Iniziamo con oggi una "retrospettiva su Tremonti, che ormai è sul viale quasi omonimo. Se avesse un minimo di decoro (ma ce l'ha, uno che si fa ospitare da Marco Milanese?) toglierebbe il disturbo. Ormai, a difenderlo, sono rimasti Nitto Palma e Rotondi: poca roba, e di qualità scadente. I giornali del padrone hanno iniziatp la "cura Boffo", ma Tremonti non si accorge ancora di essere un cadavere che cammina. Noi, nel nostro piccolo, tenteremo di ricordare agli immemori qualcosa cira il "Quintino Sella de noantri". Tafanus
Tremonti si avvicina alla politica intorno agli anni '80. Comincia a collaborare per il Corriere della Sera chiamato dal piduista Piero Ostellino. Nell'87 si candida nelle liste del PSI (...e te pareva...), chiamato dall'esperto in craxismo e discoteche Gianni De Michelis, quello al quale Cacciari aveva detto no ("...no, grazie... sono già ricco di famiglia...").
Per un breve periodo, negli anni novanta, ha fatto parte di Alleanza Democratica (partitino fondato da Adornato, che nelle sue peregrinazioni da sinistra a destra e viceversa, in quel momento guardava a sinistra), e poi del movimento politico fondato da Mario Segni, il Patto Segni, con il quale venne eletto deputato nel 1994. Appena eletto, Tremonti passò, attraverso la Federazione Liberaldemocratica, a Forza Italia e votò la fiducia al primo governo Berlusconi, nel quale divenne Ministro delle Finanze.
Tremonti è stato quindi, insieme a Luigi Grillo (condannato nel 2011 a due anni e otto mesi per la vicenda BPI/Antonveneta), il primo ribaltonista della seconda repubblica. Tremonti eletto col patto Segni, e Grillo col PPI, subito dopo le elezioni del '94 saltarono in corsa sul carro di Arcore.
Rieletto alla Camera dei deputati nel 1996 e nel 2001 nelle liste di Forza Italia, fu chiamato nel secondo governo Berlusconi alla guida del neonato Ministero dell'Economia e delle Finanze, risultato dell'accorpamento del "Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica" e del "Ministero delle Finanze". Nel luglio 2004 fu costretto alle dimissioni, per forti divergenze in materia di economia con Gianfranco Fini, allora vice Presidente del Consiglio. La disputa raggiunse toni elevati, al punto che Fini denunciò dei "conti truccati" nella legge finanziaria del 2003, relativi alla differenza di due miliardi di euro fra manovra annunciata e riduzioni effettivamente ottenute, che Tremonti addusse a ragioni contabili. Fu allora che Tremonti si guadagnò uno dei suoi tanti nomignoli: "Truccaconti".
Durante gli anni ottanta Giulio Tremonti scrisse regolarmente sul "Manifesto", con lo pseudonimo di "Lombard". Insomma, Corrierone e Manifesto. Un vero giornalista bipartisan.
Due malattie dominano la sua vita da "economista" la paura della Cina, e la voglia di piacere ad industriali, evasori e leghisti. Durante la sua carriera come Ministro delle Finanze, Tremonti nel primo Governo Berlusconi, promosse la legge per la defiscalizzazione degli utili di impresa reinvestiti nelle attività produttive. È stato protagonista di una riduzione delle tasse sui profitti aziendali, la IRES (dal 36% al 33% ora al 27,5%) ed ha abolito le imposte sugli utili investiti. Tremonti ha inoltre abolito le imposte sulle donazioni, sulle successioni (2001) e ha definitivamente abolito l'ICI sulla prima casa nel 2008, mandando allo sfascio le economie dei comuni (con tanti saluti al "federalismo fiscale", di cui si riempiva la bocca.
Nella Finanziaria del 2005 è stata anche inserita la cosiddetta pornotax, un'imposta del 25% sui redditi derivanti dalla vendita, noleggio, produzione e distribuzione di materiale pornografico, definita da Tremonti «un'imposta etica sul modello francese» (un favore alle casse dello stato, un favore al vaticano...)
Nel 2010 il Financial Times ha declassato il Quintino Sella della Valtellina dal 5° posto al 14°esimo, su un totale di 19 ministri economici
A seguito della fondazione del Popolo della Libertà, Tremonti ha trovato la vicinanza anche di altri personaggi politici del centro-destra che condividono la sua filosofia politica basata sulla cosiddetta economia sociale di mercato. Tra coloro che si riconoscono nelle sue posizioni vi sono in particolare due grandi economisti: il presidente della Lombardia Roberto Formigoni, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Tremonti è stato sempre (a parole) fortemente critico nei confronti dei condoni utilizzati dai vari governi della Prima Repubblica. «In Sudamerica il condono fiscale si fa dopo il golpe. In Italia lo si fa prima delle elezioni, ma mutando i fattori il prodotto non cambia: il condono è comunque una forma di prelievo fuorilegge» (dal Corriere della Sera del 25 settembre 1991)
Nonostante ciò, nel corso dei due Governi Berlusconi, Tremonti varò diversi condoni fiscali per i quali ricevette molte critiche da parte dell'opposizione parlamentare (che definì quei provvedimenti come tesi a favorire politicamente un regime di illegalità permanente a vantaggio degli evasori fiscali) nonché una denuncia da parte dell'UE per il condono Iva del 2002 che, permettendo la sanatoria di una evasione relativa a pochi mesi prima, di fatto aveva indotto ad omettere i versamenti dovuti e violato i principi di equità.
Giulio Tremonti non è un esperto di economia, ma un tributarista. Ciononostante, ha sempre dettato scelte (per lo più sbagliate e/o criminogene) in economia. Inclusi i devastanti condoni tombali a blocchi di dodici per volta, i fallimentari provvedimenti per il rientro (o il lavaggio?) dei capitali sporchi). Ciò gli ha attirato le critiche di alcuni economisti veri.
