(seconda puntata)
Come promesso, dopo aver tracciato un quadro d'insieme della Tremonti's Story, cominciamo dall'inizio. Cominciamo da quando Luigi Grillo e Giulio Tremonti (poi fulminati sulla via dell' "o di qua, o di la"), siglarono l'inizio dell'epoca dei ribaltonisti, che adesso così tanto disprezzano... Leggiamo dall'Espresso del 21 Novembre 1998:
Smemorato Tremonti
In una lettera all'"Espresso" Giulio Tremonti, deputato di Forza Italia, smentisce di aver tradito i suoi elettori nel 1994, come ha scritto il settimanale ("Obiezioni fasulle, dubbi veri", n. 44), lasciando il Patto Segni per l'incarico di ministro delle Finanze nel governo Berlusconi.
Scrive Tremonti: "...il Patto Segni si presentò agli elettori come forza di centro-destra. In specie, Mario Segni si definiva giscardiano (che, in italiano, vuol dire: centro destra). Dopo la sconfitta elettorale Segni passò con Achille Occhetto, insieme con una parte dei pattisti. Io sono rimasto a rappresentare le idee che per dieci anni ho sistematicamente esposto sul "Corriere della Sera", e che durante la campagna avevo esposto agli elettori..."
Ma le cose non andarono così. Il Patto Segni non era affatto di centro-destra. Il centro-destra nel 1994 era composto da due alleanze, Polo delle libertà e Polo del Buongoverno: di nessuna delle due faceva parte il Patto. Segni era anzi alternativo a Silvio Berlusconi, e tale veniva considerato da tutti. Il 24 gennaio, due mesi prima del voto, stipulò un accordo elettorale con la Lega Nord, nella persona di Roberto Maroni; il 25 Umberto Bossi cambiò idea e, unendosi a Berlusconi, automaticamente scaricò Segni. A quel punto il Patto si avvicinò al Ppi di Mino Martinazzoli, insieme con il quale si presentò nei collegi uninominali alla Camera sotto il simbolo di Patto per l'Italia. E anche il Ppi era alternativo al cavaliere, del quale Martinazzoli aveva seccamente respinto tutte le proposte di intesa.
Non c'è il minimo dubbio, insomma, che votare per Segni nel 1994 significò votare contro il centro-destra. E dopo le elezioni, coerentemente, tutti i pattisti - con l'eccezione di Tremonti - dissero no al governo Berlusconi. Non è giusto, peraltro, dire che "Segni passò con Occhetto", insinuando chissà quale osceno cambio di alleanze: Pds da un lato, Ppi e Patto Segni dall'altro si schierarono all'opposizione del centro-destra, ma senza apparentarsi in nessuna forma fino al gennaio 1995.
(2. Continua)
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