...io di questo bimbetto, che non conosce neanche lo statuto del "suo" partito, non ne posso più... Qualcuno, se ha tempo, puà spiegargli che per statuto del PD, il candidato premier del PD all'interno di una eventuale coalizione - che per ora non esiste - è il Segretario pro-tempore del PD? Quindi, se vuole concorrere alla gara, prima deve raccogliere i numeri per indire un congresso straordinario, scalzare Bersani, essere eletto al suo posto... Renzino, inizia a darti da fare. Il tempo stringe... A proposito... ma non c'era nei tuoi piani l'obbligo, per i politici, di uscire di scena dopo due mandati? Siamo al remake "Walter Veltroni in Africa/due"
Avrei voluto occuparmi di cose più serie, ma visto che questa doppia intervista a quelli che io chiamo da 9 mesi i "separati in casa", ricevendo gli insulti degli adoratores di uno dei due o di entrambi, chiude definitivamente la questione con una doppia confessione (assolutamente supeflua, per ciò che mi riguarda) pubblico queste "autocertificazioni", e scendo a questa fermata. Questa storia non è una cosa seria. Non lo è mai stata, ma adesso non mi fa neanche più ridere. Devo riconoscere tuttavia a Civati di essersi dimostrato, alla distanza, un po' meno peggio di Renzi. Oddio... essere meglio di Renzi non era una mission impossible, ma voglio dare a Civati ciò che è di Civati. Maggior pacatezza, maggior serietà, mai stato a cena ad Arcore (che è ad uno sputo da Monza), e non ha mai fatto la ruota come il Pavone FioRenzino.
Passo e chiudo - Tafanus
Renzi: ecco perchè ho rotto con Civati
(di Marco Bucciantini - l'Unità)
Teme vincoli?
«Non vorrei ci fosse qualche desiderio di modifica».
C’è all’orizzonte un altro fronte caldo per il Pd: il referendum sulla legge elettorale.
«Se ci sarà, lo voterò».
E prima, lo firmerà?
«Vado oltre: a Firenze proporremo un modello elettorale chiaro, portare a 475 i deputati, eletti con i collegi uninominali, senza recuperi proporzionali. Credo nel maggioritario secco. All’altra Camera mandiamo i rappresentanti delle autonomie locali, e senza indennità».
La rottamazione è sorpassata o è nel cassetto?
«È stata una battaglia che abbiamo fatto, tra l’altro leggendo lo statuto del Pd, che imponeva un limite di tre mandati parlamentari. Su queste norme che ci impongono un ricambio dei dirigenti credo che la nostra gente sia totalmente d’accordo. Adesso voglio arricchire il dibattito di contenuti».
Civati, vecchio compagno di viaggio, l’accusa di voler solo personalizzare tutto. Cercando posizioni distanti e visibili dentro il Pd.
«Pippo è una bravissima persona, mi dispiace per il suo tono polemico. Non cerco questo con lui. E se ha voglia di venire a Firenze è il benvenuto, sennò ce ne faremo una ragione. Ma oggi non basta più il requisito anagrafico che tenne insieme la Leopolda dello scorso anno. Dobbiamo aggiungere la nostra idea del Paese. Ho approvato un piano strutturale a “volumi zero” a Firenze, per dimostrare che possiamo costruire e pensare una città futura che mette al centro i pedoni, il verde, l’acqua dell’Arno.... Non mi interessano le polemiche interne, ma facendo il sindaco - che è il mio compito e che spero di svolgere bene - entro in contatto con i cittadini, più di quanto possano fare un deputato o un consigliere regionale. E percepisco un clima duro, avverso ai politici. E devo avere il coraggio di trovare quei provvedimenti che restituiscano credibilità alla politica, ai governanti. Scegliere vuol dire scontentare: ma se propongo di eliminare i vitalizi, i politici si arrabbiano, la gente no. E sono i cittadini a cui dobbiamo rispondere».
Questi cittadini le chiedono di Penati indagato per corruzione, della diversità a rischio del centrosinistra?
