Riportiamo il testo integrale della contromanovra proposta dal PD, che può essere ricavata dal sito bersanisegretario.it
Questa contromanovra è alternativa a quella governativa, già in corso di demolizione, e che potete leggere in forma integrale nel decreto-legge pubblicato in G.U., che abbiamo caricato sul [Tafanus]:
La contromanovra de PD la condividiamo in gran parte (e cioè in cinque punti e mezzo su sette). Siamo contrari in parte al contenuto del punto -7), e nettamente contrari a quel punto della contromanovra (inopinatamente assurto agli onori di primo punto) che riguarda la riapertura del contenzioso sullo "scudo fiscale" del 2009, per tre motivi, che ci preoccuperemo di illustrare e dimostrare:
-a) la sua inconsistenza giuridica, che rende la proposta inattuabile;
-b) il fatto che questa inconsistenza giuridica ne faccia - a scelta - un proclama in stile Beppe Grillo e/o Tonino Di Pietro, o una vana proposta-annuncio. Insomma, un volantino;
-c) infine, il fatto che lo scudo fiscale è passato ANCHE grazie all'assenza, al momento del voto, di ben 23 parlamentari del PD. Pierluigi, hai presente la storia delle lacrime di coccodrillo???
Ma veniamo al testo della contromanovra del PD:
Premessa - Le decisioni prese dal Consiglio dei ministri sono inadeguate e poco credibili rispetto alla sfida che il paese ha di fronte anche sul piano internazionale e fortemente inique sul piano sociale e fiscale. Gli esempi più eclatanti riguardano in particolare l’anticipo della delega sull’assistenza, che facilmente si tradurrà in un drastico taglio degli sgravi fiscali, scaricando sulle famiglie una parte rilevante dell’intera operazione di riduzione del disavanzo pubblico, colpendo in modo particolare i nuclei meno abbienti. La mancata precisazione degli interventi dà inoltre all’anticipazione di questa delega un carattere generico e di incertezza che non corrisponde all’esigenza di credibilità della manovra. L’intervento sugli enti locali è ancora insufficiente sul piano del riordino istituzionale, ma fortemente incisivo sul livello dei servizi, livello che invece va mantenuto e in alcuni casi irrobustito.
Il contributo di solidarietà incide sui ceti popolari e sui ceti medi che pagano le tasse. In sostanza paga chi già paga. L’intervento sul Tfr dei dipendenti pubblici non porta efficienza, ma rappresenta un peso sui ceti medi e bassi. Gli interventi sulle relazioni industriali e sui rapporti di lavoro rappresentano una notevole intromissione nei rapporti e nell’autonomia delle parti sociali. Molte di queste misure dovranno essere abolite o fortemente alleggerite. In sostanza, la manovra del governo scarica il costo del rientro dal deficit pubblico sui ceti popolari e sugli onesti che pagano le tasse. E’ inoltre un intervento destinato a deprimere l’economia invece di rilanciarla e non prevede nulla di significativo per la crescita.
Il Partito Democratico ritiene dunque che debbano essere adottate soluzioni più efficienti e più eque, che facciano pagare non chi paga già, ma chi non paga mai, che portino allo stesso risultato sul piano dei saldi di bilancio, ma che siano anche in grado di fornire un sostegno selettivo alla crescita. Il Pd non si sottrae dunque alla sfida che il paese ha di fronte e mette a disposizione il proprio contro piano, un progetto responsabile e alternativo per il bene del paese. Per l’abolizione o il forte alleggerimento delle inique misure del governo noi dunque proponiamo:
-1) Per affrontare l’emergenza si prevede un prelievo straordinario una tantum sull’ammontare dei capitali esportati illegalmente e scudati, in modo da perequare il prelievo su questi cespiti alla armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie al 20 per cento e di adeguare l’intervento italiano alle medie delle analoghe misure prese nei principali paesi industrializzati. Gran parte di questi 15 miliardi dovrà essere utilizzata per i pagamenti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle piccole e medie imprese e per alleggerire il patto di stabilità interno così da consentire immediati investimenti da parte dei comuni.
