Che lavoro faceva Bisignani? Si ingraziava i potenti, per poi riuscire a fare dei buoni affari. Per questo serviva il capo "ventre a terra" in modo da favorire la realizzazione dei suoi desideri
A chi gli chiedeva quali fossero le sue fonti per la gestione del sottogoverno il faccendiere Bisignani ha risposto: i giornali, cioè le cose che tutti sanno, che sono scritte a caratteri cubitali su tutte le gazzette, le occasioni dei buoni e anche loschi affari, delle interessanti e anche losche frequentazioni, dove si conoscono le vie giuste alla ricchezza e al potere.
I grandi faccendieri sanno da sempre per istinto che il più sicuro dei buoni affari è di ingraziarsi il potere, di fare ciò che gli aggrada e di non fare ciò che gli dispiace. Che faceva di altro Bisignani? Interveniva con i suoi amici della Rai per cacciare Michele Santoro quando già il grande capo, da quasi un ventennio padrone dell'Italia, aveva detto chiaro e tondo, esagerando un po', che quel Santoro era il suo vero nemico. Non era proprio così, Santoro è un uomo di televisione che può dar fastidio per una campagna elettorale, ma non un rivale nel governo. Ma non importa, i faccendieri abili come Bisignani sanno che ciò che piace o non piace al capo dei capi conta più di un giudizio di merito.
Il bravo faccendiere il meglio di sé lo ha dato per diventare il servitore ai voleri e ai piaceri del capo. Ma una volta conquistato quel posto, quella fama, una volta che nel tuo mondo della politica e degli affari tutti sanno che sei uomo del capo, pronto a servirlo "ventre a terra", come si diceva dei cavalieri alla carica, quel che conta è servire uno, non seguirlo scambiandolo per il buon governo, per la migliore guida possibile del paese.
Il faccendiere Bisignani non è un Cavour o un Talleyrand, ma anche lui è riuscito a farci capire gli intrecci, le ambizioni, le azioni della corte berlusconiana. Le donne soprattutto. Le donne che stanno al governo come ministro, e che pensavamo soddisfatte dalle prebende, dalle automobili blu, dalle scorte di motociclette rombanti, sono in realtà assatanate per conquistarsi i favori di un capo che, conoscendolo, disistimano. Dice la ministra siciliana Prestigiacomo: "Il capo dovrebbe agire con intelligenza, ma lui intelligente non è". Gelosa come tutte della Carfagna, che, essendo una furba, come dicono dalle mie parti "am la fa lusi e m'la dà mai".
Gelosa perché nelle riunioni il premier ha occhi solo per lei e le dà ragione qualunque cosa dica. E poi la maestrina della pubblica istruzione che dalla sua poltrona detta legge e indossa spesso i pantaloni per far capire che lei ha una testa da appuntato dei carabinieri, e la Brambilla, quella che fa tenerezza perché è così scoperta, gambe Omsa accavallate, capelli sciolti al vento.
Insomma, un faccendiere come il Bisignani va dietro al governo come uno che va al laghetto della pesca della trota salmonata, basta avere una canna e un amo, gettarlo nel lago e tirare su una preda che finge di voler scappare. C'è chi sostiene che la iattura della politica italiana sia di dover agire in una società dell'abbondanza, dove certo poveri e disoccupati non mancano, ma una buona metà dei cittadini fa parte dei ricchi e dei potenti, fa i comodi suoi o cerca di farli.
E allora i Bisignani come dei gattoni furbi aspettano che le buone occasioni si presentino e le usano per conto loro e raccomandano gli amici e i parenti. Gli va quasi sempre bene perché gli italiani sono di bocca buona, basta fargli conoscere qualche escort, farli visitare da qualche minorenne di bellezza precoce e sono felici di poter dire come il loro premier: "Io le donne non le ho mai pagate". Gliele hanno sempre pagate i soci d'affari, i faccendieri o meglio ancora lo Stato.
Bella vita quella del faccendiere: suggerisce amichevolmente al manager di Stato una casa di salute per rimettersi dalle fatiche pubbliche e gli fa trovare una qualche bella massaggiatrice brasiliana in modo che il nostro manager, ripulito e soddisfatto, torni a casa rimesso a nuovo grazie ai favori di un palazzinaro.
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