La parola ripetuta come un mantra è "innovazione". Per un Paese come l'Italia, che ha detto no al nucleare e dipende dall'estero per gran parte dell'energia che consuma, l'unica possibilità di crescita è investire nelle rinnovabili. Così ha fatto la Puglia, oggi prima regione per potenza installata, con oltre mille megawatt, secondo il Gestore servizi elettrici. Il presente, tra il Gargano e il Salento, è fatto di parchi eolici e campi fotovoltaici. I primi disegnano uno skyline quasi continuo lungo l'autostrada adriatica. I secondi hanno sostituito, soprattutto nel Sud, molti campi di olivi e vegetazione mediterranea.
Un impatto ambientale eccessivo, che ha suscitato preoccupazioni sfociate in alcune inchieste della magistratura, ancora in corso, per il sospetto di infiltrazioni della criminalità organizzata nel business dell'energia. Il futuro della Puglia, però, non sono i mega impianti. L'indirizzo è quello di una produzione diffusa, con impianti di media e piccola dimensione. Un forte impulso è stato dato negli ultimi anni, grazie anche all'uso di fondi europei, a programmi di ricerca e a collaborazioni tra Università e imprese. Capofila è l'Università del Salento, di Lecce, Arnesano e Brindisi, dove ha sede anche il Distretto Tecnologico Nazionale sull'Energia.
L'aria che si respira da queste parti è frizzante. "Le novità sono molte e interessanti", spiega Lorenzo Vasanelli, fisico della materia al Dipartimento dell'Innovazione di Lecce: "Stiamo sviluppando il fotovoltaico di terza generazione con materiali nanotecnologici. Si tratta di polimeri organici più economici rispetto agli attuali pannelli di silicio. Non sono ancora in commercio, ma lavoriamo su piccoli prototipi per migliorarne i rendimenti e la resistenza nel tempo".
Molte le novità anche per il solare termodinamico. Significative perché oggi questa tecnologia è l'unica, tra le rinnovabili, che consente un accumulo dell'energia prodotta e quindi una migliore possibilità di gestione rispetto a una produzione non controllabile perché determinata dalle condizioni atmosferiche, come nel caso di fotovoltaico ed eolico. "Stiamo lavorando con i nanofluidi, particelle di ossidi di rame disperse in aria che permettono di spegnere l'impianto e riaccenderlo senza alcun problema, arrivando in brevi tempi a cicli molto efficienti di produzione", spiega Arturo De Risi, del dipartimento di ingegneria dell'Università del Salento. Il prototipo dovrebbe essere avviato già a settembre.
"Ma la novità più eccitante è la rectenna, un'antenna bidirezionale capace di catturare la radiazione elettromagnetica e convertirla in elettricità. Oggi funziona con le microonde, con rendimenti vicini al 95 per cento", prosegue il docente. La sfida, però, è farla funzionare con la luce visibile. "A quel punto, si aprono molte applicazioni per usi domestici. Siamo prossimi ad accendere la prima lampadina".
E il vento? Il dipartimento di energia dell'Università salentina ha realizzato un atlante eolico su scala regionale. Ora si sta lavorando sull'eolico off-shore. Esiste un primo progetto di impianto flottante, a 20 chilometri dalla costa, nel canale di Otranto, e altri impianti in previsione, che hanno il vantaggio di un ridotto impatto paesaggistico. Ma anche la distribuzione deve cambiare. "Le reti attuali sono configurate in modo da avere pochi nodi regolabili in base alle necessità di energia. Ma le rinnovabili non producono energia a comando come le centrali tradizionali. Sarà quindi necessario indirizzarsi verso le "smart grid", le reti intelligenti", spiega ancora Lorenzo Vasanelli. La Puglia fa parte di un Programma operativo interregionale per la sperimentazione di smart grid, l'obiettivo è migliorare la ricezione di energia prodotta dai piccoli impianti rinnovabili garantendo una distribuzione a basso rischio di black out. Lo scorso maggio, Bari si è candidata per entrare nel Piano strategico per le tecnologie energetiche (Set) dell'Unione europea sulle città Smart. Per ora un progetto affascinante, che la porta in prima fila. Ma per innovare è necessario continuare a investire. In ricerca, innanzitutto.
(di Elisabetta Tola - l'Espresso)
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