Ecco come e perché il cosiddetto "processo lungo", sulla cui approvazione in Senato il Governo ha posto la fiducia, farà danni agli onesti e un favore alla mafia.
Siamo a teatro. Un tale ruba la borsetta a una signora. Davanti al tribunale dieci testimoni precisi, sereni, estranei alle parti lo confermano. Ma la difesa chiede che tutti gli spettatori vengano sentiti: possono aver visto, magari con la coda dell'occhio. Oggi il giudice, che è organo imparziale, può escludere le prove manifestamente superflue o irrilevanti. Con la legge sul "processo lungo" non potrà più; solo quelle manifestamente non pertinenti potranno essere escluse. E siccome sono pertinenti a quella vicenda tutte le deposizioni degli spettatori, tutti dovranno essere sentiti. Mesi di udienze per un furterello.
A chi giova? A chi vuole tirare in lungo il processo: finalmente la verità. Il processo breve era una menzogna, perché significa la morte anticipata della procedura. Qui almeno si dice chiaramente l'obiettivo. Ancora un esempio. Non si potranno utilizzare le sentenze, pur se definitive, che accertano un determinato fatto, se non sentendo di nuovo i testi già ascoltati sui quali esse si fondino: come, per intenderci, i testimoni di un processo che abbia già accertato una corruzione.
A chi giova? Poiché la riformetta si applicherebbe anche ai processi in corso in primo grado, serverebbe magari con urgenza a chi fosse notoriamente un imputato. Il quale potrà pure interrogare direttamente i testi che abbiano reso dichiarazioni a suo carico: il mafioso estorsore guarderà significativamente negli occhi, facendogli domande, il poveretto che finalmente ha creduto di poter parlare. Forse sarebbe il caso di riflettere ancora su simili innovazioni.
Su tutto questo, che varrà per decine di migliaia di processi, rallentandoli e vanificandoli, il governo mette la fiducia. Mentre i titoli di Stato italiani vacillano, mentre la corruzione distrugge la credibilità delle istituzioni all'interno e all'estero. Pensare che la legge, al cui interno si sono messe le novità, era nata per escludere il giudizio abbreviato e le sue riduzioni di pena per i delitti puniti con l'ergastolo.
(di Adriano Sansa - Famiglia Cristiana)
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Gli strafalcioni giuridici che non faranno paddare la legge
«L'emendamento presentato dal governo contiene dei gravi errori giuridici e dispiace che dal Senato possa uscire un provvedimento con errori tecnici troppo evidenti». Lo ha ribadito oggi in aula il senatore Idv, Luigi Li Gotti, dopo averli dettagliatamente illustrati ieri nel corso del dibattito sulla fiducia in un'aula semideserta. Vediamo dunque quali sono gli «strafalcioni» indicati dal senatore Idv. «Cominciamo dal comma 8 dell'emendamento 1.1000, che interviene modificando l'ordinamento penitenziario. Si dice, alla lettera a), che "i condannati per i delitti di cui agli articoli 422, 289-bis, 630 e 605 del codice penale che abbiano cagionato la morte del sequestrato non sono ammessi..." - ha osservato - senonchè, l'articolo 422 riguarda il reato di strage, e non c'entra nulla il sequestrato. Si viene a creare un mostro, nel momento in cui si collega la morte del sequestrato a un reato che non riguarda il sequestro». In sintesi, non si concedono i benefici a chi è condannato per strage se muore il sequestrato. E infatti, ha aggiunto Li Gotti, «riguardano il sequestro gli articoli 289-bis, 630 e 605, ma non l'articolo 422. Allora, il riferimento è improprio e scorretto.
Non solo: l'articolo 422 contiene due ipotesi di pena. Se a un reato di strage consegue la morte di una o più persone, c'è la pena dell'ergastolo. Se non consegue la morte, la pena non può essere inferiore a 15 anni. Ora, non si riesce a capire perchè, per l'articolo 422, nell'ipotesi in cui vi sia una pena non inferiore a 15 anni, si debba applicare questa esclusione dei benefici penitenziari, mentre per i sequestri di persona a scopo di estorsione o con finalità di terrorismo questo si debba fare, ossia l'esclusione dei benefici penitenziari, solo se c'è la morte».
«Non si riesce a capire - ha insistito Li Gotti -, e chiaramente è un errore, un manifesto errore. La norma è scritta male. Non si riesce a questo punto a comprendere che cosa vuol dire». E ancora: «Quanto poi all'articolo 495, si dice che esiste sempre la possibilità per i giudici di escludere le prove superflue». E allora «dovete fare attenzione» perchè «avete scritto la norma in questi termini, e mi riferisco al comma 4 dove, dopo le parole "che risultano superflue", sono inserite le seguenti "e manifestamente non pertinenti...". Ciò significa che, per poterle escludere, devono ricorrere due condizioni: il fatto che siano superflue e manifestamente non pertinenti. Ricorrendone una sola, non si possono escludere. Non ci voleva la congiunzione "e", ma "o", perchè radicalmente diversa è la soluzione».