2. Un pacchetto di misure efficaci e non solo di facciata contro l’evasione fiscale, tali da produrre effetti immediati, consistenti e concreti. Si propongono dunque alcuni interventi, tra i quali figurano le misure anti-evasione che in parte riprendono quelle dolosamente abolite dal governo Berlusconi:
a) tracciabilità dei pagamenti superiori a 1.000 euro (pensare a somme più elevate significa lasciare di fatto tutto come è oggi) ai fini del riciclaggio e soglie più basse, a partire dai 300 euro, per l’obbligo del pagamento elettronico per prestazioni e servizi;
b) obbligo di tenere l’elenco clienti-fornitori, il vero strumento di trasparenza efficiente;
c) descrizione del patrimonio nella dichiarazione del reddito annuo con previsione di severe sanzioni in caso di inadempimento.
3. Introduzione di una imposta ordinaria sui valori immobiliari di mercato, fortemente progressiva, con larghe esenzioni e che inglobi l’attuale imposta comunale unica sugli immobili, in modo di ricollocare l’Italia nella media e nella tradizione di tutti i maggiori paesi avanzati del mondo.
4. Un piano quinquennale di dismissioni di immobili pubblici in partenariato con gli enti locali (obiettivo minimo 25 miliardi di euro).
5. Liberalizzazioni. Il Pd propone di realizzare immediatamente almeno una parte delle proposte di liberalizzazione che il partito ha già preparato e presentato: ordini professionali, farmaci, filiera petrolifera, RC auto, portabilità dei conti correnti, dei mutui e dei servizi bancari, separazione Snam rete gas, servizi pubblici locali. Il Pd è contro la privatizzazione forzata, ma non contro le gare e la liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Tutto questo si può fare immediatamente senza bisogno di riforme costituzionali.
6. Politiche industriali per la crescita. Il Pd propone di adottare subito misure concrete per alleggerire gli oneri sociali e un pacchetto di progetti per l’efficienza energetica, la tecnologia italiana e la ricerca, con particolare riferimento alle risorse potenziali e sollecitabili del Mezzogiorno. Sarebbe un errore imperdonabile intervenire sul controllo dei conti pubblici senza mettere in campo, sia pure limitatamente alle risorse disponibili, un pacchetto di stimoli alla crescita e per l’occupazione. In questo contesto rientra anche l’implementazione dei più recenti accordi tra le parti sociali senza intromissioni che ledano la loro autonomia.
7. Pubblica amministrazione, istituzioni e costi della politica. In Italia la riduzione della spesa deve riguardare non tanto sulla spesa sociale, ma l’area della Pubblica Amministrazione, le istituzioni politiche e i settori collegati. A Cominciare dal Parlamento: il primo passo è il dimezzamento del numero dei parlamentari. Il Pd ha presentato da tre anni proposte specifiche su questo punto. Su sollecitazione dei gruppi parlamentari del Pd la discussione su questi progetti è stata calendarizzata in Parlamento per settembre. Si agisca immediatamente. Da lì in giù, bisogna intervenire su Regioni, Province, Comuni, con lo snellimento degli organi, l’accorpamento dei piccoli comuni, il dimezzamento o più delle province secondo l’emendamento presentato dal Pd e dall’Udc alla manovra di luglio o, in alternativa, riconducendole ad organi di secondo livello, accorpamento degli uffici periferici dello Stato, dimezzamento delle società pubbliche, centralizzazione e controllo stretto per l’acquisto di beni e servizi nella pubblica amministrazione. In più: la ripresa di un vero lavoro di spending review, interrotto dal governo Berlusconi, dal punto di vista di una politica industriale per la pubblica amministrazione. Il Pd ha proposte specifiche su ciascuno di questi punti. In particolare sui costi della politica il riferimento è il programma contenuto nell’ordine del giorno presentato due settimane or sono in Parlamento.