«Non ci credo alla diversità etica. E su questa vicenda tengo fuori il partito. Certi comportamenti sono personali, e chi ne è accusato ne risponde. Chiedo a Penati un gesto bello: rinunciare alla prescrizione. Questa sarebbe la diversità con il centrodestra. Su questa vicenda denuncio la latitanza del garantismo: io lo sono, e credo alla presunzione di innocenza. Ma Penati per dimostrarla deve farsi processare». Il governo sta riscrivendo la manovra. «Il governo non esiste, sono lì da anni e non fanno niente. Rimandano i problemi. E la manovra è inaccettabile. Un vicolo cieco: taglia i soldi ai comuni, costringendoci ad aumentare le tasse che loro non vogliono aumentare. Riduce le Province, ma non ha senso: o servono - allora le lasciano così. O non servono, e allora le devono togliere tutte. Leggo che sono orientati a farlo ma di chiacchiere ne ho sentite molte, e aspetto i fatti».
Le province servono?
«No, e lo dissi quando ne ero presidente».
Che pensa della contromanovra del Pd?
«Ci sono proposte interessanti, giuste. Ma manca il coraggio di mettere mano ai problemi veri, strutturali, sulla sanità, sulla previdenza, sulla giustizia: dove lo Stato arranca. C’è un problema di conti, è come se i genitori e i nonni fossero andati a cena al ristorante, e avessero lasciato ai figli il conto da pagare».
Sembra un riferimento alle pensioni...
«La previdenza è la voce più gravosa del bilancio statale. E il mondo invecchia: bisogna adattare le politiche a questi due dati oggettivi. Su questo tema il Pd deve rilanciare, approfittando della titubanza della Lega: Bossi è nato rivoluzionario ma invecchia conservatore».
La accusano spesso di essere demagogo, ma su questi temi, e sulla polemica contro la Cgil, lei naviga in acque impopolari.
«Quando discuto con i cittadini capita che mi becco i loro insulti. Poi prendo una decisione. Spesso viene apprezzata, anche da chi contestava».
Ma può un politico che ambisce a guidare il centrosinistra può essere in conflitto permanente con la Cgil? Il sindacato è comunque un punto di riferimento per la sinistra di questo Paese.
«La Cgil è un grande sindacato, merita tutto il mio, il nostro rispetto. La Camusso fa il suo lavoro. E noi ne facciamo un altro. E quello che fa il sindacato non diventa automaticamente legge per il Pd. Non valutare, non porsi domande, sarebbe come annacquare il rispetto per lo stesso ruolo del sindacato. E se loro fanno sciopero, io faccio proposte, sempre».
È mai stato a una manifestazione della Cgil?
«Sì... e sicuramente sono stato alla festa del primo maggio. Ma da quando sono sindaco non ci vado, perché rappresento tutta la cittadinanza».
Civati: ecco perchè ho rotto con Renzi
L’ho sempre detto: Matteo è bravissimo a creare situazioni, ha stoffa. E in questo caso io sono diventato un suo attrezzo di scena, la Leopolda 2 nasce con un colpo di teatro per l'opinione pubblica e, per quanto mi riguarda, con un pacco di telefonate di amici e compagni che mi chiedono: com'è che non sei stato invitato da Renzi alla kermesse?». Pippo Civati, ex costola fondante del fronte dei «rottamatori», non sembra colpito da quel che è successo. Il divorzio dal sindaco di Firenze, considera senza patemi particolari, era nell’aria, solo che adesso sembra più fragoroso del matrimonio che l'ha preceduto.Civati, che si può fare per far uscire la vicenda che ti ha coinvolto dal gossip di fine estate?
«Ecco: mi rendo conto in queste ore che si fa fatica a restituire a queste piccole dinamiche il senso politico che pure hanno. Insomma, è vero, è molto facile appiattire tutto sui nomi, sulle sigle, sui bisticci. È lo schema del gossip. Ma non è così, ci sono visioni della politica in gioco, visioni diverse, evidentemente, e la notizia sta qui: in questo caso le differenze vengono liquidate e messe alla porta invece che adottate come risorsa imperdibile. E anche questa è una scelta politica...».