Poi ovviamente «rimane quell'abbattimento totale delle griglie di valutazione e di ammissibilità, perchè si aggiunge: "salvo che siano richieste a prova contraria". Se poi sono richieste a prova contraria, nel processo può entrare tutto, anche quelle prove manifestamente non pertinenti e quelle superflue. Con questa clausola finale può entrare tutto». Infine, conclude Li Gotti, «se il giudice non ammetterà queste prove», richieste dalla difesa, «farà un processo nullo, in quanto la sanzione prevista è la nullità». In sostanza, «se dei 1.000 testi proposti» dalla difesa «uno solo non viene sentito il processo è nullo». Siamo alla «devastazione del processo, che da queste norme viene stravolto nel cuore, ossia nell'ammissione dello strumento di prova».
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La rete, e un esempio "di scuola"
Il Tafanus (prendiamo, a titolo esemplificativo, un blog a caso) pubblica una serie di foto imbarazzanti (facciamo un esempio a caso) di un ricco tamarro brianzolo, sui 75 anni, che in una villa della Costa Smeralda palpa il culo a delle signorine di bocca buona e di incerto mestiere. Il vecchio catorcio non la prende bene, ma non può invocare la violazione della privacy, perchè le foto sono pubblicate da un pezzo su molti giornali, e su migliaia di siti internet. Insomma, come dicono quelli che parlano bene, sono "di pubblico dominio".
Però il Tafanus DEVE essere punito. Come si dice... "picchiane uno, per educarne cento"... Allora il ricco signore (si fa per dire) chiede al suo avvocato preferito - che chiameremo Dracula per non riferirci a persone reali e riconoscibili - di denunciare il gestore del Tafanus per offesa al "comune senso del pudore". Materia delicata, perchè il "comune senso del pudore" varia cogli anni, a seconda delle religioni, della geografia... Per esempio se una donna osasse presentarsi in topless su una spiaggia di Sanremo, vedrebbe arrivare in 5 minuti i carabinieri. Se invece una donna si presentasse in costume olimpionico sulla spiaggia della "Petite Afrique" di Beaulieu, vedrebbe arrivare in 5 minuti la Gendarmerie o un'ambulanza...
Come si dirime la controversia? Il Tafanus ha offeso o no il comune senso del pudore? ...esticatzi... bisogna stabilirlo, interpellando i lettori che per tutta la settimana durante la quale quel post è rimasto ben visibile, sulla home-page, hanno visitato il sito, e chiedere se il loro senso del pudore sia stato offeso o meno... Alcuni? Macchè, tutti! Così chiede il Tafanus! E' un suo diritto! eccheccazzo! adesso c'è il diritto di citare TUTTI i testimoni che hanno attinenza al caso! E TUTTI i lettori dell'ultima settimana hanno attinenza al caso! Ma quanti sono? e quanto tempo ci vuole per rintracciarli tutti e chiamarli a testimoniare?
Semplice: le visite uniche, in una settimana media, sono 20.000 (di cui circa metà frequentatori abituali, e circa metà frequentatori occasionali). Ebbene, si chiede al magistrato inquirente di chiedere alla Polizia Postale di rintracciare, attraverso gli IP, tutti i visitatori di quella terribile settimana. Quanti sono? Ad occhio, 10.000 visitatori di una sola volta, e 2000 visitatori da 5 visite a settimana. Breve, nel giro di qualche anno, la polizia postale sarà in grado di rintracciare - forse - gran parte dei 12.000 visitatori; trasmetterà l'elenco alla magistratura, la quale convocherà i 12.000 testimoni, ed inizierà la loro "escussione" (si dice così?)
Quanto tempo ci vuole? Beh, ammesso che quella procura non abbia niente di più urgente di cui occuparsi (associazioni mafiose, rapine, omicidi, stupri, falsi in bilancio, corruzioni, concussioni, stragi colpose e quant'altro), e decida di dedicare 5 giorni alla settimana, per otto ore al giorno, per 48 settimane all'anno, alla "escussione" dei testi, con una generosa media di 10 testi al giorno, nel giro di 1.200 giornate lavorative (5 anni, ad occhio), l'escussione si può fare.
Dimenticavo: non ho considerato quel paio d'anni che servono alla Polizia Postale, ed i vari "legittimi impedimenti" che molti testimoni accamperanno (ho un funerale, devo portare il gatto dal veterinario, ho perso il treno, non posso lasciare il lavoro, ho rotto la macchina, eccetera...).
Afferrato, finalmente, perchè nonostante (o forse "grazie") agli sforzi congiunti del ricco signore brianzolo e del suo avvocato Dracula, questa minchiata non finirà mai sulla Gazetta Ufficiale?
Tafanus
30-15:30
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