La manovra economica che il paese si appresta ad applicare rappresenta un passaggio necessario, ma molto severo. Il Pd eserciterà tutta la propria responsabilità di partito nazionale e alternativo. Ma oggi non si può tacere che se il paese si trova più esposto di altri sul fronte della crisi questo si deve alla responsabilità politica del governo e della sua maggioranza. L’Italia è un grande paese. Ha risorse e capacità. Tre anni fa il debito pubblico era al 104 per cento del Pil, la spesa pubblica era meno forte, le banche non avevano investito somme ingenti nei derivati e nei prodotti finanziari più fragili. Sarebbe bastato non bruciare inutilmente le risorse disponibili, riconoscere la crisi ed avviare un pacchetto di interventi per sostenere la crescita. Per tre anni, pur di fronte agli avvertimenti, all’allarme e alle proposte dell’opposizione, il governo ha negato la crisi e non ha fatto irresponsabilmente nulla. Il Partito Democratico, responsabile e alternativo, si carica oggi di questa sfida e si propone per offrire al paese un’alternativa credibile, più efficiente, più giusta, in modo che l’Italia possa voltare pagina e riprendere il suo cammino di crescita.
“Sulla base di questi primi ed altri elementi di proposta” dichiara il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani “dal 20 agosto in poi, una volta esaminato il testo presentato dal Consiglio dei ministri, ci rivolgeremo alle forze sociali e alle opposizioni per aprire un confronto volto a perfezionare una più compiuta proposta alternativa agli interventi del governo, a presentare gli emendamenti in Parlamento ed a sollecitare il sostegno dell’opinione pubblica per il cambiamento di una manovra depressiva, poco credibile e ingiusta”.
Ci piace tutto Bersani. Tranne, come già anticipato, un punto e mezzo. Ci convince parzialmente il punto sette sull'abolizione di ALCUNE province. La ragione è semplice: o le province sono enti inutili, le cui competenze possono essere spostate in parte al livello superiore (Regioni), ed in parte al livello inferiore (Comuni), ed allora le si abolisca totalmente, senza iniziare il giochino del numero di abitanti e dei chilometri quadrati, che è fatto da criteri grezzi e strumentali.
Un esempio? La Liguria: stretta e lunga, "gode" di pochi chilometri quadrati. A norma del decreto attuale sparirebbero TUTTE le province, tranne Genova. I liguri, dal confine toscano a quello francese, dovrebbero far capo tutti a Genova. Un esempio dei segno contrario? Il mio paesello in Brianza, che nel raggio di 100 chilometri sarebbe circondato da TUTTE le attuali province lombarde, tranne Mantova. Sui piccoli comuni ho già scritto, e non mi ripeterò. Se vuole, legga [questo post].
E veniamo al primo punto. Quello in cui propone la riapertura del contenzioso sullo scudo fiscale. Bersani, quel contenzioso è stato chiuso, grazie ad una legge che è passata anche grazie al nostro "concorso passivo" (23 parlamentari nostri non erano in aula, nel momento in cui è stato approvato questo ignobile provvedimento). Ma chi ha aderito lo ha fatto sulla base di una legge della Repubblica, ad un costo stabilito per legge nel 5%. Quindi proporre di andare a chiedere a questa gente - oltretutto protetta da forti garanzie di anonimatro - un ulteriore 15/20%, è o puro velleitarismo, o ignoranza delle leggi, o un'adesione alla politica-spettacolo, quella fatta per produrre volantini propagandistici e nient'altro. Bisognava pensarci prima.
Attualmente - e grazie all'Europa - l'unico discorso che si potrebbe riaprire è quello sull'eventuale IVA evasa in connessione con le somme "scudate", ma queste - ed i loro proprietari - sono ampiamente secretate dalla legge. Per sua e nostra memoria, riportiamo alcuni passaggi sulla storia di questa ignobile legge:
Lo scudo fiscale 2009 - Il governo Berlusconi IV, con la pubblicazione nella gazzetta ufficiale italiana del D.L. 194/2009, cosiddetto “Mille proroghe”, ha riaperto i termini per poter usufruire dello scudo fiscale (cd. scudo fiscale Ter]), per favorire il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali illegalmente detenute all'estero fino al 31 dicembre 2008, a fronte del pagamento di una somma del 5%, a titolo di imposte, interessi e sanzioni [...] Il rimpatrio è obbligatorio per tutti i paesi del mondo esclusi quelli della Comunità Europea e la Norvegia.
Anonimato delle dichiarazioni di emersione - Un ulteriore profilo di preoccupazione è stato espresso a proposito della provenienza dei capitali espatriati, generalmente considerati frutto di evasione fiscale, e come tali in teoria soggetti, in caso di accertamento da parte del fisco, al pagamento delle imposte evase (Irpef, Irap, Iva, la cui evasione non era comunque coperta dalla scudo, interessi e sanzioni) per un totale facilmente superiore al 50% del capitale.
