Un manifesto PDL, che sarebbe uno dei due partiti che con la Lega forma la maggioranza che governa il Paese dal 2008, campeggia sui muri di Roma. “Roma Due Lega Zero. Palla al centro”. Che vuol dire: gliele abbiamo date e siamo pronti a dargliene ancora. Se mai avevamo bisogno di una conferma della forza del linguaggio del calcio, questo episodio ci toglie ogni dubbio. In altri tempi sarebbero state evocate altre e più marziali situazioni.
Ricordate l’attacco che i romani subirono nel 390 a.c. dai Galli di Brenno, il Bossi di allora? Erano calati dall’oltre Po (che allora si chiamava Eridano) per fare bottino, e stavano per riuscirci se non fosse stato per le oche. Queste erano scampate -in quanto sacre- alla fame dei romani assediati, segno che la politica di allora non era schiacciata sul presente come quella attuale, ma anche in situazioni estreme riusciva a trattenere l’appetito. Le oche, appunto, starnazzarono avvisando che qualcuno stava tentando di penetrare nello rocca del Campidoglio. I difensori fecero muro e stroncarono l’affondo gallico dando il tempo di rientrare nell’area di difesa ai compagni capeggiati da Furio Camillo, quello della metro A.
Vista la mala parata e dimesso ogni spirito sportivo, Brenno tentò allora di farsi pagare per perdere l’incontro e trovò subito senatori disposti a dargli un bella quantità d’oro (l’euro di quei tempi) purché si levasse di torno e la smettesse di danneggiare le loro proprietà tutto attorno all’Urbe. Lo scambio era in corso quando i Galli furono colti a barare sul peso e la situazione precipitò. Dapprima Brenno, colto con le mani nel sacco, cercò di recuperare in extremis la dignità venduta e cavò dal fodero lo spadone urlando “Guai ai vinti”, cioè “pagate e tacete”. Ma poiché nessuno aveva vinto nulla e si trattava solo di una disputa fra venditore e compratore, le tardive minacce non furono prese sul serio e anzi provocarono il famoso sfottò: “se volete possiamo pagarvi col ferro”.
Frase che in altri contesti sarebbe suonata minacciosissima e fierissima, ma che detta mentre si trattenevano a stento le risa, non provocava alcun serio rischio né a chi la udiva, né a chi la profferiva. E così Brenno, a tasche vuote, batté in ritirata e se ne tornò al nord a meditare la partita di ritorno. Che i successori giocarono e persero di nuovo, finendo retrocessi. Mentre i Romani, liberati dalla minaccia nordica, restarono a vedersela con quella ben più concreta costituita dai senatori arroccati in Campidoglio.
Stefano Balassone
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