Consigli per i lobbisti - Colloquio con Maurizio Costanzo - Nella P2 finii per caso. La P4 di oggi fa ridere. E se Rai e Mediaset sono in crisi, la soluzione non è La7. Parla l'inventore di Telesogno
(di Malcom Pagani)
A 72 anni, Maurizio Costanzo osserva la tempesta televisiva con l'incurante disillusione di chi seppe inventare, quando i protagonisti di oggi erano solo ragazzi. Un cartello alla parete: "Signore, benedici chi si fa i cazzi suoi" e dietro la scrivania, la nuova vita di Costanzo. Dopo quasi trent'anni di Teatro Parioli, 4.391 puntate del suo show e 70 chili di tritolo mafioso, "che fece la fortuna dei vetrai del quartiere e a cui scampai miracolosamente", Costanzo si è trasferito altrove.
Rimembrando, non c'è malinconia. Il ruolo di La7, la querelle tra Santoro e Mentana, il declino di Berlusconi. L'attualità è un salto nel passato. Lui, li conosceva bene.
"Ho lasciato Mediaset nel 2007 ma non posso sostenere che Berlusconi non mi abbia permesso di condurre il Costanzo Show in assoluta libertà. Quando scese in campo gli dissi: "Non ti voterò mai, ma mi comporterò bene se tu farai lo stesso". Così è stato. Lo preferivo editore, a opporci a Forza Italia fummo in pochi. Io, Letta, Confalonieri. Quando maturò il passo c'era anche Mentana".
E cosa disse?
"Onestamente non me lo ricordo".
L'ha stupita il successo di La7?
"No. Enrico portava sulla pelle i segni della grave ferita dell'esilio televisivo. Un esilio ingiustificato, con l'odioso sospetto della vendetta politica. Ho sempre sostenuto che dovesse tornare".
Ha lasciato il segno?
"È stato bravo perché ha saputo accendere la rete. Però su La7 sono pieno di domande. Che senso ha che Fazio lasci la Rai per replicare "Vieni via con me" da un'altra parte?".
Santoro ha detto che lui e Mentana sono "diversamente liberi". Qualcuno sostiene che il mancato accordo tra il conduttore di "Annozero" e La7 sia figlio di un baratto. Un favore (remunerativo) fatto dal governo Berlusconi a Telecom.
"Ho letto. Le dico la verità, la polemica non mi appassiona. In politica tutto è possibile, anche cortesie che sulla carta sembrano fantascientifiche. Più che alla censura di Stato preferisco pensare che Michele, a La7, non volesse andare. Immagino desideri essere davvero libero su un network di tv locali".
Quasi l'antico Telesogno.
"Sta parlando con uno degli inventori di un'utopia che farebbe ancora molto bene al sistema. Per anni ho sperato si realizzasse, ma non c'erano le condizioni. Rimangono ardue ma a Michele dico, sono qui. Telesogno sarebbe il mio Gerovital".
Mancanze della tv odierna?
"Gabanelli e Iacona sono bravissimi, ma la domanda è un'altra: perché nessuno cerca qualche giornalista di destra talentuoso?".
La7 punta a un programma in cui destra e sinistra duellino, con Telese e Facci nel ruolo di protagonisti.
"Facci è quello che ce l'aveva con me perché avevo dato il proscenio a quel grandioso personaggio che è Platinette. Lasciamo perdere. Ma per quale motivo un intellettuale come Pietrangelo Buttafuoco, che incarna la bella cultura siciliana alla Brancati, non può fare grande tv? Dove è il problema?".
Quello italiano è un giornalismo british?
"L'equidistanza non esiste. Un giorno uno mi disse: "Sotto elezioni i giornalisti devono avere la faccia neutrale". Io non riesco ad averla. Non puoi non esprimere le tue opinioni, soprattutto nel costume che trasmuta in politica".
Mauro Masi lo conosce?
"Da tempo. Fare il dg della Rai era il suo sogno. Posso dirle che Santoro è stato fortunato. Ha avuto culo. Magari avessero telefonato a me in diretta. Per Michele, quella è più di una medaglia".
Ha mai incontrato Bisignani?
"Mai visto. (Prende un elenco telefonico dalla scrivania, inizia a sfogliarlo, legge ad alta voce i cognomi "Bianchi, Biasimi, Bigoni", ndr.). Guardi qui, tra i miei contatti personali Bisignani non c'è. Evidentemente non conto un cazzo. Ha capito quanto incido poco?".
La P4 di oggi è diversa dalla P2 dell'81?
"Nella tenaglia di Gelli finii per caso, ammisi l'errore dopo tre giorni e quella vicenda mi è pesata. Sinceramente mi fa impressione che qualcuno ancora me ne parli. Ho la coscienza a posto e so che Gelli ce l'ha ancora con me. Sono stato l'unico a scardinare il meccanismo".
Bisignani era solo un lobbista?
"Ho letto una bellissima lettera sull'importanza delle lobbies scritta da Velardi. Ma lo saprà, questo è sempre il Paese di "Mi manda Picone". Una cosa seria diventa subito operetta, farsa, macchietta".
Le pare grave?
"Ma no, bisogna ridere per non piangere. Se Stefania Prestigiacomo nelle telefonate con Bisignani si sente un contorno, il ministro Fitto cosa dovrebbe essere? Una posata?".
(Fine)
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