del 5 per cento nel 2009) più 1.823 euro di indennizzo per chi viene da fuori Madrid, ridotto a 870,56 euro per quelli della capitale. Diaria per i viaggi da 120 euro al giorno per la Spagna e 150 per l'estero; 3.000 euro all'anno per i taxi e spese di trasporto coperte. Niente assistenza medica ad hoc e il 19 luglio veniva abolita anche la cassa pensioni particolare. Non esiste il portaborse, ma solo un assistente ogni 10 deputati pagato dal Parlamento.
Bisognava tagliare prima - (colloquio con Cesare Salvi di Primo Di Nicola)
"L'esplosione di rabbia dei cittadini contro la Casta e i suoi privilegi è francamente giustificata, era largamente prevedìbile e poteva essere facilmente evitata. Bastava volerlo".
Cesare Salvi, ex esponente Ds ed ex presidente del Senato non ha peli sulla lingua nel denunciare il menefreghismo dei politici. Nel 2005, insieme al collega Massimo Villone, scrisse "Il costo della democrazia", la prima vera requisitoria contro gli sprechi e i privilegi della Casta (...toh... senza aspettare né Stella e Rizzo, né tantomeno il mitico Spider Truman... NdT)
Risultati?
"Scarsissimi, a parte il successo del libro. Ricordo che l'anno dopo, nella Finanziaria del secondo governo Prodi, proponemmo diverse misure per eliminare i problemi che già allora tanto scandalizzavano i cittadini. Ebbene, vennero quasi tutte respinte. Questo per dire come anche il centrosinistra abbia delle responsabilità pesanti. Proponemmo per esempio il taglio del 10 per cento delle indennità di parlamentari e consiglieri regionali. Ebbene, le Regioni Campania e Toscana ricorsero alla Corte costituzionale protestando per la violazione alla loro autonomia. La Corte diede loro ragione, solo che da allora le Regioni non hanno fatto nulla per tagliare i privilegi dei loro consiglieri, dalle indennità ai vitalizi".
Davvero un brutto segnale.
"Per questo dico che la protesta dei cittadini a questo punto è giusta. Anche se rischia di indirizzarsi verso tutti i partiti. D'altra parte se lo meritano. Anche il Pd, per esempio, che in Parlamento si è schierato a difesa di quell'istituto inutile e costoso che sono ormai le province".
Cosa c'è da fare a questo punto? Quali secondo lei i provvedimenti più urgenti?
"La riduzione delle indennità parlamentari, per cominciare. Ma anche il passaggio dal sistema dei vitalizi a quello contributivo per le pensioni, come d'altra parte previsto per tutti i cittadini. Occorrerebbe poi che anche le Regioni si dessero da fare, nell'ambito della loro autonomia, per ridurre i privilegi dei loro consiglieri. Ma potremmo proseguire con il disboscamento delle settemila società miste utili solo a sistemare le clientele politiche; la riforma delle Asl per eliminare la lottizzazione; la revisione del federalismo e l'abolizione delle province. Ecco le cose più urgenti".
Ma c'è un problema: la classe politica è capace di adottare queste misure? È davvero in grado di autoriformarsi?
"Temo di no. Nonostante la crescente protesta, ormai si è creato un meccanismo corporativo sul quale è molto difficile incidere. Il fatto è che la politica è diventata per troppa gente una fonte di carriera che comporta un forte arricchimento personale. E rinunciare ai privilegi conquistati, per costoro sembra proprio impossibile".
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