Ciò viene evitato, nel provvedimento di scudo fiscale 2009, dalla forma anonima delle dichiarazioni di emersione, "coperte per legge da un elevato grado di segretezza", che non possono perciò essere utilizzate a sfavore del contribuente in sede amministrativa né giudiziaria [...] La circolare dell'Agenzia delle entrate recita: "il regime di riservatezza si applica anche ai redditi di capitale derivanti dal denaro e dalle attività finanziarie rimpatriate, realizzate anche successivamente al perfezionamento dell'operazione di emersione". (...è chiaro il concetto, Bersani? NdR)
L'iter parlamentare - Il provvedimento sullo scudo fiscale è contenuto in un emendamento del 15 luglio 2009, proposto da Chiara Moroni e Maurizio Fugatti, al decreto legge "anticrisi" , votato dal Parlamento il 24 luglio 2009 con una mozione di fiducia[5], e causa di aspre contestazioni dell'opposizione e di Avvenire, che lo bollò come «una soluzione premia-furbi» [...] (...ma si... proprio "quella" Chiara Moroni che per anni ha difeso, a volte urlando come una vajassa, tutte le porcherie innaginate dal suo governo. E che adesso, passata e sparita in FLI, tuona contro il suo precedente donatore di poltrona... NdR)
A seguito di un emendamento del Senato, che ha introdotto molte delle norme più contestate del provvedimento (tra cui l'estensione dell'estinzione dei profili penali dell'evasione), la Camera ha approvato una mozione di fiducia il 30 settembre 2009 [...] L'opposizione ha denunciato il "riciclaggio di stato". Ma il voto finale alla Camera sulla conversione del decreto-legge è avvenuto il 2 ottobre, e la maggioranza è riuscita a far passare la norma con 20 voti di scarto, a fronte di 56 parlamentari del PdL e 30 dell'opposizione assenti (23 del PD, 6 dell'UDC, 1 dell'IdV), scatenando le polemiche sull'assenteismo in aula [...]
Le limitazioni al potere di accertamento tributario - La presentazione della dichiarazione riservata determina l'estinzione delle sanzioni tributarie previste per le violazioni commesse, salvo che il procedimento amministrativo sia già avviato al momento della presentazione della dichiarazione. Inoltre, nel limite dell'importo indicato nella dichiarazione riservata, il contribuente può, presentando copia della stessa, opporre la sanatoria ad eventuali accertamenti futuri dell'Amministrazione per periodi anteriori al 31 dicembre 2008
L'effettività dello scudo in tema di Iva - Vi sono dubbi sulla certezza degli effetti fiscali dello scudo in tema di Iva. La sentenza della Corte di Cassazione n. 20068 del 18 settembre 2009 infatti ha stabilito il principio secondo cui non è ammissibile per l'amministrazione finanziaria rinunciare all’accertamento tributario dell’Iva. Tale sentenza è il risultato della condanna dell'Italia, da parte della Corte di Giustizia Europea (causa C-132/06), adita a suo tempo dalla Commissione Europea, e relativo annullamento del condono Iva 1997-2002 (L. 289/2002 art. 8 e 9), per violazione della sesta direttiva europea in materia di Iva.
Ecco, Bersani, questo è l'unico possibile grimaldello (almeno in teoria) per riaprire la questione. Strada molto difficile, perchè chi si è avvalso della mascalzonata dello scudo, lo ha fatto osservando i dettami di una legge - per quanto igmobile - dello stato italiano. Ma se proprio dobbiamo perdere del tempo, facciamolo approfndendo questo aspetto, e non affidandoci ad una sorta di mozione degli affetti, per cui gli "scudati" (ed "anonimizzati") dovrebbero riemergere per una sorta di impulso caritatevole. Tafanus
Fonti:
[Tafanus su accorpamento comuni ed abolizione province]
[Testo integrale proposta alternativa PD]
[Tafanus: testo completo del decreto-legge Agosto 2011 su manovra]
SOCIAL
Follow @Tafanus