Tremonti ha polemizzato più volte con gli economisti invitandoli a tacere con l'espressione «silete economisti», adattamento del noto «tacete giuristi» di Carl Schmitt. A suo dire gli economisti sarebbero infatti colpevoli di non aver saputo predire la crisi scoppiata nel 2008 (...Invece Tremonti della crisi scoppiata dopo le Due Torri, e mai finita, non si è mai neanche accorto. Anzi, l'ha sempre negata. E quando non ha più potuto negarla, fa affermato, con sprezzo del ridicolo, che l'Italia l'aveva affrontata meglio e prima degli altri... Sic! - NdR)
Sarà soprattutto l'attacco lanciato da Tremonti il 28 agosto 2009 dal meeting di Comunione e Liberazione ("gli economisti", disse, "sono come maghi che dovrebbero chiedere scusa e starsene zitti per un anno, ne guadagnerebbero tutti") a spingere il 3 settembre sedici economisti, la cui maggioranza fa riferimento a Lavoce.info (fra cui Tito Boeri, Francesco Giavazzi, Lucrezia e Pietro Reichlin, Luigi Spaventa) a replicare tramite Corriere della Sera e la Repubblica con una lettera a Tremonti che «chiede agli economisti di tacere perché non accetta critiche al suo operato», rinfacciandogli che "negli anni in cui il Ministro ha avuto la responsabilità della politica economica (2001-2005, quando il suo primo documento di programmazione prometteva “un nuovo miracolo economico”, e 2008) la crescita italiana ha esibito un divario negativo di oltre 5 punti rispetto alla crescita europea. In definitiva, vorremmo comprendere come egli si proponga di trasformare in realtà le sue speranze sul futuro del paese".
Carlo Scarpa, in particolare, rispose che prendersela con tutta la categoria non era corretto anche perché «alcuni economisti del settore avevano dato l’allarme. Ad esempio, lo aveva fatto uno come Nouriel Roubini, economista di origine turco-italiana che insegna a New York, quello che nel 2006 a Davos Tremonti invitò a “tornarsene in Turchia” perché osò criticare la politica economica del governo di allora». Il 7 settembre Tremonti, pur mantenendo il suo giudizio sugli economisti-maghi, tentò di smorzare i toni proprio davanti agli studenti della Bocconi sostenendo che in fondo «tutte le scienze hanno la stessa parità, siamo tutti umili lavoratori alla vigna del sapere».
Nel 2010 il Collettivo NoiseFromAmeriKa, un gruppo di economisti italiani che lavora in maggioranza negli Stati Uniti, ha criticato Tremonti nel fortunato libro "Tremonti: Istruzioni per il disuso per la sua presunta pochezza e supponenza".
«...Tremonti ha francamente scocciato. Non tanto per quello che fa in qualità di ministro dell’Economia, visto che fa veramente poco, ma soprattutto per quello che dice. Siccome fa politica ed è uomo potente, quello che dice conta: orienta l’opinione pubblica e definisce i termini del dibattito. Questo non è un bene. Da un lato, afferma troppo frequentemente cose false o incoerenti. Dall’altro, quanto fa è spesso erroneo o in contraddizione con quanto asserisce si dovrebbe fare. Insomma, ha scocciato...»
Ai libri economici di Tremonti vengono dunque rimproverate le sue «visioni oniriche, frasi roboanti e la sicumera di essere l’unico al mondo investito, in modo misterioso, da una qualche sorta di conoscenza esoterica da usare per dispensare previsioni (solitamente apocalittiche) e offrire soluzioni magiche». L'opera ha conosciuto una seconda edizione ampliata nel 2011 col sottotitolo "...e continuano a chiamarlo Voltremonti..."
(Fonti principali: lavoce.info, wikipedia, corriere, WSJ, Repubblica)
Vorrei chiudere questa prima puntata con un ricordo personale: qualche anno fa fui trascinato ad ascoltare uan specie di conferenza di Treconti. Puntuale come la cometa, arrivò la sua "illustrazione a fumetti" della mitica legge di Laffer. L'avevo sentita mille volte. Su Radio Radicale, in dibattiti TV... ogni volta la raccontava come se fosse la prima volta... Come se quell'esempio gli fosse venuto in mente così,
proprio in quel momento...
Dunque, l'esempio era questo: si prenda un piccolo fabbricante di poltrone e divani. Se noi riduciamo l'IVA sui suoi prodotti (poniamo di 10 punti), il produttore diminuirà i prezzi al pubblico, venderà più divani, quindi l'IVA ridotta si applicherà a volumi di vendita maggiori. Guadagnerà di più, e pagherà più imposte sul reddito. Assumerà altro personale che pagherà tasse e contributi. Nel contempo i consumatori risparmieranno, il loro reddito disponibile aumenterà, consumeranno di più, i produttori pagheranno più IRPEF e IRAP, ecc. ecc. ecc... in una catena di vantaggi senza fine per tutti. Alla fine di questo autentico peana alla riduzione dell'IVA, tutti avrebbero guadagnato, e nessuno ci avrebbe rimesso. Ricordate Lucio Dalla? "...sarà sempre Natale, e festa tutto l'anno..."
Arrivati al momento delle "domande", chiesi perchè un sistema così bello, perfetto, dolce, e privo di controindicazioni, non venisse perfezionato. Magari con la riduzione dell'IVA non già di 10, ma di 15 punti. O perchè l'IVA non fosse abolita del tutto. Ma il tempo per le risposte era scaduto. Nessuna risposta... Tafanus
(1. Continua)
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