E’ ovvio che la Chiesa non può cambiare il Vangelo ma... - Nella rubrica lettere de Il Giornale del 10 maggio, a proposito dell'atteggiamento intransigente di Giovanni Paolo II nei riguardi dell'aborto, delle unioni omosessuali, dei divorziati risposati, del sacerdozio femminile, dei contraccettivi artificiali, ecc., leggo: "Nessun papa potrà mai cambiare i comandamenti e gli insegnamenti del Vangelo". Sin troppo ovvio! Ma come già è avvenuto, la Chiesa può cambiarne l'errata interpretazione. Se essa, per sua stessa ammissione, ha fatto degli errori nel passato, non si vede perché non possa farne oggi. Pochi sanno che l'interpretazione sbagliata di un passo del Vangelo (Lc 14, 15 -24) da parte di Sant'Agostino, costituì la base dell'Inquisizione. Non tenendo minimamente conto del 5° comandamento, la Chiesa fece torturare e bruciare sul rogo migliaia di uomini, e soprattutto donne accusate di stregoneria. Del resto, lo stesso Giovanni Paolo II ebbe a scrivere: "Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che...hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative...Ma se in questo non sono mancate...responsabilità oggettive in non pochi figli della Chiesa, me ne dispaccio sinceramente" (Lettera alle donne 29 giugno 1995). Si può escludere che qualche condizionamento non perduri, e che qualche papa in futuro non chiederà scusa alle donne, agli omosessuali, ai divorziati, e via di seguito?
Elisa Merlo
Può accadere - Può accadere. Può accadere che persone né carne né pesce, né buone né cattive, né nobili né meschine, né coraggiose né pavide, improvvisamente, in circostanze particolari, con un gesto, un discorso, un comportamento, rivelino una grande nobiltà d'animo, o un grande coraggio. E' accaduto l'altro giorno a Letizia Moratti, la quale nel confronto televisivo con Giuliano Pisapia su Sky Tg 24, improvvisamente, senza che nessuno se l'aspettasse, con un breve discorso ha rivelato un'elevata, elevatissima nobiltà d'animo. Può accadere.
Francesca Ribeiro
Maurizio Doni non ha detto il vero - Recentemente (27 aprile) l'on. Murizio Lupi, ha dichiarato: "Purtroppo un tribunale ha deciso con una sentenza quali vite sono degne di essere vissute e quali no". Falsità, sicuramente in buona fede, ma falsità. Sicuramente, giacché non si può dubitare della buona fede di un signore che non perde occasione per dichiararsi cattolico. Lupi si riferiva alla sentenza che la Corte di Cassazione emise riguardo al caso di Eluana Englaro. La sentenza stabiliva che il giudice poteva autorizzare l'interruzione delle cure soltanto in presenza di due circostanze concorrenti: che fosse provata come irreversibile la condizione di stato vegetativo e che fosse accertato che il convincimento etico di Eluana avrebbe portato a tale decisione se lei (lei, non la Corte caro Lupi!) fosse stata in grado di scegliere di non continuare il trattamento. E sottolineava: "Ove l'uno o l'altro presupposto non sussista, il giudice deve negare l'autorizzazione, dovendo allora essere data incondizionata prevalenza al diritto alla vita, indipendentemente dal grado di salute, di autonomia e di capacità di intendere e di volere del soggetto interessato e dalla percezione, che altri possano avere, della qualità della vita stessa". Come si vede, il signore cattolico ha detto una falsità. In buona fede, ovviamente.
Attilio Doni
Il dono di Dio in una bella cornice - Mettiamo il caso che una carissima amica mi regali un prezioso dipinto in una bella cornice. Ovviamente, anche per gratitudine verso di lei, avrei gran cura di simile dono. Passa il tempo, e un giorno mi rendo conto che i tarli hanno fatto scempio completo della bella cornice: il legno si sfarina e cade a pezzi. Mettiamo anche il caso che io non abbia la possibilità di cambiarla, e che faccia invano tutto il possibile per ripararla. Che dite, vi sembrerebbe mancanza di riguardo verso l'amorevole donatrice, liberare il dipinto dall'ormai inutile telaio destinato a diventare polvere? Il dono più importante sarebbe salvo: pazienza per la povera cornice diventata orribile, che lo teneva prigioniero. Sono certa che la cara amica non si offenderebbe. L’offenderei invece, se io deliberatamente sciupassi la cornice, o me ne disfacessi pur non essendo essa irrimediabilmente rovinata. Ora, s'immagini che il dipinto sia la vita eterna, e la cornice la vita terrena; e ci si renderà conto che considerare la vita un dono di Dio, non significa necessariamente che in determinate particolari circostanze non possiamo disporre della parte terrena di essa. Sono certa che il buon Dio, come la cara amica, non se l'avrebbe a male.
Miriam Della Croce
Non vedete come siamo angosciati? - La situazione è seria, grave, anzi gravissima, e il dramma interiore degli uomini politici si rispecchia chiaramente sulle loro facce abbronzate (la mia non è abbronzata giacché quest'anno niente mare). Devono salvare capra e cavoli e non sanno come fare. Il problema è come, non toccando i ricchi, tartassare ancora la povera gente senza farla irritare troppo. Drammatico. Tragico. E allora ci dicono, ci dice soprattutto Maurizio Lupi, che occorre responsabilità, tanta responsabilità da parte di tutti, il che significa: se vi tartassiamo ancora un po', se vi spremiamo come limoni, non protestate, ché il momento è grave, gravissimo, non vedete come siamo angosciati?
Veronica Tussi
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