Ma vi siete spiegati?
«Macché, lui ha deciso, io non ho avuto il piacere di parlargli. Si dice che lo avrei accusato di aver cambiato cerchia di amici e invece è vero che lui ha accusato me esattamente di questo. Io che dai principi issati alla stazione Leopolda, quando abbiamo dato forma alle nostre riflessioni sulla politica, non mi sono mai mosso. Quei pensieri e quelle parole sono ancora il mio motore quotidiano, ci credo; ignoro a cosa creda Matteo, adesso, e non ho idea di che cosa possa mettere sul fuoco in questa seconda edizione dell’appuntamento, gli faccio i migliori auguri...».
Veramente, di cose su di lui ne hai dette, e non complimentose...
«E che dovrei fare? Attacca la Cgil, sposa Marchionne: sarebbe questo, come si dice, lo spirito della Leopolda?».
Lo “spirito della Leopolda” è un titolo bellissimo. Renzi te lo invidierà. Ma, scusa, forse stava in quello spirito la gita notturna e segreta che il sindaco di Firenze ha fatto ad Arcore per perorare la causa della sua città?
«Infatti, lo avevo criticato per questo. Senza pesantezze: mi ero limitato a dire che non condividevo. Ma lui si era arrabbiato con me più di quanto io fossi arrabbiato con lui. Abbiamo i nostri temperamenti: diciamo che tenderei alla inclusività, alla comprensione delle diversità mentre Matteo... mi sembra più esclusivo...».
E anche questa è politica. E se uno bussa alla casa di Berlusconi invece che a Palazzo Chigi non dice forse cos'è per lui il potere e in che relazione conviene porsi nei suoi confronti?
«Veniamo da percorsi formativi differenti. Lui viene dalla tradizione popolare cattolica, io dalla sinistra, dall'Ulivo, dove poi ci incontriamo. Ma, insisto, questi binari non sono divergenti, sono convinto che l'intreccio da queste esperienze sia necessario all'Italia e alla politica».
Solo che ora, chi si ferma ai titoli e al gossip avrà diritto di pensare: eccoli qua, i rottamatori, quelli che volevano riformare politica e paese sulla base di una rivendicazione generazionale...
«Lo so. Ma per fortuna quella sigla è tramontata, l'avevo considerata imprecisa nel momento stesso in cui veniva formulata, ci voleva poco a capire che non andava, che era sbagliata e controproducente...».
Vacci piano: altrimenti qualcuno obietterà che ti stai preparando una serena maturità nel Pd e che per questo fine avresti fatto saltare il fronte giovanil-rottamante con Renzi...
«Ecco, mi vien da ridere: è esattamente il contrario di quel che sta accadendo, diciamo che non sono molto amato dalle gerarchie ecclesiastiche. Vado avanti così come avevo annunciato, partecipo a dibattiti e feste, ribadisco i miei punti di vista a un pubblico vasto che ondeggia tra la sinistra e il centrosinistra, mi dò da fare come sempre. E non andrò alla Leopolda due, ma interessa sapere cosa accadrà laggiù, sono davvero curioso».
Tafanus: ecco perchè Renzi & Civati mi hanno rotto
Tafanus
P.S.: Oddio!!!! in questo preciso momento vedo Pippo Civati con Corradino Mineo su RaiNews24, e sto ammirando il suo nuovo packaging... Non più il "ragazzo della porta accanto", stile Galbani vuol dire fiducia, ma capello allungato e sapientemente spettinato, barba lunga-ma-non-troppo, poco curata (quasi incolta)... Sta facendo le prove da "poeta maledetto", o vuole differenziare al massimo il proprio packaging da quello di Renzino, tutto giacche, cravatte e camicie bianche cogli orribili "gemelli" da Prima Comunione"?
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